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Andare forte, oltre il limite


di Membro VIP di Annunci69.it Nylonlovers68
29.01.2025    |    1.174    |    2 9.0
"Alice gemeva, ma controllava l’orgasmo che arrivò all’improvviso, forte e squassante..."
Un giorno di ottobre dello scorso anno sentii Paolo che mi disse di aver comprato una nuova auto, una BMW i40 ibrida, e gli sarebbe piaciuto farmela provare, ovviamente se fossi stato interessato. Adoro le auto, ma le elettriche mi suscitano un po' di scetticismo, comunque accettai di buon grado.
Il pomeriggio dopo, Paolo si presentò puntuale sotto casa mia con la sua BMW di colore blu scuro che però cambiava verso il nero a seconda della luce che la colpiva. Con mia sorpresa, era accompagnato da Alice, che scese dall’auto e mi salutò sfiorandomi appena le guance. Io ricambiai il saluto con un bacio sulle guance e mi inebriai del suo profumo.
Paolo e Alice erano una coppia charmante: lui adorava condividere la sua passione con gli altri e a lei piaceva essere al centro dell’attenzione, amava sentirsi desiderata, aveva una vena dominante, anche se sembrava sottomettersi al maschio.
Salimmo in auto e Paolo partì dirigendosi fuori città: l’auto era bellissima, sia dentro che fuori. Apparteneva al segmento luxury, con interni in pelle naturale, sistema di infotainment di ultima generazione e tutti gli optional immaginabili.
Il profumo del cuoio nuovo si fondeva con quello di Alice, che ci intratteneva con i suoi soliti discorsi e la sua risata cristallina. Amavo il suo modo di ridere e di muovere la testa quando lo faceva: era sempre sensuale e, a ogni movimento, sembrava flirtare con l’interlocutore.
A un certo punto, Paolo mi disse di prendere qualcosa dal portaoggetti del bracciolo posteriore: era una fascia di seta bianca e mi disse di bendare Alice da dietro. Eseguii e già pregustavo l’epilogo della serata.
Arrivammo a un grande cancello che Paolo aprì con un telecomando, percorremmo un centinaio di metri di strada lastricata e parcheggiammo davanti a una bella villa liberty.
Aiutai Alice a scendere dall’auto e, tenendola per le spalle, la seguii mentre Paolo si avviava alla porta.
Entrammo in un salone non molto grande, con le finestre coperte da tendaggi oscuranti. Al centro, vi era un grande divano; le lampade erano state sapientemente oscurate, tanto da creare un’atmosfera intima, con punti bui negli angoli della stanza che potevano sembrare leggermente inquietanti.
Paolo fece fermare Alice al centro della stanza, davanti al divano. Con due dita fece scivolare le spalline del vestito, che, aiutato dalla forza di gravità, precipitò ai suoi piedi. Rimase nuda, solo con un paio di scarpe nere con il tacco a stiletto e la suola rossa, e con al collo una collana con un ciondolo che le scendeva tra i seni. Era come sempre bellissima. Aveva due seni perfetti, non molto grandi, che sfidavano il tempo, capezzoli belli da mordicchiare e aureole perfettamente rotonde. La parte che mi faceva impazzire di Alice, però, era la sua schiena, perfettamente definita, che esaltava la curva delle sue natiche. Infine, aveva delle gambe proporzionate alla sua altezza, tornite e muscolose al punto giusto.
Fece un piccolo passo e lasciò dietro di sé il vestito, alzò le mani con i palmi rivolti verso l'alto, invitandoci a prenderla per mano. Ci fece strada verso un'altra porta che si apriva su una stanza con un grande letto a baldacchino al centro, illuminata da lampade a luce calda ma molto fioca ai lati, e lenzuola di seta che arrivavano fino al pavimento.
Sembrava che la stanza fosse stata preparata apposta per un incontro galante.
In un angolo c'era un sistema wireless per la musica che si attivò non appena entrammo e, sicuramente, anche un diffusore di fragranze che emanava un profumo intenso di agrumi e melograno, ma non riuscivo a vederlo.
Conducemmo Alice verso il letto, ero già eccitato e non poco. Sul letto vi erano adagiate un paio di calze nere da reggicalze e il relativo indumento. Cinsi la vita di Alice con quest'ultimo, ma lasciai le bretelle libere e legai le calze delicatamente ai suoi polsi. Si inginocchiò sul letto e si fece bloccare con le mani sulla spalliera, un'immagine sensuale: lei nuda, solo con il reggicalze penzolante, le mani legate al centro della spalliera dal sottilissimo nylon e le scarpe con le suole rosse in bella vista. Intanto, Paolo aveva cominciato a fotografarla.
Paolo mi aveva mostrato tante sue foto, sempre intriganti e con pose molto sensuali, mai volgari né ginecologiche; erano una coppia molto cerebrale anche in questo gioco erotico.
Salii anch'io sul letto, mi liberai dei vestiti e la sfiorai sulla schiena, le accarezzai la base del collo, le infilai la mano tra i capelli, erano fatti di seta. Passai al suo torace, il seno mi riempiva la mano, il capezzolo tra le dita. Lo strinsi senza forza, lo lasciai “cadere” nella mia mano: era morbido, perfetto, caldo. Continuai verso il suo ventre: era piatto, ma non tesissimo. Del resto non era una ventenne, ma secondo me quella morbidezza è più sensuale. Trasmette pace e sesso.»
Scivolai più in basso, arrivai al monte di Venere: era liscio, senza peli. Mi spinsi verso le grandi labbra, che erano umide e calde, leggermente gonfie di eccitazione. Assaggiai il dito che l’aveva sfiorata: aveva un sapore salato. Dal cervello partiva come uno schioppo verso il basso ventre provocando un’erezione immediata. Intanto, intorno a me, sentivo il rumore degli scatti della macchina fotografica di Paolo.
Le sciolsi le mani dal letto, era in ginocchio davanti a me con i polsi ancora legati insieme e la benda sugli occhi. Mi avvicinai al suo viso, poteva sentire il mio fiato sulle labbra, sulla guancia, sul collo, dietro l’orecchio, dove c'erano quei capelli appena nati morbidissimi, dove era solita mettere una goccia di profumo. Le feci sentire le mie labbra, il mio respiro.
Era eccitata, ma rispettava il tempo che mi ci voleva per scoprirla. Le girai intorno, toccavo e baciavo ogni lembo di pelle. Mi soffermavo tra i suoi seni sui suoi capezzoli. Il click delle foto scandiva il tempo, un tempo che doveva essersi cristallizzato, tanto era bello ed eccitante esplorarla. Non era tanto il sesso fine a sé stesso che stavamo cercando. Ma ciò che stavamo cercando era l'eccitazione portata al culmine, il desiderio di unirsi per arrivare al piacere più intenso. E questo può accadere solo eccitando tutti i sensi. Per farlo, Alice aveva bisogno di spegnere il senso più sopravvalutato, la vista, così da dare più spazio al tatto, all’olfatto e al gusto, che moltiplicano le loro sensazioni portando il cervello a un piacere più intenso.
La sdraiai sulla schiena e, come avevo fatto con il suo seno, cominciai a baciarle gli addominali. Aveva un brivido, poi scesi all’interno coscia: era morbida e calda. Prima a destra e poi a sinistra. Arrivai vicinissimo al suo sesso, la sentivo fremere, ma sapeva aspettare e sapeva prolungare il piacere. Risalii al suo monte di Venere, lo baciai con le labbra aperte e lei contrasse ancora gli addominali. Arrivai finalmente alla sua clitoride, che era turgida e gonfia.
Quando la baciai, Alice provò sollievo, ma sembrò sciogliersi. Invece chiuse le cosce sulla mia testa, invitandomi a concentrarmi sul suo sesso.
La baciai, schiusi le sue labbra, le feci sentire la lingua dentro e le stuzzicai la clitoride con la sua punta.
Alice gemeva, ma controllava l’orgasmo che arrivò all’improvviso, forte e squassante. Si sciolse in un fiume di umori che mi bagnò la pelle intorno alla bocca, allentò le gambe, mi alzai e la baciai. Nelle nostre bocche si confusero i sapori e l’unione delle nostre lingue continuava a eccitarci. Aprì le gambe e mi accolse dentro di sé. Mi fermai un attimo dentro di lei per assaporare il suo calore sul mio sesso, poi cominciai a muovermi lentamente. Alice sapientemente sapeva assecondare ogni movimento. Ogni affondo era accompagnato dalla stretta delle sue mani sulla mia schiena. Anche se aveva le unghie corte, mi provocava dolore e piacere. Mi fermai e la feci salire su di me senza toccarlo. Lo prese dentro senza farlo e cominciò a muoversi ritmicamente. Mise le mani sulle caviglie e inarcò la schiena. Con una mano le accarezzavo i seni, il petto fra i seni, con l’altra le presi i capelli dietro la testa e guidavo i suoi movimenti. Intanto Paolo scattava centinaia di foto, ne avrebbe scelte solo una decina che, minuziosamente, raccontavano il corpo di Alice durante un amplesso.
All’improvviso decise di essere presa da dietro: si spostò e si mise al centro del letto, offrendo la vista del suo sedere perfetto e di tutto il resto che era oscenamente aperto e disponibile. Le afferrai i fianchi e le puntai il mio sesso verso il suo: non ebbi difficoltà a entrare. Mi avvolse con decisione e cominciò a muoversi verso di me, facendo capire che voleva essere la parte attiva, che nonostante la posizione era lei che scopava me, che era lei la protagonista assoluta e che io ero solo la comparsa che doveva darle piacere e, se riuscivo, prenderne un po' per me.
Il mio orgoglio di uomo ne risentì, e cominciai a ribattere colpo su colpo, affondando in lei. Alice, dal canto suo, cominciò a gemere e a mordere il lenzuolo di seta. Sentii che stavo per esplodere, mi fermai per un decimo di secondo e diedi un affondo più deciso. La sentii venire contemporaneamente alla mia esplosione dentro di lei. Mi abbassai su di lei e l’abbracciai. Il mio sesso perse consistenza e scivolò fuori da lei. Ci accasciammo ansimanti in posizione fetale. Paolo scattò un'ultima foto che immortalava quella posizione di riposo.
Penso che mi addormentai, e mi svegliai all’alba. Alice non c’era più. Sul letto trovai la benda di seta e le chiavi dell’auto, oltre a un biglietto: «Guida anche lei fino al limite, me la restituirai sabato». Firmato: Paolo.
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