Lui & Lei
Incipit - La mano sul collo
di single80fe
19.12.2017 |
4.795 |
2
"E mentre mi accarezzi l'uccello la mia bocca è invasa dal tuo sapore..."
Ti ho stretto il collo, forte, quella sera. Eravamo in mezzo alla pista, e non te lo aspettavi, ballavamo tra conoscenti ed estranei.Mi consideravi un amico, non un potenziale amante.
Mi hai guardato sgranando gli occhi.
"Lo so che è quello che vuoi, che il sangue che scorre stretto tra le mie dita ti sta bagnando tra le cosce. Perché è questo quello che vuoi, quello che gli altri non possono darti, quello che nessuno ti dà".
Li hai aperti ancora un po', quegli occhi in cui mi perdevo e quasi le mie narici avvertivamo il fiume che colava tra le gambe.
Lo sapevamo entrambi, eri eccitata. E io ero eccitato a sentire la tua pelle sotto al polpastrelli stretti, il collo pulsare come un organo genitale sotto alle mie dita.
Da lì nulla sarebbe stato come prima.
Per giorni, settimane, ti sei chiesta come sarebbero state quelle dita dentro di te, nella figa e nel culo, e in bocca, piantate con la stessa fermezza.
Te l'ho negato a lungo.
Sapevi però che non avrei resistito per sempre al tuo fascino.
E ora ti stai chiedendo come sarà farti possedere, mentre la mia barba si bagna dei tuoi umori caldi, densi, e la mia lingua scivola dal tuo perineo alla clitoride sempre più gonfia, la spinge alla base, scende tra le tue labbra fino ad infilarsi nel buco del culo.
Quasi ti si annebbia la vita mentre risale lentissima a leccarti l'ingresso della tua figa calda, appoggiarsi alla base della clitoride, alternare lentissime e profonde leccate a rapidi colpetti veloci, fino a che non avverti le mie labbra avvolgerla e succhiarli.
In quel momento allunghi i piedi, e stringi la mie erezione, completa, per te.
Sai che stiamo iniziando a ballare.
E mentre mi accarezzi l'uccello la mia bocca è invasa dal tuo sapore. Lo lecco, lo bevo, mi rialzo.
Voglio la tua bocca ora, la voglio intensamente. Voglio la tua lingua sul frenulo, i tuoi occhi che mi guardano.
Voglio sentire la tua voglia, insieme ai gemiti che aumentano. Ma sei così bagnata. Mi implori di scoparti, quasi.
E mentre lo fai, mi sacrifico. Sacrifico la tua gola sull'altare dell'uccello appoggiato tra labbra e clitoride. Sei così fradicia che quasi sprofondo in te.
Ma non è il momento. Non ancora.
Ti massaggio labbra e clitoride con asta e glande, mi bagno l'uccello di te.
Non ho bisogno di corde per legarti. Sei legata alle mie voglie: ora come quando ti stringevo il collo, in mezzo a quella pista.
Ti scivolo dentro, lentissimo.
Ogni millimetro della mia carne ti strappa un gemito, e scivolarti dentro sembra interminabile.
Mi fermo, immobile. Contraggo l'uccello, vuoi che acceleri.
Non lo faccio. Scivolo fuori lentissimo, guardandoti negli occhi, le tue caviglie sulle mie spalle.
Dentro ancora, altrettanto lento. Di nuovo fermo, immobile. Ansimi, forte.
Comincio a spingere, accelero, ogni colpo più forte e profondo.
E di nuovo lento. Lentissimo. Dentro. Fuori.
Poi due colpi, veloci potenti.
Di nuovo lento.
Tre colpi ora, forti brutali, quasi godi.
Te lo nego. Sarà una lunga marea verso il piacere. La mia marea.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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