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L'amica di mia cugina


di Tinny
01.02.2025    |    7.970    |    6 9.7
"Ogni gemito che le sfugge mi fa capire che le piace, che anche lei sta godendo..."
Un suono familiare interrompe il silenzio della stanza: il mio cellulare vibra annunciando un nuovo messaggio. Lo prendo e leggo il nome sullo schermo: Valentina.
"Luciano, ti andrebbe di venire da me oggi pomeriggio per fare un tuffo in piscina insieme?"
Un sorriso mi si dipinge sul volto. Con questo caldo soffocante, l’idea di rinfrescarmi in acqua è decisamente allettante. "Ci sto!", penso tra me e me. Mi preparo in fretta e, puntuale alle 14:00, esco di casa e mi avvio verso la sua abitazione.
Valentina è mia cugina e abita a soli duecento metri da me. Vi è un legame di amicizia molto forte tra noi due. Entrambi abbiamo la stessa età. Abbiamo 19 anni.
La sua casa ha un ampio giardino sul retro, dove troneggia una piscina fuori terra di circa tre metri per due: piccola, ma perfetta per combattere l’afa.
Arrivato davanti al cancello, suono il campanello e attendo. Dopo qualche istante, varco la soglia e sento la sua voce provenire dalla camera da letto.
"Vieni qui, sono in camera!", mi chiama con tono allegro.
Senza esitare, mi avvio verso di lei.
Non mi aspettavo di trovare Valentina in compagnia, e ancora meno mi aspettavo di vedere una ragazza che non conoscevo. È La prima volta che la vedo.
Saluto mia cugina con un bacio sulla guancia, poi mi rivolgo alla sua amica.
"Piacere, sono Luciano."
"Simona," risponde lei, fredda, con un sorriso appena accennato.
È carina, devo ammetterlo. Capelli biondi, lunghi e raccolti in un elastico, occhi verdi intensi. È alta quanto me, magra, con un fisico asciutto. Avrà all’incirca la nostra età.
C'è qualcosa di distante nel suo sguardo, ma non ci faccio troppo caso.
Dopo qualche scambio di battute, Valentina ci propone di andare in piscina. Poi si gira verso di me.
"Tu ti devi ancora cambiare?"
Scuoto la testa. "No, ho già il costume."
Mentre parlo, mi sfilo la maglietta e poso gli occhiali da vista sulla scrivania accanto a me. Purtroppo, sono miope e senza occhiali non vedo un granché, ma tanto in piscina non mi servono.
Anche Simona ha già il costume addosso. Si sfila i pantaloncini e la canottiera, rivelando un due pezzi colorato. Il reggiseno è a fascia, semplice, niente di particolare. Mentre la osservo di sfuggita, mi sembra che abbia una seconda scarsa di seno.
Valentina, invece, ci dice di andare avanti, perché lei deve ancora cambiarsi. La sua camera ha una porta vetrata che dà direttamente sulla piscina, così io e Simona usciamo prima di lei.
Il silenzio tra noi è pesante. Provo a rompere il ghiaccio con qualche domanda:
"Che fai nella vita?"
"Lavoro."
"Quest'estate vai da qualche parte?"
"Forse."
Le sue risposte sono fredde, asciutte, quasi infastidite. Non mostra alcun interesse a parlare con me.
Dopo qualche minuto, finalmente Valentina ci raggiunge, indossando un costume verde acqua. È un modello semplice, con i fiocchetti che si legano sui fianchi. Lei non è grassa, ma ha delle curve abbondanti che il costume copre bene.
Entriamo in acqua e iniziamo a rilassarci. Simona continua a ignorarmi, parlando solo con Valentina.
Quando esco per un attimo dalla piscina per recuperare il cellulare che avevo lasciato in camera, sento qualcosa che non dovrei sentire.
La voce di Simona, tagliente e sicura.
"Certo che tuo cugino è brutto. E mi sembra pure imbranato. Se sapevo che c'era lui, non venivo."
Mi blocco per un attimo, poi riprendo a camminare come se niente fosse. Quelle parole mi colpiscono, anche se cerco di non darlo a vedere.
Rientro in piscina fingendo di non aver sentito nulla, ma dentro di me ho già deciso: rimarrò ancora mezz'ora, poi troverò una scusa per andarmene.
Riprendiamo a giocare a palla in acqua, ma io ho il sole in faccia e senza occhiali non vedo bene. Un paio di volte manco la palla, oppure la lancio fuori dalla piscina
Simona sbuffa, esasperata. "Che palle, così non si riesce neanche a giocare."
La guardo e, con un sguardo incazzato, ribatto:
"Se sapevo che stavo giocando con una campionessa di pallavolo, avrei portato gli occhiali da sole e una penna per chiederle un autografo."
Valentina si schiarisce la voce, imbarazzata, e propone di uscire per prendere il sole sui lettini.
Esco per ultimo dalla piscina. Davanti a me c'è Simona. Inevitabilmente, mi cade lo sguardo sul suo culo. Mi sta sul cazzo, questo è chiaro, ma sono sempre un uomo.
Lei se ne accorge e si gira di scatto.
"Cazzo fai, mi stai guardando il culo? Sei il classico segaiolo."
Mi scatta qualcosa dentro.
"Sì, è vero. Ti stavo guardando il culo. Ma solo perché mi ha stupito vedere quanto è pieno di cellulite."
Simona sbianca, poi si riprende subito. "Io non ho la cellulite!"
Alzo un sopracciglio. "Ah sì? Allora vieni con me."
La porto in camera di Valentina, davanti allo specchio dell'armadio. Una volta lì, la giro di spalle, le prendo il costume e glielo infilo tra le chiappe, trasformandolo in un tanga.
"Guarda tu stessa," le dico, mentre con le mani le palpo il sedere, evidenziando ogni segno, ogni imperfezione.
Valentina ci guarda, sbalordita, senza dire nulla.
Simona si irrigidisce. Non vuole ammetterlo, non vuole darmi ragione.
"Tutti gli uomini si girano a guardarmi il culo," ribatte, cercando di riprendere il controllo della situazione.
Sorrido, sprezzante. "Non è affatto vero. E in questo momento, non provo assolutamente nessuna attrazione per il tuo culo."
A quel punto, accade qualcosa che non mi sarei mai aspettato.
Simona, con aria di sfida, si sfila le mutandine del costume. Resta davanti a me, completamente nuda. La sua vagina è perfettamente depilata.
Non ho il tempo ammirarla perchè con un movimento rapido, si gira, mostrandomi solo il suo sedere.
Silenzio.
Valentina continua a osservare, senza sapere cosa dire o cosa fare.
E io, beh... io non so più cosa pensare.
L'orgoglio è una brutta bestia. Lo sapevo bene, eppure non riuscivo a lasciar perdere. Simona mi fissava con quell'aria di sfida, un sorriso appena accennato sulle labbra, come se avesse già vinto.
Lo ammetto, vederla nuda aveva fatto il suo effetto, ma non potevo darle la soddisfazione di ammetterlo. Volevo ribaltare la situazione, dimostrarle che aveva torto, che non tutto girava intorno a lei. Così, senza pensarci troppo, mi sfilai il costume mostrando a Simona e a Valentina il mio cazzo.
Le dissi con tono sicuro:
"Guarda. Non mi fai nessun effetto. Il tuo culo non mi dice nulla.", mostrando il mio pene ancora moscio.
Il silenzio cadde per un istante. Sentivo il cuore battere forte, non tanto per l'imbarazzo, ma per l'adrenalina della sfida. Poi aggiunsi, con un ghigno:
"Anzi, se dovessi vedere mia cugina nello stesso modo in cui sto vedendo te adesso, allora sì che avrei un'erezione immediata e a quel punto non ci sarebbe nulla che potrebbe farmela passare se non segandomi."
Valentina, che fino a quel momento era rimasta in disparte, scosse la testa incredula. "Siete pazzi," disse, voltandosi per andarsene.
Dovevo agire in fretta, prima che la situazione mi sfuggisse di mano. Le presi il braccio con delicatezza, cercando di trattenerla. "Aspetta," le dissi. "Fammi vedere il tuo culo, così gli dimostro che ho ragione."
Valentina esitò. Non sembrava voler prendere parte a questa assurda discussione. Ma fu Simona a muoversi per prima: si avvicinò a Valentina e, con un gesto rapido, le sciolse i lacci del costume.
Il tempo sembrò rallentare. Valentina si coprì istintivamente la parte anteriore nascondendo la figa, ma il suo culo era ora completamente esposto ai nostri sguardi.
Un brivido mi attraversò la schiena. Sentii il calore salirmi dentro, il battito accelerare. E in pochi secondi, senza possibilità di controllo, il mio corpo reagì, abbassando lo sguardo avevo il cazzo in piena erezione.
Sospirai, guardando Simona negli occhi. "visto che avevo ragione" dissi con un sorriso ironico.
A questo punto, Simona abbassa lo sguardo e inizia a singhiozzare. Le lacrime le rigano il viso mentre, tra i singhiozzi, sussurra che ultimamente odia gli uomini. È stufa di essere usata, di sentirsi solo un passatempo per qualcuno che poi la lascia senza rimpianti. Ma, ci tiene a precisare, che lei non è così antipatica come può sembrare.
La osservo in silenzio. So che fino a poco fa ero arrabbiato con lei, ma adesso ogni residuo di rabbia si scioglie davanti alla sua fragilità. Non ce la faccio a vedere una donna piangere. Mi avvicino lentamente, le tendo la mano e le dico, con un sorriso accennato:
"Ricominciare da capo. Che ne dici?"
Lei alza gli occhi su di me, ancora umidi, confusa.
"Piacere di conoscerti, mi chiamo Luciano."
Per un attimo rimane interdetta. Poi, tra i singhiozzi, il suo viso si distende in un'espressione stupita. E, con voce tremante, risponde:
"Piacere... Simona."
Nella stanza si diffonde un silenzio. È come se l'aria stessa si fosse fermata, incerta sul da farsi. Ci scambiamo un'occhiata, quasi imbarazzati. Poi, d'un tratto, ridiamo. Una risata spontanea, liberatoria, che spazza via la tensione. Ridiamo di noi stessi, della situazione assurda in cui ci troviamo: tre ragazzi nudi.
Valentina, intanto, si è appoggiata alla porta dell'armadio. Con le mani cerca ancora di coprirsi la sua vagina, quasi con pudore, anche se ormai non c'è più nulla da nascondere.
Poi Simona riprende a parlare. Ci racconta del suo passato, dei tre fidanzati che ha avuto, di storie finite sempre nello stesso modo. Nonostante tutto le apparenze che poteva dare, è ancora vergine. Non perché abbia paura o per qualche principio imposto, ma perché vuole che sia una scelta sua, quando si sentirà davvero pronta.
Il problema è che nessuno dei suoi ex ha mai accettato questa decisione. Appena capivano che non si sarebbe trombato, la lasciavano.
"Non sono una santa, eh," aggiunge con un sorriso amaro. "Con loro facevo tutto... tutto tranne quello. Gli facevo anche i pompini, ma alla fine non bastava mai. Se non gliela davo, se non infilavano il loro cazzo dentro la mia figa, mi mollavano."
Rimaniamo in silenzio per un attimo. Valentina abbassa lo sguardo, come se capisse perfettamente quello che Simona prova.
Di Valentina invece, lo sapevo già che non era più vergine. Me lo aveva detto circa due anni fa, una confessione in una serata davanti a due brre.
Decido di alleggerire l'atmosfera.
"Beh, se ti consola, anche io sono ancora vergine," dico con un sorrisetto. "Se vuoi, puoi iscriverti al club dei segaioli con me."
Simona mi guarda per un secondo, poi scoppia a ridere. E stavolta anche Valentina si lascia andare, ridendo insieme a noi.
Per la prima volta da quando tutto è iniziato, la tensione svanisce. Nella stanza rimane solo un senso di intimità inattesa, come se, senza nemmeno accorgercene, avessimo abbattuto muri che nemmeno pensavamo di avere.
"Simona continuava a fissare il mio cazzo in piena erezione, gli occhi carichi di un misto di sorpresa e malizia. Poi, con un mezzo sorriso e un tono quasi divertito, mi disse che, per farsi perdonare, avrebbe pensato lei a rimediare con le sue mani. Rimasi per un attimo interdetto. Davvero parlava sul serio, o era solo un altro modo per prendermi per il culo? Il dubbio mi attraversò la mente, ma il
desiderio di scoprirlo era più forte di qualsiasi esitazione."
Valentina esclamò che non poteva assistere mentre la sua migliore amica masturbava suo cugino, e dicendo questo si buttò sul letto a pancia in giù, nascondendo la faccia sotto il cuscino.
I miei ormoni erano ormai alle stelle. Il desiderio mi divorava mentre ci dirigiamo verso il letto.
Cercando di mantenere un tono scherzoso, mi sedetti sopra Valentina, sentendo il calore delle sue cosce sotto di me. Il mio cazzo sfiorava il suo culo, un contatto elettrizzante che accese ancora di più la tensione nell'aria.
Valentina protestava, diceva di spostarmi, ma il suo corpo raccontava un'altra storia. Non si muoveva, rimaneva lì, quasi in attesa. Ogni tanto girava la testa, lanciando occhiate furtive verso di noi, curiosa, di cosa sarebbe successo.
Simona, con un sorriso complice, si posizionò accanto a me. Le sue dita calde mi sfiorarono il cazzo, prima di stringerlo nella sua mano, facendomi trattenere il respiro. Iniziò a muovere la mano lentamente, con una sicurezza che mi fece tremare di piacere. Ero in estasi. Chi avrebbe mai detto che un pomeriggio come questo avrebbe preso una piega così incredibile?
Sentivo l'eccitazione crescere e il calore diffondersi in tutto il corpo. Valentina si voltò appena in tempo per assistere alla scena, mentre il piacere raggiungeva il culmine, un orgasmo mi fece schizzare sulla sua schiena.
Simona, ridendo, iniziò a pulirsi la mano imbrattata del mio sperma e a distribuire lo sperma sulla schiena di Valentina.
Quest'ultima osservò tutto con un'espressione tra il divertito e il disgustato, poi sbuffò: "Che schifo, ora dovrò farmi una doccia per togliermi di dosso tutta questa cosa appiccicosa."
Sfinito, mi girai su un fianco, liberando Valentina dalla mia stretta. Sul letto, Simona era sdraiata su un fianco alla mia sinistra, Valentina in mezzo, distesa a pancia in giù, mentre io restavo supino, con il corpo rilassato dopo l'intensità del momento, osservando il mio cazzo che incamiciava ad ammosciarsi.
Dopo qualche minuto, Valentina si alza lentamente e si mette in ginocchio sul letto. I suoi movimenti sono naturali, spontanei, come se non avesse il minimo imbarazzo. Per la prima volta, i miei occhi si posano sulla sua vagina. Anche lei è completamente depilata, e le sue labbra, ben pronunciate, hanno una sfumatura leggermente più scura rispetto alla sua carnagione.
Abbasso lo sguardo sulle lenzuola e noto una piccola macchia umida proprio dove era appoggiata poco prima la sua figa. Il tessuto è bagnato. Un brivido mi attraversa il corpo: si è eccitata mentre io mi masturbavo sopra di lei. Il pensiero è un misto di desiderio e soddisfazione.
Valentina non si affretta a coprirsi, anzi. Con una naturalezza, si alza e, mentre dice di voler fare una doccia, porta le mani dietro la schiena e si slaccia il reggiseno del costume. Lo lascia scivolare lentamente, rivelando il suo seno pieno e sodo. Direi che porta una quarta abbondante, e i suoi capezzoli, tesi e duri, sembrano quasi chiamarmi. Avrei voluto affondare la bocca su di loro, sentirli sotto la mia lingua.
Mi metto seduto sul letto, seguendo con lo sguardo ogni suo movimento. Il suo culo si muove in modo ipnotico ad ogni passo mentre esce dalla stanza e si dirige verso il bagno.
Resto a guardarla finché non chiude la porta dietro di sé. Dopo pochi istanti, il suono dell'acqua che scorre riempie il silenzio.
All'improvviso, Simona mi prende per mano, stringendola con un sorriso furbo. "Andiamo da Valentina a romperle i coglioni," dice con un lampo malizioso negli occhi.
Osservo anche il suo culo ondeggiare mentre si muove, e non posso fare a meno di ridere tra me e me. Chi avrebbe mai detto che tutto sarebbe iniziato per via di una cellulite?
Arrivati davanti alla porta del bagno, Simona non esita: con un gesto deciso, la spalanca di colpo.
Valentina era appoggiata al muro accanto alla doccia, il respiro appena accelerato, le gambe leggermente divaricate. La luce soffusa della stanza da bagno metteva in risalto il rossore delle sue guance e il tremito sottile delle sue labbra. Non ci fu bisogno di chiedere cosa stesse facendo: era evidente, si stava masturbando.
Appena ci vide, sussultò e il suo viso si infiammò ancora di più. Per un istante sembrò incerta sul da farsi, poi abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro.
Simona scoppiò a ridere, stringendomi la mano con complicità. “Ahhh, guarda la nostra piccola porcellina..." disse con un tono divertito.
Valentina ci lanciò un'occhiata tra il divertito e il risentito. "Ma un po' di intimità non si può avere?" sbottò, prima di ridere a sua volta, scrollando le spalle.
Simona non si fermò. Con passo sicuro si avvicinò a Valentina, senza mai lasciarmi la mano. Poi, con un sorriso che prometteva guai, le sussurrò: "Adesso ci pensiamo noi a te." E con un gesto deciso mi fece inginocchiare davanti a lei.
Ho capito subito cosa voleva fare Simona, incomincio subito a leccare la vagina di mia cugina e alzando lo sguardo vedo Simona che baciava e leccava i capezzoli delle sue tette.
Valentina non oppone alcuna resistenza. Anzi, le sue dita sfiorano il culo di Simona con movimenti lenti, quasi ipnotici, mentre l'altra mano affonda tra i miei capelli, guidandomi con dolcezza contro la sua figa.
Il suo respiro si fa più rapido, il corpo vibra sotto il tocco condiviso, fino a quando un brivido la percorre tutta. Inarca la schiena, le labbra si schiudono in un sospiro trattenuto, e per un attimo sembra sospesa in una dimensione tutta sua, fino ad esplodere in un orgasmo.
Poi, il silenzio. Un momento sospeso.
Mi rialzo lentamente, incrociando i loro sguardi. Per qualche secondo restiamo fermi, come se stessimo cercando di assorbire ogni sensazione, ogni dettaglio di quell'istante. Poi, all'improvviso, ridiamo. Una risata spontanea, leggera, come se quel momento avesse bisogno proprio di questo: una pausa di pura complicità.
Simona si avvicina, mi prende il viso tra le mani e mi bacia. La sua lingua scivola sulle mie labbra assaporando ogni traccia rimasta degli umori della figa di Valentina.
Poi si volta verso Valentina e baciandola le sussurra con un sorriso malizioso: "Senti... questi sono i tuoi umori della tua figa."
Quel momento, quell'intesa, accende qualcosa dentro di me. Un desiderio che sembrava essersi placato riprende forza, il mio cazzo si stava risvegliando.
Valentina se ne accorge subito. Il suo sguardo si abbassa per un istante, poi torna a incontrare il mio sguardo, con un lampo divertito negli occhi. Senza dire nulla, allunga una mano e mi sfiora con delicatezza il mio pisello. Con movimenti lenti ed esperti, asseconda il risveglio del mio cazzo, finché il suo tocco non ottiene esattamente ciò che voleva, una nuova erezione.
A quel punto si ferma. Ci osserva entrambi, poi sorride. "Ora basta," dice con un tono deciso ma carico di malizia. "È arrivato il momento che voi due perdiate la verginità."
Ci prende per mano, conducendoci fuori dal bagno. La casa è silenziosa mentre attraversiamo il corridoio, ma noi siamo immersi in un mondo tutto nostro, fatto di sguardi, di attese, di battiti accelerati. Quando arriviamo in camera, Valentina si dirige verso il comodino, apre il cassetto e ne estrae un profilattico. Lo tiene per un attimo tra le dita, poi me lo porge senza dire nulla.
lo esito. Non per paura, ma perché voglio essere sicuro. Voglio leggere negli occhi di Simona la stessa voglia, la stessa certezza. Mi volto verso di lei, cercando una risposta.
E la trovo. Sdraiata sul letto, mi guarda con un sorriso sereno. Si sistema tra i cuscini, poi lentamente divarica le gambe, accogliendomi senza bisogno di parole.
La mia ultima esitazione svanisce. È il momento.
Indosso il profilattico con gesti sicuri, poi mi posiziono tra le sue gambe, sentendo la vagina contro il mio pene. Con estrema delicatezza, guido il mio pene dentro di lei, avvertendo una leggera resistenza. Mi fermo un istante, le accarezzo le tette, voglio che si senta a suo agio. Non c'è fretta, voglio assaporare ogni momento. Poi inizio a muovermi, lentamente, un ritmo dolce e profondo, penetrandola sempre di più.
Valentina, nel frattempo, si era accostata a noi, muovendosi con grazia. Ogni tanto si avvicinava, lasciando morbidi baci su entrambi.
Intanto, Simona si abbandonava sempre di più al piacere. Il suo respiro si faceva più profondo, più rapido. Le sue dita si serravano sulle lenzuola, aggrappandosi a quel vortice di sensazioni fino a quando, all'improvviso, un gemito intenso le sfuggì dalle labbra. Il suo corpo si irrigidì per qualche istante, poi si rilassò del tutto. Aveva raggiunto l'orgasmo.
Era la sua prima volta, e non volevo forzare oltre quel momento perfetto, anche se io non avevo ancora raggiunto il mio piacere. Preferivo fermarmi piuttosto che rischiare di causarle alla sua figa fastidi o dolori.
Con delicatezza, mi sfilai il profilattico, deciso a concludere in un altro modo, lasciando che il desiderio trovasse il suo naturale compimento tra le mie mani in una masturbazione.
Ma Valentina si mette a pecorina davanti a me, lanciandomi uno sguardo provocante. Poi, con un sorriso malizioso, sussurra:
"Visto che ti piace tanto il mio culo, voglio che tu finisca dentro di me."
Mi dice che prende la pillola, quindi non c'è bisogno del profilattico. Però mi avverte: dentro di lei sì, ma solo nella vagina. "Di là nell’altro buco sono ancora vergine", aggiunge con un filo di imbarazzo. Poi, quasi a voler lasciare aperta una porta per il futuro, mi dice che, se la prossima volta portassi un lubrificante, potremmo provare. "Ma oggi no, ho paura che faccia troppo male."
Quelle parole mi fanno impazzire. Mi posiziono dietro di lei e inizio a muovermi con movimenti lenti, afferrandole i fianchi e perdendomi nel calore del suo corpo. Ogni gemito che le sfugge mi fa capire che le piace, che anche lei sta godendo. E, mentre continuo a spingere, ripenso a quello che ha detto: ci sarebbero stati altri pomeriggi come questo.
Sento il piacere crescere dentro di me, sempre più forte, fino a quando diventa insostenibile. Esco all'ultimo momento e, con un ultimo gemito, vengo sulla sua schiena, imbrattandola per la seconda volta.
Restiamo immobili per un istante, i nostri respiri ancora pesanti. Poi ridendo le dico: "Adesso ti serve davvero una doccia, la tua schiena è tutta cosparsa del mio sperma."
Ci guardiamo, ancora eccitati, ancora avvolti nel calore di quel momento. Ci stringiamo tutti e tre in un abbraccio. Esausti, ci addormentiamo così, con il corpo ancora caldo e sudato e la promessa di un altro pomeriggio con tutti e tre insieme.

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