trio
La complice ideale - prima parte
di single80fe
23.12.2021 |
5.733 |
3
"“Uno stronzo arrapato” ma sta sorridendo..."
A volte, la mattina mi sveglio con fatica, da quando ho compiuto quarant’anni: chissà se capita a tutti.Sono più lento a iniziare i miei esercizi quotidiani, necessari per essere al meglioin questo mondo che si risveglia dopo la pandemia.
Certo, quando mi risvegliavo da giovane avevo sempre il cazzo durissimo, ora dipende un po’ da cosa sogno la notte. Anche se i 40 anni mi hanno insegnato tante cose, e amo pure insegnarle.
Sono un po’ perso tra i miei pensieri, mentre mi metto a cavalcioni sul bidet, in uno dei riti del mattino.
L’acqua si scalda scorrendomi sul cazzo, mentre la mano scorre dal culo ai coglioni, sull’asta, le dita scoprono la cappella. A volte, in questa posizione, emergono fantasie e mi viene voglia di scaricare la tensione prima di andare al lavoro. Il pene inizia a irrigidirsi, resto per un attimo indeciso, chiudendo gli occhi e giocandoci un po’.
“Fatti più avanti” una voce alle mie spalle. Mi prende un po’ di sorpresa. “Pensavi di sborrare senza di me?”.
Le bastano da sempre poche parole per farmi indurire il cervello. Il cazzo è una conseguenza.
“Chiudi gli occhi” continua. La sento avvicinarsi. “Non girarti”.
L’acqua scorre sul cazzo, sui coglioni, si sta alzando, ora sì, come quando ero giovanissimo. L’effetto che mi fa.
La sento dietro di me, tengo gli occhi chiusi. Si siede alle mie spalle, mi abbraccia, gioca appena con i polpastrelli tra i peli del petto. Si stringe, è nuda. Sento i capezzoli duri sulla schiena, le labbra sul mio collo.
“Lo so quanto ti arrapi quando ti lecco il collo, sei come una donna” sorride mentre mi parla e lascia scivolare la mano sull’addome.
“Mi basta un niente per eccitarti, senti qui che mi tocchi già la mano con la cappella” e nel farlo ci passa sopra il dorso, si bagna con l’acqua che scorre. Allontana la mano, mentre continua ad alternare parole e succhiate alla nuca. È eccitata, lo sento dall’odore, dal calore, dalle sue gambe aperte che mi avvolgono i fianchi tesi.
Ho il cazzo durissimo, già ora.
“Avevo voglia della tua lingua, questa mattina” prosegue, mentre scivola con i polpastrelli sulle palle tese, leggerissima, sa che non sopporto dolore lì.
“Sei uno stronzo” e mi afferra la base dell’asta, al confine coi coglioni. “Uno stronzo arrapato” ma sta sorridendo.
La sento allontanarsi un poco con l’addome, quasi la figa lascia un filo di umori. La sento sfiorarsi, e mi stringe di nuovo. “Guarda in basso, M., guarda i miei polpastrelli bagnarti la cappella con gli umori caldi”. La guardo, vedere il suo smalto nero bagnarmi la cappella è uno spettacolo che mi ha sempre rapito.
La sta stringendo alla base, facendo un cerchio tra indice e pollice, scorre sulla pelle, mi scappella, mi copre, non trattengo un gemito. “Lo so ormai quanto ti piace, porco”. E mi stringe completamente il cazzo nella mano, segandomi lentissima, per tutta la sua lunghezza.
“Adoro averti in mio potere” e si fa scivolare una mano tra le cosce, tra noi. Saperla gestire il piacere di entrambi mi rende ancora più eccitato, duro nel suo palmo.
Ci partono alcuni gemiti, uniti, mentre lei accelera sulla clitoride e rallenta ancora sul cazzo.
“Mi fai morire” sono le prima parole che dico.
“Non sai ancora quanto, oggi”. Quasi sborro. Si ferma di colpo, la cappella bagnata di umori.
Chiude l’acqua del bidet. “Alzati e girati” Eseguo. Il cazzo rivolto verso l’alto svetta, anche se chiuso nella sua mano. Mi sega ancora, senza accelerare, si tocca ancora, davanti a me, stavolta.
“Voglio godere con il tuo cazzo in mano” esclama, sorridendo.
Devo trattenermi, non vengo da qualche giorno, potrei scoppiarle sulla pancia fino a bagnarle il sito e guardarla riempita di seme.
“Fai il bravo, non godere. Ho un piano per te”. Oggi mi ucciderà, penso.
Si inginocchia, senza smettere di toccarsi. Mi guarda, eccitata, calda, con quei capelli biondi che sono la prima cosa che ho notato di lei, tanti capelli biondi. Mi prende la cappella tra le labbra, lecca il frenulo, così lenta che per poco non urlo di voglia. Mi bagna il cazzo e poi: “Ora ti prendo in bocca completamente. Sto lì, ferma, mentre godo. Non azzardarti a sborrare”.
Fa esattamente quanto promesso e mentre sento il cazzo gonfio che pulsa nel calore della sua bocca, torturato dalla sua lingua, esplode in un orgasmo denso, mugolante con la bocca piena, quasi cola a terra.
Quando riemerge scopriamo che mi ha invaso il cazzo di saliva e la vedo brillante, con il viso bagnato. Mi dà due colpi fino in gola, lacrima, sbava, mi lascia così vicino all’orgasmo che mi tremano le gambe.
“Ora basta” e si alza in piedi “torno a letto un po’, stamattina ho una call alle nove e mezza. Ma ti lascio un compito”.
Me lo dice girandosi e mostrandomi il dragone orientale che orna la sua schiena tatuata e che io adoro riempire di sborra. “Hey, so quanto adori la mia schiena, ma fai il bravo. Tieni la sborra per la tua collega”.
Sorridiamo. Da due settimane stiamo chattando con una giovane collega. 25 anni, piccolina, gonfia dalle tette alla figa. Quando mi guarda, dopo le allusioni, sa quanto può imparare da un dom con esperienza. Non le ho ancora parlato della mia donna: o meglio, sa che esiste, l’abbiamo usata solo come esca per giovani donne che si arrapano con il tradimento.
Quello che la collega non sa, è che il piano di farmela scopare è di E, la mia complice.
Ne parliamo da un po’, addirittura E ha chattato via whatsapp al posto mio, col mio telefono, per eccitarla.
La ragazza non sa nulla, ma è tutto per il suo piacere. Adoriamo mettere in mezzo giovani lolite che credono di essere porche. E poi ci incontrano. E capiscono.
“Vestiti porco, che stai ancora lì a cazzo duro”. Mi prende in giro, la stronza. “Intanto tu hai goduto!” le grido mentre cerco di rimettermi in sesto.
“Sì, e quale compagna gode se al lavoro sborri le tette della giovane collega?”
Già, vince sempre le discussioni così, come si fa a tenerle testa?
Metto la camicia, vedo che mi guarda, mentre si rimette a letto. So che adore le mie camicie, la arrapano. Sono parte di me. Penso a tutto questo, ma il corpo è attirato, magneticamente.
La testa tra le sue cosce, per un saluto: “Non ti ho leccata, perché poi mi viene troppa voglia di sborrarti” le dico mentre accompagno labbra e lingua sui suoi umori. “Toccati la clitoride e schizzami in bocca”.
Ho il cazzo che pulsa, lo sfiora con i piedi, sa quanto mi piace. Gode ancora, per la seconda volta, la bevo.
“Vai a lavorare, dai”.
Eseguo, oggi comanda lei.
“Stasera ti lego al letto” il vocale che le mando dall’auto. Non mi risponde, se la conosco mi sta facendo un video che userà per arraparmi ancora, al momento meno opportuno.
Arrivo al lavoro, con il cazzo ancora barzotto. Abbiamo tutti ancora le mascherine, ma lo sguardo della lolita 25enne è strano, molto strano. Saluta, pare vagamente imbarazzata.
“Senti, a che gioco state giocando?” Il messaggio, a metà mattina, della ragazza su whatsapp. Guardo bene la conversione. C’è un vocale che non ho inviato io.
Metto gli airpod. Li collego. Non so che aspettarmi. La voce di E, ovviamente, che le dice: “Cara S., da due settimane ti stiamo arrapando insieme, io e lui. Mi sono masturbata ora guardando le tue foto e pensando al cazzo di M che si esplora, ovunque. Lo senti? Mi sto toccando ora. Sai cosa dovresti fare? Stamattina l’ho portato al confine dell’orgasmo, ora è arrapato come un porco. Portalo in bagno, succhialo fino a farti sborrare sul seno; poi copriti e tornate a lavorare. Non pulirti. Vieni a cena. Ti pulirò io, ovunque”.
Guardo S., la ragazza nuova. Mi vede con le cuffiette. Capisce. Capisco. Gira la testa verso il bagno.
Le scrivo: “Non ti piace questo gioco?”
Risponde: “Voglio farmi fottere da entrambi. Ma la tua sborra, ora, me la bevo. Dovrete educarmi, insieme”.
I coglioni le esplodono in bocca pochi minuti dopo. Mi beve. Prendo il telefono, fotografo una virgola di sborra che le cola dal labbro, lasciata lì a bella posta. “Non vedo l’ora che arrivi la cena” è la didascali che mando a E.
Un vocale, da ascoltare insieme: “Bravi i miei maiali, vi aspetto”
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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