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L'alberghiera e il marito: una storia di corna.


di Membro VIP di Annunci69.it single80fe
15.07.2018    |    26.354    |    10 9.5
"Mi parla mentre sta torturando di voglia il mio cazzo con i piedi..."
L’avevo conosciuta su Tinder. 43 anni, donna in carriera. Un flirt, iniziale e molto leggero, dalle sfumature trasgressive, in una chat.

Alcune foto, alcuni video, qualche orgasmo. Nulla di eccezionale, un pattern abbastanza noto. Le premesse di un incontro.

Una donna sposata, sensuale, che tradisce il marito non più in grado di farla godere. Storia di molte. Dal canto mio, uno dei motivi per cui non ho una relazione stabile: o si sta bene a letto, o non funziona. Mia opinione.

Ciò che conta, però, è che ha gambe tornite, affusolate, che ho iniziato ad adorare. Un seno da toccare, leccare, eccitare. Un carattere da sfidare. La voglia di un uomo che sia maschio, non come il facilmente soggiogabile marito.

E’ la proprietaria di un albergo, in una zona vacanza non troppo distante dalla mia città: è facile far partire la mia fantasia. Voglio essere suo ospite, in una stanza dell’albergo che possiede, e passare la notte con lei. La fantasia la intriga, sceglie un giorno in mezzo alla settimana. Nel weekend il marito la aiuta.

Aperitivo nella hall, con l’adrenalina di essere scoperti. Qualche calice di Franciacorta, molti sorrisi, diverse chiacchiere maliziose. Lei indossa un vestito corto, come le ho chiesto. Tacchi, con un decolté nero, e niente mutandine.

Mi sfida, mi guarda e apre appena le gambe. Mi vuole far vedere che comanda lei, che può sfidarmi e restare sulle sue posizioni, facendomi eccitare. Quando si alza per andare in bagno mi sfiora l’avambraccio e quasi sembra me lo stia masturbando.

Torna, facendo ondeggiare i fianchi e si siede vicina. Sento il suo respiro parlarmi sul collo, la voglia crescere, lei nota l’erezione nei pantaloni. Fa scivolare a terra un pacchetto di gomme, e mentre risale mi tocca, distintamente e davanti a tutti.

Amo giochi preliminari, quelli che partono dalla mente e da una conversazione: ma la fantasia dell’albergo è potente, come la sfrontatezza della donna, il profumo della sua voglia, l’immagine di quella figa completamente depilata e succosa che continua a mostrarmi, i capezzoli duri sotto al vestito. Non resisto.

- Sali in camera? - Le chiedo. La camera è sua, ovviamente, ma la prenotazione è mia.
- No - risponde e mi sussurra all’orecchio - pensavi davvero sarebbe stato così facile?

Devo ammetterlo, ci resto male. Ho una erezione completa, ora, dentro ai pantaloni. Letteralmente sento che mi sta scoppiando il cazzo. Flirtiamo da settimane, prima in chat e ora dal vivo. Pensavo mi volesse. Anzi, mi vuole, ne sono certo, ma vuole sfidarmi. Accettiamo la sfida.

Non le mostro il mio disappunto, le propongo di bere un’ultima cosa: mi faccio sfacciato, per quel che la situazione permette: le sfioro le cosce con un polpastrello, leggero ma deciso, lentissimo. La sua pelle d’oca quasi mi promette un cambio di idea, ma non accade.

Mi trovo a letto, poco dopo, a pensare a cosa avrei potuto fare di diverso. Mentre ci penso, sale la tentazione di masturbarmi. Ad ogni modo dormo nudo. Inizio a toccarmi piano la cappella gonfia, la scopro e la copro e la trovo bagnata. Capita sempre dopo una conversazione infuocata.

Sarà il vino, sarà la delusione di non essere riuscito a portarla in camera ma decido di desistere. Magari domani mattina riuscirò nell’intento.

Mi addormento, a cazzo mezzo duro. Mi addormento e sogno.

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Sento, la sento una mano, che mi afferra la base del pene. Sento il movimento lento, farlo crescere, scivolare dalla base al glande. La mano è bagnata, umida, calda. Mi percorre, scende e sale, piano, ferma, decisa. E’ un sogno, occhi chiusi e mi godo le sensazioni. E’ un sogno così realistico, sento il cazzo pulsare in una mano estranea, sempre più duro, sempre più grosso. Sento dita che mi assaggiano e massaggiano la cappella, infuocata e vogliosa dalla sera prima. Mi sfiorano il buchetto, scivolano sul frenulo, arrivano ai testicoli, ci giocano, li stringono. Forte. Tanto da farmi aprire gli occhi.

Non è un sogno.

E’ di fianco a me, nuda, nel buio della camera perfettamente accogliente. Mi sussurra all’orecchio:
- Pensavi davvero che ti avrei lasciato andare senza assaggiare quel cazzo che voglio da settimane?
Mentre lo dice continua a segarmi lenta, e scende ora con le labbra, avvolge la cappella, siamo al buio ma quasi le vedo gli occhi, sento il calore della bocca, le labbra morbide, la lingua sfidare il mio cazzo di granito, scendere lungo tutta l’asta reggendolo in un mano, e poi salire ancora, sento le labbra avvolgermi, stringermi, come se fossero una figa fradicia.

Vorrei allungare una mano, sentirla sulle dita. Ma voglio godermi il momento, la bocca, la lingua, le mani. Conosce già le mie fantasie, e alcuni piccoli feticci.

Mi fa spostare e si mette comoda. E’ splendida nuda, i seni sodi, i capezzoli duri. Dò una leccata ad un capezzolo, mentre mi sposto. Geme appena. Ha la mia stessa voglia. Mi fa sdraiare, e avvolge il mio uccello tra i piedi. Apre le gambe, si apre la figa con le mani.

- Porco, lo so che vuoi guardare.
- Sì - adoro guardarti mentre ti masturbi, come nei video che mi mandi quando sono al lavoro.
- Non dicevo a te - dice secca accendendo una piccola luce.
E lo vedo, ora, il marito seduto in disparte, con i pantaloni alle caviglie e l’uccello duro. Se lo sta menando sentendoci, guardandoci.

- Tranquillo - mi dice - non può parlare. Non può fare quasi nulla, se non guardarsi e segarsi, il cornuto.

Mi parla mentre sta torturando di voglia il mio cazzo con i piedi. E mi mostra le dita massaggiarsi la clitoride bollente, fradicia, che vorrei in bocca.

- Lui è il mio cornuto, volevo fosse una sorpresa anche per te. - Stringe il cazzo ancora di più tra i piedi - e a quanto pare non ti dispiace.

In effetti sono eccitato come un maiale, la situazione, l’adrenalina, il buio, e quella donna porca che mi sta facendo impazzire mi portano praticamente da un’altra parte.

La lascio continuare, è così brava che non voglio interrompere la magia

- Sei arrapata quanto me, porca - le dico. Sorride - Sì, forse di più, stallone. Vedi che bel cazzo che ha? - dice rivolta al marito.

In effetti lui ha un uccello più piccolo del mio, ma non di molto. Con l’ultimo barlume di lucidità capisco che è il loro gioco.
- Smetti di toccarti, o sborri subito - gli fa lei.

Ora basta passività, penso, mentre sento i suoi primi gemiti. Il gioco le piace.

La prendo e ribalto la situazione. Le afferro i polsi e li allargo sul letto, le caviglie sulle mie spalle, la figa aperta davanti al mio cazzo duro. Non esito, non rallento, inizio a scoparla.

Non è il mio gioco abituale, ma inizio così, davvero a fotterle la figa fradicia, penetrandola con forza, velocità, potenza. Voglio che il marito senta gli schizzi dei suoi umori sotto ai colpi del mio cazzo.

- Dio come mi fotte questo - geme, ansima, era pronta da ore - cornuto, questo sì che è un uomo. Dai porco continua a segarti, lo so che ti arrapa vedermi riempita.

Il gioco mi sta facendo impazzire, sono eccitato, le prendo il collo e lo stringo, di fianco alle mie mani e dita metto lingua e denti mentre le sento la figa sciogliersi di umori sotto ai colpi del mio uccello curvato verso l’alto.

- Sì cazzo, settimane che lo voglio. Fottimi, porco, fottimi - è un grido. L’adrenalina ci sta facendo godere come maiali, la sto letteralmente montando.

- Prendimi a pecora. - intima.

La prendo la giro. Dà il viso al marito, mentre da dietro inizio a sculacciarla.
- Conta le sculacciate, porca.

- Uno - Due - Tre - diventano più forti - quattro - cinque - seeei - la mia mano si infrange contro la sua natica soda, e ormai rossa infuocata.

- Fottimi dai, scopami, porco, voglio il tuo uccello.

- Conta, porca! - Quasi grido, mentre le passo le dita sulla figa, e controllo che resti eccitata. Lo è, così tanto che gli umori le colano.

- Vieni, cornuto, avvicina la - oddio fottimi - sedia.

Non è lucida, parla a lui, parla a me, gode dei colpi, delle mie dita.

Il marito esegue, ridicolo nello spostare la sedia con i pantaloni alle caviglie e il cazzo duro che si muove.

- Ora fate i bravi entrambi: tu - rivolto a me - fottimi - e tu - rivolta al marito - segati.

Si china ancora di più, e spalanca quel suo bel culo davanti a me. Sono senza pietà, ora. Forse non te lo aspetta, o forse sì. Ma mi prendo in mano l’uccello, ancora durissimo e spingo sull’ano.

E’ stretta, grida:

- Stronzo!

Ma è un gioco, lo so, lo sento, scommetto: affondo il cazzo nel suo culo e lei, per tutta risposta, inizia a masturbarsi a pecora.

- Sei uno stronzo con un cazzo stupendo. Scopami il culo, maiale!

La fotto così forte che quasi mi fa male l’uccello, ha un culo così stretto e allo stesso tempo bagnato che quasi le sborro dentro tutta la voglia accumulata in queste settimane.

Quasi dimenticavo del marito che per la prima volta, tra un ansimo e un gemito, prova a parlare.

- Amore, sto per godere.

- Cazzo rompi le palle, non vedi che - ahaahhah siii - il porco mi sta fottendo. Sborra pure davanti ai miei occhi

Ma anche il marito è eccitato come un porco, e sborra come una fontana, tra il pavimento e la faccia di lei.
Io ora passo dal culo alla figa con l’uccello duro e fradicio, continuo a scoparla, a stringerle le natiche e allargargliele, non voglio farle capire più nulla. Lei con la punta della lingua raccoglie lo sperma del marito che le è finito sulle labbra e lo beve:
- Bacia la mia bocca coperta di sperma, cornuto.
E si baciano mentre la scopo a pecora, il loro è un gioco ben collaudato.
- Adesso fai il bravo, cornuto. Mettiti comodo.
Lui si siede, con il cazzo ammosciato e ci guarda.

Lei mi mette a letto, mi sdraia e si mette sopra di me:
- Questo orgasmo me lo prendo io. E si infila l’uccello, lentissima. Prima si massaggia la figa con il mio cazzo che sta esplodendo.
- E’ bello contratto, non è che sborri subito, vero? - e ride
- Scopami, porca, e senti questo cazzo duro dentro. Forza.
- Pensi di poter comandare? - e mentre mi sta parlando inizia a masturbarsi la clitoride con la cappella durissima. Mi sta facendo morire. E’ così bagnata.

Lo appronta, e scivola. La rempio, completamente, da sotto. Ma non mi muovo. Ha detto che vuole goderselo, da sola. Mi abbandono al piacere del suo movimento, lento all’inizio, caldo, così bagnato. La forma del mio cazzo preme sul punto g e i suoi umori mi invadono.

Ma la sento, la sento contrarsi, sento il suo orgasmo che si avvicina. Ed esplode, improvvisamente, mi schizza addosso mentre letteralmente il mio cazzo salta fuori dalla sua figa.

Il marito ci osserva, toccandosi piano l’uccello moscio.

Lei grida e gode, toccandosi e io decido di prenderla da sotto, mentre sta godendo.

La afferro per i fianchi e infilo il mio cazzo direttamente dentro al suo orgasmo in corso.

Muovo il bacino, fottendola forte da sotto, sentendole la figa che ancora si contrae.

- Pensavi di comandare tu? - la sfido, ora che è debole e le gambe sopra di me le tremano.
- No, signore, no, porco, dai, fottimi, fottimi, scopami ancora.

E da sotto la prendo ancora, forte, potente e profondo. Il secondo orgamo arriva mentre il primo è ancora in corso e mi esplode ancora addosso in uno schizzo bollente che mi inonda cazzo, testicoli, pancia e stavolta il grido è così forte che mezzo albergo la sta sentendo.

- Hai visto come si fotte tua moglie, cornuto? - Gli dice una volta calmata. Io non mi sposto, la attendo, sa cosa fare.

Viene a succhiarmi, completamente, fino in gola, alternando gli sguardi tra me e il marito.

Ha una bocca di velluto e una lingua che sa dove toccarmi, come leccarmi.

La voglia è così forte, intensa, il piacere della situazione delle sue mani addosso al cazzo, della bocca calda, mi faranno godere presto, molto presto. Mi prende fino in gola e poi risale. Mi prende in mano, mi guarda.
- Adesso ti faccio fare la più grossa sborrata della tua vita.
Punta la lingua sul frenulo e inizia a premere, su quel punto, sul retro del glande. Sorride mentre lo fa e mi guarda, ruota la lingua, piano e veloce, preme e rilascia, pochi minuti e uno schizzo poderoso le invade il viso, continua a leccare, ma avvolgendomi la cappella: gli schizzi successivi finiscono nella sua bocca. Grido pure io, quella lingua, lì, mi fa completamente impazzire. Continuo a schizzare e colare nella sua bocca a lungo, assecondato dalle sue mani e dalla bocca.
- Hai visto che bella sono coperta di sborra, cornuto? Ora vieni a leccarla.

Lui esegue, stando molto attento a non toccarmi. Mentre lei mi coccola il cazzo, lui le pulisce il viso con la lingua. Poi le passa la mia sborra in bocca, lei la beve guardandomi e tenendomi il cazzo in mano, ancora mezzo duro.

- Bravo cornutone, ore che hai goduto e mi hai pulita, vai pure. Io dormo con lui, domani mattina voglio svegliarlo con il pompino più bello della sua vita.

Sorrido, di una situazione che mi sta eccitando ancora.

Dormiamo abbracciati, come una coppietta in un albergo.

Il risveglio è materia per un’altra storia.
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