trio
Un sogno erotico elettronico
di single80fe
01.09.2018 |
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"In tutta risposta, ancora a centro pista, sento le sue dita salire..."
LUIMi sveglio a letto, tardi, il sole illumina la stanza. Il mal di testa colpisce e pianta lame sul mio cervello, la lieve depressione di una serata troppo intensa.
Ancora non ricordo perfettamente tutto quello che è successo, nella mia testa si affollano sensazioni, immagini, ma non ricostruisco il filo, completo.
Ricordo che l’avevo conosciuta il pomeriggio stesso, su Tinder, bionda, calda, bella, passionale e estrema.
Un deejay di quelli bravi, quella sera, quella notte, a pochi chilometri di distanza da casa. Un invito incrociato, una sfida di alto livello: vediamo in pista, e quel che capita capita.
Un invito che non potevo fare a meno di raccogliere.
Preparato con cura, pantalone, camicia di lino, cappello stravagante. Non cerca un toy boy, ma l’uomo eccentrico, porco, intellettuale. Una scintilla.
Vado, solo, al club a ballare. Qualche drink, uno sguardo alla pista, qualcosa in più.
E la vedo, la vedo ballare, occhi aperti, spalancati, a riconoscermi. Vestito corto, rosso acceso. So che non indossa mutandine. E ignora le amiche non cui è venuta.
La cassa batta, il dj sta eseguendo il suo rito: ci porta in alto, ci fa salire. Voglie, desideri, intensità. Ci porta in un altro pianeta.
- Sei tu - le dico guardandola ballare a avvicinandomi.
- Non parlare - mi risponde, e mi guarda. Mi balla davanti agli occhi, i fianchi oscillano, le mani mi sfiorano, lo sguardo mi penetra. Si gira e inizia a muoversi per me, per le parole del pomeriggio, scritte in una scema app. Sì, l’avevo eccitata, ma non pensavo mi avrebbe offerto la sua voglia in modo così spudorato.
Inizia a muoversi su di me, letteralmente. Ballo con lei, le stringo i fianchi mentre mi porge la schiena.
Siamo a centro pista, e inizia a farmi sentire le natiche, avvolte dal vestito rosso corto, mentre la musica sale, sale, sale e insieme a lei saliamo noi.
Sento la sua pelle sotto al vestito, lei sente la mia erezione tesa nei pantaloni. Si pianta su di me, mi vuole sentire tra le natiche, lo so.
Mentre cresco nell’incavo avvolto dal tessuto, ancora, le mie mani le toccano le cosce, risalgono sfiorando il monte di venere, la pancia, le braccia, le mani. Balliamo insieme mentre la mia lingua le lecca la schiena,il collo, il confine delle orecchie.
Si scalda davanti a me, per la mia voglia che cresce. Il buio e le luci imperano, la musica ci avvolge, attorno a noi danza e piacere e sguardi di invidia di uomini e donne.
Si gira, mi mette le braccia al collo, la stringo per i fianchi. La mia lingua trova la sua, le nostra labbra unite, la mia erezione sul suo corpo, sento il profumo dei suoi umori.
Vi giuro, amici, sono ad un passo dal tirarlo fuori e scoparla a centro pista, quando si avvicina al mio collo, lo lecca appena, mi lecca dietro e orecchie e trasalisco:
- Andiamo in bagno.
LEI
Avevamo iniziato una distratta conversazione su Tinder, non mi piaceva. O meglio, non era l’ideale di uomo che rimorchio di solito per soddisfare la mia voglia difficile da frenare.
Ma la conversazione si era fatta intrigante, e temo di avere una passione per i porci intellettuali. Sì, mi ero bagnata, e avevo deciso di non toccarmi.
La passione per la musica elettronica e le serate ad alta intensità ci avvicinava, e gli ho promesso di vederlo, quella notte.
Per ore ho pensato di tirargli il pacco, e non in senso letterale. Avevo pensato di non andare, poi le amiche mi avevano convinta, senza sapere nulla della mia conversazione pomeridiana, perché quel dj tedesco non viene troppo spesso in Italia ed era da un sacco che non facevamo serata insieme.
Il tardo pomeriggio trascorso a prepararsi da battaglia: smalto rosso su unghie delle mani e dei piedi, doccia eterna, alternando acqua calda e fredda, sfiorandosi appena tra le cosce per il ricordo delle parole.
Crema, trucco, intimo, solo il pezzo sopra. Mi aveva chiesto di andare senza mutandine. Sono bagnata mentre mi preparo, bagnata per un uomo che solitamente non voglio.
Infilo il vestito rosso, corto. All’aperitivo di pochi istanti dopo faccio arrapare tutti i presenti, le amiche mi danno, più o meno scherzosamente, della troia.
Mi chiedo se l’avrei visto, di lì a qualche ora, se l’avrei riconosciuto. Ho paura che, alla fine, lo vedrò e non sarò attratta. Che figura sarebbe, per entrambi.
Bevo, consumo, continuo, io e le amiche, fino alla serata, fino al club. La musica inizia, con l’apripista e noi ferme, ancora a scrutare la sala che via via si sta riempiendo per l’headliner.
La serata sale di tono e finalmente iniziamo a ballare. Sudo, ho caldo, sono alterata, lo so. Ma il mio desiderio cova e brucia, dentro e fuori di me. E lo vedo. E lui vede me.
Diverso, completamente diverso da quello che di solito mi attrae. Non è il corpo, non è il viso, non è la moda: è lo sguardo. Come le sue parole avevano bucato stomaco e figa, ora il suo sguardo mi sta penetrando completamente.
Si muove appena, piantandomi lo sguardo negli occhi. Dio, lo sa, sa che mi sta facendo bagnare. Io, io che faccio eccitare ogni uomo voglia, io che ho appena fatto girare la testa a tutti gli amici ad aperitivo, mi sento una ragazzina fragile e fradicia davanti al suo sguardo.
Ballo, devo ballare e consumo e bevo, e continuo, devo sciogliermi, devo essere forte, altera altezzosa, ma ci stiamo avvicinando, in modo intenso come la forza di gravità.
Non ha nulla per attrarmi eppure sono fradicia, mentre mi avvicino a lui, quando gli porgo il culo. Vorrei farlo morire, eppure le sue mani sulle cosce mi stanno facendo esplodere la testa, e il suo cazzo tra le mie chiappe mi sta facendo bagnare come poche volte sono stata.
Dio, non resisto, lo voglio dentro, lo voglio in bocca, voglio essere la sua cagna e la sua troia, ora, adesso, dopo. Lo sento, addosso, dentro, e ancora non abbiamo fatto nulla.
Sento la sua lingua, quando mi giro, percorrere le mie labbra, cercare la mia lingua. Non faccio nessuna resistenza, senza mutandine quasi colo su quella pista.
- Andiamo in bagno - sento dire alla mia bocca.
In tutta risposta, ancora a centro pista, sento le sue dita salire. Dalle mie cosce, verso la figa ormai fradicia. Mi sta sfiorando mentre balliamo, so che ci possono vedere. E, onestamente, saranno le sostanze o la mia anima porca, non me ne frega un cazzo.
Le due dita sono esattamente come le aveva descritte, calde, attente. Mi sta sfiorando appena le labbra e le mie gambe già si fanno deboli, le sento sfiorarmi e percorrermi, eccitarmi e toccarmi, premere e rilasciare. Quando arriva alla clitoride e la spinge appena gli mordo il collo, si lascia mordere per un istante e poi si allontana, mi guarda: - Sei una troia, ma ti voglio mia. Non cambiare mai - mi sussurra infilandomi due dita rivolte verso l’alto.
Sto quasi per godere a centro pista, le amiche mi stanno guardando, allibite. Non resisto più, lo prendo per mano e lo trascino in bagno, non so nemmeno se voglio la sua lingua o il suo cazzo duro, che ho appena sentito sul culo. Devo riprendermi, devo governarlo, altrimenti mi farà sua in ogni modo che la sua mente perversa immagina.
Lo trascino quasi do forza, camminare è difficile, tra il vestito corto e il tacco alto, e arriviamo al bagno, diviso tra donne e uomini.
Non mi importa di chi abbiamo intorno, lo trascino di peso al bagno delle donne e lui mi attacca al muro.
Mi spinge, mi bacia, sento la sua lingua dentro, la mia mano scivola sui pantaloni, gli afferro il cazzo durissimo attraverso il tessuto, lo voglio come raramente ho voluto un uomo, lo voglio in mano, in bocca, in figa in culo. Voglio lui, qui e ora, incurante di chi potrebbe vederci.
Con la coda dell’occhio vedo che una donna ci sta guardando, una ragazza più o meno della mia età, un filo più formosa, un seno magnifico stretto in un vestito che dice: scopami.
Sorride.
Io sbottono lo sconosciuto conosciuto su Tinder, non mi interessa più nulla. Voglio tirargli fuori il cazzo mentre lo bacio, e lui mi lascia fare. Emerge da pantaloni e boxer un uccello durissimo, la cappella lucida scoperta dalle mie dita, lo masturbo mentre lui mi ha attaccato al muro. E lei ci guarda, si agita, ma si sta mordendo il labbro, e vedo la sua mano scivolare sotto al vestito.
Ha la schiena appoggiata al muro davanti a noi, come me, mentre ho il corpo dello sconosciuto addosso e il suo cazzo in mano. Lo sposto di lato, per farlo vedere all’altra, così duro, eccitato, gonfio.
Voglio farle vedere che è mio, che è il mio corpo e la mia mente ad averlo fatto ingrossare così tanto, che è la mia voglia a dargli piacere. Lui non si accorge di nulla, forse. Ma l’altra si sta alzando il vestito e rivela le mutandine rosse. Le sposta di lato, il bagno è deserto a parte noi, quasi un miracolo. Le sposta di lato e inizia a toccarsi, lenta, guardandomi, guardandoci. E’ fradicia e mi sorride. E io colo con le dita di lui nella figa che ormai non capisce più nulla come la mia testa.
L’ALTRA
Gli altri non sanno le perversioni che si affollano nella mia mente, la mia voglia di libertà, la mia voglia di godere. La mia vita, a volte, è un incubo, a volte un sogno. Sono bisex, ma non posso dirlo. La compagnia di amici, vero a proprio calvario verso il piacere.
La vita esplicita, nascosta rispetto ai desideri.
I possibili spiragli, in una serata elettronica, calda, tesa, drogata e bevuta: tutti si lasciano andare ai desideri che io ho ogni giorni, ai desideri che mi fanno quello che sono e non posso dire. Difficile, dalla provincia, trovare quello che amo.
E poi li vedo, a centro pista. Sconosciuti, lo so, li sto spiando come una guardona. Mi eccita vederli scoprirsi, mentre ballano questo dj che ci sta facendo eccitare tutti insieme.
Ma, questa sera, non ho voglia di portarmi a casa uno qualunque. Questa sera, complice magari l’eccesso, ho voglia di qualcosa di diverso.
Quando si baciano, il mio sguardo continua a seguirli. So che sono entrambi eccitati, caldi, bollenti. Come lo sono io, ma non posso dirlo ai miei amici.
Mi stacco da loro, e seguo i due sconosciuti in bagno. Chissà fino a che punto arriveranno.
Mi appoggio al muro, li guardo. Sarà quello che ho preso, o la mia natura, ma ora non ho nessun pudore a guardarla fissa negli occhi. E’ bella, più bella di me, penso. E mi sto eccitando terribilmente a guardarli. Lei mi sfida, cerco di capire se sia la solita sfida femminile (il mio cazzo è meglio del tuo perché sono più figa) oppure un gioco, un vero a proprio gioco.
E come a poker decido di andare a vedere: lei gli sta tirando fuori l’uccello, e solo vederlo, e la situazione, mi fanno bagnare ancora di più.
Mi alzo il vestito, scosto le mutandine, e mi esibisco per lei.
Lei inizia a mastubarlo lentissima, facendo in modo che io veda. Io mi tocco appena, mi sfioro le labbra e le sorrido. Sono arrivata a quello che volevo.
Mi fa cenno, e ci chiudiamo in tre in bagno. Io lo prendo in bocca allo sconosciuto, inginocchiandomi attenta a non toccare per terra. Sono scomoda e colo e mentre lei lo sta baciando e lui è frastornato dalla situazione. Ma il cazzo durissimo nella mia bocca non nasconde quanto sia eccitato e intrigato. Lei continua a toccarlo mentre io lo lecco sulla cappella e la mano ti lui le sfiora la figa sotto al vestito, alzo lo sguardo a vedo che non indossa mutandine. Lo so, che si erano accordati prima, e la mia mano continua a toccarmi mentre prendo in bocca lo sconosciuto litigando con la mano della sconosciuta.
I miei umori colano, e lui ci guarda: - Che sta succendo? - Sorride mentre ha due donne per lui. Ci credo. E la mia mano libera sale a sfiorare le dita di lui e la figa di lei. Sto per impazzire, forse stasera ho decisamente esagerato.
- Alzati - mi dice, guardandomi. Eseguo.
Siamo tutti e tre in piedi, iniziamo a baciarci. Io lecco la lingua di lei, davanti a lui, siamo stretti in una sorta di abbraccio porno. La lingua di lui entra per separarci e guidarci di nuovo insieme. Limoniamo in tre, eccitati come credo nessuno di noi sia mai stato, mentre il dj spinge il finale come non ho mai sentito. O forse è solo il mio corpo che segue serata e sensazioni.
Il suo invito, il finale, il ritorno in pista senza concludere, ballare insieme, in tre, sfidandoci e sfiorandoci, incuranti degli sguardi persi su di noi, tra disgusto che sconfina in invidia.
E poi le luci che si accendono, l’invito accettato, la casa di lui che si avvicina, gli orgasmi che, lo so, stanno arrivando.
Lui guida, noi dietro, modalità taxi: ci tocchiamo, ci baciamo, io e lei, bellissima. Facendo attenzione al fatto che lui possa guardarci dallo specchietto retrovisore.
L’arrivo a casa, entriamo rapidi, i vestiti che ci abbandonano rapidamente.
Nudi, subito, di corsa, eccitati a letto. Noi due, noi due donne, tra le sue gambe, lo lecchiamo, ci scambiamo il suo cazzo durissimo. Lo tengo in mano io, e lei lecca, alternando lo sguardo tra me e lui, la mia bocca che cerca la lingua di lei e la mia lingua che gli scivola sulla cappella.
La gara a chi delle due è in grado di prenderlo in bocca di più, le risate, il pareggio. Entrambe fino in gola, entrambe con la figa fradicia.
- Ora tu guardi, gli dico io. - La prendo e la metto sotto di me, a 69. Ha una figa di miele, come la mia. La letto e mi bagno da morire, da sopra. Lei mi lecca come solo una donna può leccare, ma poi sento due lingua, che prima limonano tra loro e poi si dedicano a me. Mi stanno amando in due, mi stanno facendo esplodere e non resisto, non resisto, non resisto e sto per venire e mentre sto per venire sento il cazzo di lui, leccato da lei, entrarmi dentro. Lo so che lei gli sta leccando i testicoli mentre godo della sua lingua ovunque e del cazzo di lui che mi scopa.
Onestamente? Non ricordo i dettagli, so solamente che ho visto e sentito il cazzo dell’uomo in ogni nostro buco, e che ho fatto la troia come non l’ho mai fatta in vita. E quando mi risveglio, distrutta dalla serata, sono ancora fradicia, e voglio bene ad entrambi.
LUI
Il risveglio si completa, e le sensazioni positive che contrastano la negatività dell’hangover sono davvero vivide.
Sono in mezzo a due donne, e i ricordi affiorano. Sorrido.
Su questo letto, in cui ora le abbraccio, una a destra e una a sinistra, abbiamo scopato e goduto e parlato confusi, dopo.
Ricordo che prendevo lei, da sopra con le gambe spalancate per me, mentre l’altra le stava con la figa fradicia aperta sopra alla bocca, mentre mi baciava. E godevamo di noi.
Ricordo che ho preso l’altra, a pecora, mentre lei mi stuzzicava il buco del culo e mi metteva le dita in bocca, e godeva del piacere che davo alla terza.
Ricordo che hanno goduto, con il mio cazzo, la mia lingua, la mia bocca, le loro dita, le loro lingua.
Ricordo che alla fine mi hanno fatto accomodare sdraiato, e che mi hanno preso il cazzo tra le mani, una mano dell’una, una mano dell’altra. E sorridendo tra loro, con le lingue sul frenulo, le labbra sulla cappella, senza mai accelerare, hanno continuato a leccarmi: avevano capito che amo godere così.
E hanno continuato, insieme, leccandosi le lingue e il mio frenulo, di continuo, per un tempo che le sostanze e l’alcol mi hanno reso impossibile calcolare, hanno continuato, sentendomi ansimare, sentendomi completamente loro, hanno continuato fino a farmi eruttare una quantità infernale di sborra, fino a farmi fare un grido avvertito da ogni vicino nel raggio di centinaia di metri, quando il solo era già alto, alto come il primo schizzo di sborra che le ha fatte gareggiare per assaggiarlo.
Ho goduto come non mai.
E ora mi sveglio, prima di loro. Mi hanno bevuto completamente, passandosi il mio sperma tra le loro bocche e guardandomi negli occhi.
Ora ricordo, l’hangover e la depressione non contano, oggi, in questa domenica, con questa compagnia.
Andrò a comprare le paste, salate e dolci non conoscendo ancora i loro gusti, preparò loro il caffè e il succo di frutta, parleremo e legherò una delle due, o entrambe, al letto, perché questo gioco e questa amicizia è appena iniziata.
E ci sarà da godere, soprattutto per te che leggi e immagini questa situazione, ancora e ancora. E a lungo. Perché le persone speciali si conquistano col tempo, e non attraverso una foto. E ora che mi hai letto, e ho risvegliato i tuoi istinti che non puoi rivelare, sarebbe il caso di scrivermi.
Buon proseguimento, donne speciali. Con sogni, desideri, e fantasie folli o meno, da realizzare.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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