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Lui & Lei

un gioco perverso


di Membro VIP di Annunci69.it Nylonlovers68
02.01.2025    |    320    |    0 8.0
"Le baciai il collo, il seno, la pancia, arrivai al suo sesso liscio: era eccitata, calda, accogliente..."
Non vedevo Alice da qualche settimana e non l'avevo sentita, solo qualche chat con il marito, ma niente di più.
Il suo pensiero era spesso nella mia mente: ripensavo al nostro ultimo incontro, al suo gioco perverso, alla strada che aveva segnato nelle nostre vite.
Le giornate passavano tra lavoro, aperitivi e qualche cena con gli amici.
Una notte sentii il telefono squillare per una notifica, non ci feci caso più di tanto e aspettai la mattina dopo per leggere il messaggio.
Era il marito di Alice che mi dava appuntamento a casa loro per sabato sera. Subito chiesi di lei, ma lui fu vago e la cosa mi lasciò perplesso, perché voleva vedermi se Alice non c’era e questo mi mise agitazione.
Il sabato seguente, puntuale, mi presentai a casa loro e, visto che non era prevista nessuna uscita a cena, indossai abiti sportivi, jeans e camicia nera.
Lui mi accolse nel loro soggiorno, le luci erano sempre soffuse e c’erano degli incensi accesi.
L’atmosfera era quasi sacra e, onestamente, ne ero sconcertato.
Ci sedemmo e parlammo del più e del meno, ma non osavo chiedere di Alice, non ne sentivo nemmeno il profumo.
Mi disse che Alice voleva alzare il livello di quel gioco con qualcosa di più fine, ma anche intenso.
Alice mi aveva stregato, non potevo non andare a vedere come sarebbe andata a finire.
Lui sorrise, mi invitò ad alzarmi e disse: “Ti aspetta”.
Buttai giù in un solo sorso il liquore invecchiato che mi aveva versato, avevo bisogno di un po' di coraggio liquido, e mi diressi verso la loro camera.
Dietro la porta, la stanza era illuminata da una luce soffusa color rosso; al centro del grande letto c’era lei, con una benda di seta nera sugli occhi e le mani legate al letto, era nuda.
Appena sentì aprire la porta, si girò di scatto; ero sicuro che mi avesse visto anche attraverso la benda.
Mi avvicinai a lei, le accarezzai il viso, le braccia,
Le baciai la pancia, all'altezza dell'ombelico, e lei si ritrasse per il solletico. Scendendo più giù, le sfilo le mutandine.
Le baciai le cosce vicino al suo sesso, mi alzai, le presi una caviglia, le infilai un paio di autoreggenti nere, prima una gamba, poi l'altra, le misi un paio di décolleté nere con la suola rossa, i più cari che riuscii a trovare. Mi fermai, la osservai: era bellissima, esattamente come l'avevo sognata. La voglia di possederla era tanta.
Le baciai il collo, il seno, la pancia, arrivai al suo sesso liscio: era eccitata, calda, accogliente. Le sfiorai le labbra con la lingua.
Lei si contorce, vorrebbe liberarsi e guardare, ma non glielo consento: è mia, il gioco è il mio, devo vendicarmi.
Le libero una mano, la giro velocemente, la colpisco con un ceffone sulle natiche: non se lo aspettava, sussulta. Posso vedere che è interdetta, le do un altro ceffone, la tiro per i fianchi, entro decisamente, mi spinge il bacino contro, vuole comandare, mi allontano, oggi comando io.
Le accarezzo la schiena, salgo e le prendo i capelli, glieli tiro dolcemente ma con decisione: è dolore, è piacere, una linea troppo sottile li divide.
La prendo così, mi muovo con decisione e penso di averla sottomessa a me.
Lei ha un orgasmo potente, si accascia sul letto, ansima, mi guarda attraverso i capelli arruffati e incollati sul collo.
Le libero l'altra mano, le tolgo la benda, faccio per baciarla, ma mi morde il labbro, mi mette supino e mi monta sopra.
Mi mette una mano sul collo, mi guarda negli occhi, il fuoco nei suoi, mi bacia il petto, mi morde un capezzolo, fa male, ma mi piace.
Scende, lo avvolge con le sue labbra, c'è il suo sapore, vuole il massimo del vigore, sa come fare, mi abbandono.
Mi sale su, mi prende dentro di sé, si ferma, mi guarda, sorride, si abbassa, mi bacia. Sento le sue labbra che sanno di maschio e di femmina, le mordo leggermente il labbro superiore, ma lei non si scosta. Comincia a muoversi, ma io non mi arrendo, la stringo a me.
Comincio a contrastare con forza il suo movimento, è la mia serata, la stringo sempre più forte, lei si abbandona, esplodo con lei, mollo la presa, ma lei non si alza dal mio petto. Ho i suoi capelli sul viso, sento il suo respiro pesante confondersi con il mio, l'aria è immobile, il tempo è fermo.
Io, Alice e il piacere. Si alza, si stende sul letto. Fissiamo il soffitto in silenzio. Siamo solo noi, con le nostre vite al di là della porta, che non sono mai giuste, e una bottiglia di champagne ormai vuota.
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