incesto
Mia suocera Maria 4° parte
di Liliana1980
22.06.2022 |
27.260 |
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"Come immaginavo è bagnata, indovino il piacere, l’eccitazione, che si stà impadronendo di lei, ma non è lei il mio obbiettivo, ho altri progetti, ritorno..."
Vi starete chiedendo quale era il gioco.Pazienza fra poco lo saprete.
A parte questo il finale sarà un po' agrodolce.
Se non volete leggerlo,arrivati alla frase seguente,saltate.
Mi tolsi la benda, il basso ventre sporco di Nutella
Sarà una scelta vostra.
Siamo entrati sempre mano nella mano.
C’è una bella poltrona, mi ci siedo, mettendomi ben comodo.
La faccio distendere sulle mie gambe, l’addome su di loro, con il generoso seno in mezzo alle gambe, il fondoschiena verso l'alto.
Comincio ad accarezzarlo.
“che fai Alvin, ti ho detto che non mi piace prenderlo in quel posto”
“non ho nessuna intenzione di farlo, ma lasciami giocare con lui”
Le accarezzai le cosce, fino ad arrivare alle due mezze lune.
Restai qualche secondo, ad ammirarle, che spettacolo, rotonde, sode, invitanti.
Le percorro con una lunga e amorevole carezza.
Non so perché, mi verrebbe la voglia di sculacciarle, scacciò il malsano pensiero, non è mia abitudine farlo, non c’è la farei nemmeno per finta.
Appoggio la mano a palmo aperto, ed inizio una lenta carezza.
La morbidezza del culetto, la pelle levigata, mi eccitano.
I movimenti perdono in delicatezza, ed acquisiscono voluttuosità e passione.
Passo con una sensuale carezza. da una chiappa all'altra.
Le allargo un pò, insinuo la mano nella fessura, cercando il buchino, passando e ripassando sopra.
Lo faccio un paio di volte, torno alle chiappe, ritorno al buchino, inizio a percorrere il solco col dito medio, mi soffermo sulla rosellina, cominciando a premere, riesco a farlo penetrare appena un pò, giusto la falange.
Sento che si inarca, allargando le gambe, esco, ci giro intorno, raggiugo il perineo, avanzo fino alla passera.
Come immaginavo è bagnata, indovino il piacere, l’eccitazione, che si stà impadronendo di lei, ma non è lei il mio obbiettivo, ho altri progetti, ritorno al fiorellino posteriore.
Spinge il sedere incontro al dito, entra un pò di più, piano, piano si è fatto strada, ora e quasi completamente dentro.
Insisto, lo faccio penetrare un pò di più, l'altra mano, stufa di non partecipare, si è infilata sotto, cerca il seno, lo raggiunge, passo dall'una all'altra di quelle morbide colline, oramai è vicina all'orgasmo.
Sento che manca pochissimo al picco massimo del piacere, mi fermo
Abbandono il buco, lascio i capezzoli, ora uso le mani solo per accarezzare leggermente le chiappe.
Immagino la delusione che stà provando, lo posso intuire dal lamento che esce dalle labbra.
Maria è sospesa sull'orlo del paradiso, dove sadicamente non le concedo di sprofondare.
Resto per un’attimo fermo. il corpo smania alla ricerca delle carezze, vuole varcare la soglia.
Le mani ritornano ai loro posti e così buchino e capezzoli tornano a dare piacere.
L’onda stà arrivando, i movimenti si fanno più convulsi.
Lascio il culetto, cerco la passera è bagnata, stà per godere.
Continuo a tormentare i capezzoli.
Scoppia l’orgasmo, urla la gioia, scossa dalle onde che stanno invadendo il corpo
Lentamente il piacere lascia posto alla quiete, il corpo si abbandona sulle mie gambe, inerte, vinto.
L’accarezzo con dolcezza non trascurando nulla, chiappe, seno, collo, capelli, schiena.
Vorrei rimanere così per un tempo infinito.
La faccio rialzare e la invito a sedersi, facendola mettere a cavalcioni, con il volto verso di me, i seni schiacciati contro il torace.
La stringo in un forte abbraccio, la testa accanto alla sua.
Ritrova la voce..
“chi ti ha detto che ti bastava giocare col buchetto ed i capezzoli per farmi avere l’orgasmo”
“”mi sono detto, tale figlia tale madre”
“anche lei, prova così tanto piacere?”
“siete due gocce d’acqua”
Rimanemmo seduti sulla poltrona, ad ascoltare i nostri respiri.
Mi alzai e la presi per mano.
“vieni andiamo a letto, ma non per fare quello che pensi, non è ancora tempo di dormire, devo ancora ringraziarti per quello che mi hai fatto provare oggi”
“ehi! ragazzino guarda che ho una certa età e non so se c’è la faccio a questi ritmi”
“per quanto riguarda l’età, effettivamente sei un po’ matura”
Mi arrivò un energico scappellotto.
“guarda che posso darti la biava per quanto riguarda il sesso”
“si ne sono convinto, però ora lascia fare a me”
“cosa hai intenzione di fare?”
“ssshhh, lascia lavorare il maestro”
“presuntuoso”
Con queste schermaglie eravamo arrivati in camera.
“vieni sistemiamoci a letto”.
Eravamo sdraiati, una fronte all’altro.
Restammo qualche secondo a guardarci negli occhi
Improvvisamente l’abbracciai, stringendola forte a me, le labbra si incontrarono.
Nel bacio riconobbi la passione mai sopita e risposi allo stesso modo.
Mi abbandonai a quelle emozioni e dimenticai ogni altra cosa.
Le labbra si sfioravano, si succhiavano teneramente, si appoggiavano le une alle altre per lunghi momenti, entrarono in gioco anche le lingue che, timidamente uscivano dai denti e si affacciavano alle labbra per gioire di quei sfioramenti.
Fui il primo ad avvolgere la sua lingua con labbra soffici e calde, e a succhiarla con un moto lentissimo.
Ci perdemmo in quei giochi, dimenticandoci del tempo e di quello che peccaminosamente stavamo facendo..
La sentii rabbrividire quando cominciai ad accarezzarla, iniziando dalle spalle, scendendo lungo la colonna vertebrale per finire all’inizio dei glutei
Rafforzò la stretta del suo abbraccio.
La mano si appoggiò sulle chiappe e giocai un poco con quelle invitanti semisfere.
Immagino deve essere una dolcissima tortura perchè la sentii gemere.
Improvvisamente, invece di stare posizionata sul fianco , si sedette e allargò le cosce.
La mia mano fu rapidissima, e dal culetto passai in un attimo all’inguine, andando a premere direttamente sulla passera.
Premetti e subito dopo, praticai un massaggio in verticale che la indusse ad allargare ancor di più le cosce, al punto che la fessura si aprì sotto la mano.
“sei tutta bagnata,ti piace quello che stò facendo?”
Quelle parole ebbero l’effetto di farla eccitare ancora di più, cominciai a baciarla in bocca e a succhiarle la lingua che mi aveva prontamente spinto fra le labbra.
Trovai la clitoride, lo presi fra i polpastrelli stringendolo e torcendolo un poco, tanto da farle emettere mugolii di piacere,
“ma è meraviglioso, mi fai morire”
Continuai a titillare la clitoride, e allo stesso tempo ad infilare un dito nella vagina, andando avanti ed indietro, facendolo ruotare con il moto che io definisco “mescolare la polenta”.
Il piacere che procura è fantastico,almeno questo è quello che dice Lilly, Maria deve ancora esprimersi.
Le piccole labbra sono tumide e coperte di umori.
Mentre continuo l’opera, lei gemeva e stringeva i muscoli vaginali cercando di far prigioniere le dita, e impedirmi di uscire da quello scrigno desideroso di amore.
Prendemmo a morderci reciprocamente labbra e lingua,piccoli morsi delicati, ma che testimoniavano di quanto fosse elevata la reciproca attrazione, ma soprattutto la tensione amorosa che ci pervadeva.
Memore di quanto le fosse piaciuto, riuscii ad infilarle un dito all’imbocco del culetto.
Lanciò un piccolo grido di estasi, muovendosi, per rendere più agevole la penetrazione.
Oramai ansimavamo pesantemente,il batticuore, una diffusa sudorazione, testimoniava il calore che ci aveva pervaso.
Mi accanivo sul suo sesso,e sul buchetto.
“tesoro mio, che ne diresti di un bel sessantanove”.
Mugolai un sopito desiderio, mentre mi staccavo da lei.
Un attimo dopo era scivolata distesa supina, ed io ero sopra con il capo fra le cosce divaricate.
Mi prese per i fianchi e guidò il pene all’altezza del viso,facendomi allargare un po’ le ginocchia per farmi abbassare.
Poi, fu, un’estasi impossibile da descrivere.
Come due affamati ed assetati, affondammo le labbra nei rispettivi genitali,baciando, leccando e succhiando tutto ciò che era compreso fra i magici confini delle cosce, del ventre, del perineo, fino ad arrivare al buchino.
Eravamo al colmo dell’eccitazione
Non eravamo più due persone civili, bensì due esseri primordiali che scatenavano i propri istinti e le proprie voglie alla ricerca del piacere supremo.
Ogni manifestazione di eccitazione dell’uno, aumentava quella dell’altra, pareva che non ci fossero limiti,
C’erano in azione le nostre bocche, le nostre lingue,
C’erano le dita di entrambi le mani che accarezzavano, palpavano, pizzicavano ogni parte di noi.
Le nostre resistenze cessarono quasi contemporaneamente, non era più possibile resistere ad un piacere tanto coinvolgente, il piacere di dare e ricevere, il piacere di possedere e di essere posseduto.
Maria ed io perdemmo il controllo dei nostri corpi e anche delle menti.
Ricordo che ci mettemmo ad urlare il nostro piacere, ognuno a modo suo, ma con lo stesso preciso intento.
Il grande momento era ormai vicino, non era più possibile fermarsi, l’orgasmo liberatorio si stava approssimando
Ormai eravamo ballonzolanti senza alcun ritegno su letto.
Ci eccitavamo a vicenda, quando giunse il momento, fui io a dare il via all’epilogo del nostro incontro di sesso.
Urlai forte e mi irrigidii su di lei, arcuando la schiena.
Lei urlò a sua volta e chiuse di scatto le cosce un attimo dopo che avevo sfilato il capo.
Gli spasmi percorsero il corpo e schizzai.
Solo dopo aver visto le macchie sul lenzuolo capii che era riuscita a toglierlo dalla bocca.
“è stato sconvolgente”
.“è stato divino Maria una cosa mai provata”
Aprì gli occhi e mi fissò con un sorriso luminoso.
“ora è meglio dormire, abbiamo ancora tutta la mattinata di domai”
Fafrfugliammo qualcosa e ci addormentammo.
Pensai di essere il primo a svegliarmi,invece lei si era già alzata e si era pure fatta la doccia,lo dedussi dalla mancanza del suo accappatoio e dalla doccia ancora umida.
La feci pure io.
Stavo per scendere,quando mi raggiuse la sua voce.
“Alvin ritorna a letto,arrivo subito”
“ma Maria è ora di colazione”
“al diavolo la colazione,che vuoi che me ne importi? sei molto più importante tu”
Non riuscii a capire cosa volesse dire,ma decisi di non obiettare oltre, e mi infilai nel letto in attesa che salisse.
Di lì a poco eccola davanti a me, nella sua splendida nudità.
Si era tolta l’accappatoio nell’entrare.
Si avvicinò al letto e mi abbracciò.
“sai di colonia”
“mi sono sbarbato e fatto la doccia”
Ci scambiammo un appassionato bacio, le lingue, impazzite si rincorrevano
Quello che avevo immaginato come un bacio di quiete, si trasformò ben presto in un bacio di passione, dove le lingue cercavano di esplorare ogni anfratto della bocca, avide di piacere.
La sua mano, andò all'attacco, scese ad impugnare il pene trovandolo pronto alla battaglia.
Questo mi provocò un picco di piacere che mi fece fare un lungo lamento.
A questo punto abbandonò la bocca, si alzò, mi fece sedere sul letto con le gambe a penzoloni e si inginocchiò davanti a me.
“fantastico sei già pronto”
“vorrei vedere il contrario”
“ti consideri uno stallone?”
“no, ma un buon puledro, si”
Cominciò ad accarezzarlo, insistendo sui testicoli che erano in bella evidenza.
Giocò un po', li raggiunse con la bocca, la lingua iniziò a solleticare le palle afferrandone una, tenendola in bocca e succhiandola.
L’altra mano, continuava, con il palmo aperto a seguire il profilo dell'asta.
Si dedicò a lui dandoli piccoli morsi, senza stringerlo, mi sentivo in sua balia, era bello ed eccitante, quando arrivò a mordicchiare la cappella il piacere si trasformò in un leggero dolore che acuiva il piacere.
Vidi nei suoi occhi un lampo e allo stesso tempo un sorriso malizioso sulle labbra, doveva esserle venuta in mente qualcosa.
Lo scoprii presto.
“sdraiati sul letto e lasciami fare”
“cosa vuoi fare?”
“ti fidi di me?”
Annui con il capo.
Prese una sciarpa e mi bendò.
Sentii la mano afferrare il pene e cominciare a scoprire la cappella con un movimento di su e giù.
Poi niente, silenzio assoluto, i miei sensi tesi a cercare di capire cosa mi aspettava..
Sentii la lingua che leggermente si appoggiava sulla cappella, questa sensazione improvvisa, mi eccitò tantissimo, facendomi mugolare.
La lingua percorse tutta l'asta, lungo il filetto, sino a raggiungere i gioielli.
Ancora una volta li prese in bocca, prima uno, poi l'altro, succhiandoli.
Nel frattempo le mani non restavano inerti, una reggeva l'asta contro l’addome, immagino per favorire la succhiata ai gemelli, l'altra mi stuzzicava i capezzoli.
Sentivo che l'eccitazione era ormai giunta al massimo, ancora qualche minuto e l'orgasmo sarebbe esploso, mi muovevo sul letto, assecondandone i movimenti.
All’improvviso mollò tutto, mi sentii abbandonato sull’orlo del famoso precipizio.
A rompere il silenzio la sua voce.
“non muoverti e soprattutto non toccarti, quest’opera la voglio portare a termine io”
Immaginai volesse ritardare il piacere, così come io avevo fatto con lei.
Passarono alcuni eterni minuti, durante i quali non sentivo assolutamente nulla, sembrava fosse scomparsa, andata via, lasciandomi in quello stato.
Passava il tempo, l'eccitazione cominciò ad essere sostituita dall’impazienza quasi angosciosa, da un senso di abbandono.
Avrei potuto togliermi la benda, e sinceramente avrei voluto farlo, ma le avevo dato la parola, decisi di fidarmi, di stare al gioco.
Finalmente sentii dei movimenti, era ritornata vicino a me.
Un rumore, come se aprisse un vaso, poi qualcosa di fresco sul glande.
Cosa sarà, tanti pensieri, con una piccola preoccupazione?
Non riuscivo a capire cosa stava spalmando.
Una miriade di strane sensazioni, un misto di eccitazione e paura.
A tranquillizzarmi fù la lingua sul glande, sentivo che leccava qualcosa, le labbra che circondavano il pene.
Lo fece sparire dentro la bocca.
Che forza questo contrasto tra il fresco di quello che mi aveva spalmato e il caldo della sua bocca.
Che eccitazione.
Poi ancora una spalmata di fresco, cercavo di immaginare cosa potesse essere, poi ancora il caldo della bocca, ancora uno stacco, ancora abbandono.
La bocca sulle mie labbra.
Un dolcissimo bacio e capii, era nutella, quella che aveva spalmato.
“ora puoi toglierti la benda, abbiamo finito”
Mi tolsi la benda, il basso ventre sporco di Nutella.
“non finisci il lavoro?”
“no, per oggi basta, arriva tua moglie e dovrai essere in forma per farla felice, sono tre giorni che non vi vedete”
Fu come uno schiaffo, mi riportò alla realtà.
“ma non doveva rientrare questa sera tardi?”
“ha deciso di anticipare il rientro”
“non ti ha detto a che ora arriverà?”
“non lo sapeva, appena arriva in stazione mi chiama e me lo dice”
“scusa ma perché non mi ha chiamato?”
“ha provato e vedendo che non rispondevi ha telefonato a me”
Mi venne in mente che avevo lasciato il cellulare a casa.
“vado a farmi la doccia”
“falla fredda cosi calmerai i bollori e non farti “un fai da te”.
Mandandola dolcemente a quel paese, andai a fare la doccia, la feci durare a lungo in modo da calmarmi.
Ritornai che era al telefono.
Mise giù la cornetta.
“era Lilly, dovrebbe arrivare verso le due”
“vado a cambiarmi e poi vado a prenderla”
“guarda che ne hai di tempo”
“lo so, ma vado a vedere come stanno gli animali”
“intanto mi faccio una bella doccia pure io”
Detto questo si allontanò verso il bagno.
Non potei fare a meno di ammirare quel bel fondoschiena.
Arrivata alla porta, si fermo e girandosi lentamente.
“ah!.dimenticavo, Lilly sa tutto quello che abbiamo fatto, per filo e per segno e nei minimi particolari, è per quello che rientra prima, ci vediamo”
“perché l’hai fatto?”
Non ricordo, ma credo che lo urlai
“era giusto lo facessi”
Detto questo sparì.
Restai imbambolato, privo di ogni forza, abbattuto dalla tremenda notizia appena ricevuta.
Ci misi un po’ a riprendermi, raccolsi i vestiti e così completamente nudo mi avviai verso casa.
Passai in mezzo ai filari di vigne, sotto gli ulivi, a lato del campo di frumento quasi maturo, mi venne da pensare che era quasi ora di mieterlo, ma quale mietitura coglione, è tutto finito.
Tutto quello che avevo contribuito a costruire assieme al suocero, era stato spazzato via, come dopo un terribile tifone.
Si proprio un tifone, ma di sesso, non ebbi nemmeno la forza di maledirmi.
Non me ne fregava niente se qualcuno poteva vedermi camminare nudo, tanto cosa poteva succedermi di più grave della mazzata appena ricevuta.
Entrai, mi sedetti nella mia poltrona preferita e con lo sguardo nel vuoto, lasciai passare il tempo.
Venne l’ora di andare a prendere Lilly.
Ancora un’ora, il tempo che ci avrei impiegato per arrivare alla stazione e l’avrei avuta davanti.
Mi chiesi dove avrei trovato il coraggio per affrontarla.
Come avrei potuto sopportare lo sguardo accusatorio.
Fui tentato di chiamare Maria e chiederle di andarla a prenderla, ma sapevo già la sua risposta.
Voleva che mi umiliassi.
Mi venne persino alla mente di prendere un borsone, mettere dentro lo stretto necessario, montare sulla moto e allontanarmi da quello che fino a tre giorni prima era il mio paradiso.
Ma avrei aggiunto alla infedeltà, anche la vigliaccheria, no, non era nel mio carattere, ho sempre affrontato i problemi, non sono mai scappato e non era giusto farlo in quella circostanza, Lilly meritava una spiegazione, se mai c’è ne fosse una.
Quello che le avrei detto, non era nemmeno nel cervello, l’unica cosa che sicuramente avrei fatto, era prendermi tutta la colpa.
Maria aveva agito spinta dal folle desiderio sessuale per troppo tempo represso, ma io non avevo nessuna scusante, bastava me ne fossi andato via e non sarebbe accaduto nulla.
Meccanicamente mi vestii, presi le chiavi della macchina e mi avviai alla volta della stazione.
Prima di uscire dal cortile cercai mia suocera con lo sguardo, di lei nessuna traccia, chissà dove era ad aspettare quella che sarebbe stata una tragedia per sua figlia.
Ci misi più del necessario per arrivare alla stazione.
Arrivai, entrai nel parcheggio, rimasi in macchina per un po’.
Feci un lungo respiro, smontai, incamminandomi verso i binari.
In quel momento capii cosa provassero i condannati a morte quando facevano il percorso che li avrebbero portati al patibolo.
Per me l’unica differenza con loro non era la morte, ma dentro di me stavo lentamente morendo.
Eccomi qua ad aspettare il treno.
La vidi scendere, guardare a destra e sinistra in cerca del maledetto uomo.
Mi vide, comincio a correre verso di me.
Ma Dio mio stava sorridendo, non sembrava la donna che avrebbe dovuto essere inviperita e pronta ad uccidere.
Quando mi raggiunse lasciò cadere la valigia e mi butto le braccia al collo.
“quanto mi sei mancato”
A questo punto non capivo più nulla, un attimo prima ero all’inferno ed ora ero ritornato sulla terra.
“ehi! cosa succede perché non mi abbracci?”
“scusa amore è la prima volta che restiamo divisi dopo il matrimonio”.
L’abbracciai strettamente, direi disperatamente.
“ora si che ti riconosco, dai andiamo, non vedo l’ora di arrivare a casa”
Raccolsi la valigia e andammo a prendere l’auto.
Avevamo fatto si e non 10 Km.
“amore sei stato fantastico, mamma mi ha raccontato tutto”
Per poco non uscii di strada.
“ehi! che fai, vuoi che ci ammazziamo?”
“scusa è per quello che hai detto, che cosa ti ha detto Maria”
“a dir la verità non voleva raccontarmi nulla, sono stata io ad insistere”
Oramai ero sull’orlo dell’abisso, mi aspettavo da un momento all’altro l’esplosione di rabbia.
Invece lei era lì tranquilla, come fosse tutto normale.
“al principio era parecchio riluttante a farlo, ho dovuto minacciarla che non l’avrei più aiutata all’agritur, allora si è sciolta e mi ha detto tutto, anche se ho dovuto levarle le parole di bocca”
“ti ha raccontato tutto ma proprio tutto?”
“che hai, mi sembri preoccupato?”
Cavolo se lo ero, solo non capivo il perché non esplodeva.
“sai come ho fatto a capire che era accaduto qualcosa fra di voi?”
Che potevo risponderle, stava giocando come il gatto col topo. avevo la gola secca e faticavo a respirare, tenevo il volante talmente stretto che avevo le nocche bianche, riuscii a brontolare qualcosa.
“lo sai che sei un po' strano? cmq se non ricordavo male, tu sabato dovevi andare dal tuo amico per parlare di quel nuovo vitigno”
“si”
“l’ho chiamato pensando fossi li, volevo salutarti e dirti quanto ti amo”
Non so cosa borbottai.
“mi sono chiesta perché non ci sei andato, ci tenevi tanto, doveva essere accaduto qualcosa di grave per farti rinunciare, ho bombardato mamma di domande e alla fine si è decisa di dirmi tutto”
“tutto”
La mugolai quella parola.
“si mi ha raccontato del violento temporale, di come sei corso da lei, di come l’hai consolata e di come gli sei stato vicino per quasi tutta la notte, tanto che ti sei svegliato quasi a mezzogiorno ed hai dovuto rinunciare ad andare dal tuo amico, sei stato un vero amore”
Credo che rimasi a bocca aperta, quella santa donna non le aveva raccontato nulla o meglio le aveva raccontato quello che era accaduto epurato da tutto il resto, in quel momento non sapevo se odiarla o amarla.
“guardami, però non ti perdono di essere andato con lei al Centro Commerciale, non sei mai voluto venire con me, ora non potrai più tirarti indietro”
“non lo farò, ti prometto che non lo farò”
“non vedo l’ora di arrivare a casa, mi sento stanca, andrò a riposarmi un po’”
Dicendolo mi fece l’occhiolino, altro che riposo.
“lo sono anch’io, mi sa che verrò a farti compagnia”
Arrivammo davanti a casa, Maria era lì che ci aspettava, ci venne incontro, abbraccio per prima la figlia e mentre Lilly si avviava verso casa mi venne vicino.
Mi abbracciò e parlandomi all’orecchio.
“scommetto che te la sei fatta sotto”
“mi hai fatto passare delle ore veramente brutte, te la farò pagare”
“sempre a disposizione, anzi sappi che sono ancora vergine nel secondo canale, al prossimo congresso, sarò a tua disposizione, ora però vai a farla felice e non risparmiarti”
Poi ad alta voce.
“vi preparo una bella cena sostanziosa ne avrete bisogno”
Detto questo si avviò verso casa sua.
Mi sa che sono invecchiato di qualche anno.
Qui finisce questa storia.
Ringrazio tutti quelli che mi hanno letto, specialmente uelli che sono arrivati fino alla fine.
Un forte abbraccio e un grosso bacione.
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