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Puttana usata per lo sciopero


di pamyzi1
13.11.2020    |    18.011    |    13 7.9
"Quando vidi l’autobus superarmi prima che io avessi raggiunto la fermata iniziai a correre sbracciandomi, ma il pullman non si fermò e continuò la sua corsa..."
Era stata una giornata a dir poco tremenda. Il mio capo mi aveva telefonato la sera prima per comunicarmi che il giorno dopo in ufficio avrei dovuto presentarmi in anticipo e con dei vestiti un po’ provocanti, per cercare di convincere dei potenziali nuovi clienti ad affidarsi a noi, e quando il mio ragazzo Davide mi aveva visto uscire di casa vestita in quel modo mi aveva fatto una scenata di gelosia e mentre mi accompagnava in ufficio in macchina non mi aveva nemmeno rivolto la parola.
Quando una giornata inizia così bisognerebbe sapere che finirà male, e me ne resi definitivamente conto a fine giornata quando mi accorsi che c’era lo sciopero dei mezzi e che Davide non sarebbe stato dell’umore di venirmi a prendere. Uscendo dall’ufficio mi avviai dunque verso la fermata dell’autobus, con l’intenzione di aspettare uno degli sporadici mezzi che passano nelle giornate di sciopero.
Quando vidi l’autobus superarmi prima che io avessi raggiunto la fermata iniziai a correre sbracciandomi, ma il pullman non si fermò e continuò la sua corsa fino al semaforo poco più avanti. Sempre correndo (e maledicendo i miei tacchi alti), lo raggiunsi e bussai alla porta per farmi aprire, ma l’autista e un controllore che erano a bordo si misero a ridere e mi urlarono di aspettare l’autobus successivo. Nervosa per la giornata trascorsa, non riuscii a trattenermi e urlai “Vaffanculo!”
Mi resi subito conto di aver fatto un grosso errore: l’autista aprì la porta, e il controllore con una faccia incazzatissima mi strattonò dentro l’autobus e mi disse “Ok troietta, questa la paghi”, rifilandomi un ceffone in pieno viso.
L’autista cambiò la scritta con la destinazione con “fuori servizio” e si diresse verso una zona di periferia, mentre il controllore mi legava i polsi a quel palo che c’è in mezzo all’autobus, a cui la gente si tiene per evitare di cadere. Così legata, mi fece mettere a novanta e mi alzò la minigonna, in modo che tutte le persone che superavamo avessero una visione del mio perizoma. Inoltre, tenendomi giù la testa per farmi restare in posizione, si accorse delle forcine che avevo tra i capelli e me le posizionò sui capezzoli e sul clitoride, strappandomi delle urla. Iniziò poi a masturbarsi davanti al mio viso, e quando ansimando mi disse che stava per venire e che dovevo aprire la bocca per farmela riempire di sperma, mi rifiutai: mi venne su tutta la faccia e sui capelli, per poi prendermi a schiaffi e spargermi lo sperma su tutto il viso. Quando iniziai a piangere, mi accorsi che l’autista si era fermato in mezzo a una specie di campo, e avvicinatosi mi sussurrò all’orecchio “non ti accorgi che così ci ecciti ancora di più brutta troia?”
Il controllore mi chiese, torcendo le forcine sui capezzoli, se prendessi la pillola. Tra i singhiozzi risposi di no, e lui sorridendo disse “sarà ancora più divertente allora…” L’autista disse di avere un’idea, e gli disse di slegarmi ma tenermi d’occhio. Quando ebbi i polsi liberi, mi disse che voleva un bel pompino ma che gli faceva schifo con la faccia così sporca. Mi disse allora di passarmi le mani tra le incrostazioni di sperma, e di leccarmi poi le dita per pulire bene tutti i grumi. Schifata dovetti obbedire, e lui mi riempì la gola, ma dopo un paio di pompate disse che non ero nemmeno capace di succhiare decentemente, e iniziò a masturbarsi tenendo una mano davanti alla cappella. Quando venne e si riempì la mano di sperma, mi infilò le dita sporche nella figa facendomi trasalire, e dicendo che dovevo ringraziarlo perchè almeno così mi preparava a quello che sarebbe venuto dopo: il controllore infatti eccitato dalla scena iniziò a pomparmi nella figa, mentre l’altro mi tirava calci sui capezzoli martoriati dalle forcine. Cambiarono posizione, in modo che il controllore da davanti riuscisse a sfondarmi la figa, mentre l’autista da dietro iniziò a incularmi senza nessuna pietà, stringendo i miei capezzoli da dietro e facendomi piangere e urlare. Il controllore mi venne nella figa, e tenne le labbra aperte quando l’altro, che stava per venire, si posizionò sopra di me e diresse i getti della sua sborrata dritto tra le mie grandi labbra. Ero piena di sperma, e i due mi costrinsero a leccare i loro cazzi per farli tornare duri: quando questo successe, si fecero strada assieme tra le mie grandi labbra, ma quando si accorsero che non riuscivo a dilatarmi così tanto si incazzarono da morire e mi dissero che mi aspettava un’umiliazione senza precedenti.
Mi legarono a un sedile, ma con un sistema di corde (che mi dissero che tenevano da parte per le troie come me) mi costrinsero a tenere le gambe aperte e iniziarono un umiliante giro per la periferia di Milano.
Quando videro il primo barbone ai lati della strada, gli chiesero se voleva farsi un giro gratis sull’autobus con servizietto incluso. Lui salì, e vide lì me, divaricata oscenamente, con incrostazioni di sborra attorno alla figa e su tutta la faccia, il trucco colato e il rossetto sbavato, i capezzoli chiusi tra le forcine e ormai non mi divincolavo più.
Mi si avventò addosso, subito…………………………appena il barbone mi fu addosso potei sentire il suo odore terribile, ma non ebbi tempo per disgustarmi perchè mi diede un morso su uno dei capezzoli già martoriati: una fitta di dolore mi pervase, mentre lui mi prendeva a sberle e mi ordinava di succhiargli il cazzo. Mi faceva troppo schifo, ma ormai lo stava tirando fuori e non potevo fare nulla per ribellarmi: la mia gola fu presto riempita da un grosso cazzo maleodorante, e l’autista disse di non venirmi in bocca ma in un bicchierino. Intanto io mugolavo con la bocca piena di quel pezzo di carne, con rivoli di saliva che colavano dagli angoli della bocca. Quando il barbone vnne nel bicchierino visto prima, mi buttarono per terra e mi inarcarono la schiena. Poi, allargandomi le labbra, inclinarono piano il bicchierino fino a svuotarmelo nella figa. Il barbone, eccitato e probabilmente in astinenza da parecchio, ce l’aveva già duro e me lo infilò proprio nella figa già piena del suo sperma, così che a ogni penetrazione sentivo la sborra colarmi fuori: mentre mi stava sfondando, e io mi facevo sempre più schifo, suonò il telefono. Il mio ragazzo era preoccupato per me, nonostante l’arrabbiatura della mattina; i miei aguzzini pensarono che potevano divertirsi ancora un po’, così mi costrinsero a rispondere mentre venivo scopata e colavo sborra dappertutto.
“Ale? Ma dove sei?”
“…scusa amore sono in autobus”
“Ma sei riuscita a prenderlo nonostante lo sciopero?”
Fu in quell’esatto momento che mi resi conto che stavo per raggiungere il mio primo orgasmo, e mi scappò un urletto. Volevo tagliare corto, e dissi che avevo fatto quel versetto per colpa di uno scossone del bus, ma lui non demordeva e diventava ogni momento più stressante
“Amore, ma non sento rumori, non c’è nessuno sull’autobus? Mi dici la verità e mi dici dove sei?”
E in quel momento “oooh sììììììì, godo….” urlò il barbone, e non riuscii più a trattenermi, urlando al mio ragazzo che era un cornuto, e che non ero altro che una puttana piena di sperma in quel momento, che lui non mi aveva fatto mai godere così, e che il senzatetto che mi stava riempiendo e che mi tirava forte i capelli mi stava trattando come la troia che ero.
Lui rimase senza parole, e chiuse la comunicazione dopo un attimo di silenzio.
A questo punto era giunto il momento che me la godessi un po’ anche io: volevano scoparmi? Bene, avrei provato a divertirmi un po’.
Ma l’autista disse “Non crederai mica che adesso che ci stai prendendo gusto ti lasciamo continuare a godere e poi te ne vai sorridendo, vero?” quindi accostò e scese con me, assieme agli altri due uomini. Capii subito cosa avevano intenzione di fare: volevano trattarmi da troia, in modo che qualcun altro si fosse fermato e avesse abusato di me.
Dopo ore di sevizie, al termine delle quali non riuscivo nemmeno più a muovermi, mi accorsi che ogni uomo che si fermava e che si sfogava tra le mie gambe lasciava loro dei soldi, e un’altra piccola donazione, cioè osservando i ripetuti abusi su di me si eccitava e si masturbava fino a venire in una specie di ciotola che il barbone aveva nello zaino. L’autista riportò l’autobus al deposito e tornò in una macchina, con cui portarono a casa me e la ciotola. A casa entrai per prendere dei vestiti puliti e fare una doccia sbrigativa come mi era stato ordinato, poi feci per tornare in macchina ma in cucina notai una figura in piedi che mi guardava. Il mio ragazzo era lì che mi fissava schifato, e quando feci per dire qualcosa mi disse “Stai zitta brutta puttana; adesso mi tolgo un po’ di sfizi che non sono mai riuscito a levarmi con te che facevi la santarellina.” Mi buttò per terra e io iniziai a implorarlo, avendo paura delle conseguenze del ritardo nel tornare in macchina. “Amore amore amore ti scongiuro, sono disposta a fare qualsiasi cosa, qualsiasi cosa per te ma ti prego fammi andare adesso…”
Lui mi guardò incuriosito e disse “Qualsiasi cosa? Ok, allora adesso mi accontento di un bel pompino, poi puoi andare ma stasera sei mia. Ti fai trovare vestita dalla zoccola che sei qua fuori casa alle 8, passo a prenderti io”.
Poi tirò fuori il cazzo e iniziò a scoparmi in bocca con rabbia, dandomi qualche schiaffo ogni tanto. Dopo un po’ si allontanò un po’ dalla mia bocca e concluse il tutto sborrandomi in faccia, risporcandomi i capelli.
Uscii più veloce che potei, pulendomi con dei fazzolettini lo sperma dai capelli, ma appena entrai in macchina l’autista si incazzò urlando che ero proprio una troia, che non ero riuscita nemmeno a restare mezz’ora senza farmi ricoprire di sborra e che puzzavo da fare schifo. “Ti meriti una punizione non prevista, pensavamo di farti prendere una vacanza dall’ufficio, ma invece adesso ti conciamo come previsto e poi ti spediamo a lavorare, stronza”. Mise in moto e andammo in un sexy shop dove il controllore comprò due vibratori, uno più grande e uno più piccolo. Inoltre andò in una farmacia ma non mi fece vedere cosa aveva comprato.
Mi accompagnarono fuori dall’ufficio, ma prima mi portarono in un vicolo e mi sdraiarono come la sera prima inarcandomi la schiena, e mi riempirono la figa di sperma, poi la tapparono con il vibratore più grande. Mi girarono, e vidi l’oggetto della farmacia: un clistere, che riempito di sperma mi fu svuotato nel culo..............Mi dissero che mi avrebbero chiamato al telefono, per ordinarmi di accenderli quando volevano loro, e quando mi lamentai del fatto che rischiavo che i rivoli di sperma colassero lungo le caviglie, sghignazzarono e dissero che era ora che in ufficio mi conoscessero per la puttana che ero.....Adesso ero caduta nell'abisso piu' totale di essere una Puttana e lui cornuto!!............commenti...............ciccina5551@gmail.com
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