Lui & Lei
Il Professore di Spagnolo 4° parte
di Liliana1980
21.10.2021 |
4.536 |
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"Sapeva che non poteva dominarmi..."
Salve miei cari amici e amiche.Ora saprete cosa avevo deciso di fare.
Dirglielo o non dirglielo?
Con questi pensieri arrivai davanti a casa sua, suonai, mi fu aperto.
Entrai rapidamente.
Buttai la mantella sulle braccia del prof.
Avevo preso la mia decisione,non gli avrei detto nulla.
Ma c’era il problema che se mi avesse palpato la sotto, avrebbe sentito quanto erano bagnate le mutandine, perciò.
“ho bisogno urgentemente del bagno,non c’è la faccio più”.
“accomodati, sai dove si trova”.
Entrai in bagno, mi tolsi le mutandine,lasciai trascorrere qualche minuto,per riprendere il controllo di me stessa,lasciai scorrere l’acqua, mi accomodai sul bidet, lavai ogni traccia dell’orgasmo avuto con lo sconosciuto, uscii con le mutandine avvolte nella carta igienica.
“ho perso qualche goccia”.
“succede quanto si tiene troppo”.
“purtroppo non sapevo cosa fare, ero sull’autobus e non potevo scendere”.
Misi l’involucro con le mutandine nello zainetto e mi avvicinai a lui, mi abbracciò.
“ciao amore mio, come stai?”.
“bene e tu?”.
“in paradiso,ora che sei quì con me”..
Nell’abbracciarmi non si lascio sfuggire l’occasione di accarezzarmi il culetto,sapendo che non portavo le mutandine, mi alzo la gonna, prese le chiappe a piene mani, le strinse, cominciò a baciarmi,come solo lui sapeva fare, risposi con una carica, probabilmente esagerata, frutto di quello che mi era accaduto sull’autobus, se ne accorse.
“Lilly come sei calda oggi”.
“è tutto merito tuo, le tue carezze mi incendiano”.
“guarda che non è la prima volta che ti accarezzo così”.
“non so cosa dirti, oggi mi sento particolarmente eccitata”.
“sei loca e forse è per questo che mi stai facendo impazzire”.
“come sarebbe, ti stai pentendo?”..
“no,cosa vai pensare è una dolce pazzia quella che stiamo vivendo”.
“allora sono felice di essere una pazzerella o loca,come hai detto tu”.
Abbracciati andammo nello studio, mi accomodai nella solita poltrona, lui nell’altra, aprii leggermente le gambe, per fargliela intravvedere.
La guardò con una strana intensità, fece un dolce sorriso ma non si mosse come avevo sperato,la cosa mi deluse parecchio.
“Lilly devo darti una brutta notizia”.
Mi si gelò il sangue, la prima cosa che mi venne alla mente di dire fu.
“cosa è successo, qualcuno ha scoperto quello che facciamo?”.
Probabilmente il mio viso era una maschera di terrore perché si affretto a dire.
“no,no,tranquillizzati, non è questo”.
“e allora cosa è accaduto?”.
“domani devo ritornare in Spagna, mia figlia vuole che passiamo le feste assieme e poi è da parecchio che non vedo la nipotina, sono quasi tre anni”..
Tirai un lungo sospiro di sollievo, vidi nella sua faccia una smorfia di delusione, io ero felice perchè non era quello che temevo, lui era infelice per la notizia che mi aveva appena dato, mi sentii in colpa.
Cercai di rimediare.
“dispiace anche a me, che tu te ne vada”.
“non mi sembra dalla faccia che hai fatto”.
“ero felice, perchè temevo che qualcuno ci avesse scoperto, ora invece ti giuro dispiace anche a me che tu te ne vada, ma ritornerai, vero che ritornerai?”.
“certo che ritornerò, a parte che ho una cattedra all’università e non intendo perderla,ora ci sei tu e questo è più che sufficiente per farmi ritornare,ma passera più di un mese prima che possa essere di ritorno”.
“più di un mese?”.
“si, oltre che passare le feste, dobbiamo sistemare alcune cose, circa le proprietà che ho laggiù, ci vorranno alcuni giorni che tutto si sistemi, ritornerò, se tutto va bene, verso la fine di gennaio”.
“ed è per questo che sei triste?”.
“si”.
“perchè?,dovresti essere felice,rivedrai la tua famiglia ”.
“ci sarai ancora al mio ritorno?”..
“ ah. è questo,hai paura che svanisca nel nulla?”.
“si, ho paura che tu possa dimenticarmi, che possa trovare qualcuno più giovane di me”.
Mi misi a ridere, lo feci con vera allegria.
Mi alzai mettendomi a ballare attorno alla poltrona dove era seduto, fino a cadere in ginocchio davanti a lui.
Divenni seria guardandolo dritto negli occhi.
“mai mi potrò dimenticare di te, quando ritornerai io sarò quì ad aspettarti”.
“veramente manterrai questa promessa?”.
“non ho forse mantenuto tutte le promesse che ti ho fatto?”.
“si hai ragione,ma io sono..”.
Non lo lasciai finire, incollai la bocca alla sua, introdussi la lingua nella cavità orale,incontrai la sua lingua, cominciai a duettare con lei, ci baciammo, come mai avevamo fatto, volevo attraverso quel bacio suggellare il nostro giuramento
Mi staccai.
“non ricordi più cosa ti avevo promesso?”.
“si lo ricordo”.
“sarò tua,solo tua”.
Ripresi il bacio, con ancor più calore, finche non lo sentii rilassarsi.
Ora fu lui a staccarmi sorridendomi.
Mi strinse fortemente al petto.
Rimanemmo così fino all’ora di ritornare a casa.
Mi alzai, si era fatto tardi,dovevo andarmene di fretta,altrimenti avrei perso l’autobus.
Indossai la mantella.
Mi voltai a guardarlo.
Per più di un mese non lo avrei rivisto, non sapevo cosa dire, mi sarebbe mancato.
Sulla porta, prima di uscire.
“ciao prof. mi chiamerai a Natale?”.
“certo”.
Uscii con un groppo alla gola, chiusi la porta e mi avviai verso la fermata dell’autobus.
Non ricordo nulla del tragitto avvolta come ero in quella cappa di tristezza.
Scesi,mi avviai verso casa, alcune lacrime stavano lentamente scendendo sulle guance.
Camminai lentamente, non volevo arrivare in quello stato, non sarei riuscita a spiegare il perchè.
Riuscii a calmarmi e a ritrovare il sorriso, un mese sarebbe passato velocemente, almeno speravo.
Contrariamente alla promessa non passò solo un mese,ma ne passarono due,prima che Paolo tornasse,eravamo alla fine di Febbraio,non vi dico il mio stato d’animo,ero veramente a terra,a parte un paio di telefonate durante le feste per fare gli auguri, non lo avevo più sentito, ma tutto svanì come la nebbia al primo raggio di sole il giorno che chiamò mamma, comunicandole che era ritornato e dicendole il giorno che dovevo presentarmi.
Lunedì, esco da scuola, prendo l’autobus e vado a lezione dal mio uomo.
Dentro di me non so se essere arrabbiata per il lungo silenzio,oppure felice dei ritorno.
Ricordo che era un bel giorno, annunciava che la primavera sarebbe arrivata di li ad un mese, sugli alberi cominciavano ad apparire le prime foglie, nei giardini i primi fiori, la gente era allegra, si l’inverno se ne stava quasi andando.
Arrivai, come al solito bastò spingere la porta, non era cambiato nulla,come se fossero passati solo alcuni giorni,.
Entrai, questa volta era lì in piedi.
“Ciao Lilly,tutto bene?”.
“Si,tutto bene”.
Lo dissi cercando di fargli capire tutta la mia arrabbiatura.
Se se ne accorto,non lo diede a vedere.
“a scuola come va?”.
“abbastanza,ho una insufficienza che non riesco a recuperare”.
“posso aiutarti?”.
“può darsi, ma ora non voglio pensarci”.
Questo dialogo avveniva, sul corridoio che dava sullo studio, non riuscivo a capire perchè non mi faceva entrare.
“ti sono mancato?”.
“certo che mi sei mancato”.
“ti sei masturbata pensando a me?”.
Non volevo dargli questa soddisfazione,non volevo pensasse di avermi in suo potere e che nei giorni in cui è stato assente, abbia pensato solo a lui, anche se dentro di me sapevo di averlo fatto, ma ero arrabbiata con lui, almeno una telefonata per spiegarmi del ritardo,poteva farmela.
“no”.
“bugiarda”.
“no è vero, non sei così importante”.
Lo dissi guardandolo negli occhi, mi credette o almeno così mi sembrò visto che cambiò discorso.
“hai fatto nulla di bello in questo tempo?”
“si,ho fatto all’amore con mia sorella”.
“ti è piaciuto?”.
“si molto”.
Rimase in silenzio per qualche minuto, poi, sempre lì in mezzo al corridoio, mi chiese, no meglio dire, me lo ordinò.
“spogliati completamente”.
Devo aver fatto una faccia meravigliata, anche perché era la prima volta che mi ordinava qualcosa, oltretutto non mi aveva mai visto completamente nuda, esitai.
“quì in corridoio?”.
“perchè c’è qualcosa che non va?”.
“no, ma non potremmo andare nello studio,come abbiamo sempre fatto?”.
“no, desidero che ti spogli quì”.
“e dove metto i vestiti?”.
“lasciali cadere per terra,il pavimento è pulito”.
Non trovando altre obiezioni cominciai a spogliarmi..
Lasciai cadere la mantellina.
Slacciai la gonnellina,che cadde ai miei piedi.
Sbottonai la camicetta,la tolsi.
Rimasi in mutandine e reggiseno.
A quel punto lo guardai negli occhi,desideravo vedere che reazione aveva.
Era impassibile,guardava e basta.
Confesso che rimasi,un pò delusa.
Misi le mani dietro la schiena e sganciai il reggiseno.
Lo lasciai cadere e spingendo il busto in fuori,gli mostrai le tettine,che in tutta sincerità,iniziavano ad avere una bella consistenza,non quella che avrei voluto,ma cominciavano a piacermi.
Lui sempre immobile a guardarmi, ero indispettita, per essere la prima volta che mi vedeva quasi completamente nuda, mi sarei aspettata ben altra reazione.
Ma bastò che abbassassi gli occhi e guardassi laggiù per vedere che qualcosa si stava muovendo,altro che impassibile, ritrovai l’orgoglio di essere desiderata.
Appoggiai le mani sui fianchi, infilai due dita per parte nelle mutandine.
Guardandolo fisso, cominciai ad abbassarle lentamente.
Feci uscire i primi peli.
Mi girai.
Le abbassai,scoprendo il culetto.
Le feci scivolare verso il basso,inchinandomi a 90 gradi.
Poteva vedere oltre che il culo,anche la pelosina.
Rimasi in quella posizione per un pò.
Mi rialzai,scalciando lontano le mutandine.
Mi girai e per farmi ammirare meglio, alzai le braccia
“voilà,te gusta?”.
“non si dice così, ma ”te gusta asì” e voilà non è una parola Spagnola, se volevi accentuare potevi usare “olè”.
“scusa prof. hai ragione”.
Si avvicinò lentamente,molto lentamente,il panorama che aveva davanti agli occhi,gli piaceva,laggiù i pantaloni erano ben tesi.
“oggi la lezione non la facciamo nello studio”.
Lo guardai interrogativamente.
“andremo di sopra, in camera mia,la faremo sul letto, qualcosa in contrario?”.
Non dissi nulla ad alta voce ma pensai che probabilmente mamma avrebbe avuto qualcosa da ridire.
“apri bene la bocca.
Vi infilò il dito medio.
“succhialo,leccalo,insalivalo ben bene”.
Feci quello che desiderava,succhiai quel dito,come fosse un piccolo cazzo, lo insalivai,lo tolse,mi venne alle spalle.
“piegati in avanti e allarga un pò le gambe”.
Lo feci,sentii il dito,che avevo leccato,appoggiarsi al buchetto posteriore, spinse, feci resistenza,non ero abituata ad avere intrusioni da quella parte, a dir la verità nemmeno dall’altra,se non vogliamo considerare il dito di mamma e mia sorella,ma non in profondità.
“Rilassati Lilly, lascialo entrare, non ti farà male, non lo infilerò tutto”.
Feci come diceva, cercai di rilassarmi per farlo entrare, lo fece arrivare fino alla sua metà.
“alzati”.
Alzandomi, l’ano si restrinse attorno al dito.
“andiamo di sopra”.
Con il dito infilato nel culo, mi spinse dolcemente verso le scale, per poi farmele salire; cribbio, non ero insensibile a quell’introduzione, ad ogni gradino, il dito entrava e usciva leggermente.
“di la verità,ti piace?”.
“si mi piace, altrimenti lo avrei fatto uscire”.
“su cammina, altrimenti te lo infilo ancor di più”.
Ubbidii,non per la minaccia, quel dito cominciava a farmi piacere,sentivo qualcosa crescere nel basso ventre, calore,tanto calore, arrivammo in camera, c’era un bel letto matrimoniale,la stanza era arredata con gusto.
“da oggi,le lezioni le terremo quì ”.
“va bene”.
“entrerai,salirai, e ti spoglierai poi ti siederai sul letto e mi aspetterai”.
Lo disse con un sorriso sulle labbra.
Questa volta non era un ordine,ma un desiderio malcelato.
Sapeva che non poteva dominarmi.
Non lo avrei sopportato.
Tutto quello che facevamo doveva essere desiderio, gioia, godimento, ma da entrambe le due parti, altrimenti sarei scappata.
“va bene Paolo, d’accordo”.
“prima però dimmi perché sei arrabbiata con me?”.
“no,non lo sono”,
Dicevo la verità,non mi ricordavo più di esserlo.
“guarda che ti conosco molto bene,dai dimmi il perché”
“va bene,sei stato via un mese più di quello che mi avevi detto e non hai fatto nemmeno una telefonata per dirmi il motivo,ecco perché sono arrabbiata”.
“hai ragione e ti chiedo scusa,purtroppo avevo tante cose da fare e speravo di far presto,invece la burocrazia”
“ma uno squillo potevi farlo”
“ancora una volta ti di do ragione, ma ero a casa di mia figlia e se non sbaglio ti avevo chiamato già tre volte?.
“si è vero”.
“come avrei giustificato un interesse così notevole per una alunna a mia figlia?”
“va bene,va bene,tanto hai sempre ragione tu”
“ora vasta tenere il broncio,vieni”.
Mi accompagnò,vicino al letto,mi baciò sull’incavo del collo e allo stesso tempo tolse il dito dal culetto, con mio dispiacere,mi ero abituata a quell’intrusione.
“guardami mentre mi spoglio”.
Iniziò lo spogliarello.
Cosa avrà voglia di fare?
Lo saprete alla prossima puntata, non prima di avervi inviato un bel bacione.
…(Continua)..
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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