trio
L'artista esibita (dedicata)
di single80fe
30.06.2018 |
4.778 |
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"Geme e inizia a muoversi, a cavalcarlo, piena in bocca e in figa di due uomini che la stanno mostrando a chissà chi e il pensiero le fa perdere ogni..."
Le aveva chiesto di indossare un vestito celeste, del colore dei suoi occhi, senza intimo.Un vestito corto, con la schiena scoperta. Un vestito importante, eccessivo, quasi, ma senza dimenticare la classe.
Un tacco della foggia da lei preferita, anche da quello avrebbe iniziato a scoprirla.
Le aveva chiesto di non indossare biancheria intima, per quanto entrambi l’amassero. Ma il gioco non la prevedeva.
Di lei, lui conosceva poche cose: si erano conosciuti su un portale di annunci ad alta tensione. Lui era affascinato dalle parole, dalle foto, da quel buco del culo esibito con magnifica naturalezza. Dai capelli dorati, dalle pose eccitanti. E le parole scambiate erano semplicemente la conferma di quel calore pieno che emergeva da quel corpo.
Di lui, lei conosceva la voglia tesa, le parole ardite, la capacità di variare stile e tono: alto e basso, sublime e volgare: come solo certa arte può essere. Lei amava l’arte, e incontrava in coppia. Ma le persone evolute che entrambi stavano cercando conoscevano il gioco, la necessaria sicurezza, la passione che poteva nascere. Tutto sembrava naturale, pur nel piacere costruito.
Entrambi sapevano che il piacere vero esplodeva a metà strada tra l’essere animali e l’essere umani: tra la cultura e la natura, entrambi amavano giocare.
L’invito ad una mostra, in una piccola città di provincia. Una città dalla vita culturale intensa, ma non cosmopolita. Una vita un po’ nostalgica, di tempi passati che mai erano esistiti, una città che lottava ancora per la sua apertura.
Una domenica pomeriggio, verso sera. Lei e l’amico sarebbero dovuti arrivare davanti al magnifico palazzo storico, sede della pinacoteca locale. Lui aveva promesso sorprese.
In tre all’ingresso, sembrava non esserci la necessità di fare biglietti. Parole cortesi, vagamente impacciate. La bellezza della donna aveva illuminato l’ingresso, il culo intravisto attraverso il vestito corto e leggero attirava gli sguardi. L’amico era compiaciuto, metterla in mostra lo intrigava, sempre.
Gli italiani in Francia alla fine dell’ottocento: il titolo, poco fantasioso, della mostra. Boldini su tutti, con il suo tratto erotico, esplosivo, furente. I loro sguardi sulle opere, gli sguardi del pubblico su di lei, quasi oscena in quella schiena nuda, una schiena sulla quale, salutandola, lui aveva fatto percorrere, lentissimo, un polpastrello: proprio al centro della colonna vertebrale. Dalla testa della donna era partito un brivido intenso, che le aveva percorso il corpo fino al piedi, fino alla figa scoperta. L’elettricità cresceva, opera su opera, per i tre, vicini, che parlavan di pennellate e pennellare, di colore da spargere, di doppi sensi alti e bassi. Giocavano già, con le parole. La coppia ancora ignara del vero gioco che li stava aspettando.
Gli uomini la avvolgono, di parole, pensieri, mani, ancora in pubblico. I tacchi risuonano nella ampie stanze, affrescate e piene di opere. L’impianto critico è rivedibile, piccola mostra, piccola città, ma in fondo in fondo nessuno dei tre è lì per quello.
- Seguitemi, ora.
L’uomo li porta in un corridoio buio. Sembra una stanza anecoica, una di quello in cui luce e suono del mondo reale scompare. Il corridoio è stretto quanto una porta, i tre corpi vicini, la voglia che crescere. I due ospiti si chiedono cosa accadrà.
- Spogliamola.
E quattro mani lente le sollevano il vestito, lasciandola, splendida, esposta al tatto delle mani, perché il buio li sta accompagnando. Lei si sente allo stesso tempo protetta, eccitata, intimorita. Non sa ancora cosa sta per accadere.
- Metti questa - dice lui infilandole una maschera, pesante, che lascia libera la bocca. - Ora entra in questa porticina - e la apre lasciando entrare un biancore di luce accecante. - Quando sarai dentro, saprai cosa fare, ne sono certo. Altre cose accadranno, ma proseguiamo, un passo per volta.
La paura cresce, la maschera è pesante, il corpo nudo, vestito solo dalle scarpe la fa sentire indifesa: sa, però, di essere splendida e il timore la fa sentire pronta a tutto. E’ un cortocircuito interessante. Sa che l’amico non la metterebbe mai in pericolo, sa che l’uomo sconosciuto è persona dai piaceri intensi, forse quasi pericolosi, ma confida mai in modo realmente dannoso.
Entra.
La stanza è grande, circa 6 metri quadrati. Quasi completamente vuota. Tre pareti e il soffitto di un biancore accecante, uno specchio enorme, grande quanto tutta la quarta parete, le mostra la sua bellezza e la maschera artigianale, dai ricordi picassiani.
Un piccolo pensiero imbarazzato nella sua mente: - Quanto potrò essere narcisa e porca, ad eccitarmi nella mia immagine riflessa? - Ma è realmente splendida, vestita solo della sua pelle.
Al centro della sala, girata di tre quarti rispetto allo specchio, una chaise longue di Le Corbusier e un leggio, posizionato all’altezza della testa, con un libro, aperto ad una pagina precisa, un invito alla lettura.
- Ha costruito un palcoscenico - pensa, sola, nella stanza bianca. - Questo sforzo è da premiare.
Perché lo sa, che quello è uno specchio finto. Dall’altra parte ci saranno sicuramente i due uomini. E poi pensa anche: - E chissà chi - conoscendo i giochi pericolosi e multipli a cui amavano, tutti, giocare. - Chissà chi c’è di là, oltre a loro due. Uomini facoltosi, che magari hanno pure pagato per lo spettacolo, o coppie vertiginose e selezionate, donne bellissime.
Questi pensieri alle persone normali creerebbero paura, in lei generano eccitazione, forte, intensa, calda. Calma, anche, per ora. Ma i desideri sono universali, lei ha solo un poco più di coraggio.
Si siede languida, decisa a non mostrare ancora nulla se non il profilo di quelle gambe e di quel corpo, e inizia a leggere, ad alta voce, dal libro convenientemente aperto.
E’ la traduzione in italiano di qualcosa di giapponese, capisce dopo un po’. Continua a leggere interpretando al meglio una storia che parla di corde, di donne legate, di piaceri rimandati. Parla di come si possa toccare al meglio una donna immobile, impotente, schiava dei legami e della propria voglia crescente. La donna della storia, la cui voglia cresce, impetuosa, come la donna della realtà.
E’ un racconto a tinte forti, e mentre sale il tono le gambe di lei iniziano a dischiudersi. Inizia a sfidarli, attraverso lo specchio. Sente nello stomaco che la figa sta iniziando ad aprirsi, intensamente, che si bagna ancora di più, rendendo concreto e avvertibile e intenso quel desiderio che prova fin da quando ha iniziato a vestirsi.
Le dita bagnate tra le labbra della bocca, per girare una pagina, lo sguardo che passa dallo specchio al volume, la voce che inizia, lentamente, a cambiare invasa dal piacere.
Di nuovo le dita alle labbra, la saliva che le imperla, e finalmente lei decide che li ha fatti aspettare abbastanza, che si è fatta aspettare abbastanza. Sa che non deve smettere di leggere ad alta voce mentre membri possiedono senza tregua una donna legata e impotente, lei si sente piena di potere, del potere di farli eccitare semplicemente percorrendo il suo corpo con le dita bagnate di saliva.
Arriva al monte di venere, legge ancora, solleva appena la schiena per mettere in mostra i seni che sa essere perfetti, e scivola. Lo spettacolo delle dita che schiudono le labbra, sfiorano la clitoride, appena, leggere percorrono tutta la lunghezza della sua voglia ora realmente fradicia, mentre la storia prosegue.
Continua a leggere, ma è come se si ascoltasse fuori dal proprio corpo. Continua a leggere, sfiorandosi per un pubblico ignoto. Fa scivolare prima un dito e poi due dentro, un gemito interrompe la lettura, che ricomincia mentre si lascia scivolare le dita bagnate sul corpo, fino ad un capezzolo. Lo tocca, lo massaggia a beneficio del pubblico, mentre ancora allarga le gambe, per esibire, senza più nessun pudore, tutta l’eccitazione della giornata.
Solleva il bacino, si inarca, il piacere sale la voce si rompe ma non si interrompe, le dita ora la massaggiano, lo spettacolo che sa di offrire è così intenso e le riverbera in tutto il corpo, il primo orgasmo sta salendo la testa si perde tra le parole scritte, quelle pensate, anticipate, gli umori il suo odore la inebriano, il pensiero che la sua sessualità colpisca prima lei degli altri la sta quasi per far godere quando si accorge di non essere più sola.
I due uomini, mascherati come lei, le sono di fianco. Uno da un lato, uno dall’altro. E sono nudi, eccitati, tesi, duri. Una fitta le parte dalla vagina e si irradia per tutto il corpo. Non ha goduto ma trema.
- Continua a leggere
E nel racconto, nel suo finale, molti uomini stanno letteralmente sborrando addosso alla ragazza legata.
Non pensa più lei, non è più pensiero. Solo corpo, solo voglia.
Riconosce il cazzo del suo amico, e per differenza, quello dell’ospite. Quello che si è inventato questa situazione. Ora è quasi certa, c’è un pubblico oltre a loro tre. E si esibirà per loro, artista in una mostra di artisti superiori. Dovrà farsi valere, pensa e ride dentro di sé, dopo aver interrotto la lettura, pensando di mostrare qualcosa di decisamente più intrigante.
Prende in mano l’uccello dell’ospite. Alla base, lo stringe e lo guarda negli occhi attraverso le maschere. Appoggia la lingua sul frenulo, appena, e sente il cazzo irrigidirsi ancora di più. Fa scivolare saliva sull’asta con la mano e inizia a masturbarlo piano piano, lenta, mentre il suo amico le sta sfilando le scarpe, lasciandola completamente nuda, esposta, esibita.
Avvolge il cazzo dell’amico tra i piedi, mentre fa scivolare il membro del terzo tra le sue labbra. Tutto è quasi ovattato mentre il piacere brucia dentro ai tre.
Sente l’uccello conosciuto tra le piante dei piedi, con le dita scopre e copre sistematicamente la cappella, scivola di voglia, di eccitazione già bagnata, e intanto prende il cazzo sconosciuto tra le labbra, lo fa scivolare, prima solo il glande, e poi l’asta e fino in fondo, fino quasi a deformarle il volto mentre l’ospite inizia a sentire la gola di lei, perfetta, avvolgergli la cappella. E’ come se fosse una seconda bocca, a prenderlo, il piacere sta crescendo in modo così impetuoso che teme di esploderle direttamente nello stomaco.
Lei continua, lo fa scivolare completamente dentro la bocca, e poi scivola fuori, arrivando a baciargli appena la cappella completamente piena di saliva, e ritorna a prenderla completamente, tra le guance risucchiate e di nuovo fino alla gola.
L’amico ora si è chinato, senza interrompere il contatto tra i piedi e il cazzo, e la sta leccando piano, scivolando con la lingua dal buco del culo alla clitoride, tra le labbra, penetrandola e sfiorandola, toccando quei punti che conosce così bene, quei punti che la fanno accendere, esplodere. I suoi gemiti si confondono ad un principio di lacrime, reazione istintiva ad un cazzo che ti sfonda la gola.
Non si tratterranno più. Il punto di non ritorno è passato, la voglia è implacabile, pubblico o non pubblico.
- Scopatemi - E’ un grido, nella stanza bianca.
Non ha più la possibilità di resistere. L’amico le spalanca le gambe, spettacolo a beneficio del pubblico invisibile. La regge per le caviglie, gliele bacia e scivola dentro, iniziando a dettare il ritmo del suo respiro, mentre lui, nella bocca, inizia a scoparla. Non le lascia più dettare il ritmo di un pompino che lo aveva quasi paralizzato. Ora la stanno possedendo entrambi e il primo orgasmo esplode fragoroso, quasi buttandoli fuori da lei. Grida e inizia a dimenarsi, riprende il controllo della situazione, prende in mano l’ospite, lo guarda, gli sorride, gli spunta sull’uccello e si china a raccogliere la saliva, percorrendo l’asta con la punta della lingua, fino al buchetto che sovrasta la cappella.
- Sdraiati - gli dice, sfilandosi dall’amico.
L’ospite esegue, si accomoda, a cazzo durissimo, sulla sedia lunga, di design.
Lei gli si mette sopra, tenendo in mano il membro imperlato dei suoi umori, dell’amico.
Prende in mano il glande sotto di lei, e ci gioca con le dita. Lo massaggia, lo fa scivolare piano sulle labbra, lo bagna: - Adoro sentire il mio sapore su un uccello - dice mentre inizia a leccare l’amico, quel gusto noto, guardando lo specchio e sorridendo.
Continua a massaggiarsi e a masturbarsi con l’uccello sotto di lei, come se fossero le sue dita, o un vibratore. Entrambi gli uomini gemono, ora, argilla bagnata del suo piacere, nelle sue mani, durissimi.
E si fa impalare lentamente, lo sente scivolare dentro e riempirla di una erezione rara. Ha l’uccello curvo verso l’alto, pensa mentre la cappella spinge sul punto g e quasi le strappa un nuovo orgasmo. Geme e inizia a muoversi, a cavalcarlo, piena in bocca e in figa di due uomini che la stanno mostrando a chissà chi e il pensiero le fa perdere ogni prudenza, ogni ritegno: - Scopami il culo - grida all’amico - scopamelo!
Lui va dietro di lei che continua a cavalcare, in movimento sinuosi, l’uomo. Ha l’uccello così fradicio di saliva e umori, e lei è così aperta per il pubblico e per gli uomini, che scivola dentro. Si sente ingabbiato da quel culo perfetto. Stringe, e l’uomo sotto di lei la sente così piena che il cazzo inizia a pulsare ancora di più. Inizia a muovere il bacino per alternare la presenza con l’altro.
Lei ora si sente completamente posseduta, si alternano tra la sua figa e il suo culo, piena di carne che vibra che gode di lei, per lei, con lei. Non resisterà.
Tutte e tre sentono il piacere che cresce impetuoso, implacabile, fortissimo, e mentre lei inizia il percorso verso un inevitabile e squassante orgasmo, sincroni, cambiano ritmo: invece di alternarsi la riempiono all’unisono. Concordi nel muovere i loro uccelli dentro di lei, insieme spingono nella figa e nel culo, fanno crescere il piacere che arriva, arriva, arriva e di nuovo un grido, stavolta quasi assordante, mentre l’orgasmo scoppia e i due uomini fermano profondissime le loro erezioni dentro di lei. Impalata, gode, trema nella figa e nel culo e nel corpo e nelle gambe e nelle mani che non sa più dove mettere e tutto è fermo mentre solo il piacere corre in ogni punto del suo corpo. Suda, cola, gode, l’orgasmo non finisce anche se tutti sono immobili. Esplode ancora e ancora e ancora e li bagna e li stringe così tanto che praticamente li sente pronti ad esploderle dentro. Sì, perché una donna come lei, sa quando un uccello è pieno di sborra calda che quasi tracima dal glande.
Lo sa ma ancora non vuole interrompere quell’orgasmo così lungo e potente e profondo quanto loro sono piantati dentro di lei.
I due uomini si guardano e iniziano ancora piccoli movimenti, assecondando il flusso del piacere della donna che esplode ancora e ancora e ancora.
Stremati, quasi, con una voglia di scoppiarle addosso che li rende così deboli dentro di loro, quanto forti dentro di lei.
Ma lo spettacolo non è ancora finito. Lei riesce, magica, a ricomporsi. Si inginocchia tra loro, schiena dritta, sguardo rivolgo allo specchio. Si eccita ancora, a vedersi tra due uccelli così duri e bagnati. Loro in piedi, ai suoi lati, imponenti e in suo potere.
Si bagna le dita di entrambe le mani nella vagina che pulsa ancora, e inizia a masturbarli, lentissima. Sa che non resisteranno a lungo. Alterna la bocca, da un uccello all’altro, prima leccando piano le cappelle e poi prendendoli fino in gola, uno alla volta.
Gemono e mugolano, lo spettacolo è stato troppo intenso. Afferra l’ospite in mano: - Ora guarda.
E dopo averlo detto, appoggia la punta della lingua sul frenulo dell’amico e inizia ad alternare leccate e colpetti. Guardarla è splendido, per i due e per il pubblico e l’amico inizia a gridare mentre fiotti di sperma densissimi le colpiscono il viso, la invadono, la sporcano e la bagnano. Solo con la lingua lo ha fatto godere. E con il volto ancora sporco di sperma inizia a dedicarsi all’ospite, riservandogli un trattamente simile, guidando con la mano e la bocca un orgasmo che lo lascerà tramortito a lungo.
La bocca avvolge il glande, la mano alterna velocità, lentezza e calore, lo sperma percorre tutta l’asta e mentre sta per godere lei stacca la bocca e guida il getto caldo sul viso. Vuole il volto dipinto di sperma, vuole fare di sé una vera e propria opera d’arte erotica.
Gode, l’ospite, le schizza sul viso un piacere che raramente ha provato, tanta sborra intensa e calda eccita ancora di più la donna, che vorrebbe scoparsi tutto il pubblico che sicuramente la sta guardando.
Mentre i respiri si fanno più tenui, lei pensa ancora a quanto possa essere porca e femmina, e a quanto il piacere sia uno dei motivi per vivere.
L’ospite si ricompone, ancora nudo, ma più in controllo.
- E’ stato un vero piacere, Biancamante, ma ora il tuo pubblico ti aspetta per l’aftershow. C’è una festa, molto elegante, alla quale siamo invitati tutti e tre. Anche il pubblico dietro allo specchio, è invitato. Chissà se riconosceranno la donna dietro alla maschera.
E mentre escono dallo stanzino e lei rimette il vestito celeste, si sta chiedendo che festa sarà. Se ad una piccola orgia ne seguirà una più grande, oppure se il piacere sarà semplicemente dato dal timore di essere scoperta e finiranno a giocare ancora in tre.
Sicuramente non è ancora finita, sicuramente è appena iniziata.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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