Racconti Erotici > tradimenti > Io moglie Puttana
tradimenti

Io moglie Puttana


di pamyzi1
04.04.2020    |    41.856    |    12 9.7
"Gli dissi che per la bocca soltanto volevo cinquecento euro..."
Ricevetti un sms da Stefano. Mi chiedeva se mi ricordavo di quando eravamo fidanzati, e per divertirci ci eravamo inventati il gioco dei ruoli,avevamo fatto finta di non conoscerci, e lui era venuto al centro commerciale e aveva cercato di rimorchiarmi. Era stato solo un gioco, tutto qui. Molto divertente, se devo dirla tutta, e anche molto eccitante. Fu molto bello essere rimorchiata, anche se ricordo che gliela feci sudare molto, povero Stefano. Però alla fine gli diedi ciò che voleva. Non ricordo se gli diedi anche il buco del culo, ma di sicuro la fighetta sì. E mi feci fottere praticamente da un estraneo, perché in quel momento Stefano stava fingendo di essere uno che si era invaghito di me e che voleva avermi a tutti i costi. Erano passati molti anni ormai.
Gli risposi con un sms di sì, e allora lui continuò chiedendomi se mi andava di rifarlo. Caspita, certo che mi andava di rifarlo. Già mi stavo bagnando al solo pensiero. Gli chiesi quando avremmo cominciato, e lui mi rispose che era una sorpresa, che il gioco sarebbe potuto cominciare in qualsiasi momento. Gli chiesi nel frattempo come avrei dovuto comportarmi, e lui mi rispose (sempre tramite sms) di comportarmi come se nulla fosse. Quindi il gioco poteva cominciare tra un’ora come tra una settimana. L’attesa rendeva le cose ancora più eccitanti. Che marito porco che avevo!
Gli mandai un sms dicendogli di vederci in via nazionale a tale ora e a tale posto.
La via nazionale era conosciuta per essere meta di prostitute e uomini in cerca di avventure. Un vero mercato del sesso. La mia idea era quella di fingermi appunto una puttana, e di essere abbordata da mio marito. Così quella sera cercai nel mio armadio i vestiti più osceni che avevo; misi degli hot pants neri di pelle, e sopra un top rosa a fascia da cui le tette mi scivolavano sempre fuori e io ero costretta a rimetterle dentro, e infine i tacchi a spillo e una borsetta. Ero pronta per farmi rimorchiare da mio marito.
Raggiunsi la via nazionale in macchina. Parcheggiai non molto distante e poi mi misi sulla strada. Le altre prostitute, la maggior parte moldave e nigeriane, mi guardarono stupite. Non mi avevano mai vista, ai loro occhi ero una nuova. C’era anche qualche trans; notai che gli uomini preferivano quelle. In effetti erano piazzate proprio bene, però comunque non riuscivo a capire. Perché preferire una trans ad una moldava bionda di diciotto anni? Per saperlo sarei dovuta entrare nella testa di un uomo e farmici un giro. D’altronde anche Stefano una volta aveva avuto una bella sbandata per una trans, Beatrice. Ricordate? Beatrice era diventata la mia rivale in amore. Avevo avuto anche la sensazione che preferisse lei a me. Ma non riuscivo a capirne il motivo.
In ogni modo mi misi a passeggiare sulla via in attesa che venisse mio marito, ovvero il mio cliente. Nel frattempo venni fermata varie volte da altri uomini. La maggior parte erano uomini con la fede al dito. Uno di loro si fermò accanto a me e mi disse: ‘chissà che belle spagnole che fai con quelle’ riferendosi alle mie tette che erano scivolate di nuovo fuori dal top a fascia che indossavo. ‘E secondo me fai anche dei gran pompini’. Non riuscivo a capire se il tizio voleva solo dirmi porcate oppure era effettivamente interessato ad avermi. In ogni caso dovevo fare in modo di farlo andare via, perché mio marito sarebbe potuto venire da un momento all’altro. Mi guardai intorno ma ancora non lo vedevo. Era in ritardo lo stronzo. Davvero voleva lasciarmi lì a passeggiare su via nazionale come una puttana?
‘Quanto sei maiala’ mi disse il tizio che mi si era accostato.
‘Lo sa tua moglie che vai con le zoccole?’ gli chiesi in tono severo. Ma cosa mi prendeva? Perché mi stavo mettendo a fare la morale a quello lì? Forse perché guardandolo negli occhi avevo avuto una visione, avevo visto la sua vita mediocre, la sua moglie annoiata e stanca, il suo lavoro d’ufficio snervante e ripetitivo. Avevo visto un uomo che si era arreso alla vita, e che trovava appagamento soltanto andando sui viali, in cerca di zoccole da scoparsi in auto. ‘Non niente di peggio per una donna che avere un marito che va con le puttane’.
‘Ma che cazzo dici?’ mi disse. ‘Avresti proprio bisogno che qualcuno ti tappasse quella bocca con un bel cazzone duro’.
Decisi di smetterla, perché non sapevo con precisione a dove mi avrebbe portata quella discussione. Certamente a niente di buono. Quindi gli dissi il mio prezzo, e gli sparai una cifra assurda, in modo da farlo andare via. Gli dissi che per la bocca soltanto volevo cinquecento euro. Per tutto il resto invece ne volevo mille.
‘Ma chi ti credi di essere? Pamela Anderson? Stronza di una puttana’ e a quel punto partì sgommando alla ricerca di qualcosa di più economico.
Finalmente in lontananza vidi la macchina di Stefano. Mi vide anche lui e allora mise la freccia per accostarsi a me. Mi feci avanti ancheggiando e mi abbassai verso il finestrino. Le tette mi erano di nuovo scivolate fuori dal top, ma questa volta non feci niente per rimetterle a posto. Ma quando guardai dentro la macchina notai che mio marito non era solo, e allora diventai di pietra e non riuscivo neppure a parlare. Con lui c’era un uomo, aveva all’incirca la nostra età. Non lo avevo mai visto prima. Cosa c’entrava lui nel nostro gioco di ruoli?
‘Perché ti sei fermato?’ gli chiese.
‘Che ne dici di farci una bella doppietta con questa zoccola?’ gli domandò mio marito.
L’amico di Stefano, di cui ancora non conoscevo nulla, mi guardò da capo a piedi per valutarmi. Poi disse a mio marito che non ero niente male.
‘Guarda che tette’ disse Stefano. ‘Scommetto che muori dalla voglia di farti fare una spagnola’.
‘In effetti non mi dispiacerebbe’.
Adesso cominciavo a capire. Stefano aveva deciso di coinvolgere un uomo nel nostro gioco, per renderlo ancora più eccitante. L’idea non mi dispiaceva affatto. Poi sentii mio marito che diceva al suo amico che montarmi sarebbe stato proprio quello che ci voleva per festeggiare il loro rapporto di collaborazione. Ma di cosa parlava? Perché quell’uomo avrebbe dovuto collaborare con Stefano?
‘Quanto vuoi?’ mi chiese Stefano.
‘Cento per la bocca. Duecento tutto il resto’ risposi.
‘Mmh’ rispose il suo amico, ‘economica, la zoccola’.
‘Ok, monta su’.
L’amico di Stefano, che si chiamava Xavier, scese dalla macchina e mi aprì lo sportello di dietro e mi fece salire, poi salì anche lui, mettendosi accanto a me. Era chiaro che voleva fare con me un po’ di petting prima di giungere a destinazione. Non sapevo bene dov’è che mi avrebbero portata per montarmi. Una cosa era certa, io ero terribilmente disorientata. Non mi immaginavo che sarebbe andata così. Credevo che si sarebbe presentato mio marito e basta, e che avremmo fatto finta di essere una prostituta e il suo cliente. Questo nuovo scenario mi aveva letteralmente spiazzata.
Comunque Stefano fece partire la macchina e Xavier non perse tempo a mettermi le mani sulle tette, spremendomele una contro l’altra e succhiandomi i capezzoli.
‘Ehi guarda che tette divine!’ disse. ‘Sembrano fatte apposta per le spagnole’.
‘Sì, proprio una bella gnocca. Come ti chiami?’ mi chiese.
‘Sabrina’ risposi senza un filo di fantasia. Avrei potuto inventarmi un altro nome, e invece ero così spaesata che non riuscii neppure a mentire. E Stefano mi guardò dallo specchietto retrovisore, mentre Xavier mi succhiava i capezzoli, e mi sorrise. Era divertito dal fatto che non mi ero neppure presa la premura di inventarmi un nome.
‘Sabrina’ disse Xavier, ‘che nome da maiala’.
un nome come un altro’ risposi.
‘Dio, quanto sei porca’ Xavier era affamato, mi voleva ardentemente, e allora avvicinò la sua bocca alla mia e mi infilò la sua lingua dentro, e nel frattempo mi accarezzava le gambe e me le palpava. Si stava letteralmente impossessando di me, e Stefano di tanto in tanto ci guardava dallo specchietto retrovisore, e io guardavo lui, quasi come a chiedergli: ‘ma cos’ questa storia?’.
‘Ehi Xavier!’ disse. ‘Vacci piano, non vorrai mica scopartela in auto?’.
Non avevo la più pallida idea di dove mi stavano portando e di dove avevano in mente di montarmi, ma a breve l’avrei scoperto.
Stefano fermò la macchina in un parco. Il posto era piuttosto squallido; era alle spalle di un centro direzionale, con dei palazzoni e delle torri che svettavano verso l’alto, e in basso c’era questo parco dove spesso bazzicavano le coppiette con guardoni annessi a spiarne le loro performance. Era un posto terribile dove fare l’amore, illuminato appena da un paio di lampioni. In verità avevo sperato che mi portassero in un motel, che certamente ci avrebbe dato più sicurezza e più privacy. Invece lì poteva vederci chiunque. Ma comunque era mezzanotte, e apparentemente sembrava non esserci nessuno.
Uscimmo dalla macchina e mi guardai intorno. Non mi sentivo affatto sicura. Stavo per dire che forse era meglio andare in un altro posto, ma Xavier non mi diede nemmeno il tempo di fiatare. Mi spinse contro il cofano della macchina facendomici stendere con la schiena sopra. Poi iniziò a sbottonarmi gli hot pants di pelle che indossavo e me li sfilò. Adesso ero nuda ad eccezione del top che mi copriva a malapena le tette, avevo le gambe aperte pronta per essere penetrata, e aspettavo in modo inerme che qualcuno di loro due si facesse avanti. A quel punto si sbottonarono i jeans e se li tirarono giù, ma senza toglierli, e i loro cazzi già in erezioni svettarono verso l’alto, proprio come le torri del centro direzionale alle nostre spalle. Stefano mi si mise sopra e appoggiò il glande contro le mie labbra di sotto; gli sarebbe bastata una spinta per farlo entrare tutto nella sua interezza, ma Xavier lo fermò bruscamente.
‘Ma che fai? Sei pazzo? Te la vuoi fottere così, senza protezione?’.
In effetti non ci avevo pensato neppure io. Per me era una cosa del tutto naturale fare l’amore con Stefano senza preservativo. Ma mi dimenticavo che in quel momento io non ero la moglie di Stefano, ma una puttana qualsiasi con cui mio marito stava per avere un rapporto.
‘Non vorrai mica prenderti una malattia?’ gli chiese. ‘Chissà quanti cazzi ha già preso’.
‘Hai ragione’ disse mio marito, e Xavier gli diede un preservativo. Lui lo scartocciò e se lo arrotolò sul cazzo fino alle palle. A quel punto era pronto per entrarmi dentro. Ecco il glande che si faceva strada dentro di me, e poi tutto il resto. Stefano mi afferrò per le caviglie tenendomi le gambe aperte e iniziò a scoparmi d brutto. Xavier intanto anche lui si era srotolato un preservativo sul cazzo, a breve sarebbe stato il suo turno. Intanto mi prese il top e me lo tolse. Adesso ero completamente nuda, e la cosa mi metteva seriamente a disagio. Nuda in mezzo ad un parco pubblico. Cosa sarebbe successo se fosse arrivato qualcuno?
Intanto mio marito mi stava fottendo come una furia, poi però ad un certo punto uscì dal mio corpo per fare spazio al suo amico, il quale anche lui mi prese le caviglie tenendomi le gambe divaricate e mi fece entrare il suo cazzo dentro, e iniziò a fottermi di brutto. Il cofano era molto caldo, perché il motore era stato acceso fino a poco fa, quindi cominciai a sudare come una cagna, e il sudore mi faceva scivolare verso il basso, e quindi con le mani dovevo cercare di ancorarmi per non cadere. Mentre Xavier mi fotteva mio marito mi mise il cazzo in bocca, e io glielo succhiai. Era strano sbocchinarlo con il preservativo; era una cosa che non avevo mai fatto. Il sapore del lattice non era proprio di mio gradimento, ma non potevamo fare altrimenti, sennò il gioco perdeva credibilità.
Ad un certo punto Stefano si allontanò da noi, fece il giro della macchina per raggiungere il bagagliaio, lo aprì e prese qualcosa. Poi ritornò da noi e vidi che reggeva nella mano una bottiglia di spumante e due bicchieri e disse che bisognava festeggiare. Ma cosa? Mi chiesi. Cos’era che dovevano festeggiare. Stava per succedere qualcosa di cui io ero tenuta all’oscuro. Ma d’altronde io non ero che una puttana, un loro svago, uno sborratoio. Allora Stefano aprì la bottiglia facendo schizzare via il tappo di sughero e versò lo spumante nei due bicchieri, e uno lo passò a Xavier che nel frattempo continuava a scoparmi con decisione.
‘Al nostro ambizioso progetto’ disse Stefano alzando il calice e ficcandomi di nuovo il cazzo in bocca.
‘Al progetto’ confermò Xavier, e bevvero lo spumante.
Mi chiedevo di quale progetto stavano parlando. Chi era quello Xavier? E perché aveva deciso di coinvolgerlo nel nostro gioco dei ruoli. In ogni caso era veramente bravo a scoparmi. Instancabile. Però anche Stefano voleva la sua parte di me, e così decisero di fottermi insieme, e allora mi fecero scendere dal cofano e mio marito si mise al posto mio. Io mi misi sopra di lui e il suo cazzo mi entrò in figa. Xavier mi stava dietro, salì sul cofano con i piedi e inarcò le gambe e si calò verso di me per mettermi il suo palo nel culo, che entrò senza problemi, e a quel punto cominciarono a montarmi in due. Io non facevo che guardami intorno, ero molto nervosa, poteva arrivare chiunque e vederci, ma per fortuna il parco era ancora deserto. Certo che potevano portarmi anche in un posto meno squallido di quello. Mi sarei accontentata anche di un motel di serie b, di quelli che di solito stanno vicino alle stazione ferroviarie, dove di solito ci andavano le puttane coi loro clienti.
Mi beccai anche un paio di sculacciate da parte di Xavier, il quale disse che trovava il mio culo burroso semplicemente irresistibile. Stefano invece da sotto mi teneva le mani sui fianchi e mi baciava il collo e le tette. Sentivo che stavano per venire, e infatti uscirono dai miei buchi e mi dissero di mettermi in ginocchio perché volevano sborrarmi in faccia. Allora feci come mi dicevano e loro si tolsero i preservativi e puntarono i loro cazzi contro il mio viso e iniziarono a fiottare. Fui inondata dalla loro sborra in pochi attimi. Poi mi aiutarono a rimettermi in piedi. Avevo così tanta sborra sul viso che ero stata costretta a chiudere gli occhi, quindi non riuscivo neppure a vedere cosa succedeva intorno. Ne tolsi un po’ con le mani e poi cercai i miei vestiti; erano sul cofano, me li infilai, poi vidi Xavier porgermi due banconote da cento euro.
‘Grazie’ gli dissi e infilai i soldi nella mia borsetta.
‘Grazie a te’ rispose lui dandomi una pacca sul sedere. ‘Sei un fenomeno’.
Intanto sia lui che mio marito si erano ricomposti,avevano tirato su i pantaloni e gli slip.
‘Dove ti riaccompagniamo?’ mi chiese Stefano.
‘Lì dove mi avete caricata’.
Così salimmo di nuovo in macchina e mi riportarono su via nazionale. Lungo il tragitto mi domandarono qualcosa sul mio conto. Io ci tenevo ad avere un certo distacco, così alle loro domande rispondevo freddamente. Stefano mi chiese se ero sposata e io gli risposi di sì. E allora Xavier mi chiese se mio marito fosse a conoscenza di quello che facevo la notte.
‘Sì che lo sa’ risposi. ‘Lui non lavora, e abbiamo due bambini da sfamare. E così mi sono messa a fare questo lavoro per portare avanti la famiglia’.
Mi ero inventata quella storia davvero triste per chissà quale motivo. Forse perché il gioco dei ruoli prevedeva anche questo. Entrambi rimasero ammutoliti di fronti a quella storia, ebbi l’impressione di avergli fatto provare nei miei confronti molta compassione, e forse anche un po’ di rimorso per aver sfruttato i bisogni di una donna per i propri porci comodi.
Giunti a destinazioni scesi dall’auto e me ne andai senza neppure salutarli. Mi incamminai verso l’auto che avevo lasciato in un vicolo e me ne ritornai a casa. Avevo paura di aver lasciato entrambi con l’amaro in bocca con quella storia che mi ero inventata. Però di certo avevo reso più reale l’esperienza che avevamo vissuto. Quello Xavier neppure si immaginava che in realtà ero la moglie di Stefano.
Sabrina non poteva conoscere Xavier, perché non le avevo mai parlato di lui. Xavier era un collega; abbiamo lavorato insieme quando stavo nella cucina del centro termale. Lui in verità non era un cuoco come me, era piuttosto un food manager, uno di quelli che si occupavano della gestione di ristoranti e delle grandi cucine. Non sapeva nemmeno mettere una pentola sul fuoco, ma in quanto a gestione di un’attività era un genio indiscusso. Ebbene lui era quello che si occupava della gestione della cucina del centro termale e io ero il cuoco. In un certo senso lui era un mio superiore, anche se spesso mi diceva che eravamo sulla stessa barca, e quindi il nostro livello era lo stesso, soltanto che io ero quello che cucinava e lui era quello che gestiva. Appunto, il food manager. Quando poi ho deciso di andarmene dal centro termale, per le motivazioni che già conoscete, e che la distanza stava deteriorando il mio rapporto con Sabrina, Xavier mi disse che anche lui aveva voglia di cambiare, di rinnovarsi.
‘E allora vieni con me’ gli dissi.
‘A fare cosa?’ mi aveva risposto lui.
‘A metterci in proprio’.
Il progetto era quello di aprire un ristorante per conto nostro, dove io avrei cucinato e lui avrebbe pensato alla parte amministrativa. L’idea gli piacque così tanto che decise di licenziarsi pure lui, e decidemmo di mettere insieme i soldi e creare un fondo cassa che presto ci avrebbe permesso di mettere su la nostra attività. Ma a Sabri non avevo detto niente, perché volevo che fosse una sorpresa. E quindi non le avevo detto neppure di Xavier. E quando mi sono presentato all’appuntamento con lei in via nazionale, e c’era anche lui, per lei stata una vera sorpresa. Non credeva che avrei coinvolto un altro uomo nel nostro gioco di coppia. E comunque in fin dei conti pare che la sorpresa sia stata di suo gradimento.
Ma il bello che anche Xavier non sapeva niente di mia moglie. Sì, sapeva che ero sposato, ma non aveva mai avuto l’opportunità di conoscere Sabrina. Quindi non poteva neanche lontanamente immaginare che la puttana che avevamo caricato era in realtà mia moglie.
Dopo aver sentito quella storia che aveva raccontato mia moglie, e la storiella dei due figli da sfamare e del fatto che era stata costretta a mettersi in strada per guadagnarsi da vivere, Xavier aveva cominciato a sentirsi profondamente in colpa per quello che avevamo fatto. E mentre lo accompagnavo a casa non faceva altro che ripetere che ci eravamo comportati come delle merde.
‘Quella donna era una madre di due bambini, capisci?’ mi disse. ‘Siamo proprio delle merde. E io che gliel’ho pure messo nel culo! Dio mio, quanto sono stato infame. Quella donna costretta a vendersi per sfamare i figli e noi ci siamo approfittati di lei’.
‘E che vuoi farci?’ risposi io per sdrammatizzare, che conoscevo la verità e sapevo che quella storia era solo frutto dell’immaginazione della mia Sabrina. ‘Purtroppo così la vita. meschina da far schifo’.
‘Sì, ma noi abbiamo contribuito a rendere la vita di quella donna ancora più meschina’.
‘E dai Xavier, non ci pensare. Era una prostituta. Lo sai, le prostitute non hanno una vita facile’.
‘Ma come fai ad essere così cinico? Tu forse non ti rendi conto di quello che le abbiamo fatto. Non le abbiamo mostrato un minimo di rispetto, ce la siamo scopata sul cofano della tua macchina, senza pietà’.
‘Xavier, adesso calmati. Quello che fatto e fatto. Cosa vorresti fare? Ritornare indietro e chiederle scusa? Le tue scuse certamente non l’aiuteranno a sfamare i suoi due figli. Quindi non ci pensare più’.
Xavier non era sposato; aveva sempre avuto relazioni di pochi mesi. Era uno che si stancava presto delle donne. Ne prendeva una, poi dopo qualche mese la lasciava perché ne trovava un’altra magari più giovane e più gnocca. Avevo sempre pensato che Xavier avesse un cuore di pietra, nel senso che non riuscisse ad affezionarsi a nessuno. Aveva il cuore del manager, cio' metteva davanti prima di tutto gli interessi, i suoi quando si trattava delle relazioni che aveva con le donne, e delle aziende quando si trattava di lavoro. Quindi mi stupì molto vedere la sua reazione alla storiella che aveva raccontato la mia Sabri. Per una volta qualcuno era riuscito a intaccare il suo cuore di pietra, e Xavier aveva inspiegabilmente messo gli interessi di una prostituta di strada davanti ai suoi.
‘Non mi aspettavo di vederti reagire in questo modo’ gli dissi.
‘Stefano, ma cos’hai al posto del cuore, un sasso? Hai sentito cosa ha detto quella donna? Che stata costretta a mettersi in strada perché suo marito non ha un lavoro e soprattutto perché ha due figli a cui dar da mangiare’.
‘Sì sì, ho capito. Ma cosa ti fa credere che abbia detto la verità? Può darsi che era una bugia, e che l’abbia detta solo per intenerirci, chissà magari con la speranza di ricevere qualcosa in più della somma concordata’.
‘Sei un insensibile’ sentenziò lui. ‘Anni a lavorare nelle cucine, a tagliare tocchi di carne e a tritare budella di animali ti hanno fatto diventare un uomo senza pietà’.
Non riuscivo più a sopportarlo. C’era solo un modo per fargli mettere l’animo in pace, e dovevo fargli conoscere la verità. E allora feci inversione con la macchina e cambiai strada.
‘Dove mi stai portando? Casa mia nell’altra direzione’.
‘Che ne dici di venire da me a prendere un amaro?’.
‘Un amaro? Ma l’una e mezza di notte!’.
‘E allora? Dai,quello che ci vuole’.
Arrivammo sotto casa e allora ritenni giusto spiegargli qualcosa su quanto avrebbe visto. Ma da dove cominciare? Avrei dovuto prima di tutto spiegargli che io e Sabri avevamo un rapporto d’amore molto complicato, che forse non tutti avrebbero approvato. Qualcuno ci avrebbe definito una coppia aperta, una coppia di scambisti, una coppia cuckold, non sapevo come definire il nostro rapporto. Sapevo soltanto che non era un rapporto come quello degli altri. Ma cercare a tutti i costi una definizione per spiegargli con precisione cosa eravamo io e Sabri non aveva senso, e quindi non gli dissi nulla. Ma prima che Xavier si trovasse di fronte a mia moglie, e quindi di fronte alla prostituta che avevamo rimorchiato, volevo cercare in qualche modo di ammortizzare la reazione che avrebbe avuto.
‘Forse ti dovrei dire qualcosa riguardo a mia moglie’ dissi. ‘Noi non siamo una coppia come tutte le altre’.
‘Cosa vuoi dire?’.
‘Voglio dire che forse meglio che tu ti prepari psicologicamente per ciò che stai per vedere’.
Entrammo in casa; era tutto buio. Accesi la luce del corridoio e feci entrare Xavier, e poi lo condussi in cucina. Sabrina probabilmente era a letto, ma ero sicuro che a breve si sarebbe destata e sarebbe venuta a farci compagnia. Aveva il sonno molto leggero, e le bastava sentire una porta che si apriva per farla svegliare. E così sarebbe sicuramente venuta a vedere cosa stava succedendo. Dovevamo solo attendere.
‘Hai proprio una bella casa’ mi disse Xavier. Io presi una bottiglia di amaro e due bicchieri di quelli piccoli per bere i superalcolici. Ne misi uno davanti a lui e lo riempii. Poi riempii il mio e mi misi ad aspettare lei, mia moglie, che non avrebbe tardato a raggiungerci. E infatti sentii la porta della camera da letto aprirsi e poi il suono dei suoi piedi nudi sul pavimento, e poi finalmente comparve sulla soglia della porta.
‘Xavier, lei mia moglie’ dissi.
Sabrina indossava un completo intimo da notte semitrasparente che praticamente non lasciava nulla all’immaginazione, ma ormai non aveva nulla di cui vergognarsi con Xavier. Ormai lui lo sapeva benissimo com’era fatta sotto. Quindi non era quel completo che faceva la differenza. Come stavano le cose poteva pure non avercelo. La cosa che mi lasciò perplesso fu la reazione di Sabrina, ovvero non ebbe alcuna reazione. Si comportò come se fosse la prima volta che vedeva Xavier. Come faceva a simulare così bene quella mancanza di stupore di fronte ad una cosa del genere? Invece lui sembrava che fosse appena stato investito da un autotreno, e non riusciva a darsi una spiegazione. D’altronde solo io potevo dargliene una. Quello che era successo quella notte era una cosa così contorta che non poteva arrivarci senza una spiegazione dettagliata dei fatti.
Comunque Sabrina allungò il braccio verso di lui e si strinsero la mano.
‘Piacere, io sono la moglie di Stefano’.
‘Piacere, Xavier’ rispose lui.
‘Tutto bene, Xavier?’ le chiese Sabrina
‘Sì, sono solo molto stanco’.
‘E ci credo’ aggiunse lei sorridendo. ‘Sono le due di notte!’.
‘Io e Xavier stiamo collaborando ad un progetto molto ambizioso’ dissi. ‘Nei prossimi giorni lavoreremo a stretto contatto,molto probabile che sarà nostro ospite a cena una di queste sere’.
‘Non vedo l’ora’ aggiunse Sabrina, ‘così avremo modo di conoscerci meglio.
Adesso chiaramente ero obbligato a dare delle spiegazioni a Xavier. Mentre lo accompagnavo a casa gli dissi che non c’era molto da dire, soltanto che quella sera io e mia moglie lo avevamo coinvolto in un gioco di coppia, però senza averlo avvertito, e di questo ero un po’ dispiaciuto. In effetti per fare una cosa corretta nei suoi confronti gliel’avrei dovuto dire prima. Avrei dovuto essere chiaro fin dall’inizio, avrei dovuto prenderlo da parte e dirgli: ‘guarda, la situazione questa, io e mia moglie siamo una coppia a cui ogni tanto piace fare dei giochi piccanti, e stasera stiamo mettendo in atto un gioco dei ruoli. Vuoi giocare con noi?’. E invece non lo avevo fatto, lo avevo coinvolto e basta, e questo in effetti non era una cosa giusta nei suoi confronti.
‘Forse sì’ disse, ‘era meglio mettere subito in chiaro le cose. Cazzo, Stefano’ mi stava venendo un infarto quando ho visto tua moglie. Pensavo di avere le allucinazioni o qualcosa del genere. Se siete una coppia aperta non può che farmi piacere. Sono contento per voi. Meglio una coppia aperta che una coppia che non si ama più’.
‘Comunque sono stato molto contento di farti partecipare a questo gioco’ dissi. ‘Almeno adesso mi conosci un po’ meglio. Ormai siamo soci in affari, quindi bene che tu conosca anche la mia sfera privata. Ebbene, io sono così, mi piace condividere mia moglie con altri uomini. E pensavo che fosse giusto che tu lo sapessi’.
‘Certo che sei davvero un uomo fortunato ad avere una donna come lei’.
‘Lo so’.
Poi quando tornai a casa dovetti dare delle spiegazioni anche a Sabrina. Le spiegai quello che già sapete, e che Xavier non sapeva niente di lei, e che quindi lo avevo coinvolto nel nostro gioco senza dirgli nulla.
‘Certo che potevate portarmi in un posto meno squallido per sbattermi’ disse lei ridendo. ‘Il parco pubblico del centro direzionale, che tristezza!’.
Ma nessun posto era squallido quando c’era la mia Sabri. Soltanto la sua presenza poteva rendere caldo e accogliente il tugurio più buio e freddo.
‘Ma come hai fatto a non avere alcuna reazione quando ho portato Xavier qui a casa?’ le chiesi.
‘Bastava guardarlo in faccia per capire come stavano le cose’ mi rispose. ‘Era chiaro che non sapeva nulla, e che lo avevi coinvolto nel nostro gioco a sua insaputa. Così mi sono regolata di conseguenza e ho fatto finta di niente’.
Adesso era venuto il momento di spiegare a mia moglie a cosa stavo lavorando con Xavier. L’idea, che le avevo tenuto segreta, era quella di aprire un ristorante, ma non un ristorante come tutti gli altri, ma un luogo esclusivo per le coppie in cerca di altre coppie.
‘Tesoro! Un locale per scambisti? Bellissimo!’ l’idea sembrò piacere molto a mia moglie, e in verità non avevo dubbi riguardo a questo.
Ovviamente avremmo riservato l’ingresso solo ai possessori di una tessera da rinnovare annualmente. Non mai bello selezionare la clientela, ma per evitare che questo progetto potesse diventare un bordello senza regole avevamo pensato che l’unica soluzione era quella della tessera. L’idea era di dedicare anche due giorni a settimana per le coppie cuckold, e quindi dando libero accesso anche a singoli, anche loro obbligatoriamente muniti di tessera. Comunque eravamo già a buon punto. Avevamo appena comprato i locali, e il giorno dopo sarei andato a fare un sopralluogo con Xavier per vedere da dove cominciare i lavori.
‘Perché non vieni a trovarci?’ le chiesi.
‘Volentieri. Fammi indovinare, vuoi che venga in tenuta da zoccola. Non così?’.
‘In effetti mi farebbe molto piacere’.
‘Sei proprio un porco’.
Mi era piaciuto condividere mia moglie con Xavier, e non mi sarebbe dispiaciuto rifarlo. Credo che Sabrina fosse felice anche perché con questa nuova attività non avrei dovuto stare lontano da casa per settimane. Insomma, potevamo ritornare ad essere una coppia.
Comunque fu di parola, il giorno dopo venne a trovarci. Io e Xavier eravamo nei locali che avevamo comprato per stabilire cosa fare. Il lavoro da fare era tanto; gli spazi erano grezzi e andavano riempiti. Ci sarebbe voluto qualche mese per mettere a posto tutto, ma in compenso avevamo avuto una buona offerta.
Ad un certo punto sentimmo bussare alla porta. Era Sabrina. Xavier andò ad aprire la porta. Mia moglie indossava un impermeabile grigio, e se la conoscevo bene sotto aveva indossato qualcosa di veramente porco. Se la conoscevo bene, a breve avrebbe tolto l’impermeabile per farci vedere come si era conciata.
‘Ciao Xavier’ disse. ‘Ti ricordi di me? Sono la moglie di Stefano’.
‘Certo che mi ricordo’ rispose. ‘Prego, accomodati. Entra nel nostro regno’.
‘Grazie, sei un tesoro’.
Sabrina si fece avanti con il suo solito passo da panterona, e il suono dei suoi tacchi a spillo sul pavimento bastava a farcelo venire duro. Se poi pensavo che a breve avrebbe tolto l’impermeabile facendoci vedere cosa aveva sotto allora rischiavo anche di venire nelle mutande.
Mia moglie iniziò a girarsi intorno, e noi la seguivamo passo passo illustrandole cosa avevamo in mente di fare, e lei ci ascoltava con interesse. La sua attenzione fu catturata dalla vetrata che dava sulla strada. Era una via piuttosto centrale, quindi c’era un via vai continuo di persone. E Sabri sentenziò che quel vetro avrebbe certamente disturbato la privacy delle coppie che sarebbero venute a cena da noi.
‘Niente affatto’ dissi. ‘La particolarità di questo vetro che da dentro riesci a vedere verso l’esterno, ma da fuori non riesci a vedere dentro’.
‘Quindi vuoi dire che le persone che stanno passando in questo momento non possono vedermi?’ chiese.
‘Esatto’.
‘Allora ne approfitto per mettermi comoda’.
A quel punto si sbottonò l’impermeabile e se lo tolse e poi lo lanciò su un divanetto che stava proprio davanti al vetro. Sia io che Xavier rimanemmo letteralmente a bocca aperta. Mia moglie indossava un completino intimo davvero porco, con calze autoreggenti, perizoma e reggiseno merlettati ma di un tessuto trasparente.
Continuammo il tour dei locali con Sabrina in lingerie, e Xavier non perdeva occasione per palparle il sedere o darle qualche sculacciata, mentre io illustravo a mia moglie tutti i dettagli dei lavori che sarebbero stati fatti. Ma dentro morivo dalla voglia di vederli fare l’amore, così mi allontanai con un pretesto fasullo, e dissi che dovevo fare una telefonata, e allora li lasciai da soli in una stanza e io me ne ritornai verso l’ingresso. Li lasciai da soli per cinque minuti e poi ritornai da loro, e mi misi a spiarli senza farmi vedere. Adesso erano entrambi completamente nudi, Xavier aveva bloccato la mia Sabrina con le spalle al muro e aveva il suo cazzo duro premuto contro le labbra della sua fighetta. Gli sarebbe bastato una piccola spinta per farglielo entrare nella sua interezza, ma invece preferì strofinarlo contro le labbra e nel frattempo la baciava e lei rispondeva ai suoi colpi di lingua, tenendogli le braccia intorno al collo e mugolando per la forte voglia che aveva di essere scopata.
‘Quanto sei maiala, Sabrina disse Xavier. ‘Me lo fai venire duro non appena ti vedo’.
‘E allora cosa aspetti a fottermi?’.
A quel punto il mio socio fece entrare delicatamente il suo cazzo nella figa di mia moglie, poi le prese una gamba e gliela sollevò. Xavier la fece sua, e io non potevo essere più contento. Ero felice che tra mia moglie e lui stesse nascendo quel rapporto di complicità della mia Puttana........per commenti [email protected]
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.7
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Io moglie Puttana:

Altri Racconti Erotici in tradimenti:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni