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Gay & Bisex

Il mio primo autostop 1° parte


di Liliana1980
30.09.2022    |    15.665    |    20 9.8
"Aspettare tre ore seduto sotto la pensilina, non ci penso nemmeno..."
Salve amici eccomi di ritorno,ma solo virtualmente,oggi il protagonista è Alvin perciò lascio a lui la parola,noi ci rivedremo alla mia prossima avventura.
Tranquilli vedrete che vi divertirete.

Ciao a tutti sono Alvin questa volta vi racconterò cosa è successo quando ho accettato il mio primo autostop.

Sto camminando sul ciglio della strada che dal Centro sportivo va verso Sarzana, con il borsone a tracolla, che ad ogni metro pesava sempre più, soprattutto perché faceva parecchio caldo, anche se erano le sei del pomeriggio.
Sto ritornando a casa dopo aver finito l’allenamento di nuoto, purtroppo, per colpa dell’allenatore che ha voluto facessi delle vasche supplementari, mi sono attardato più del solito, fatta la doccia, sono corso alla fermata dell’autobus, ma ho solo fatto in tempo a vederlo fare la curva, risultato l’ho perso.
Aspettare tre ore seduto sotto la pensilina, non ci penso nemmeno.
Cerco una cabina telefonica e chiamato casa.
Racconto alla mamma l’accaduto.
“mannaggia ho appena dato la macchina a tua sorella. e quella prima delle dieci non ritorna, e tuo padre è di servizio, non so a chi rivolgermi”
Lo immaginavo visto che abitiamo un po’ fuori dal paese in una zona isolata.
“mamma potrei fare l’autostop”
“non ci pensare nemmeno, lo sai come la penso, perciò siediti lì e aspetta il prossimo autobus”
“ma ci vorranno più di tre ore, arriverò a casa non prima delle nove e poi fa parecchio caldo”
“mettiti all’ombra ad aspettare e per quanto riguarda il fare tardi, non importa, tanto sarà ancora giorno, prometti che farai così?”
“va bene te lo prometto, ma se passa qualcuno che conosco, posso chiedergli se mi da un passaggio?”
“certo se è uno che conosciamo, ma guai a te se fai l’autostop con persone sconosciute”
“te l’ho promesso, tranquilla”
“ciao bambino mio, ti voglio bene”
“ciao mamma ti voglio bene pure io”
Maledicendo l’allenatore, penso a cosa fare, tornare alla piscina sarebbe inutile, non troverei nessuno, non mi andava di stare lì seduto tre ore sotto il sole, a quel paese i consigli di mamma e mi incamminai verso casa, con l’intenzione di fare l’autostop, sperando che qualcuno si fermasse, anche perché era un giorno festivo è il traffico a quell’ora era molto scarso.
Ogni tanto quando sentivo arrivare una macchina alzavo il braccio e stendevo il pollice segno di richiesta di autostop.
Stò quasi per rinunciare, quando sento il classico rumore della frenata.
Finalmente qualcuno ha accettato la mia richiesta.
Mi giro e vedo un Suv della Volvo di un bel rosso metallizzato, non chiedetemi il tipo, non sono uno di quei maniaci che sanno tutto sulle macchine, anche se ho già 16 anni.
Al volante mi sembra di vedere un uomo anziano, che dopo aver abbassato il finestrino quel tanto che basta per rivolgermi la parola.
“dove devi andare ragazzino?”
“abito a Sarzana, ho perso l’autobus signore, può darmi un passaggio?”
“certo, sono diretto a La Spezia e devo passare per il tuo paese, aspetta che mi fermo sul ciglio della strada, altrimenti quelli dietro mi maledicono”.
Aveva ragione per fermarsi aveva bloccato tre macchine che avevano cominciato un concerto di clacson.
Avrà fatto si e no un centinaio di metri e trovato uno slargo, si ferma.
Faccio una corsetta e raggiungo l’auto.
Ora che sono dal lato di guida posso vederlo molto bene, anche perché nel frattempo aveva abbassato completamente il finestrino dalla sua parte.
Solo ora mi accorgo di essermi sbagliato circa l’età che supponevo avesse, non era anziano come pensavo, ad occhio e croce era fra i 40 e i 50 anni, cmq sempre anziano ai miei occhi.
“allora lo accetti questo passaggio?”
Ci metto un secondo ad accettare, 15 km sono sempre 15 Km, anche per uno allenato, sarebbe stata una bella scarpinata per arrivare a casa.
Ci penso solo un’attimo a decidere, mandando al diavolo i consigli di mamma, e tutte le cose che potrebbero succedere, almeno così mi hanno detto a partire dai genitori e parenti vari, tanto che la frase più gettonata era.
“non chiedere mai passaggi a degli sconosciuti, potresti trovare qualcuno che ti fa del male”
Belle parole, sicuramente da seguire, ma in quel momento credetemi, me ne sono fregato altamente.
Oltretutto ho pensato che non dovrebbe essere pericoloso accettare il passaggio, in fondo a vederlo sembrava un signore molto simpatico, e comunque posso sempre reagire e scappare se dovesse tentare di farmi qualcosa, e così accetto.
“dai metti il borsone dietro e siediti qui davanti con me”
Salgo in macchina, mi accoglie una fresca temperatura, fantastico ha il condizionatore, dalla radio esce una musica dolcissima.
“allacciati la cintura che partiamo”
Deve essere un tipo molto prudente, va piano per avere una macchina del genere.
“mi chiamo Franco”
“Alvin, piacere di conoscerla”
Mi sembrava giusto essere gentile, col favore che mi stava facendo.
“quanti anni hai?”
“16”
“sei un bel ragazzo per avere 16 anni, hai un bel fisico”
.“grazie, in tanti me lo dicono e questo grazie allo sport che pratico, il nuoto, dicono pure, che dimostro più anni di quelli che ho”
“ed hanno ragione, hai proprio un corpo ben proporzionato”
“anche lei mi sembra in forma, pratica qualche sport?”
“si faccio le maratone”
“complimenti”
“quanti anni pensi abbia?”
“sinceramente, poco più di 40, ora che la vedo da vicino”
Si fa una bella risata.
“ne ho 52 ragazzo mio”
“rinnovo i complimenti, per il fisico”
A quel punto alza la maglietta.
“guarda qui niente pancetta del 50 enne, solo muscoli”
Guardo quello che mi sta facendo vedere e più che la mancanza di pancia, vedo un bel po’ di pelo uscire dal bordo dei pantaloni.
Non so perché ma resto impressionato a quella vista e un pensiero mi sale alla mente, deve essere parecchio peloso laggiù.
Mi vergogno per quel pensiero e tolgo lo sguardo.
Con la coda dell’occhio lo guardo, sembra non si sia accorto di cosa stavo guardando e tutto intento alla guida, anche se ha rimesso al suo posto la maglietta.
Ne approfitto per guardarlo in viso, devo dire che è un bell’uomo, emana un buon profumo, sembrerebbe appena uscito dalla doccia, allo stesso tempo guardo come è vestito, molto elegante anche se in modo sportivo, cavolo che strane curiosità
Io indosso una tuta da ginnastica, una maglietta e un paio di scarpe da tennis.
La macchina continua a proseguire molto lentamente.
“posso chiederle da dove viene?”
“certo, ma perché?”
“sembra appena uscito di casa”
Altra allegra risata
“guarda che non solo tu fai allenamento, ho appena lasciato il campo scuola dove mi sono allenato e di conseguenza ho fatto la doccia e dato che questa sera sono invitato a cena mi sono fatto pure la barba”
“mi scusi non volevo essere indiscreto, ne curioso”
“non lo sei affatto è normale essere curiosi e a proposito di curiosità, ho visto che ti sei impressionato a vedere il pelo che usciva dai pantaloni”
Porca puttana se ne è accorto ora che cavolo gli dico.
Opto per il silenzio.
“guarda che tutti siamo pelosi la sotto, chi più chi meno, lo sarai certamente anche tu”
“si, ma non così tanto”
“non dirmi che non hai mai visto nessun uomo o compagno più grande di te nudi?”
“no, mai”
“ma scusa non pratichi il nuoto?”
“si”
“ e non vi fate la doccia tutti assieme?”
“certo”
“e allora avrai visto quanto pelo hanno”
“non ne hanno, o se ne hanno sono solo pochi peli, sono tutti della mia età o più giovani, in poche parole sono io quello che ne ha più di tutti”
“scusa è il tuo allenatore?”
“non fa la doccia con noi”
“dai fammi vedere quanto ne hai”
“ma signore sta scherzando”
“dai cosa c’è di male e poi non ci vede nessuno”
Avrei voluto dirgli di fermarsi e di farmi scendere, ma chissà perché non lo feci, forse per quello che disse.
“guarda facciamo così, io ti facci vedere quanto sono peloso e tu mi fai vedere quanto lo sei tu, ci stai?”
“signore ma come potrebbe farlo, sta guidando e non può togliere le mani dal volante”
Cercavo di aggrapparmi a qualsiasi cosa pur di non farlo, ma non ero sicuramente convincente, perché.
“va bene, guarda, là possiamo parcheggiare, ci fermiamo giusto il tempo per fare quello che ho chiesto”
Non aspettò la mia risposta, parcheggiò la macchina.
Armeggiò con il cinturino dei pantaloni, tirò verso il basso la zip, introdusse due dita nell’elastico dei boxer e tirò il tutto verso il volante, fece tutto questo con la sinistra, la destra la usò per introdurla all’interno facendomi vedere ben bene un bel po’ di pelo e una cosa oscura e molle, non prendetemi per stupido sapevo che era il suo pene.
“dici che ne ho parecchio?”
Avevo la gola arida e non per la sete, era la prima volta che vedevo l’inguine di un’uomo.
Non mi sembrava il caso di dirgli dello zio Mario.
Con un filo di voce.
“è veramente peloso”
“senti come è morbido, dai accarezzalo”
“cosaaaa!!”
“che hai capito, parlo del pelo, dai dammi la mano”
Anche questa volta non attese la risposta, prese la mia mano sinistra e la tiro verso l’inguine e me la fece appoggiare, sinceramente non feci nessuna resistenza, volevo accarezzare quel pelo e probabilmente non solo quello, ma questo non osavo ammetterlo nemmeno a me stesso.
“senti che morbido”
La sua voce mi richiamo alla realtà, cavolo avevo la mano appoggiata all’inguine di un uomo e non facevo nulla per evitarlo, anzi in un cero senso mi piaceva.
“e vero è molto morbido”
Lo accarezzai salendo con la mano verso l’ombelico, poi la ritrassi.
Si rimise in ordine e poi mi guardo.
“ora tocca a te”
“ma signore, non mi sembra giusto quello che stiamo facendo”
“perché, cosa facciamo di male, io ti ho fatto vedere il mio pelo e ora spero tu mi faccia vedere il tuo”
Disse queste parole in un modo così gentile, che ogni resistenza andò a farsi friggere”
Infilai il pollice fra gli elastici della tuta e degli slip e tirai verso le ginocchia.
“ehila!, ne hai di pelo ragazzo, posso?..”
Si piegò con il corpo verso di me, probabilmente per vedere meglio, allungò la mano, non feci nulla per fermarlo, entro nelle mutande e comincio ad accarezzare il mio pelo.
“grazie, hai visto che non è stato difficile?, puoi chiudere”
Prima di ritornare col corpo eretto mi fece una carezza sulla testa e mi diede alcuni baci sulla guancia.
Quel gesto mi scombussolò parecchio, solo mamma lo aveva fatto fino a quel giorno e sentirmi coccolato da uno sconosciuto mi rese felice.
“dai riprendiamo il viaggio”
Dio mio, quelle parole mi resero quasi triste, avrei voluto rimanere lì, farmi coccolare.
Notai che la velocità non era aumentata, continuava a proseguire lentamente.

…continua..

Mi fermo, non perché la storia sia terminata, ma perché mi piacerebbe sapere se volete che continui a raccontarvi il resto.
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