lesbo
L'infermiera professionale
di Liliana1980
14.02.2022 |
28.765 |
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"“vuoi un calmante o ti faccia compagnia?”..."
L’avventura che vi voglio raccontare oggi, la dedico a Nicole, una meravigliosa e dolcissima infermiera professionale, ma non anticipiamo il racconto.L’ho conosciuta nel Centro Traumatologico, dove mi hanno portata dopo l’incidente automobilistco., Quando fui dichiarata fuori pericolo, mi trasferirono in una cameretta (grazie a papá che aveva un’assicurazione privata), questo significava che avevo lasciato l’unità di terapia intensiva.
Ora vi starete chiedendo cosa ci facevo in un Centro Traumatologico,semplice,avevo fatto a pugni con un guardarail e ha vinto lui.
Ma andiamo avanti.
Ero si fuori pericolo, ma mi tenevano sedata, ed in un continuo dormiveglia,per non farmi sentire dolore,ma anche,almeno penso, affinché non mi rendessi conto di come ero ridotta.
Non sentivo, ne vedevo nulla,tranquilli,non ero ne sorda ne cieca.
Dopo qualche giorno,finalmente l’udito tornò.
Ancora qualche giorno e potei tenere aperto un occhio per il tempo sufficiente affinché vedessi dove mi trovavo.
Infine, ripresi coscienza del mio corpo,avevo le gambe e le braccia ingessate,almeno questa era l’impressione,poi scopersi che era un bendaggio rigido,affinché non le muovessi.
Un occhio bendato alla moda dei pirati e l’altro con un bell’ematoma,in poche parole avevo un bell’occhio nero.
Decine di botte di cui avevo perso il conto.
Del viso, non avevano il coraggio di parlarmene, ne io per scaramanzia chiedevo qualcosa, ne ho mai chiesto uno specchio,ma dalle facce che vedevo a cominciare da Mamma,Papà,Cinzia,Zia e parenti vari,quando venivamo a trovarmi, mi ero già fatta un'idea precisa,si,avevo preso una bella massacrata da quell’incidente.
Ah! dimenticavo, sentivo un fastidio alla passerina, mi dissero che avevo un catetere per fare la pipì,visto che non potevo alzarmi, insomma ero conciata ben bene.
Avrei voluto chiedere cosa avevo, ma non riuscivo a parlare, la bocca era bloccata, a dir la verità, non era la sola cosa che non riuscivo a muovere.
Ma non voglio annoiarvi con tutte le mie magagne e i vari dolori, perciò facciamo un bel salto di circa 30 giorni, tanto a voi non interessano e poi parlare di ospedale e doloroso per me,posso immaginare quanto vi annoiareste a leggermi,sinceramente ci sono tante cose da dire,ma penso siano storie che a voi non interessano.
Però qualcosa vi voglio raccontare, lo faccio per ricordarmi di una dolcissima persona,Nicole,una delle infermiere professionali del centro traumatologico.
Cominciavo a migliorare, mi avevano tolto il catetere,riuscivo a parlare e mangiare cose solide e non frullati vari,insomma in qualche modo stavo tornando alla vita.
Immagino sarete curiosi di cosa desidero raccontarvi.
Parliamo delle infermiere, ora non voglio paragonarla a degli angeli,ma ci vado vicino, ci vuole tanta passione per fare quello che fanno e credetemi non lo fanno solo per lo stipendio, ma soprattutto tanta pazienza per sopportare alcuni pazienti che lo sono solo di fatto,ma realmente sono dei rompi abissali, parlo per esperienza,nei primi tempi ero veramente dispotica,vuoi per il dolore,vuoi per l’insofferenza, insomma po’ di pazienza potevo averla.
Un giorno entrò una nuova infermiera.
“ciao, io sono Nicole, mi hanno assegnato alle stanze dei privati,perciò mi vedrai spesso”
“piacere io sono Massimiiana,ma penso lo sai già,cmq se ti a piacere chiamami Lilly”
Era veramente carina e molto dolce,era una vera “professionale”,capirete perché l’ho messo fra virgolette.
Quando era di servizio,era sempre lei a venire a farmi la toeletta,usava una delicatezza incredibile,mi lavava lentamente,specialmente la patatina,ci metteva “amore”, le altre usavano i guanti,lei mai,più di una volta introduceva un dito,adducendo al fatto che doveva pulirmi anche l’interno, lo faceva andare su e giu,solo qualche colpetto,non osava di più.
Una sera dopo il rituale giro in tutte le camere venne a trovarmi.
“non dormi?”.
“non ho sonno”.
“vuoi un calmante o ti faccia compagnia?”.
“puoi?”.
“si il reparto è calmo questa notte, basta la mia collega,come ti senti?”.
“abbastanza bene,starei meglio se mi togliessero i bendaggi rigidi alle braccia”.
“dovrai avere ancora un po’di pazienza,ho sentito che fra qualche giorno,lo faranno”.
“spero tanto che arrivi quel giorno”.
“veramente non ti avevo fatto la domanda per il tuo fisico,ma per un’altra cosa”.
“per cosa?”.
“parlo della tua sessualità, non senti il bisogno di masturbarti? ho visto come reagisci quando ti lavo”.
“ehi non usi mezzi termini”
“e perché dovrei farlo,ti imbarazzo?”
“no,assolutamente no,non sono una ragazzina”
“e allora dimmi,come ti senti sessualmente?”
“beh vorrei vedere te,se ti infilano un dito la sotto,certo che mi piacerebbe masturbarmi, ma come faccio?”.
Feci vedere le braccia,irrigidite dalla fasciatura.
Si mise a ridere.
“hai ragione,ti da fastidio quando lo faccio?”.
“no,ma porca miseria mi piacerebbe andassi fino in fondo,invece mi lasci con una voglia”..
“lo farei,ma ho paura farlo durante il giorno,può sempre entrare qualcuno,andrei nei guai”..
“capisco”.
“vuoi che te lo faccia ora?”.
“sul serio mi masturberesti,ora lo potrestri fare?”.
“si,se lo desideri,ora non c’è pericolo che entri qualcuno,nemmeno il medico di guardia,se non lo chiamiamo noi”.
“lo desidero,purchè non ti metta nei guai ”.
“non preoccuparti,ci penserò io”.
“grazie”.
“aspetta vado ad avvisare la collega che mi assenterò per un pò”.
“ma non sospetterà”.
“certo che lo sospetta,ma cosa credi,quando lei trova un paziente carino,mi chiede la stessa cosa,purtroppo non sempre è possibile, ma quando sono in turno con lei,lo faccio,con le altre non mi fido,potrebbero farmi del male”.
“perchè dovrebbero?”
“non so se l’hai capito,ma sono lesbica”
“capito no,ma immaginato qualcosa del genere si,in fin dei conti ho una sorella che vive con un’altra donna”
“allora sai quello che dobbiamo sopportare nei posti di lavoro”
“purtroppo si,Cinzia me ne ha raccontate di storie”
“lasciamo perdere questi problemi,ora pensiamo a te,aspettami”
“che altro potrei fare”
Uscì facendosi una bella risata.
Appena uscita mi resi conto di aver detto ad un’estranea che ci stavo a farmi masturbare.
Ci si mise di mezzo anche la mia coscienza.
“ehi stupida ti immagini le risate che si stanno facendo le due infermiere?”
“no,non lo credo,mi sembrava molto sincera”
“sai quanto sia difficile farti credere quello che vuole,si vede lontano un miglio che hai voglia”
“dai non parlare così,vedrai che non succederà quello che pensi tu”
“se lo dici tu,stiamo a vedere”
Ritornò dopo 5 minuti,chiuse la porta,accese la luce sopra il letto,in modo che la potessi vedere bene.
Si avvicino,mi diede un bacio sulla guancia sana,prese il lenzuolo,lo abbassò fino ai piedi,mi tolse il camicione,ero completamente nuda sotto i suoi occhi,(si fa per dire,gambe e braccia fasciate,non credo fosse uno spettacolo molto eccitante per lei), ero stata decine di volte,ma in quel momento c’era qualcosa di magico,mi sentivo eccitata.
Si allontanò un po’,in modo che la potessi vedere intera,anche se solo con un’occhio.
Cominciò a spogliarsi,lo fece completamente,si tolse tutto,prese la sedia,la mise vicino alla mia testa,vi mise sopra una gamba,avevo la sua passera davanti agli occhi,labbra carnose, gonfie, era quasi depilata,a parte un ciuffetto appena sopra.
Se la accarezzo piano,piano,guardandomi negli occhi,allargò le labbra, facendomi vedere il clitoride,cavolo se c’è l’aveva pronunciato,veniva la voglia di succhiarlo e l’avrei sicuramente fatto,ma bloccata come ero,potevo solo assistere,ma sarebbe durato poco,prese il clitoride con due dita e cominciò a masturbarlo,con l’altra mano, comincio a rendermi partecipe alla festa.
“ora basta guardare,ora ti manderò in paradiso,mia dolce Lilly”
Disse questo con un languido sussurro,che mi fece avere lunghi brividi.
Iniziò ad accarezzare il ventre,scese verso il monte di Venere,il pelo non era folto,lo avevano raso da poco,a palmo aperto,massaggiò la passera,con moto circolare,pastrugnandola ben bene,infine introdusse un dito,poi due,infine tre,cominciò ad andare dentro e fuori,non avevo mai tolto gli occhi dal clitoride,lo stava tirando,soffocava i singhiozzi,vidi riunire tre dita ed infilarsele dentro,cominciò ad andare a tempo,avrei urlato se avessi potuto,un travolgente orgasmo stava arrivando,una marea inarrestabile stava travolgendomi,arrivò,non so cosa feci,giorni e giorni di voglie accumulate stavano esplodendo.
“sss Lilly,piano,non dobbiamo farci sentire”.
“scusami,credevo di morire,tanta era la felicità che mi ha invaso”.
“me ne sono accorta, ho la mano piena di liquido”.
“ne avevo una voglia immensa,lo puoi immaginare,non so quanti giorni siano passati dall’ultimo orgasmo”.
“ti capisco,comunque anch’io ne avevo voglia”.
“ma sei venuta anche tu?”.
“credi che sia normale fare un ditalino ad una paziente?”.
“.. no,non credo, ma ne fai tanti?”.
“ehi per chi mi hai preso, non sono una puttanella in calore”
“ti prego scusami non volevo offenderti,non dopo quello che mi hai fatto,dovrei solo ringraziarti”
“tranquilla me l’aspettavo una domanda cosi, cmq sappi che tu sei la prima.non mi fido di nessuna”
“e di me ti fidi?”
“si non so spiegarmelo,ma mi fido”
Mentre parvava tolse le dita dalla vagina e la vidi portarsele alla bocca,cominciò a leccarsele.
“buono il tuo miele”.
“il tuo come è?”.
“vuoi sentirlo?”.
“si”.
Infilo nuovamente le altre dita nella sua passerina,poi con delicatezza,le introdusse una alla volta nella mia bocca,le leccai ben bene,aveva un gusto asprigno,mi ricordava quello di Cinzia.
“buono”.
“buongustaia,ora però vediamo di concludere.”.
“cosa vuoi fare?”.
“credi che non me ne sia accorta che quando ti lavo il seno,vai in estasi?”.
“sono molto sensibile”.
Prese in mano un capezzolo,comincio a succhiare l’altro,leccarlo,morderlo,continuò per non so quanto tempo,persi la cognizione temporale,ebbi un altro orgasmo,più lungo e dolce.
“sono morta”
“no non ancora,ci manca poco”
“o mio Dio che intenzioni hai?”
“te la voglio leccare fino a farti venire nuovamente”
“amor,.ma sono debole,potrei avere un’infarto”
“di che ti preoccupi,hai un’infermiera professionale a tua disposizione”
Avrei voluto sorridere,ma credo che,al massimo,riuscii a fare un brutto ghigno.
Si rivestì, sistemò il letto cambiando il lenzuolino, mi fece indossare il camicione, mi diede un’altro bacio.
“alla prossima, ora devo andare, ci vediamo per il termometro, ma passerò per vedere se sei ancora sveglia”.
“credo che non dormirò, grazie a te”.
Affettivamente dormii poco quella notte.
Ci furono altre notti, molto intense, specialmente quando potei contraccambiare.
Un giorno venne e mi disse.
“questa è l’ultima volta che ci vediamo, mi hanno strasferita in un altro reparto”
“ma fra non molto mi dimetteranno, potremmo vederci fuori”
“non possiamo,come ti ho detto sono lesbica, ho una compagna che è gelosissima, non potrei incontrarti, se ci vedesse non so cosa farebbe, ne sono innamorata, non voglio perderla mi dispiace”.
“dispiace tanto anche a me”
“cmq tranquilla, ho visto che hanno assegnato due allieve a questo piano,vedrai che saranno molto brave,parlerò con una di loro,che abbia un occhio di riguardo per te”
“ma non saranno te”
“Lilly ti auguro di guarire presto,addio”
Ci salutammo dandoci la mano, nemmeno un bacio sulla guancia.
La storia della mia degenza ha un seguito, una delle allieve divenne una carissima amia.
Ma questa `un’altra avventura,un giorno ve la racconteró.
Il mio solito grosso bacione.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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