Lui & Lei
Un pezzo atipico per donne singolari
di single80fe
03.03.2018 |
3.812 |
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"Ti guardi un secondo intorno, fai scendere la mano sotto al vestito, ti sfiori guardandoli..."
Più che un racconto, un appello. Un discorso. Ho faticato nello scegliere la categoria.Un appello a te, donna, singola o in coppia, che hai una mente più evoluta della media. Che sai quanta carne da macello c’è qui, e quanto gli individui facciano la differenza.
È rivolto a te che hai capito, troppo presto, che nella vita siamo soli, anche in due, in tre o in quattro. Che conta il piacere, dato e ricevuto, ma che non è mai più lungo di qualche ora, giorno, mese, anno con fatica.
Per te che sai che il falso cameratismo è lo strumento che usa chi non ha i mezzi, per evitare la disperazione.
A te, che hai capito che la trasgressione non è animale: gli animali non trasgrediscono. A te che sai che l’eccesso è tipicamente umano, intellettuale.
Un piacere intellettuale che si scioglie nel corpo, ma parte dalla mente, dalle fantasie, dalla complessità di una natura umana superiore.
Tu, che credi fermamente all’uguaglianza tra gli umani, ma non puoi fare a meno di catalogare livelli e differenze, ed esserne attratta.
- Signorina?
“Cazzo” pensi “mi sono distratta al colloquio di lavoro”.
- Sì?
- Può andare, abbiamo tutti gli elementi per decidere. Le faremo sapere.
A te che sorridi, uscendo, anche se quel lavoro non lo avrai mai. Sorridi perché è quello che in coppia dicevate ai singoli quando volevate rifiutarli senza polemica.
A te che hai mostrato la figa nuda e liscia sotto al vestito all’uomo del colloquio, un uomo di mezza età che ad un certo punto sudava freddo. Sei stata brava, non ha capito se lo hai fatto intenzionalmente, se era un tentativo di corruzione.
Tanto di quel lavoro non hai bisogno, lo hai fatto per sfizio intellettuale. Il tuo curriculum è impressionante, sei una donna intelligente.
Già nel tuo lavoro, sai che per ottenere quanto un uomo, avrai bisogno di faticare il doppio. Per fortuna non è difficile.
Sei sicura di te, hai piena consapevolezza del mondo. E sai quanto può essere lacerante tutto questo. Sai che la coppia, di per sé, è lo strumento con il quale si tengono buone le persone. Che altrimenti sarebbero costantemente a cazzo e figa nudi duri e bagnate a cercare di soddisfare le proprie voglie.
Hai capito, hai avuto la rivelazione. Ma le rivelazioni non portano alla felicità. Portano solo alla consapevolezza che siamo schegge impazzite di un mondo senza senso. Ma sono state queste considerazioni ad aprire la porta del piacere più intenso.
Sublimare l’umano, il feticcio, la parafilia, le situazioni più intriganti, per risvegliare gli animali che portiamo dentro.
Pensavi questo mentre ti facevi montare dai tuoi migliori amici. Sono state notti lunghe, a sfidarli, col sorriso, prima, con la malizia, poi.
Con l’intelligenza e la razionalità, alla fine.
Uno in bocca, uno nella figa. Lentissimi. Ripensi a quella sera, uscendo dal colloquio. “Chissà se glielo avessi raccontato, quando mi ha chiedo delle passioni non lavorative: avrei potuto dirgli che amo succhiare cazzi sconosciuti, o scoparmi i miei migliori amici, che, incidentalmente, sono i mariti delle mie migliori amiche”.
Non sanno cosa si perdono, le tue migliori amiche. Un mondo libero, che non darà mai soddisfazione completa, ma solo parziale. Ma è uno dei modi per sopravvivere. Soprattutto per chi vede cose che altri non vedono.
Non è facile essere come te, di queste cose non si parla nel mondo reale. Nel mondo reale non puoi dire che al bar dove ti sei fermata dopo il colloquio stai ammirando una coppia di ventenni, universitari in una città universitaria, che chiacchierano e sorridono. E l’unica cosa che vorresti è portarteli a letto, scoparli entrambi, ora, nelle loro camere condivise, farti sentire godere dai coinquilini e magari scoparti anche loro.
Le persone normali direbbero che sei una troia, una ninfomane. Ma in cuor tuo sai che non sei normale. Che la normalità non esiste. Esiste un canone fatto per la società, un canone per la massa.
L’aristocrazia ha sempre predicato bene e razzolato male (e mentre li guardi baciarsi di parte una fantasia di vestiti ancien regime e finti pudori che nascondevano grandi perversioni) perché quel razzolare male è l’unico senso della vita.
Non ti sta guardando nessuno, e hai voglia di sfiorarti la clitoride lì, al bar. Ti guardi un secondo intorno, fai scendere la mano sotto al vestito, ti sfiori guardandoli. “Sei proprio una troia bagnata” pensi tra te e te.
A casa non c’è nessuno che può capirti, anche se hai un uomo, una famiglia, degli amici.
A te che sorridi del lessico: gli scambisti li chiamano incontri, chi pratica bdsm, sessioni. Il linguaggio, una enorme falsità per inscatolare concetti complessi. Anche questa, espressione della massa, incapace di cogliere la complessità del mondo, figuriamoci quella di un orgasmo.
Ma mentre ti perdi nelle rivelazioni intellettuali, decidi di andare oltre, un polpastrello, due dentro. Inarchi la schiena solo per il piacere del rischio di essere scoperta.
Poi accade in un secondo: avevi chiuso gli occhi. Un biglietto sul tavolino, la schiena di un uomo ben vestito, completo antracite, uscire dal bar.
“Ti ho vista” e il suo numero di telefono.
“Bravo” pensi, giocando con la carta, pensando di buttarla. Poi prendi il telefono in mano: “Sfacciato” gli scrivi.
È inevitabile. Ora aspetterai la risposta. Qualunque cosa tu farai durante il giorno, penserai a quella schiena elegante, e al fatto che ti ha vista masturbarti in un bar della zona universitaria. So che lo vuoi, ma non ti abbasserai a chiamarlo.
Ti alzi, vai verso la coppia. Sfacciata, come solo la consapevolezza può renderti.
- Ciao ragazzi. Andiamo a casa?
Alzi la gonna e mostri loro la tua figa bagnata. Lei è sorpresa, forse scandalizzata. Lui attonito. Nemmeno nelle sue fantasie più bagnate sarebbe andata così.
Eppure funziona, non ti sai spiegare come. Ma come in un sogno hai il suo cazzo che ti scopa la bocca, e lei ti sta leccando via il secondo orgasmo.
Sono freschi e caldi allo stesso tempo, e adori godere con la loro esuberanza pensando a quel vestito che si allontana. Hai la suoneria alta del telefono, pensi, per sentire se ti scrive un messaggio, mentre lui ti sta scopando a pecora e sai che godrà a breve.
Ti giri e lo masturbi nella tua bocca, guardando lei negli occhi sgranati, rapita dalla tua abilità nel farlo godere e gridare.
La tieni in bocca, non la ingoi. Le prendi il viso, tra la dolcezza e la forza, e gliela riversi tra le labbra: - Bevi la sborra del tuo uomo, amore.
La sera lo chiamerai, l’uomo col vestito.
- Non uso messaggi - la sua risposta - aspettavo una tua chiamata.
- Mi sono scopata una coppia, oggi - gli dici
- La coppietta del bar? - Ride di gusto - e sei riuscita a divertirti?
- Dove non arrivano gli altri, arrivo io - dici sfacciata.
- Ah si? Vediamo dove arriverai. Vieni nel mio ufficio, ora. Se mi hai chiamato, è perché sei ancora fradicia e hai ancora voglia.
- Non sarà così semplice per te. Sei un uomo complesso. E gli uomini complessi faticano sempre ad arrivare alla mia figa.
- Chi ti ha detto che voglio la tua figa? Voglio la tua testa.
Poche parole, e sei colpita duramente. Potresti prendere un taxi, raggiungerlo, dominarlo con la bocca, come sai fare.
Giocate al telefono, la pigrizia, il lavoro, la fatica vincono. Ma godi, eccome se godi di quell’uomo che ha iniziato a capirti solo con uno sguardo rivolto ad una schiena inarcata per un piccolo atto di masturbazione in pubblico.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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