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la scusa del poker


di benves
07.07.2017    |    24.205    |    8 9.6
"Così si passa la serata del poker, con un po di bottiglie sul tavolo, qualche stuzzichino e le carte..."
E’ ormai diventata una consuetudine la mia partita a poker del Giovedì.
Raramente si salta, giusto quando qualcuno degli amici “fissi” manca e non si fa in tempo a sostituirlo con un altro.
Lei, Michela, la mia compagna, durante queste serate non la vedo quasi mai in giro per casa, se ne sta in camera da letto a leggere o guardare la televisione.
Non perché il mio impegno del giovedì la infastidisca od altro, ma giusto così per lasciarci soli e liberi di giocare e scherzare come un gruppo di amici collaudati ed affiatati.
Così si passa la serata del poker, con un po di bottiglie sul tavolo, qualche stuzzichino e le carte.

Quel Giovedì pomeriggio lei era strana, non so come dire, particolarmente carina e maliziosa nei suoi atteggiamenti verso di me, quasi come quando ha particolare voglia d’ attenzioni speciali per la sera che sta arrivando.
Ma non può non ricordare che oggi è giovedì ed ho quell’impegno.
Lo ricorda infatti, resto stupito quando, a bruciapelo, mi domanda: “Chi c’è stasera?”
E poi ancora: “Che cosa vuoi che vi porti da bere?”
Stupito chiesi:
“Ma come mai vuoi pensarci tu stasera?”
Mi risponde: “Non so, così....non ho voglia di sentirmi esclusa stasera...e poi......ho voglia di........stupirti anche un po…”

Me lo dice con quello sguardo malizioso che conosco bene e che mi fa sempre impazzire...ma davvero non riesco ad immaginare cosa Michela abbia in mente, perché sia così eccitata, e cosa la stia passando per la testa.

Arrivano finalmente le nove ed arriva il primo degli amici, poi il secondo ed il terzo insieme.
Adesso ci siamo tutti.
Ero disturbato perché pensavo a Michela ed a quello che aveva in mente.
Mentre li faccio accomodare di là, vado un momento in stanza da letto dove, nel cassetto del comò, tengo le carte da gioco.
Michela è lì, seduta sul bordo del letto quasi nuda.
Si sta cambiando!
Non dobbiamo uscire, non capisco, ma non dico nulla.
Lei sta indossando delle calze velate nere, quelle che mi piacciono di più, e credo di avere intravisto un reggicalze appoggiato sul bordo di un cassetto semiaperto.
Ancora quel suo sorriso malizioso da bambina cattiva che sta per combinarne una delle sue, non dico nulla, mi chino verso di lei, la bacio sulla bocca sfiorandole un capezzolo con le dita e le sussurro:“ ti adoro, dolcissima maialina....”
Quasi a dirle “non so cosa tu abbia in mente ma mi piace da morire”.
Giochiamo ormai da mezz’ora quando Michela entra nella stanza.
Un vassoio tra le mani, truccata, pettinata, bellissima, è uno schianto.
È elegante, unica nota “casalinga” un delizioso grembiulino che, nascondendo un po
il suo abbigliamento, non nasconde per niente il suo collo impreziosito da un filo di perle ed il suo splendido seno che sembra quasi voglia uscir fuori.
Un attimo di silenzio ammirato per la piacevole visione, poi un giro di saluti.
Lei posa il vassoio con le bottiglie sul tavolo e, cosa che non ha mai fatto, saluta tutti singolarmente baciandoli sulle guance.
Mentre per far questo mi da le spalle, e noto che ha indossato sotto il grembiulino quella gonna nera piuttosto corta che mi piace tanto, ma che mette solo d’estate per via delle gambe abbronzate che la valorizzano, come dice lei.
Ma il problema delle gambe non molto abbronzate sembra che stasera l’abbia magnificamente risolto con quelle calze velate nere.
Mi piace l’idea che sia stata di là a prepararsi con tanta attenzione, sapendo che tutti l’avrebbero osservata come solo un gruppo di uomini osserva una donna carina e sensuale.
Il saluto che per i tre è stato un bacio sulle guance, c’è stranamente anche per me.
A me è però riservato un sensuale bacio sulla bocca e, visto che sono seduto, per darmelo si china verso di me (anche più di quanto strettamente necessario, mi viene da pensare) toccando decisamente con il sederino la spalla dell’amico che mi siede vicino.
Quel mascalzone non si sposta di un millimetro, lei indugia ancora un po, non potendo non sentire quel contatto.
Gli altri due si guardano, colgo un sorriso d’intesa tra loro e, ne sono certo, anche un po d’invidia per il comune amico che si sta godendo un attimo di casuale ed interessante morbidezza.
Sarà poi così casuale?
La cosa però, non mi ingelosisce affatto anzi, mi intriga e mi eccita anche perché non ho idea del punto fino al quale questo sottile gioco si spingerà.
Sempre e che poi resti “sottile”.
Con voce sensuale di chi la sa sporca, disse: “Scusate, ho dimenticato di tirar fuori i bicchieri…”.
I bicchieri sono negli sportelli inferiori della vetrinetta affianco al tavolo da gioco.
Ora deve proprio chinarsi notevolmente per tirarli fuori e, mentre lo fa, non ho più dubbi: la mia deliziosa maialina stasera ha calcolato tutto, altro che dimenticanza, ha deciso proprio di stupirmi e di giocare con il suo sottile ed elegante erotismo a fare, come dice qualche volta nell’intimità, un po la troietta.
E’ completamente piegata, la testa quasi dentro gli sportelli inferiori del mobile, la gonna, già piuttosto corta, si solleva sino a lasciare chiaramente vedere i pendagli del reggicalze che evidentemente ha poi indossato.
Si intravedono persino quelle mutandine che io conosco così bene, nere e che trovo così sottilmente erotiche proprio perché non sono affatto eccessive.
Inutile dire che la ricerca dei bicchieri avviene con tutta la calma necessaria.
Nessuno sembra avere fretta e noi godiamo di uno spettacolo senza pari.
Michela aveva superato se stessa e gode della consapevolezza dello spettacolo che ci sta offrendo.
Ma non c’è imbarazzo e mi sono accorto che qualche sguardo degli amici, per un attimo, si è posato anche su di me.
Il mio sorriso quasi estasiato e divertito deve aver contribuito a sciogliere qualunque ipotesi d’imbarazzo.
Finalmente, si fa per dire, l’operazione bicchieri termina e lei si avvia di là per prepararci uno snack e tornare più tardi.
Lo spettacolo con il quale Michela ha dato il suo benvenuto ci ha lasciati piacevolmente attoniti e, nel silenzio, si respira quasi un’aria di rammarico mentre lei sta per lasciare la stanza ed ha già una mano sulla maniglia della porta.
Rompe il silenzio Ricky, l’amico di più vecchia data con il quale anche lei ha un po di confidenza in più ed esordisce con una frase che, per un momento, ci lascia tutti di ghiaccio:
“ Michela, lo sai che hai proprio un gran bel culo? “
Il “gelo” creato da quell’uscita inaspettata dura però solo una frazione di secondo e si trasforma in una fragorosa risata generale quando Michela, con la sua prorompente simpatia e naturalezza si volta e rispondendogli: “Ricky, lo sai che anche il tuo non è niente male? “
E se ne va.
Riprendiamo a giocare, ma so dov’è il pensiero di tutti, compreso il mio.
Mi sorprendo più volte a pensare e sperare che non sia finita qui e che quella donna eccezionale che ho per compagna, abbia in mente qualche altra intrigante sorpresa per me e per noi.
Abbiamo ripreso il gioco da circa un’ora quando la porta si riapre e riappare lei, bella e seducente come prima, forse adesso ancora di più.
Ha portato qualcosa da mangiucchiare, viene verso il tavolo e nessuno nota nulla di diverso da prima e, effettivamente, non c’è nulla di nuovo da vedere finché la vediamo anche da dietro.
Il grembiulino che davanti la copre, dietro non copre proprio nulla e quasi non crediamo ai nostri occhi nel vedere che la gonna non c’è più.
Le mutandine nere, il reggicalze, le calze, il suo splendido culetto da dietro è tutto meravigliosamente in vista, la nostra vista. Senza mostrare il minimo imbarazzo:
“ Scusate, avevo un po caldo…” disse guardando me con quell’adorabile sorriso malizioso e continuò: “ E poi io sono particolarmente sensibile ai complimenti e questo vuole anche essere un omaggio a chi mi ha apprezzato...”
E nel dire questo, però, si avvicina a me chinandosi per baciarmi sulla bocca con malizia e complicità.
Voglio farle capire che ci sto, che mi piace questo gioco, che mi eccita sapere che le piace e la eccita essere guardata, essere sfacciata, senza freni inibitori.
La bacio con passione, la tiro di più verso di me, poso sfacciatamente una mano sul suo culo, prima sulle mutandine e poi direttamente sulla pelle.
Nel farlo lascio che si abbassino un po.
Lei geme ed io so perché. Geme dal piacere che le dà sapere che ci stanno e tutti la stanno guardando in quella posizione, il suo culetto quasi nudo; e allora, ormai al massimo dell’eccitazione le abbasso decisamente le mutandine, gliele strappo quasi di dosso...!
Come a voler mostrare a tutti quel bel culo.
Le sue mani a questo punto trafficano con la mia chiusura dei pantaloni, il mio cazzo sta per esplodere e lei lo sa.
Lo tira fuori e comincia a succhiarmelo e leccarmelo avidamente, senza ritegno.
Le mie mani continuano a frugare il suo culetto a dieci centimetri di distanza dall’amico seduto vicino.
Lui guarda con gli occhi sbarrati, in preda ad un’evidente eccitazione.
Si capisce che vorrebbe fare qualcosa, allungare una mano ma non osa.
Allora le mie mani le aprono con decisione le natiche mostrando tutto a lui, come se gli stessi offrendo qualcosa di prezioso, lo guardo e non c’è bisogno di parole.
Si inginocchia dietro di lei e le sue mani prendono il posto delle mie sul culetto di Michela.
La sua bocca affonda in lei e la sua lingua comincia ad esplorare con avidità ogni sua più nascosta intimità.
Lei interrompe per un attimo il meraviglioso pompino che mi sta facendo e, togliendosi per un momento il mio cazzo dalla bocca, urla di piacere a quel contatto di una lingua sconosciuta che esplora la sua fica ed il suo culetto.
Gli altri sono senza parole.
Si sono alzati in piedi e, con i pantaloni e gli slip abbassati, si stanno masturbano sfacciatamente.
I loro cazzi sono diventati di dimensioni e durezze incredibili.
“ Ti voglio scopare…” quasi grido, e nel dirlo la sollevo e quasi la sbatto a pancia in giù sul tavolo, scaraventando a terra tutto quello che c’era sopra.
L’amico che si stava godendo tutti i suoi umori con avidi baci e leccate, fa appena in tempo a spostarsi.
Io le sbatto violentemente il cazzo nella fica aperta e meravigliosamente preparata dalla lingua del mio amico.
Comincio a sbatterla forte davanti a tutti.
Lui, persa ogni timidezza, sovra eccitato da quei sapori ed umori di cui si vedono ancora le tracce sulle labbra, le prende le testa e, mentre io continuo a scoparla con forza, le infila un cazzo diventato enorme in bocca, e lei lo prende con avidità succhiandolo e leccandolo con passione, quasi a volerlo ripagare del godimento che la sua lingua le aveva dato.
Senza alcun segno di preavviso, salvo una fitta serie di gemiti più forti degli altri, lui esplode in un godimento mai visto per forza ed intensità, sborrandole in bocca e su tutto il viso un’incredibile quantità di sperma che sembrava non finisse più.
Lei era troppo eccitata perché la cosa la infastidisse anzi, gemendo anche lei, lo continuava a leccare e succhiare fino alla fine.
A quella vista, anche io non riuscivo più a trattenermi e le spargevo altrettanti fiotti di sborra biancastra sul culo sulla schiena e sulle mutandine che non c’era stato il tempo di togliere completamente.
Nella stanza si iniziava a respirare aria di sesso più spregiudicato e senza regole.
Michela aveva lo sguardo di una donna pronta a tutto e con decisione disse:
“ Adesso il gioco lo conduco io. Caro, vai a prendere la macchina fotografica, voglio immortalare questa scopata “
Era come se fosse in trans e di scopate ne avevamo fatte tante ed in tutti i modi, ma mai l’avevo vista determinata come per l’occasione.
Presi la macchina fotografica e la programmai per immagini ad alta definizione perché volevo il massimo del massimo.
Mi sono girato ed ho visto Michela in ginocchio che stava spompinando i tre cazzi ed a tratti anche due in bocca.
Iniziai a scattare foto e contemporaneamente mi masturbavo.
Era lei che comandava le danze.
Si alzò e disse ad uno dei tre: “ Sdraiati per terra! “
Con fare da attrice affermata di film porno, si sedette sopra, indirizzò il cazzo nella sua fessura ed iniziò ad andare su e giù.
Fece un cenno agli altri due di posizionarsi davanti e continuò a lavorarli di lingua.
Oramai ero preso e come i migliori fotografi del genere, cercavo di trovare le prospettive giuste per immortalare l’attimo.
“Vai dietro e leccami il buco del culo fino a lubrificarlo bene bene” disse Michela a Ricky.
Era una puttana professionista, dettava i tempi, guidava la scena e godeva come una maledetta.
Per esorcizzare quell'istante tremendo, Michela iniziò ad urlare e con la voce rotta dall'eccitazione:
“ Siiii fammi il culo, siii lo voglio……”
Avvicinò il cazzo vicino al buco e con un colpo deciso le sfondò il culo.
E così Michela fu messa in mezzo: uno la stantuffava da sotto, uno gli stava scopando la bocca tenendo con le mani la sua testa e guidandola con colpi precisi e decisi ed un altro le stava sfondando il culo.
Una doppia strepitosa.
“ Siiiiii, ohhh, siiiiii, mhhhmmmmmm, vi sento, cazzo che vi sento, tutti e due, mi state sfondando, dai, inculami stronzo dai, sfondami per bene, sii, cazzo, che lo voglio…” urlava Michela in preda ad un orgasmo fantasmagorico.
Io intanto, molto eccitato e con il cazzo che mi stava scoppiando, continuo ad immortalare il tutto.
A questo punto, quello che stava davanti, tolse dalla bocca di Michela il suo arnese ed andò a dare il cambio a quello dietro.
Si piazzò dietro, si sputò sulla cappella e lungo l’asta e poggiò quel cazzo enorme sul buchetto già aperto.
Ai miei occhi, onestamente, pareva troppo quel cazzo nel culo di Michela, ero sicuro che non sarebbe riuscita a non urlare.
Infatti, appena iniziò ad affondare la cappella nel buchetto, Michela urlò: “ Nooooo….così mi spacchi….”
Il mio amico continuò senza preoccuparsi delle parole di lei ed in pochissimo tempo, quell’arnese grosso e bello nerboruto scomparve dentro di lei.
Con sincronismi quasi collaudati, i tre iniziarono nuovamente a pompare dentro di lei.
“ Ooooh…siiii….Spaccatemi tutto, il culo e la figa….siiii…fatemi del male ma non smettete vi prego…mi piace da morire il cazzo perché sono una gran troia e non posso farne a meno….” precisò ansimando.
Continuarono così per un po fino a che tutti e tre godettero all’unisono, continuando a pompare dentro di lei e riempiendola, in ogni buco, del seme bianco e caldo, facendo esplodere Michela in un orgasmo unico.
Sbrodolò copiosamente.
Quindi i tre mandrilli ritrassero i loro arnesi lasciando dietro due enormi vuoti, due grandi buchi slabbrati e gocciolanti.
Mi sembrava un sogno, ero nel pieno dell'oblio.
Pur nella concitazione che la situazione imponeva, riuscii a cogliere cosa effettivamente era successo.
Michela aveva superato se stessa e mi aveva trasmesso una frenetica voglia di scoparla anche io.
I tre miei amici erano esausti sul divano, tutti sudati e con i cazzi ancora gocciolanti di sborra. Michela focalizzò la situazione, bevve un po’ di wisky da uno dei bicchieri che erano sul tavolo ed esclamò: “ Non ditemi che siete già stanchi?…”
E nell’affermare ciò si diresse verso i tre fissandoli direttamente negli occhi, si inginocchiò ed a carponi li raggiunse al divano.
Con avidità, riprese a succhiare i loro sessi fino a farli nuovamente indurire come marmo.
Osservai bene la scena e questa volta non volevo stare a guardare.
Lanciai la macchina fotografica verso Ricky e gli dissi: “ Continua tu a fotografare, io ho altro da fare…”
Iniziai a sputare e leccare il buco del culo e con andamenti frenetici della lingua riuscivo anche ad inumidire, con la lingua, la sua figa che non era per niente sazia.
Quando ho sentito che era ben lubrificata, la tirai su e con la sua schiena contro il mio petto, la sollevai finché il suo bel culetto non era in prossimità del mio bel tarello.
“ Appoggia il cazzo sul tuo buco del culo….troia!”
Non se lo fece ripetere.
Non ho fatto molto sforzo a farlo entrare tutto.
La tenevo sollevata dalle cosce mentre gli altri due gli succhiarono i capezzoli oramai durissimi. Sempre con voce autoritaria gli chiesi: “ Lo vuoi un altro palo nella figa?….tanto so che ti piace…”
Non ha avuto il tempo di rispondere e già si ritrovava impalata davanti e dietro ed anche con la lingua che gli esplorava la bocca.
Il terzo salì sul tavolo e Michela, capendo al volo, prese in bocca anche il terzo.
“ Siiiiii….ohhh….siiiiii….mhhhmmmmmm…vi sento….Cazzo che vi sento….Tutti e due….Mi state sfondando…dai….inculami forte bastardo….dai….sfondatemi per bene…”
Lavorava di bocca e contemporaneamente saltava e si dimenava sui nostri cazzi.
Ogni tanto urlava: “Vengo un’altra volta…ma non fermatevi…”
Credo che raggiunse l'orgasmo sei o sette volte prima che la inondassimo nuovamente di sperma in tutti i suoi buchi.
Una libidine.
Mai avrei pensato ad una serata all’insegna del sesso come questa.
Siamo andati avanti fino alle sei del mattino, l’abbiamo scopata tutti più volte.
Lei ci ha regalato sensazioni meravigliose prendendosi cura di noi e dei nostri cazzi, i cazzi di quattro uomini che, mai come dopo quella sera, non vedono l’ora che arrivi il Giovedì per la loro innocente partita a Poker.
Quando si sono un po ripresi, i miei amici si rivestirono e con le poche forze che erano rimaste, dopo un breve cenno di saluto, si diressero ognuno a casa propria.
Volevo farmi una bella doccia per riprendermi ma Michela mi afferrò la mia mano, mi portò in doccia e disse: “Per te ancora non è finita. Voglio che la doccia me la fai tu, dorata però…”
Rimasi sbalordito da tanta veemenza ma non me lo feci ripetere nuovamente.
Iniziai, anche per scaricarmi, una copiosa ed idilliaca pisciata e la diressi sul suo viso e su tutto il corpo.
A tratti apriva la bocca e riusciva anche a bere qualche sorso.
Al termine della pisciata, lo prese in bocca e lo pulì per bene fino a renderlo ancora lucido.
Dopo la doccia ci siamo messi a letto e mi addormentai pensando che mai avrei immaginato tanta troiaggine in quella donna.
Michela, ti amo perché insieme ci divertiamo e pensai a come ripetere in circostanze diverse, una bella scopata paragonabile a quella di stasera.
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