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La coppia e la commessa


di Membro VIP di Annunci69.it single80fe
10.05.2020    |    11.671    |    7 9.8
"“Dovevi… portare… un…” Continuo a fotterla con le dita, guardandola fissa negli occhi, mentre prendo il cazzo del marito tra le labbra, manco fossero una..."
“Leccalo lì, alla base della cappella”

La moglie tiene il cazzo durissimo alla base dell’asta, con pollice e indice a cerchio. Un bell’uccello, gonfio, eretto, che aspetta la mia lingua 24enne.

“Da brava, ora, sei arrivata fino a qui” continua lei. Mi accarezza i capelli, dolcemente, fa scorrere le dita tra le cocce bionde, lunghe, muovo la testa facendo attenzione a far toccare il cazzo ai miei capelli infiniti.

Mi sento potente e debole.

Appoggio la lingua all’uccello di quell’uomo, quello sconosciuto che ho intravisto nel camerino.

“Puoi provare a infilare la lingua nella pelle del prepuzio, e massaggiarglielo da dentro” continua massaggiandomi la nuca, e poi scivolando con la mano sulla schiena.

Sono così eccitata che colo nel letto matrimoniale di questa coppia di maiali.

Non pensavo avrei avuto il coraggio di raccogliere l’invito.

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Lavoro in una boutique del centro, maschile. Abiti di altissima qualità, Armani, Zegna, Hugo Boss. Mi piace vestire gli uomini, di tutte le età: è un po’ come rimetterli al mondo, ma arrapati.

Mi piace flirtare con loro, sono spigliata, divertente, lascio loro intravedere giusto un pezzo della mia anima, ma non mi concedo mai, almeno non a loro, non ai clienti.

Eppure nel pomeriggio ho notato questa coppia, eleganti, raffinati. Come se fossero zii dei desideri. Ho sempre avuto una passione per le persone più grandi di me, fin da ragazzina. I coetanei mi annoiano, poca fantasia, tanta meccanica: nelle parole e nello scopare.

Vedo che si aggirano per il negozio, lei sensuale ma non volgare, lui a modo. Ma quegli occhi nocciola accesi della donna, per un attimo, mi rapiscono.

Non ho pregiudizi, ma non ho avuto tanti rapporti con le donne: giusto qualche terzetto per far impazzire il ragazzo dell’epoca, ma niente di particolare. Eppure questa signora emana uno strano magnetismo.

Torno a sistemare i maglioni, mentre li lascio scegliere, da soli: lei sembra consigliarlo attentamente, prende con due tre abiti, e lo accompagna in camerino.

Non so quanto tempo passi, mi perdo tra i miei pensieri, mi capita, a volte.

Sento battere sulla spalla: “Scusami?”. E’ la donna della coppia.
“Senti, mio marito è un uomo molto esigente, sull’abbigliamento, sai, gli avvocati…”
Sorrido, annuisco, sono abituata.
“Puoi venire a darmi una mano? Sta diventando insopportabile”.
La seguo verso il camerino. Ancheggia, precedendomi. Mi sento attratta, che mi sta succedendo?

Il marito è in piedi, quando le scosta la tendina. Indossa un Armani, grigio antracite, camicia blu scuro, è elegante. “Dice che non cade bene il pantalone, puoi aiutarmi?” fa lei rivolta a me.

Guardo. Nessun imbarazzo da parte loro, ma ha una forte erezione, visibile, sotto quel tessuto magnifico.

“A me sembra che le stiano molto bene” dico rivolta a un punto equidistante tra loro.
Lui si siede, lei lo affianca, accavallando le gambe.
“E da seduto, come ti sembra il pantalone?” Lei gli sta accarezzando la camicia, con la mano elegante, braccialetto d’argento sottile, smalto brillante su quelle dita.

“Bene, mi sembra” dico mentre la mano di lei scende, inequivocabilmente.

“Beh, vi lascio provare gli altri abiti, ne avete una fila” dico indicando le grucce che li reggono.

“Puoi restare, se vuoi” dice lui, voce profonda, ferma. Non è un ordine, ma le note penetrano le mie orecchie. Di nuovo, ma che cazzo mi sta succedendo?

Non riesco quasi a muovermi, ammaliata da loro. Che sia la loro intesa?

“Credo che abbiano bisogno di me, in sala” balbetto mentre la mano di lei continua a scende, vedo distintamente l’erezione nei pantaloni e le dita che la lambiscono.

“Magari posso aspettare qualche minuto, aiutarvi a scegliere, in fondo è il mio lavoro, no?”

Ma che sto facendo? Me lo chiedo, mentre gli umori che iniziano a fare capolino tra le mie cosce mi rispondono, forte e chiaro.
Vedo la cappella gonfiarsi, stretta tra il tessuto e le dita di lei, che mi guarda, fissa, attenta ai mio sguardo che ormai non riesce a spostarsi dalla cappella del marito.
“Ha un bel cazzo, vero?” Non lo dice, davvero, lo leggo su quelle labbra rosse.
In tutta risposta sollevo il vestito, mi giro, mi piego lentissima inarcando la schiena, la mia fantasia disegna chiaramente la curva che faccio quando voglio essere scopata.
La risata di lei mostra quanto il marito gradisca.

“Lo sai che abbiamo provato diversi negozi?” Dice lei, ad alta voce, per farsi sentire fuori da quel camerino bollente. “Questo è decisamente il migliore” rispondo io, tornando a guardarli, mentre scosto per la loro vista il perizoma, bagnato. Inizio a stuzzicarmi piano, per loro.
Hanno lanciato una sfida, hanno trovato pane per i loro denti, penso mentre trattengo un gemito.
Lei appoggia il pollice al cazzo sempre coperto da quei pantaloni nuovi, freschi, che giuro, ora gli toglierei.

Ma lei mi ha preso per mano, e mi avvicina a lui. “Tranquilla, gioia” mi sussurra all’orecchio appoggiando le dita sulla clitoride. Una scossa profonda mi percorre la schiena, mentre mi offro spudorata alla bocca di lui.

Cazzo, ecco perché adoro gli uomini e non i ragazzini. La sua lingua è lenta, calma, calda, si insunia, scivola, mi fa sentire illuminata, mentre vedo lei accelerare movimenti e pressione. Lui lecca clitoride e labbra, scivola piano mentre ansima trattenuto dalla mano di lei sul cazzo gonfio.

Il camerino è caldissimo e la voglia mi assale: vorrei quel cazzo dentro, adesso, la bocca di lei addosso, ovunque.

Lo sanno, lo sentono.

Si fermano. Si alzano. Sono sudata, ho voglia di cazzo, ho voglia di tutto. Sono io, eccitata.

Lei mi porge un biglietto da visita: “Scrivici, tranquilla, non lo faccio godere finché non sei con noi. Se vuoi porta un amico, non ti sarà difficile con quel bel culo che ti ritrovi” e me lo sculaccia letteralmente. Sono vicina all’orgasmo.

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E adesso sono nel loro letto, istruita da lei.

Mi prende la testa, e la fa scivolare. Cazzo, che troia. La fa scivolare fino alla gola e mi tiene il collo stretto, quasi a masturbare il cazzo del marito che mi sfonda la gola.

Mi lascia andare, tossisco, sputo sul cazzo: “Che troia che sei” le dico mentre tengo il cazzo di fianco alla faccia, durissimo.

Penso a quanto è fortunato quel maiale, e a quanto mi ha fatto impazzire la sua lingua.

Lei in tutta risposta viene a baciarmi e le nostre lingue scivolano sulla cappella, mentre continua a tirarmi i capelli e guidarmi su quell’uccello.

“Inizi a fare la brava, ora?” Mi sculaccia ancora. Vorrei reagire, ma sono fradicia, ancora, da quel maledetto camerino.

“Si, amori” e inizio a succhiare l’uccello, mettendomi a pecora, in mostra, manco fossi Valentina Nappi.

“Ho fame” dice lei e si porta dietro di me.

Se la lingua di lui mi ha eccitato, lei mi fa godere. Cazzo, godo come una puttana col cazzo di lui in bocca, pochi secondi dopo aver sentito la moglie leccarmi clitoride, figa e buco del culo.

“Sei dannatamente buona” mi dice mentre torna a baciarmi. Allungo una mano, le sfioro la figa. Come immaginavo, è bagnata come me. Le infilo tre dita rivolte verso l’alto, di colplo, e spingo.

“Stronza” geme forte, mentre mi morde le labbra. Inizio a scoparla con la mano.

“Dovevi… portare… un…” Continuo a fotterla con le dita, guardandola fissa negli occhi, mentre prendo il cazzo del marito tra le labbra, manco fossero una figa. “... amicoooo” E mi gode in mano, schizzandomela, è bollente, la assecondo, la lascio colare, raccolgo i suoi umori e porto la mano alla bocca del marito: gli si illuminano gli occhi e inizia a succhiarmi le dita col suo uccello saldamente nella mia bocca.

“Avida” mi sposta la testa. Lo prende in mano, lo rivendica: col corpo, con lo sguardo, con la figa. Inizia a fotterlo da sopra, ha lasciato andare ogni freno. “Prendi lo straopon dal comodino” Non me lo faccio ripetere. Lo indosso lenta, per farla impazzire, ondeggiando con i fianchi. “Senti troietta” dice ridendo “se continui a muoverti così mi fai mettere incinta ancora”. “Lo sai che ogni volta che parli mi fai bagnare la figa? Ora vengo a punirti” Lubrifico il dildo come se mi stessi segando, e mi metto dietro di lei. Non l’ho mai fatto. Ma la inculo, forte, di colpo, grida tanto da ferirmi le orecchie.

“Non pensavamo fossi così pronta” la voce di lui emerge dagli abissi, mentre mi ammira fottere il culo della moglie con il cazzo dentro di lei.

La prende per i capelli, le sputa in bocca: “Godi, troia, faglielo sentire alla ragazzina”

Forse sono le sue parole, ma la moglie inizia a contrarsi ed esplode di umori e grida, riempita da entrambi. Vedo lo sguardo di lui che praticamente eiacula voglie addosso ad entrambe.
Quasi corro, lo voglio. Gli prendo il cazzo, glielo strappo dalla figa di lei che ancora cola e gode e inizio a leccare, avida e furiosa, figa, cazzo, cappella, clitoride, sono miei uno davanti all’altra e inizia anche lui a gemere forte, fortissimo, mentre lecco, succhio, tocco, massaggio, sputo, colo, sborra fortissimo tra le mia bocca e la sua figa e io lecco, bevo, raccolgo e succhio ancora, lo svuoto nella bocca e mischio sperma e umori e lei gode ancora tra cazzo e bocca e mi sento la pancia esplodere di voglie come avessi appena iniziato a scopare e avessi scoperto che è la cosa più bella del mondo.

Mi abbracciano, in mezzo a loro. Siamo fradici, ancora eccitati. Ci baciamo, in tre. Dolci, porci. Cazzo, che è appena successo?


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