tradimenti
Troia in ufficio
di pamyzi1
21.01.2021 |
6.909 |
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"Parlammo del più e del meno, poi divenne più intraprendente..."
Spesso vado con il mio compagno dal suo amico commercialista. È un tipo sulle sue di circa 45 anni, pieno di sé e sicuramente molto attratto dalla figa, almeno a giudicare dagli sguardi pochissimo velati che ogni volta mi lancia. Noto sempre, con un senso misto di lusinga e di eccitazione, che mi spoglia con gli occhi, mi guarda la bocca mentre parlo, il culo, le tette, le gambe, è evidente che mi desidera e temo sempre che possa rendersene conto anche il mio lui. Ovviamente ho capito da un pezzo che sicuramente gradirebbe un mio lavoretto di bocca e di chiavarmi per bene ed è inutile aggiungere che la cosa mi stuzzica; da gran troia, ogni volta che dobbiamo andarci, provvedo a vestirmi in maniera arrapante ed invitante. Un giorno il mio compagno mi chiese la cortesia di recarmi dal suo commercialista a ritirargli dei documenti. Mi disse che già era d’accordo con lui e che avrei dovuto andarci quel pomeriggio alle 18. Accettai provando un leggero brivido di eccitazione. Per l’intera giornata mi ritrovai a fantasticare immaginando la scena che mi vedeva inginocchiata mentre gli ciucciavo il cazzo.
Alle 17:45, indossando una canottiera arancione con un vestito scuro corto sopra, calze nere autoreggenti, stivali e spolverino, arrivai allo studio. Fui accolta dalla segretaria alla quale dissi che avevo appuntamento alle 18 per ritirare dei documenti per il mio compagno. Mi fece accomodare in una saletta dove attesi il mio turno.
Qualche minuto dopo le 18 venni introdotta nel suo ufficio. L’uomo, visibilmente felice che fossi li, guardandomi con sguardo mellifluo, mi invitò ad abbassare la mascherina e ad accomodarmi sulla poltroncina, cosa che fece pure lui dall’altro lato della scrivania. Cercai di spiegargli la mia visita e mi disse che aveva parlato col mio compagno e che sapeva il perchè della mia presenza, però temporeggiava e non mi consegnava i documenti. Iniziò invece a parlare amabilmente ed io, un pò tesa, ricambiai accettando la conversazione.
Parlammo del più e del meno, poi divenne più intraprendente. Mi propose di darci del “tu” cosa che accettai senza problemi. Dopo avermi chiesto che lavoro svolgessi, che genere musicale amassi ed altre amenità simili, cominciò a dirmi che mi trovava veramente sexy, che ero una bella donna, insomma mi faceva apprezzamenti che io accettavo di buon grado mentre iniziavo a sentirmi piuttosto eccitata dalla situazione al punto che iniziai a sentirmi la vulva sempre più bagnata. Cominciai ad avere una gran voglia di cazzo, ma avevo timore di espormi troppo apertamente vista l’amicizia tra lui e il mio compagno. Però sapevo nel mio intimo che se avesse fatto lui il primo passo, mi sarei fatta chiavare sicuramente, li nel suo studio, con la segretaria nell’altra stanza, trovando la cosa molto intrigante ed eccitante.
I minuti passavano e neanche lui prendeva l’iniziativa, forse a causa dei miei stessi motivi, ma io ero ormai partita di testa, avevo voglia di farmi scopare inesorabilmente e duramente da lui. Così, guardandolo maliziosamente negli occhi, gli dissi di avere caldo chiedendogli di potermi togliere lo spolverino. Lui non fece alcuna obiezione e così rimasi solo col vestitino e con lo spacco dei seni ben in vista. Prese a guardarmi le tette visibilmente attratto ed eccitato, mentre io accavallai le gambe in modo assai sexy affinchè potesse intravedermi per bene le cosce e la brasiliana.
Lui capì subito dove volessi andare a parare e così si alzò, andò dalla segretaria per poi tornare chiudendosi dietro la porta a chiave. Mi disse di averle detto di non disturbare perchè la mia pratica richiedeva tempo e di disdire gli appuntamenti per la prossima ora e mezza. “Uhm hai fatto bene, ho voglia di cazzo sai, del tuo cazzo” dissi, e lui rispose: “bene troia, ora te lo becchi per bene il mio cazzo”. Poi mi chiese: “per conoscerci meglio, per iniziare, mi faresti un pompino, oppure ti fa schifo”? Risposi: “certo che lo faccio, amo fare pompini”!
Senza più perdere tempo, si slacciò la cintura calandosi pantaloni e boxer fino alle caviglie per poi sedersi sulla sua poltrona, aprendosi la camicia e scoprendo l’addome villoso. Nel silenzio più assoluto, rimasi a guardarlo mentre si menava il cazzo facendoselo diventare duro e grosso fino a che, impaziente di assaggiarlo, mi tolsi il vestito, poi la mutandina rimanendo con la sola canottiera,le autorggenti nere, e gli stivali. Squillò il mio cellulare e vidi che era il mio compagno che mi stava chiamando. Sorridendo al mio maschio pronto a trombarmi, sempre con lo sguardo rapito dalla sua cappella dura, risposi tranquillizzandolo e, mentendo, gli dissi che stavo attendendo per entrare.
Attaccato il cellulare, eccitatissima al pensiero di tradire, lo raggiunsi e in piedi su di lui, ci baciammo intensamente con le lingue impazzite, ci slinguazzammo e pomiciammo per un pò di minuti mentre le sue mani accarezzavano tutto il mio corpo, fin sotto la canottiera a palparmi le tette ed i capezzoli duri come chiodi. Scese poi a stuzzicarmi la passera facendomi notare che era già fradicia. Poi, infoiatissima, mi inginocchiai tra le sue cosce e finalmente glielo presi in bocca. Mentre accarezzavo il suo addome e i coglioni, ciucciavo la cappella del commercialista e lo spompinavo alacremente, presi il telefono e, chiesto se dava fastidio se immortalassi quel momento, con il suo consenso, fotografai la scena del cazzo piantato nella mia bocca e la lingua ad accarezzare la cappella.
Per godermi appieno il momento senza distrazioni, riposi il telefono e, con i gomiti appoggiati alle sue cosce, iniziai ad andare su e giù sul cazzo e, mentre mi teneva la testa con la mano, ci guardavamo negli occhi, mentre i grossi anelli che avevo come orecchini, fluttuavano come impazziti ai miei lobi. Mi fermavo e andando su e giù sul cazzo con la mano in una sega, leccavo la cappella turgida titillandola in maniera volgare ma deliziosa, con rivoli di saliva che colavano dalla bocca sul cazzo. Mugolavo mentre ciucciavo e succhiavo il cazzo del commercialista, gli sparavo quel pompino con libidine e eccitazione incredibili, avevo tanta fame di cazzo. Intanto mi ficcavo due dita nella figa bagnata iniziando a masturbarmi mentre succhiavo.
“Ah come lo succhi bene, sei una gran pompinara, sei veramente brava, lavori di lingua che è una delizia” mi diceva, mentre con la mano dietro la nuca mi costringeva ad accogliere tutto il bel cazzo in bocca, un cazzo bello grosso. Dopo circa un quarto d’ora in cui mi lavorai il suo uccello di bocca, disse: “ora ti voglio fare la figa e il culo, ti va”? “Si, lo voglio tutto dentro”, risposi e così mi fece fermare, si alzò e mi mise a “pecora” sulla scrivania dopo aver fatto spazio.
Mi alzò la canottiera fino alla nuca liberandomi le tette e sentii che mi palpava i glutei allargandoli e sputandosi sulla cappella che prese a poggiare e sfregare sulla fessura giocherellando e facendomi impazzire di piacere fino a che, con un colpo secco e deciso, mi penetrò ficcando tutto l’attrezzo nella mia vulva. Intanto mi palpava le tette andando avanti e indietro nello scoparmi selvaggiamente mentre io da sotto, ad occhi chiusi gli accarezzavo delicatamente i coglioni implorandolo di continuare, di scoparmi a sangue e godendo come una porca. Ad un certo punto, mi allargò la gamba sinistra e riprese a pomparmi da dietro. Sentivo i noduli del cazzo che mi accarezzavano le pareti della fregna, la cappella che mi lambiva l’utero, intanto allargavo e stringevo i muscoli dell’addome per farlo godere di più. Più volte fui sul punto di strillare dal piacere, ma lui con una mano sulla bocca me lo impediva. “Shhh, godi in silenzio, c’è la segretaria, ci sente” mi diceva ed io godevo limitandomi a mugolare dall’intenso piacere che mi donava il cazzo del porco, la faccia schiacciata sul ripiano della scrivania stravolta dal piacere sessuale mentre, dopo pochi minuti, venni abbondantemente con gli occhi strabuzzati e il suo dito in bocca che succhiavo simulando un clamoroso pompino.
“Ora ti faccio il culo” e dicendo ciò, lo tirò fuori dalla figa e, umido dei miei stessi umori, lo inserì interamente nel culo con un colpo secco, violento e deciso. Qui un urlo, misto di dolore e goduria, mi sfuggì per forza di cose, ma poi presi a godermi il suo cazzo che mi inculava inesorabile e laido, in maniera molto esperta. Con le mani sul collo, mi attirava a sé facendo entrare tutto il lungo cazzo nello sfintere che sembrava doversi slabbrare da un momento all’altro. Intanto mi diceva: “ah troia, ti sto inculando per bene, sei proprio una troia, ami il cazzo, sei porca, lo senti il mio cazzo nell’intestino”? ed io rispondevo “si, sei proprio un porco, stiamo tradendo il mio compagno tuo amico, ficcamelo in culo fino ai coglioni, devastamelo tutto, rompimelo, non fermarti ti prego” implorandolo di continuare a massacrarmelo perchè mi faceva impazzire mentre raggiunsi un secondo intenso orgasmo, questa volta squirtando come una fontana.
“Sto per sborrare troia, e voglio venirti in bocca, ci stai”? “Certo”, risposi, “lo voglio in bocca, devi sborrarmi in bocca, la mia passione è ingoiare sborra calda”! Così dicendo, il porco si piazzò ben saldo sulle gambe mentre io, praticamente nuda, inginocchiata ai suoi piedi presi a fargli un nuovo pompino con l’unico intento di portarlo ad un orgasmo lungo e violento. Con le mani appoggiate sulle sue cosce, andavo avanti e indietro sul cazzo, lo scappellavo con le labbra con gli orecchini che tintinnavano sonoramente fino a quando, con un prolungato lamento, mi riversò una cascata infinita di sborra in bocca. Nulla uscì dalla mia vorace bocca, lo lasciavo schizzare ritrovandomi una quantità enorme di sborra calda e densa a riempirmi l’intera bocca e, a mano a mano che si accumulava sperma caldo sulla lingua, lo ingoiavo senza esitazioni fino a che lo lasciai pulito e lindo. “Ah, mi hai fatto impazzire troia, sei una grande succhiacazzi troia”, disse.
Guardammo l’orologio, solo tre quarti d’ora era durata la nostra scopata, era stata una sveltina stupenda, ma era stata di un’intensità incredibile. Ci ricomponemmo alla meno peggio, mi consegnò i documenti e ci congedammo. Uscendo, notai uno sguardo complice e divertito sul viso della segretaria mentre la salutavo e capii che la troietta aveva di certo capito tutto, sapeva senz’altro che avevo fatto la porca col suo capo. Da quel giorno, ogni volta che accompagno il mio compagno dal commercialista, ci guardiamo con espressione complice e con desiderio represso, perchè dopo questa prima volta non è capitata una seconda occasione…. almeno fino ad ora….e spero tanto anche di giocare con la sua segretaria troia ,ma io di piu' ..................commnti [email protected]
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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