orge
Dalla vostra parte (nascita di una hotwife)
di single80fe
22.02.2018 |
14.681 |
9
"- Ora mi devi dire perché Mario si perde tutto questo
È una sega bellissima ed estenuante, alternata dalla mia bocca e dalla mia lingua che scendono solo..."
Mio marito mi trascura. Non è la storia più originale, né qualcosa per cui provare compassione. È un semplice dato di fatto. Scopiamo una volta al mese, quando va bene. Senza contare che sono una bella donna. Non alta, ma magra e tonica, da bimba facevo la ginnasta. Poi il seno troppo grande, la fatica troppo intensa: ora corro tre volte a settimana e mi eccito quando gli altri runner mi guardano il culo.
Ho cercato spesso di capire perché Mario, mio marito, non mi consideri una donna sessuale. Ad un certo punto ho pure pensato che stesse diventando impotente, o che fosse omosessuale.
È difficile per una come me, che ama godere, pluriorgasmica, sempre curata: trucco leggero, depilazione completa. Spesso sorridente e aperta alle conversazioni, alle conoscenze, al gioco.
Dopo due terzetti all’Università, con due uomini e con due donne, non ho più sperimentato. Sposata troppo giovane.
Un giorno mi sono stancata. Era venuto a prendere un caffè a casa un caro amico di Mario, un amico di infanzia. Doveva cenare con noi, a partire dall’aperitivo. Una cosa che facciamo abbastanza spesso, parte della routine.
Ho deciso in un attimo: Mario ci manda un messaggio avvertendo di un contrattempo di lavoro. Erano le 20, sarebbe arrivato dopo un’ora. Non so cosa è scattato in me, forse la frustrazione.
Faccio finta di niente e verso il vino all’amico. Chiacchiere sul divano, lavoro, ferie. Mi alzo per andare in bagno. Quando esco indosso solo le mutandine.
È stupefatto, l’amico. So che mi desidera, da sempre. Ma è sempre stato un signore, molto corretto. Stavolta ci penso io. Mi lecco le dita, guardandolo. E gli dico che dovrà accontentarsi. - Di cosa? Chiede - Di una sega e un pompino - rispondo - ma saranno i migliori della tua vita.
Sono stata sempre molto brava a controllare gli orgasmi degli uomini. A farli implorare di lasciarli godere. A negar loro il piacere, per dargliene uno più grande in seguito.
Fosse stato un uomo davvero corretto, l’amico di Mario, avrebbe fatto più resistenza. D’altra parte, mentre mi siedo a cavalcioni su di lui, baciandogli il collo e lasciandolo ammirare i miei seni, sarebbe stato difficile nascondere una erezione tesa e forte.
Mi siedo di fianco a lui: - che abbiamo qui? - gli dico abbassandogli la zip. Sta mormorando qualcosa, quasi cercasse di negarsi.
Gli tiro fuori l’uccello da pantaloni e boxer, lo afferro con una mano immobile, mi avvicino lentissima con la bocca. Ora sono a due centimetri dalla cappella. Lo guardo. - Vuoi davvero che mi fermi?
Ci pensa un attimo, lo sciagurato. - No - mormora.
Gli avvolgo la cappella con le labbra, e lo insalivo, moltissimo.
Poi mi metto al suo orecchio, a parlagli, mentre la mia mano scivola sull’asta e sul glande, con una lentezza esasperata ed esasperante.
- Ma lo sai che Mario non mi scopa più?
Geme.
Stringo le dita a cerchio sotto alla cappella, e comincio a masturbarlo solo lì, sul glande infuocato.
- Ora mi devi dire perché Mario si perde tutto questo
È una sega bellissima ed estenuante, alternata dalla mia bocca e dalla mia lingua che scendono solo per stuzzicargli il cazzo, mai per succhiarlo.
Come ogni uomo preso per il cazzo, trattato in questo modo, è pronto a dirmi tutto.
Pronto a dirmi che per Mario la moglie è la donna che bacerà i suoi figli, pronto a dirmi che va regolarmente nei centri massaggi cinesi.
- Ora è lì, vero? Gli chiedo.
- Credo di sì - geme lui mentre stringo più forte l’uccello e accelero
- Vuoi godere, vero?
- Non ancora - mi dice - più risoluto. - Amo giocare, sai, Sonia?
Non so perché, ma al suo pronunciare il mio nome mi bagno completamente. Ero già eccitata, chiaro, ma sentirmi pronunciata in quel modo, da un uomo che geme per le mie mani, mi lasciò la figa completamente fradicia. Non volevo scoparlo. Non ora. Mario stava per rientrare, ormai erano 40 minuti di aperitivo e della mia mano a farne un mio schiavo.
- Ah sì? - Cerco di riprendere il controllo - Ma sei sei così serio - e mentre dico serio, lo scappello completamente, tirando la pelle e poi risalgo a chiudergli il cazzo, scendo con la bocca e gli scappello ancora il glande, stavolta con le labbra e un sacco di saliva, fino ad accoglierlo tutto, fino in gola.
Si gonfia nella mia bocca, potrebbe esplodere, lo so.
- Vuoi godere, eh? - gli dico mentre mi stacco da lui, continuando a segarlo piano.
- Si, e lo vuoi anche tu, Sonia - dice lentamente. Cazzo, sa giocare davvero. Sono fradicia al pensiero di avere quel cazzo dentro di me.
Ma non gli darò questa soddisfazione, non stasera. Mi inginocchio davanti a lui, lo guardo negli occhi, decisa come non sono mai stata.
Gli prendo il cazzo in mano, e comincio a leccare in cerchietti il frenulo. Geme, mugola, ansima, riversa tutta la voglia e il suo sperma nella mia bocca e sul mio viso, gridando: - Sonia, sei una gran porca.
Mentre mi asciugo la bocca e il viso: - Zitto maiale, che ti sentono i vicini. Ma sorrido.
Ci ricomponiamo. Dopo qualche minuto, rientra Mario, ignaro di tutto, e a borsa vuota per le vacche cinesi (che povere, magari sono pure brave, ma con la voglia che ho, marito mio, andare a troie è proprio uno spreco).
L’amico rientra a casa, io e Mario a letto. È così stupido che non sente il mio odore da vacca eccitata.
Due giorni dopo sono a casa, sola.
Una busta sotto alla porta. Rossa. Ceralacca. La apro, curiosa. Una grafia corsiva, minuta, precisa.
La signoria vostra è invitata presso la Rocca, questa sera dalle 22. Dress code Eyes Wide Shut obbligatorio.
Ps. Non toglierete mai la maschera, qualunque cosa accada.
Mario è via per lavoro. Questa cosa la deve aver mandata l’amico, cazzo. Penso. Mi bagno. Un’orgia, da sola.
No, non andrò. Non posso andare. Paura, adrenalina, terrore di compromettere la mia vita. La mia vita, poi, una scopata al mese e una sega ad un amico di lui.
Mentre ripenso a quel film clamoroso, però, mi bagno. Tentenno con il telefono in mano. Chiamo il lavoro: - Oggi pomeriggio ho una emergenza. - Sì, emergenza di cazzo, rido dentro di me.
L’emergenza: estetista, costume (un babydoll e un soprabito, nient’altro, tacco alto e nero) e una maschera, non veneziana. Il dettaglio: non veneziana. È evidente che voglio la bocca libera per succhiare cazzi. Dio, la mia libido si sta liberando.
È quasi un sogno ad occhi aperti quello che mi porta alla Rocca. Ricordo poco del tragitto, se non gli umori che quasi bagnano il sedile.
È un tempo compresso, quello in cui mi preparo, mi trucco con attenzione, mi vesto, arrivo al piazzale antistante alla Rocca: il parcheggiatore, elegantissimo, mi chiede l’invito. Glielo porgo, mentre prende le chiavi della mia auto. Busso. Mi aprono.
Da lì in poi i ricordi sono confusi. So che ad un certo punto mi stavano scopando in due, uno in culo e uno in figa, e avevo una vignetta bellissima, giovane, ventenne, davanti alla mia bocca. Non ci ho pensato due volte, e ho cominciato a leccarla come volevo Mario mi leccasse.
E poi ho capito. Mario non conta niente. Conto io, il mio piacere, la mia voglia di fottermi tutti i cazzi di questa festa, di farmi leccare da una ventenne porca mentre il suo ragazzo dotato e palestra mi sfonda la figa.
So che ho finito la serata coperta di sperma. Non li ho contati, quanti cazzi mi hanno toccato, scopato. Quanti ne ho masturbati, leccati. Sono tornata a casa drogata di sesso, di orgasmi, di piacere. Sorridevo, pensavo che finalmente ero tornata quell’universitaria che si sentiva al di là del bene e del male, pronta a vivere di puro piacere. Ancora oggi non so se quella sera l’amico di Mario mi ha scopata, inculata o se si è goduto solo la mia bocca. Eravamo tutti mascherati. Non ne abbiamo più parlato, di quella sera. La maschera è rimasta in piedi. Ma scommetto che lo ha fatto, anche se il suo cazzo non l’ho riconosciuto. Forse è quello che mi ha sborrato sulla schiena dopo avermi fatto godere scopandomi il culo.
Avrei capito solo dopo che alcuni mi chiamano sweet, la donna del cuckold, del cornuto. Non sapevo, all’epoca se dire a quel porco di Mario cosa ho scoperto di essere.
Ma certamente, con il suo amico, e quella notte alla festa, era nata una hotwife.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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