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Puttana in autogrill nel cesso


di pamyzi1
15.10.2020    |    10.029    |    8 9.3
"Pian piano anche il solito stimolo che cresce, caccio sempre acqua dopo essere venuta, non so come mai ma mi piace sentire questo liquido sulle mani..."
Sono in macchina da ore ormai, traffico a perdita d’occhio, un incidente ha bloccato l’autostrada. Quando finalmente mi libero dall’ingorgo vedo il cartello per un autogrill e mi fermo per un caffè.

Quando esco dall’auto e il caldo mi assale ma subito entro nel bar e l’aria condizionata mi rinfresca, così tanto che sale un brivido dietro la schiena, ho una tutina leggera, non ho neanche il reggiseno per stare più comoda.

Mi avvicino alla cassa e mi metto in fila, davanti a me tre bambini non sanno quale gelato prendere. Quando viene il mio turno per pagare il caffè un signore si infila dietro di me e allunga la mano per prendere il giornale sul bancone, nel farlo mi sfiora. Io intanto ho preso il mio scontrino e mi avvicino al bar.

‘schiumato il vetro’ come sempre.

Bevo il caffè e faccio un giro nel negozio. Guardo qua e là, sfoglio libri e riviste.

Il signore con il giornale mi guarda, da dietro i suoi occhiali specchiati, è un uomo sulla 50ina, forse di meno, forse di più, mi guarda e sorride. Poi si allontana in bagno.

Sono un po’ perplessa, forse non guardava me, con tutta la gente che c’è qua dentro.

Comunque continuo il mio giro, e vado in bagno. il bagno delle donne è guasto così il ragazzo che sta fuori mi dice che posso andare in quello dei maschi che è libero.

Entro e l’odore nauseante del disinfettante misto alla solita puzza mi invade e arriccio il naso.

Mi sciacquo la faccia e aggiusto il trucco, mi sistemo il vestito e vado in bagno, poi mi lavo le mani. A quel punto, dallo specchio noto due piedi dentro un gabbiotto del bagno. la porta non è chiusa a chiave, è appoggiata allo stipite e dentro l’uomo che mi guardava prima.

Ha il cazzo di fuori e se lo sta menando con una mano, mentre l’altra tiene il giornale che sta leggendo con disinvoltura, lo guardo tra lo shock e l’imbarazzo per la situazione. Lui mi vede e sorride lascivo, ha ancora gli occhiali a specchio e dal sorriso noto che gli mancano dei denti. Indietreggio e mi avvicino all’uscita del bagno, inorridita.

In quei brevi passi che mi separano dall’uscita mi assalgono mille pensieri, i primi di sdegno e schifo, seguiti dalla ”comicità della scena” per poi ritrovarmi ferma, con il piede destro volto a cambiare direzione pensando alle cose più sconce.

Mi giro sorridendo, non mi stupisco dei miei pensieri, sono molto aperta da questo punto di vista, penso quello che voglio e non me ne vergogno.

Mi avvicino lentamente alla porta, lui con un piede la apre e mi blocco di colpo, lo sento ridere da dentro mi affaccio nel gabbiotto, il cazzo sempre dritto tra la sua mano.

Il sorriso lascivo è diventato un ghigno nauseante, eppure mi affascina.

Mi appoggio al lavello mentre lui, guardandomi da dietro gli occhiali (almeno credo) alza il giornale a coprirgli il viso, l’altra mano sempre sul suo uccello.

Così mi soffermo a guardarlo, non è molto lungo, anzi forse è il più corto che ho mai visto ma è larghissimo, non spesso, ma è largo.

La cappella che appare e scompare nella sua mano è strana, non so spiegare come ma è diversa dalle altre. Mi sorprendo a mordermi il labbro inferiore nascondendo un sorriso un po’ maligno, mille pensieri mi invadono, mille immagini mi affollano la mente, una peggio dell’altra.

Sono eccitata. Da morire.

Mi avvicino piano, mi appoggio all’uscio della porta e mi fermo, un piede dietro l’altro, mentre con un dito mi torturo l’unghia del pollice, sorridendo.

La sua mano continua ad andare su e giù sul suo cazzo, pollice e indice lo segano, le punte delle dita non si toccano tanto che è largo.

Mi avvicino, prendo tutto il coraggio che ho e nascondo la mia dignità in un cassetto della mia mente che uso molto spesso per queste occasioni.

Faccio un altro passo avanti, ma lui non si muove, sempre il giornale a nascondere la faccia, e sempre a segarsi l’uccello. Sono estasiata, eccitata e mille altre cose. Lo guardo con desiderio e lo voglio assolutamente, e so anche come.

Un cazzo così non è fatto per i soliti pompini e cose varie, merita di essere trattato come un raro strumento di piacere.

Avanzo ancora e chiudo la porta dietro di me, a chiave.

Mi abbasso le spalline della tuta e subito cade a terra, sul pavimento sporco e bagnato e con il piede la caccio indietro. Tolgo anche le mutande che fanno la stessa fine.

Ho solo le converse addosso. Lui ancora non guarda, la cosa un po’ mi infastidisce e un po’ mi eccita. Mi inginocchio, con le cosce sguaiatamente aperte davanti al cesso del bagno, davanti al suo uccello così bello.

Fermo la sua mano per guardarlo meglio, mi avvicino a lui, caccio la lingua da fuori e lo lecco dalle palle fino alla cappella in un’unica lenta leccata. Quando arrivo alla cappella la bacio, ridendo.

Lui continua ad ignorarmi. Ora mi infastidisce.

Così mi alzo, mi avvicino a lui, mi giro sollevando una gamba e poi mi siedo su di lui, tra il cazzo e la pancia, e lui mi facilita il compito slittando un po’ più giù. Ora la mia figa è attaccata al suo uccello.

Sento la sua forma su di me, è veramente largo, quanto tutto il mio pube..

Lo voglio assolutamente, sto ansimando.

Inizio a toccarmi, e sono bagnatissima, ho la figa aperta, pronta ad accogliere questa mazza che ho davanti. Ho la bocca aperta e il fiatone.

Con la mano ancora bagnata lo prendo e lo sego.. è veramente piccolo, me ne accorgo ancora di più ora, e allo stesso tempo è larghissimo. Ansimo sempre più rumorosamente, e sempre più veloce.

La voglia sale con l’eccitazione, così avvicino la mia figa e inizio a sfregarla con il suo cazzo, apro le mie labbra e lo accolgo, ho un labbro esterno molto lungo ed elastico, e lo avvolge quasi del tutto, è estasiante.

Il mio bacino si muove a ritmo e inizio a gemere, afferro il cazzo, scopro bene la cappella e la punto sul mio clitoride, poi inizio a muovere velocemente.. sempre più veloce e sempre più forte, ci giro intorno e premo sopra, allontano il cazzo e lo bagno con la mia saliva.

Continuo così mentre lui continua a leggere il giornale, la mano che prima stringeva il suo uccello ora è semplicemente appoggiata sulla mia gamba, per un secondo mi ha stretto, mentre spingevo la cappella sul mio clitoride, poi piano piano sale.

Mi sfiora lentamente la gamba, quasi con dolcezza, poi di scatto si fionda sulla mia figa bagnata e inizia a toccarmi quasi con violenza, è sublime, sento il rumore che creano i miei umori tra le sue dita veloci e respiro sempre più velocemente, il suo cazzo sempre tra le cosce.

Con una mano continuo a segargli il cazzo, a stringergli le palle, aprendo la mano nel modo giusto posso farlo contemporaneamente, palle e cazzo insieme’

Continuo velocemente, lo punto sempre alla figa e sento l’orgasmo che sale, inizio a gemere e lui continua velocemente a torturarmi, sono assolutamente in paradiso, gli occhi chiusi e la bocca aperta.. l’orgasmo sale sempre più velocemente e i gemiti diventano quasi urla.

Sono arrivata al limite, e come se lui lo capisse, butta il giornale a terra, mi ficca la mano di prima in bocca, me la passa su tutto il muso, mi fa sentire il mio odore e il mio sapore.

è sublime.

Possono entrare da un momento all’altro ed è sicuramente la cosa più eccitante che ho mai fatto in vita mia.

Mi sento così bene, una puttana, la parte di me che regola il pudore è chiaramente morta e sono ancora più felice per questo.

Vengo velocemente, e muovo sempre più freneticamente i fianchi, mentre i miei gemiti sono soffocati dalle sue dita che arrivano sempre più giù nella gola’ tutta la saliva mi cola dalle labbra e mi bagna il viso e lui me la spalma ovunque.

Sono estasiata, provo una marea di sensazioni diverse e tutte discordanti, ho paura e sono stupita di cosa sto facendo, mi faccio schifo e allo stesso tempo non sono mai stata più felice finora.

Quando mi riprendo dall’orgasmo mi alzo e mi giro, mi scosto i capelli tutti bagnati dal sudore da un lato, mi accovaccio su di lui e mi punto il cazzo alla figa, lentamente mi siedo, sento perfettamente quanto è corto ma anche quanto è largo, è una sensazione stranissima e nuova.

Pian piano anche il solito stimolo che cresce, caccio sempre acqua dopo essere venuta, non so come mai ma mi piace sentire questo liquido sulle mani.

Così impalata lui mi inizia a toccare le tette, mi alzo di botto, sento a malapena il suo cazzo che esce e mi porto le sue mani alla figa, le bagno per bene con i miei umori e me le porto alle tette, lui ha aperto la bocca stupito, poi si è assaggiato un dito e poi lo ha fatto provare a me e infine, ridendo, è tornato a toccarmi le tette. ‘sei una troia’ sussurra.

Sono impietrita, nessuno mi aveva mai chiamata così e istintivamente indietreggio con lo sguardo perplessa, ma in una frazione di secondo la perplessità nel mio sguardo si trasforma in gioia, è bello sentirselo dire, nel vero senso della parola.

Quando ti sfottono gli amici è come se perdesse importanza, stronza, troia, diventano quasi aggettivi simpatici. Ma sentirsi dire così mentre fai veramente la puttana ha tutto un’altro effetto.

Mi ha spinta al peggio, mi ha creato un vero e proprio obiettivo

. Mi ha aperto gli occhi quindi, ridendo, mi risiedo su di lui e inizio a scopare il suo cazzo, perché a scoparlo sono io, mi muovo veloce, le sue mani sulle tette e la mia lingua intrecciata alla sua, mi lecca tutta la bocca, poi passa al viso.

Quando arriva a leccarmi il collo gli grido di continuare, lo prego quasi. Lui capisce e inizia a dirmi quello che volevo sentire.. con la sua voce bruta, cupa e grigia inizia ad insultarmi:’ sei una troia, una puttana!’ sussurra nel mio orecchio- ‘ti piace il mio cazzo? Le tue tette mi fanno impazzire e la tua figa da troia mi sta stringendo tutto il cazzo’ più parlava più sorridevo, ero contentissima. continuavo a muovermi avanti e indietro, il suo piccolo cazzo si faceva sentire bene nonostante la lunghezza.. andavo sempre più veloce e con una mano mi stuzzicavo, venni ancora ma rimanemmo così. lui dentro di me a respirare i nostri respiri, puzzava incredibilmente di sigaretta, era terribile, la barba corta era tutta piena di sudore, iniziai a leccargli il viso, richiamata dal suo corpo in tutti i modi, con una mano appoggiata sul suo petto e l’altra che gli spremeva le palle, erano grandissime, in confronto al cazzo.. erano pelose al punto giusto, non troppo, ma mantenevano un odore di piscio stantio che amavo odorare, intanto cresceva ancora lo stimolo, e frenai ogni inibizione e lasciai che il liquido uscisse, bagnai tutto, anche se era poco rispetto a prima.

Lui mi guardava ridendo, una risata veramente da maniaco, non aveva neanche tutti i denti, ma per qualche strano motivo mi piaceva, mentre pisciavo, continuavo a baciarlo e lui continuava a toccarmi le tette, era tutto bellissimo, mi sentivo una vera puttana da strada… una troia Non mi diede neanche il tempo di riprendermi, faceva troppo caldo, iniziavo a sudare, così mi alzai, mi legai i capelli dietro la testa in una coda alta, ma comunque mi scendevano lungo la schiena nuda, la figa era completamente bagnata e così le gambe, se stringevo le cosce sentivo la sensazione densa dei miei umori tra le gambe..

‘sei una troia esagerata, ti devo sborrare ovunque, se potessi caccerei litri e litri di sborra per vederti tutta ricoperta, tutta bagnata’ una voce veramente rude, il sorriso da maniaco.. mi sentivo un fuoco dentro avvampare, volevo essere ricoperta dalla sua sborra, mi immaginavo in una vasca, lui che sborrava e io che mi lavavo.. era troppo allettante e seppure non potevo arrivare a tanto, avrei voluto comunque bere il suo succo caldo, così preso il giornale appallottolato da un lato, era tutto bagnato, bagnato di me.

Mi inginocchiai e lo stesi bene a terra, aprii le gambe e si vedeva tutto, colava ancora qualche goccia dalle mie labbra … era superbo.

Lui si sistemò sul cesso e io mi inginocchiai a suoi piedi, il cazzo era moscio, appoggiato di lato e le palle ben strette tra la toppa del pantalone, iniziai con il prenderlo in mano, e pian piano sentivo che si rinvigoriva, le vene tese e sembrava quasi che il cazzo pulsasse.

Lo segai per pochi secondi, una mano sul cazzo e una tra le palle, poi entrambe sul cazzo, puntato alla mia bocca e in un attimo, era nella mia gola. Con la lingua da fuori lo succhio, lo spinsi sempre più in fondo, non arrivò molto giù ma mi allargava la bocca, in compenso, la scarsa lunghezza mi permise di riuscire, dopo un po’ di sforzo a leccargli le palle, quasi a succhiarle.

Lo succhiavo, sempre più avidamente, poi passavo alle palle, poi ancora al cazzo, mi trattenni con tutto il suo uccello in bocca per più di dieci secondi, fino al conato di vomito, continuavo a guardarlo, poi lo tolsi dalla mia bocca, e con il muso tutto bagnato lo guardavo, si accovaccia per baciarmi, io lo fermai e mi spalmai la saliva sul viso con il suo cazzo, poi continuai a succhiarlo, e ancora e ancora, lo sentivo tra le pareti della gola, era assolutamente bellissimo, alzai gli occhi per guardarlo, e lui mi fermò la testa con le mani, si alzò e iniziò a scoparmi la bocca, io lo guardavo ma presto mi ritrovai con gli occhi alzati al cielo, non sentivo niente, solo il rumore del suo cazzo nella gola e i conati che salivano, e il rumore delle palle sul mio mento, con le mani le massaggiavo e cercavo di ficcarmi anche quelle dentro.

Quando venne non me ne accorsi, ero talmente persa che sentivo solo il mio respiro, ero in estasi, poi all’improvviso un fiotto mi finì in gola, mi avvolse la bocca, lui allora uscì e mi venne in faccia, gemendo.

Cacciò ben quattro fiotti caldi, tutti su di me, poi lo presi a segare per far uscire fino all’ultima goccia. Strinsi le labbra e strofinai la cappella bagnata sulle labbra, continuavo a guardarlo, lui aveva la testa tirata indietro le mani sui fianchi, su quella pancia da birra appena pelosa sa sotto la polo bagnata di sudore.

Poi si sedette sul cesso, ma io ero stanca, lo volevo ancora dentro così mi giro, alzo le braccia fino ad appendermi con le mani alla porta, faccio qualche passo indietro così da avere il culo perfettamente in vista, lasciai una mano e iniziai a toccarmi, sempre fissandolo. Si era alzato tenendosi il cazzo con la mano quando la porta del cesso inizia a cigolare, sentì i passi di un uomo, entrò nel cesso accanto al nostro, io mi girai a guardarlo e lui rideva, il cazzo ancora da fuori, però era tranquillo, io invece ero agitata, se ci avesse scoperto avrei fatto una figura pessima...............continua
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