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Lui & Lei

Aspettando di incontrare Germana 2° parte


di Liliana1980
22.10.2022    |    3.132    |    2 9.8
"“vuol dire che ci penserò, di più non posso prometterti, aspetta”..."
Salve amiche e amici, continuo con il racconto di quel meraviglioso sabato pomeriggio, “guardando” Biancaneve.

Cominciai ad abbassarmi, piegando le ginocchia.
Intuisce cosa desidero fare, si allontana un pò dallo schienale della poltrona. ora potevo muovermi liberamente.
Con le mani incollate al deretano, la bocca incollata al corpo, scendo verso l’asta di carne.
Mi fermo un attimo sull’ombelico, introduco la lingua, vi gioco un po’, lo sento, mugolare, gli piace, vai Lilly è tuo.
Abbranco meglio le chiappe, continuo la discesa, il pelo mi solletica le gote, sento qualcosa di duro sbattere sulla guancia, lo ignoro, scendo, apro la bocca, lecco i testicoli.
Tolgo una mano dalle chiappe, lo invito ad allargare le gambe, palpo il sacchetto delle palle, mentre la lingua continua a leccare, la mano va ad accarezzare il perineo, arriva fino al buchetto, ritorna lentamente.
La bocca risale lungo l’asta, la mano si appropria dei gioielli, li stringe, li accarezza, li palpa.
La lingua sale, arriva alla cappella, lecca il bordo, tutto attorno, apro la bocca, la ingoio, entra facilmente, come immaginavo non è molto grossa.
Una mano sulla nuca, spinge verso il basso.
Mi stacco.
“togli la mano non mi piace che mi si costringa”.
Immediatamente la toglie.
Ora posso dedicarmi liberamente al guerriero, lo faccio entrare tutto, avevo visto giusto, non è lungo è la prima volta che ho tutto il pene in bocca, me lo godo, comincio a pomparlo, dentro e fuori, fantastico è una cosa meravigliosa, sono la sua padrona è tutto mio.
Lo sento pulsare dentro la cavità orale, le vene si ingrossano, intuisco che sta per avere l’orgasmo, stringo con forza i testicoli, un piccolo urlo smorzato, la tensione del membro si allenta, la marea dell’orgasmo si ritrae.
Mi prende con delicatezza per i capelli, mi allontana dal lauto pasto, facendomi ritornare in piedi.
Ritorna in possesso della bocca, vuole sentire il suo gusto.
Mi prende per le ascelle, mi fa sedere sulla poltroncina, si inginocchia davanti, mi allarga le gambe, tira un po’ verso di se, vuole che sia seduta sul bordo, faccio quello che desidera.
Sono completamente allargata, il cespuglio davanti ai suoi occhi, a disposizione, faccia quello che vuole.
Una strana eccitazione mi pervade, sono come in un limbo, sentivo le sue dita che ogni tanto afferravano le grandi labbra, le tiravano prima da una parte, poi dall'altra, ora le spingeva verso il basso, poi un dito è scivolato dentro.
“Come sei bagnata, bambina mia, ti stai eccitando”
Non avevo il coraggio di rispondere, non volevo contaminare quel meraviglioso momento, stavo con gli occhi chiusi ad immaginare le dita che danzavano nella micetta.
“Tieni le gambe ben larghe, ora, stai un po' indietro”.
All'ordine non si poteva disobbedire,
“ehi, ragazza, ma, stai per venire? hai lo sguardo assente, il fiato corto, non ho fatto ancora nulla e stai per avere un orgasmo”.
“mi sembra di sognare”.
Strabuzzavo gli occhi.
Intanto le dita dell’uomo si muovevano frenetiche su tutta la lunghezza delle labbra, le dita entravano, uscivano, titillavano il sesso.
“Sei un lago, ragazza!”.
Non riuscivo più a connettere, mi si annebbiava la vista, dalla vagina mi arrivavano segnali di godimento, il cervello se ne era andato insieme al mio pudore.
“basta, mettimelo dentro, non ne posso più, lo voglio dentro”.
Non credevo alle mie orecchie, lo stavo implorando di scoparmi, non potevo essere io che pronunciavo quelle parole.
Si alzo, impugnò il pene, lo punto sulla inerme vittima, si fece largo aiutato dalle mie dita, in mezzo al pelo, eccolo a contatto delle grandi labbra.
Cominciò a spingere, alzai le gambe, le incrociai dietro le sue reni, tirai verso di me, quasi con violenza, entrò dentro per tutta la lunghezza, un piccolo grido soffocato.
“siiiiiiiii”.
Ero soddisfatta, finalmente avevo il guerriero dentro di me, solo ora mi rendevo conto quanto mi mancava, quanto lo bramavo.
Per quanto bello e soddisfacente sia essere leccate da una donna, un pene non si può sostituire, si va bene, si può usare uno finto, ma vuoi mettere un bel muscolo duro?, chiesi mentalmente scusa a Cinzia, Claudia, Germana, Sara, Zia,mamma ecc. ecc. ma sono sicura avrebbero capito.
Lasciai fare a lui, non sarà ben dotato quest’uomo, ma cavoli lo sapeva maneggiare bene, da come mi stava scopando sembrava fosse grosso il doppio, è vero, non importa le dimensioni, importa saperlo usare è l’amico lo sapeva fare da maestro.
Pompava e ruotava, con un ritmo costante, tranquillo, oramai ero al secondo orgasmo, lui resisteva ancora, ma cominciava a dare segni di stanchezza.
Decisi di farlo uscire.
“siediti sulla poltroncina”.
La vista era catalizzata dalla punta del membro.
Non vedevo null'altro che quella punta.
La vedevo bella rossastra, me la continuavo ad immaginare dentro.
Mi misi a cavalcioni voltandogli le spalle, sedendomi sopra le ginocchia, mi alzai facendo forza con le gambe sul pavimento, piano piano adagiai il sesso sulla punta del basilisco.
Ricordo quei momenti in modo particolarmente nitido, visto quanto ho goduto, non potrò mai dimenticarli.
A quel punto sentivo l’asta che cominciava ad entrare.
Guardavo e vedevo le gambe dell’uomo, vedevo quella cosa scura e pelosa che spuntava dalle sue gambe, sentivo la punta che cercava la via, strusciando la vagina.
Saliva, la occupava tutta.
E' una sensazione che non si può, descrivere a tutti, solo le donne lo possono capire, voi maschietti un po' meno.
Assaporavo la durezza all'interno della vagina, mi sentivo riempita, tutti i miei pensieri correvano alle terminazioni nervose che fino a quel momento erano sconosciute.
Era pazzesco.
Avevo chiuso gli occhi, concentrandomi unicamente alle sensazioni che stavo provando.
Meraviglioso.
Stupendo.
Mitico!!!
Ancora ora, mentre scrivo queste righe, lei si bagna.
L'esplosione del nuovo orgasmo aveva dell'incredibile, sono venuta con una intensità che non si può descrivere.
Ero estasiata, completamente presa da quel muscolo che sfregava la dolce micetta, la passerina, la topina, il vezzeggiativo non bastava più.
In quell'attimo non avevo neppure un nome da gridare, qualcuno da ringraziare per quello che mi stava accadendo, a parte quello sconosciuto,
Sentivo che stava colando una quantità di miele dalla vagina, mi sembrava di fare la pipì, ma non lo era, era godimento, il mio e il suo, uniti in un’unica dolce miscela, lo lasciai colare sulle gambe, dell’uomo, poi mi accasciai, appoggiando le mani sulla poltrona davanti a me.
Ero sfinita.
Il pene ebbe un attimo di resistenza, poi anche lui cessò di essere un corpo duro, si ammosciò, si affievolì, aveva goduto, non me ne ero accorta, troppo concentrata sulle meravigliose sensazioni che pervadevano il mio corpo.
“Sei una forza della natura, per fortuna ti ho tappato la bocca, altrimenti ti avrebbero sentito”
Non mi ero resa conto di aver gridato, di aver detto qualcosa.
“bambina hai un sapore fantastico!"
L’uomo aveva portato le dita inzuppate dei miei umori alla bocca, ora se le stava succhiando!
Cercai di alzarmi, ero stanca.
Incredibile, non mi era mai accaduta una cosa del genere.
“riposati, stai seduta così, mi piace il contatto, fammelo ritornare duro”.
Non credevo alle mie orecchie, quell’uomo aveva ancora voglia!!.
Ripensandoci bene, quella che aveva goduto selvaggiamente ero io, lui era venuto una volta sola.
Mi sistemai meglio, rimasi abbracciata a lui, mi coprì con il cappotto.
“riprendiamoci, poi ti chiederò una cosa speciale, me la darai?”.
“si “.
Risposi istintivamente non sapevo nemmeno cosa desiderava, ma in quel momento non importava nulla, volevo fidarmi di lui.
Appoggiai la testa sul peloso petto.
Rimanemmo così per una decina di minuti.
Le immagini continuavano a scorrere sull’enorme schermo.
Si alzò tenendomi in braccio, con una mano raccolse la chiave, che poi seppi era un passpartout.
Apri la porta.
Uscimmo in corridoio.
Lo percorse per una decina di metri.
Aprì un’altra porta.
Accese la luce.
Erano i servizi igienici.
Ci lavammo dei residui che si erano impregnati sulle sue cosce e sui peli della micetta.
“ti prego toccami le palle.”.
Accarezzai il sacchetto che pendeva.
“brava così, ora accarezzami il culo, infila un dito, si così, brava”.
Infilai il medio, lo tenni dentro.
“muovilo dentro e fuori”.
Feci quello che mi aveva chiesto, notai che il pene era ritornato bello duro.
“basta amore, togli il dito, ritorniamo nel salottino, ah!, aspetta, impugnalo”.
Lo feci, lo impugnai e cominciai a tirare, mi venne dietro come un cagnolino al guinzaglio, rifacemmo il percorso fino al palco.
Rinchiuse la porta.
“brava, ora lascialo, tocca a me, girati, appoggia le mani ai braccioli della poltrona”.
Dovetti abbassarmi parecchio per farlo, mettendo il culetto a quasi 90 gradi.
Mi fece allargare le gambe.
Cominciò ad accarezzarmi le chiappe, mentre gli indici cercavano di allargarle.
Sentii la bocca appoggiarsi sul solco.
Comincio a leccare su e gù, dal perineo all’inizio della giuntura, lasciando una scia di saliva.
Si fermò all’altezza del buco.
Sarò anche stata in estasi, ma capii benissimo ciò che voleva.
“ti prego fai piano, non sono vergine, ma non mi piace prenderlo da quella parte, l’ho concesso a due sole persone”.
Non gli dissi nulla della violenza subita dal medico.
“non ti preoccupare, se sentirai male mi fermerò, fidati bambina mia”.
“va bene lo farò”.
Cominciò a leccarmi ben bene, cercando di introdurre la lingua nel buchetto, voleva renderlo morbido e allo stesso tempo lubrificarlo con la saliva.
Introdusse il medio, immagino lo avesse unto bene, entro abbastanza agevolmente, cominciò a girarlo e rigirarlo.
Piano, piano introdusse un altro dito, cominciando a fare leva, voleva allargare il buchetto.
“amore non fare resistenza, rilassati, ti prego fidati”.
Sentivo di amarlo per la gentilezza che stava usandomi.
Non feci alcuna resistenza, cercai di rilassarmi il più possibile.
Tolse le dita.
Portò una mano sulla passerina, cominciò ad accarezzarla a palmo aperto, introdusse il medio, lo inzuppo degli umori vaginali.
Lo tolse portandolo direttamente nel fiorellino posteriore.
Lo introdusse senza difficoltà, facendolo entrare ed uscire.
Lo riporto sulla patatina, iniziando una leggera masturbazione.
Lo sentii alzarsi, si sistemo ben bene appoggiando la cappella sul buco.
“rilassati bambina, rilassati, ora ti mando in paradiso”.
Comincio a spingere con insistente dolcezza.
“si così, rilassati, lascialo entrare, brava, la senti la cappella e dentro, dai bambina, allargati “.
Mi diceva queste parole sussurrandomele nell’orecchio, mentre il dito continuava a masturbarmi.
Allargai ancor di più le gambe.
“bene, si così, ecco, ora lo metto dentro”.
Diede una forte spinta, mi sentii riempita, era dentro, non sentii nessun dolore.
“visto bambina, non hai sentito nessun dolore”.
Cominciò ad entrar ed uscire, prima lentamente, facendomi provare dolci brividi, poi sempre più velocemente.
“vorrei averne due, per poterti riempire tutta”.
“non mi piacciono i triangoli”.
“nemmeno a me”.
Ora il ritmo si era fatto incalzante, andava all’unisono col dito, era bravissimo.
Nel frattempo la proiezione era finita, le luci si erano accese, mille urla di ragazzi, non mi interessava nulla e nemmeno al mio cavaliere, eravamo nel nostro mondo fatto di un piacere.
Rallentò un po', si era accorto che stavo per godere, voleva che godessimo assieme.
La marea stava arrivando, desideravo l’orgasmo, lo bramavo.
Una mano mi tappo la bocca, impedendomi di urlare tutta la gioia che stavo provando.
Il ritmo si fece frenetico, ansimava.
Andai in paradiso, esplosi, esplose.
Non capivo più nulla.
Credo di aver urlato, ma grazie alla mano, nessuno ha udito, anche se sono convinta non avrebbero udito nulla col casino che c’era di sotto..
Entrava ed usciva, sempre più piano, rallentò, si fermo col guerriero dentro, col dito dentro la passerina.
“sei mia, sei impalata, lo senti, si sta ammosciando, grazie amore”.
Tolse lentamente il dito, lasciando uscire ancora un po’ di umori.
Lentamente tolse il pene dal culetto, oramai a riposo.
“soddisfatta bambina mia?”.
Non c’è la feci a rispondere subito, presi fiato.
“si lo sono, sei stato veramente bravo”.
“ritornerai?”.
Non risposi, mi rilassai, per un lungo attimo.
“vorrei lavarmi”.
Raccogliemmo i vestiti, mi accompagnò ai servizi.
Ci lavammo, ci rivestimmo, stavo per salutarlo ed uscire.
“aspetta ti faccio uscire dalla porta laterale, così non ti vedrà nessuno, se non te ne sei accorta, la proiezione è finita da un bel po', stanno arrivando le addette alle pulizie”.
Aveva ragione, Dio mio, non me ne ero accorta.
Mi prese per mano, mi accompagnò alla fine del corridoio, scese un’altra scala, aprì una porticina.
“segui il vialetto, sarai in strada”.
“grazie”.
“aspetta, non mi hai risposto, ritornerai?”.
“non è mia abitudine, non l’ho mai fatto”.
Lo guardai in viso, aveva un’aria triste.
“ci può essere sempre una prima volta, se così fosse, tu sarai il primo, ho goduto come non mai oggi”.
“vuol dire che ritornerai?”.
“vuol dire che ci penserò, di più non posso prometterti, aspetta”.
Alzai la gonna e mi levai il perizoma.
“tienilo tu, forse verrò a riprenderlo, altrimenti, guardandolo, saprai che non è stato un sogno”
Gli diedi un bacio sulle labbra, mi allontanai in fretta, anche perché correvo il rischio di arrivare in ritardo all’appuntamento con Germana.
Mentre mi avviavo sorrisi pensando a Germana, mi avrebbe trovato bella calda e molto disponibile.
Ritornai a pensare all’uomo che ancora stava sulla porta. dentro di me, avrei voluto ritornare subito, ma dovevo pensarci bene.
Immagino vogliate saperlo, no, non ci sono ritornata, non sarebbe più stata un’avventura.
Un lunghissimo bacio amiche e amici.
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