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Gay & Bisex

l' aiutante marocchino dei nonni


di pirlino
24.07.2023    |    2.777    |    1 9.8
"Comunque, passò a prendermi il fratello di mia madre e partimmo verso quella che credevo sarebbe stata l'estate peggiore della mia vita..."
Al tempo di questo racconto avevo 21 anni e sono al secondo anno di ingegneria.Avevo gia' dato gli ultimi esami e guardavo con ansia il prospetto delle vacanze estive con amici. Quell'estate, purtroppo mio nonno, che abita in campagna si ruppe il femore e fu costretto in ospedale per più di un mese e mia nonna lo seguì per accudirlo. E' una grande casa molto isolata, con molto terreno intorno e qualche animale da fattoria. Per non lasciare disabitata la casa, distante circa 100 km dalla mia città mi fu "imposto" da mia madre di andarci ad abitare finchè i miei nonni non fossero ritornati: "Siccome non hai un cazzo da fare, renditi utile", questa fu la gentile richiesta. Onestamente non ero felice della cosa; certo, ci avevo passato estate bellissime da bambino ma adesso, i miei desideri erano altri. Comunque, passò a prendermi il fratello di mia madre e partimmo verso quella che credevo sarebbe stata l'estate peggiore della mia vita. Arrivato a casa dei nonni con non poca sorpresa trovai in casa Seddik, che mio zio mi presentò come essere uno studente lavoratore marocchino, in realtà scoprii dopo essere laureato in veterinaria e che non potendo esercitare in italia, lavorava per vitto e alloggio e poco più per mio nonno. Comunque gli animali rimasti ormai erano pochi: un pollaio, una mucca e un paio di cavalli. SI dimostrò subito cordiale e disponibile, mi fece trovare la stanza degli ospiti pronta e mi chiamava pure Signore. La cosa mi imbarazzava parecchio; anche perchè si vedeva che era una persona che aveva studiato, aveva 29 anni e io lo vedevo come un uomo adulto. Chiesi praticamente subito di chiamarmi per nome e darmi del tu. Seddik era un ragazzo dalla pelle leggermente mulatta ,alto circa 1 metro e 85 e dalla corporatura snella e ben definita, parlava bene l'italiano ed era anche molto istruito. Ci capimmo al volo e nacque da subito una bella amicizia; passarono così i giorni tra il lavoro, qualche passeggiata a cavallo e qualche ora di pesca al vicino laghetto. Man mano che i giorni scorrevano però sentivo nascere una certa attrazione verso di lui; quei sorrisi dolci mischiati a dei tratti somatici fini ma decisi innescavano in me strane sensazioni che devo essere sincero, allora mi arrapavano. Fatto sta che spesso, mi allungava qualche carezza sul viso e tra i capelli che mi pietrificavano in un misto tra timidezza e gioia, si, gioia. La svolta avvenne una mattina, mentre preparavamo la colazione; non so: l'odore della pelle,quella voce calda e rassicurante, quell'impercettibile strusciamento al bancone...ebbi una repentina erezione. Mi sentii morire, perchè ero in mutande e seppur conscio di non essere particolarmente dotato, il terrore che se ne accorgesse mi portò attimi di vero panico; e infatti se ne accorse. Vabbè, finì con la solita battuta dell'alzabandiera mattutina. Seddik invece si vedeva che era abbastanza dotato e nonostante cercassi di non guardarlo, l'occhio mi cadeva spesso lì. Lui alloggiava in una depandance della casa, un rustico, molto rustico ma fornito dei servizi igienici e di una doccia che devo dire usava più volte al giorno, anche forse per via del fatto che nella depandance facevano 50 gradi. Spesso mi capitava di vederlo nudo e cominciò a diventare un'ossessione. Mi ripetevo che non potevo essere attratto da un uomo che lavorava per i miei nonni. Provavo a segarmi pensando a lui quando ero da solo, riesumando anche qualche vecchio giornaletto di mio nonno non molto sapientemente occultato ma dopo un po' perdevo l'erezione. Mi terrorizzava il fatto che appena pensavo a Seddik mi veniva duro come forse mai nella vita e mi atterriva il fatto che mi svegliassi con le mutande sborrate dopo averlo sognato mentre mi inculava (esperienza che avevo fatto molte volte). Cercai di comportarmi naturale e tutto continuò così per un po'. Io nel frattempo, l'unico modo per svuotarmi le palle piene dal desiderio inespresso di Seddik era chiudere gli occhi e segarmi annusando una sua maglietta, che sapevano di maschio, ma anche di mandorlo e cannella degli oli che usava adoperare dopo la doccia. Dalla mano sul cazzo al dito nel culo il passo fu breve, e ancor più breve il passaggio a piccoli oggetti. Mi vergognavo come un ladro e diventavo rosso quando in presenza di Seddik mi venivano in mente le immagini della sera prima : me, in ginocchio, col culo all'aria e la faccia per terra affossata sulla maglietta rubata, una zucchina nel culo e due dita per segarmi la cappella. Ormai era questa la routine; di giorno come se niente fosse e la notte a sbavare su un ortaggio.
Così fu fino alla notte di san lorenzo quando restammo sotto le stelle a parlare, bere e fumare dell' erba. I giorni precedenti erano stati davvero caldi e la temperatura non sembrava intenzionata a calare ma anzi sembrava crescere; fuori sotto le stelle, di notte era comunque caldo. Quando fu ora di concludere la serata Seddik mi chiese il favore di dormire in casa per quella notte, proprio per il troppo caldo; la casa dei nonni era infatti molto più fresca. Non ebbi problemi ad acconsentire, anzi ero contento, ma anche molto agitato e questo sembro' che Seddik l'avesse notato; più volte infatti mi chiese se mi stava bene altrimenti avrebbe dormito nella depandance come sempre. Gli dissi che poteva dormire nella camera a fianco alla mia; mi ringrazio, mi diede la buonanotte e si diresse in uno dei bagni per rinfrescarsi. Dalla mia stanza, attraverso la porta semichiusa potevo vedere passare di tanto in tanto Seddik completamente nudo che dalla sua stanza andava al bagno. Ad un certo punto, con la coda dell'occhio vidi che si dirigeva verso la mia camera, mi girai e chiusi gli occhi facendo finta di dormire, soprattutto per non fargli capire che lo spiavo.. Sentii dei passi leggeri, il rumore della pianta dei piedi sul pavimento. Sentii il materasso piegarsi dietro la mia schiena e poi l'alito caldo vicino al mio orecchio e mi sussurrò: "Non aprire gli occhi ". Obbedii, per paura e vergogna e sentii sulla mia guancia appoggiarsi un pezzo di carne; ebbi un sussulto:"che fai Seddik! Gli chiesi irritato e sconvolto. "Tieni gli occhi chiusi ti ho detto" mi sussurro nuovamente ma in modo più deciso e contemporaneamente pinzandomi con tre dita la punta del pisello e mettendomi il palmo della sua grande mano sulla faccia mi sospinse verso il cuscino. " tu sei donna ed io l ho capito, ci siamo solo io e te shhhhhh". A quel punto chiusi gli occhi, con ancora la sua mano sulla mia faccia,respirai profondamente e aprii la bocca cercando con le labbra quello che fino ad allora avevo solo sognato, mi piacque la sensazione, mi girò la testa quando sentii crescere la cappella sotto il palato, quando il sapore, dapprima salato e speziato amalgamatosi con la saliva della mia bocca ,mi sembrò portarmi la pace del profumo del mare. Ora rilassato, con la testa sul cuscino e le gambe aperte e i palmi dei piedi uniti. Mi dominava dall'alto con la benevolenza di un maestro verso il suo allievo; le sue grosse palle lisce e glabre sbattevano e scivolavano sulle mie guance, sul mio naso, sugli occhi,sulla mia bocca tumefatta dallo sforzo di domare quel bastone duro ed elastico che mi percuoteva con vigore sul volto. Continuò a pomparmi in bocca mentre con il palmo della mano mi strizzava le palle e con il dito medio mi sgrillettava l'ano con una velocità che allora mi sembrava impossibile da contenere. Ad un certo punto sentii il suo pene irrigidirsi e gonfiarsi a ondate contro la mia gola, intervallate da lunghi e copiosi fiotti di caldo sperma che in parte ingoiai e in parte scivolò sul mio collo e sul cuscino; continuai a pomparlo finchè non si sgonfiò completamente, lo leccai e ripulii per bene, me lo strofinai ancora sul volto in preda ad un'eccitazione ormai incontenibile e cominciai con una mano a segarmi, sempre con più violenza ma pur sforzandomi non riuscivo a venire, il mio pene sembrava anestetizzato dal troppo piacere; Seddik mi fermò la mano dicendomi di smettere e che sarei venuto quando era il momento; mi ordinò con ferma dolcezza che non mi sarei dovuto più toccare da lì a seguire, di fidarmi di lui e della sua esperienza. Obbedii! Provai inutilmente a dormire, solo all'alba riuscii a prender sonno. Quando mi svegliai Seddik stava lavorando l'orto; mi vide, si sbracciò in un caloroso saluto e mi venne incontro sotto il porticato: "hai già fatto colazione?" mi chiese; "non ancora" risposi un po' imbarazzato per la notte precedente. "la prima colazione è importante"disse sorridendo e prendendomi per il volto mi indirizzò spingendomi verso il basso e costringendomi in ginocchio. In quel momento capii che il nostro rapporto era cambiato; non la gentilezza e il rispetto, ma i ruoli: lui era il maschio, io la sua “cagna”. Gli abbassai i pantaloncini e balzò fuori un pisello anche più grande di come lo ricordavo la notte precedente; alla luce del sole mi resi conto che era circonciso, la cappella lucida e gonfia di sangue splendeva sotto la luce del sole e ne potevo scorgere ogni protuberanza, vena, nervo e sfumatura di colore. Cominciai piano, assaporando e rivivendo le emozioni della sera precedente, mi sborrò in bocca e questa volta non ne persi neanche una goccia, mi alzai un po' barcollando e leccandomi le labbra come un bambino sporco di gelato. Ne volevo ancora, glielo dissi, mi voltò di spalle e mi infilò due dita in bocca e poi le stesse le affondò tra le mie natiche cercandone il buco; continuò a scoparmi con le dita mentre mi leccava il collo e le orecchie, il mio pisellino(in confronto al suo si eh) era tiratissimo, violaceo e dolente, "BASTAA! CI VOGLIO IL CAZZO DENTRO! Scopami ti prego”. In quel momento il rumore delle ruote di una macchina sulla ghiaia intorno casa ci fece smettere e ricomporre velocemente. Era mio zio! Era venuto a prendere Seddik perchè doveva aiutarlo un paio di giorni per un lavoro presso la sua masseria. Da lì ad una settimana sarebbero tornati i miei nonni e siccome in campagna spesso ci vuole più tempo del previsto, mi assalii il terrore che Seddik non tornasse in tempo per incularmi, si, IN CU LAR MI. Me la presi anche con mio zio ,come una checca acida mi lamentai che da solo mi sarei annoiato; comunque mi ricomposi per evitare che capisse qualcosa. Salutai mio zio e velocemente Seddik, che però ebbe il tempo di sussurrarmi "aspettami, non godere se non te lo dico io", accompagnò la frase con un lungo sguardo penetrante e io gli risposi con un cenno di intesa. Furono due giorni interminabili; ma alla fine ritornò. Appena andato via mio zio, si precipitò in casa mi spinse contro una parete infilandomi la lingua in bocca mentre io con la mano cercavo e trovavo la cosa che più avevo desiderato in quei giorni. Con la mano scivolavo avanti e indietro lungo tutta l'asta, afferrandolo, lo tirai verso la camera da letto; mi chiese di inginocchiarmi e di insalivarlo per bene, appena incominciato mi risollevò subito girandomi; tolti i pantaloncini mi punto il suo pene contro l'ano e millimetro dopo millimetro la sua cappella si fece strada nel mio culo fino a cedere di colpo lasciandola penetrare per intero ; il dolore fu atroce, gli chiesi di toglierlo: "Toglilo Seddik, toglilo ti prego" ma lui, tenendomi abbracciato da dietro e di fatto bloccato mi diceva di stare tranquillo, che di lì a poco sarebbe passato, di respirare e stare tranquillo. Così fu, il dolore piano piano andò scemando mentre lui rimaneva immobile. Quando si rese conto che non soffrivo più lo sfilò per passarci sopra ancora saliva, si abbassò e sentii la sua lingua dentro il mio ano, era piacevolissimo. Si rialzò, mi tirò nuovamente a se; ero terrorizzato...e mi penetrò di nuovo, non sentì dolore, mi sentii solo pieno. Cominciò a stantuffarmi sempre con più foga e non so per quanto tempo; il mio pisello si alzava e si abbassava, sentivo le sue grosse palle sbattere e schioccare contro le mie chiappe...Mi scopò così per più di mezzora, non capivo più niente, ad un certo punto il mio corpo si arrese ,sprofondai di faccia sul materasso; sentivo il suo cazzo entrare e uscire liberamente nel e dal mio culo. Quasi mi sembrava di non averlo più dentro; accortosi forse di questo, Seddik prese a scoparmi il culo con ancora più foga tenendomi per i fianchi e allungando il suo piede sulla mia testa che mi teneva schiacciata contro il materasso mentre pompava così profondamente da sentirmelo arrivare fino alle viscere più profonde e le sue palle aderire completamente all' ano. Poi mi tirò per i capelli verso di se facendomi alzare dalla posizione precedente ma sempre inculandomi da dietro...lì cominciai a godere veramente, il suo cazzo era durissimo e il mio puntava al paradiso. Mi buttò di schiena sul letto, lui in ginocchio mi alzò il bacino è continuò a penetrarmi ma in modo violentissimo, non capivo più se mi faceva male la pancia, il buco del culo o le palle che sobbalzavano violentemente ad ogni colpo come fossero palline da ping pong legate con un elastico alla racchetta; non lo so davvero,mi ricordo solo che godevo e sbavavo come in preda ad una crisi epilettica; poi cominciò ad accarezzarmi con le sue grandi mani il petto, la pancia accompagnando le carezze a sapienti affondate , mi afferrò poi per i polsi, con le braccia tese a scaricare tutto il peso sul materasso e a trovare anche una presa stabile che mi inchiodava a quella croce di puro piacere. Poi ad un tratto, sentii il suo pene cambiare angolazione, le spinte erano potentissime, ma non entrava più tutto; la sua cappella sbatteva in una zona che mi dava un piacere incredibile; ad un certo punto sentii il mio pene tirare ancora di più, sentii come una vampata incredibile sul viso, sul collo e dentro il culo, la sensazione era come se dentro il culo si stesse gonfiando un palloncino pieno d’acqua calda, persi il controllo, sentii gli occhi girarsi all’indietro e le mie palpebre sbattere come impazzite in una fibrillazione innaturale, mi mancò il fiato…mi gridò “VIENI” , sentii allora come una scossa che mi parti dal culo per poi diramarsi lungo l’asta del pene e lungo la schiena; il mio pisello sborrò, schizzando potentissimo ovunque; ad ogni spinta uno schizzo lunghissimo di sperma liquido come piscia mi imbrattava pancia e petto; Seddik di colpo si irrigidi', immobile col suo cazzo completamente dentro il culo…passò un istante, poi senti il mio culo dilatarsi e restringersi, dilatarsi e restringersi, mi stava riempiendo di tre giorni di astinenza; ogni sua dilatazione mi riempiva fisicamente e mentalmente e i miei fiotti ora più calmi e densi, ricoprirono il mio pube. Sborravo ancora, piano e lentamente come un rubinetto rotto. La cappella mi faceva malissimo, tremavo; scosse elettriche attraversavano il mio corpo e piangevo, non lo so perché, ero felice, ma piangevo in preda a queste convulsioni che continuarono anche quando Seddik scivolò fuori da me. Mi continuò ad accarezzare e tranquillizzarmi poi mi addormentai o svenni, non so. Mi svegliai il mattino seguente, livido e sporco. Nell’aria c’era ancora un forte odore di sesso; mi lavai constatando sotto la doccia che il mio culo, seppur chiuso appariva morbido e burroso.Fu la settimana in cui prima che ritornassero i nonni,venivo scopato minimo 3 volte al giorno. Seddick volle che girassi nudo per casa e ogni volta che gli veniva la voglia,entrava in casa e mi inculava o mi faceva inginocchiare per farsi fare un bel bocchino prima di mettermelo nel culo e sborrarci dentro. Non sono particolarmente effeminato, ma quel giorno e alcuni a seguire camminai sculettando naturalmente, senza sforzo o pensiero. La verità è che Seddik aveva capito tutto: Io ero donna e avrei voluto esserlo tutta la vita per Seddik, avrei voluto essere per sempre il suo oggetto di piacere, pronta ad assecondare ogni suo desiderio, ad umiliarmi annientando qualunque rimanenza della mia virilità.
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