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La mia ginecologa


di benves
21.11.2017    |    83.694    |    7 9.8
"Sono andata oltre le mie fantasie..."
Mi presento, sono Silvia, ho 29 anni, e fantastico abbastanza spesso di avere
rapporti saffici, specialmente con donne più mature, come quella volta, la mia prima volta con una donna...sono andata oltre le mie fantasie.

Avevo 19 anni, ed avvenne con la mia ginecologa.

Mi ricordo che , quando ho incominciato ad averne bisogno avevo 16 anni.
La mia mamma mi portò dal suo ginecologo, un uomo vecchio e gelido come il metallo dei suoi strumenti.
Mi visitò, ma l’esperienza per me fu così brutta che mi rifiutai di andarci ancora.
Allora, dato che per una ragazza è importante averne uno, i miei si rivolsero al medico di famiglia
che si decise a parlarmi al riguardo.
Mi disse che, se poteva farmi sentire più a mio agio, una sua nipote aveva uno studio di ginecologia.
Elena si chiamava, aveva 35 anni, ma soprattutto era donna, così non avrei avuto nessun problema di imbarazzo, acconsentii.
Così ci andai.
La trovai incredibilmente simpatica, e da allora siamo diventate come amiche.
Lei ora ha quarantaquattro anni, all'epoca dell'accaduto ne aveva trentaquattro di anni.
E' una donna alta, piuttosto piacente ed all'epoca rigorosamente single.
Poco dopo, quando persi la verginità, a diciassette anni, lei fu l'unica e sola “adulta” a cui raccontai tutta la storia, anche i più piccoli particolari…
Lei mi ascoltava con dolcezza mista a professionalità, facendomi domande precise ed intime.
A pensarci bene anche strane per un medico (tipo se mi era piaciuta quella o quell’altra cosa, come avevo reagito io, etc).
Anch’io le ponevo delle domande sulla sua prima volta, e lei con gentilezza e complicità me ne
parlò, guadagnandosi la mia fiducia.
Insomma, non solo mi piaceva come tipo di donna, ma mi dava sicurezza, ed uno strano piacere quando mi toccava per visitarmi.
A volte anche un po’ rudemente, tastandomi con le lunghe dita le pareti vaginali.
Così la sera, a letto, quando ero sola, soprattutto le prime volte che ci andavo, mi mettevo a fantasticare su di lei, e su come le piacesse visitare una ragazza giovane e carina come me.
Quella particolare volta, ero nel suo studio per una visita di controllo.
Mi fece spogliare anche sopra perché mi doveva palpare il seno, una cosa di cui noi donne abbiamo un po’ paura.
Aveva l’aria un po' strana, come sopra pensiero, mi osservava togliere la camicetta e la gonna,
poi anche la biancheria intima, con particolare attenzione.
Quando feci per stendermi sul lettino, mi fermò, dicendomi che prima voleva controllare una
cosa, perché i miei avevano nutrito qualche dubbio al riguardo…
così mi fece stendere a pancia sotto, con le gambe lievemente divaricate.
Me batteva forte il cuore, temevo che prendesse qualche strumento strano che fa “male”, come il divaricatore vaginale.
Ma lei incominciò a tastarmi i fianchi, poi scivolò sui glutei sodi, li strinse l’uno contro l’altro, li
allargò leggermente, li massaggiò, li pizzicò quasi a valutarne la consistenza con le dita.
Mi accorsi dal calore delle sue mani che non si era messa i soliti guanti di gomma, e questo mi mandò un interminabile brivido lungo la spina dorsale.
Continuava a toccarmi, ora stava scendendo lungo la fessura fra le natiche, su e giù, su e giù fino al
buchino… quando spinse un poco il dito contro la sua apertura, come per verificarne la resistenza,
quasi feci un salto dal lettino.
Se ne accorse inevitabilmente.
“Non preoccuparti”, mi disse subito, è una cosa che prima o poi deve succedere ad una donna.
Io chiusi gli occhi e mi abbandonai totalmente al sorgere di un lungo e travolgente piacere.
Riprese a carezzarmi, ma questa volta mi massaggiò il dietro delle cosce, con movimenti circolari
verso l’inguine che a volte mi sfioravano il pelo soffice attorno alle grandi labbra.
Mi piaceva, eccome se mi piaceva.
Mi rilassai e, sentii di perdere un po’ di “miele”, che inevitabilmente colava sulla carta assorbente che ricopriva la superficie del lettino.
Poi, con un movimento improvviso e brusco, mi divaricò completamente le cosce, e mi lasciò lì, oscenamente esposta al suo sguardo, ed ai suoi strumenti “di tortura”.
Non ricordo quanto aspettai in quella posizione, ma quasi mi prese un infarto non appena sentii
appoggiarmisi contro il buchino del culo, la superficie gelida di un qualche cilindretto di metallo…
Da dietro sentivo la sua voce che mi spiegava in tono professionale quello che da lì a qualche istante mi avrebbe fatto…
la chiamò “un’ispezione anale”, e prima doveva infilarmi dentro una specie di termometro, per
misurare la mia temperatura “interna”; solo che a contatto con l’apertura dell’ano mi sembrò più
grosso di un termometro…
Lentamente, con un leggero movimento rotatorio, sentii penetrarmi nel culo quel lungo termometro
asciutto anche se ben lubrificato.
Lo sentii prima forzarmi la pelle delicata del buchino, allargarmela, quasi strapparmela,
piano piano farsi strada dolorosamente in essa, il metallo freddo come il ghiaccio trafiggermi come
se fosse fatto di mille spilli acuminati che mi incidevano la carne…
Mi lamentai e mi dimenai, tanto che lei fu costretta a legarmi le cosce e la vita alle cinghie imbottite del lettino.
“Devi stare immobile, altrimenti potresti rompere dentro il vetro del termometro” mi diceva.
Io continuavo a dimenare il sedere con dentro quella cosa, le dissi che mi bruciava tanto, da morire, che mi sentivo dentro il culo un fuoco.
Quella sofferenza in breve tempo divenne quasi piacevole.
Lei, senza scomporsi tanto, estrasse il cilindretto di metallo con un movimento veloce che mi tolse il fiato.
Pensai al mio culetto ancora aperto, violentato da quel suo brutale strumento.
Mi ci strusciò contro una garza dicendo che avevo perso qualche gocciolina di sangue, ma che era normale.
Mi raccontò che i miei gli avevano chiesto di farlo, perché pensavano che non fossi più vergine là, che una ragazza carina come me avesse avuto più occasioni per gustare quel tipo di piaceri.
Ero ancora sul lettino, completamente nuda e con le gambe divaricate, mi aveva slegato per farmi scendere invece, rimasi distesa.
Le confessai che verso la fine mi era piaciuto, non avevo però potuto appagare a pieno il mio piacere, avrei avuto voglia di masturbarmi lì davanti a lei, per portare a termine ciò che lei involontariamente aveva iniziato.
Sorrise, “ti va una pizza” mi disse.
Acconsentii entusiasta.
Telefonammo ai miei dicendo che la sera avrei mangiato con lei e sempre lei mi avrebbe riaccompagnato a casa.
Mi rivestii, uscimmo dal suo studio e ci fermammo in una pizzeria a prendere due pizze da asporto poi, andammo a casa sua.
La casa era piccola ma ben arredata.
Ci accolse uno splendido gatto persiano, regalo di un suo ex mi disse.
Andò in cucina a prendere un paio di birre e ci accomodammo in salotto a mangiare.
Parlammo come due amiche ma soprattutto, forse esagerammo con le birre.
Le chiesi del perché fosse ancora single malgrado la sua bellezza, mi rispose sorridendo che aveva avuto qualche storia con uomini che l'avevano delusa; stava quasi per sposarsi quando scoprì che lui la tradiva poi...
Poi? Incalzai io curiosa
Poi una sera una mia amica mi fece provare l'amore saffico e da allora ho cambiato gusti.
Inizialmente non capìì il significato della parola “saffico” ma me lo fece scoprire lei molto bene poco dopo.
Finito di mangiare sparecchiammo e ci lasciammo accogliere dal suo comodissimo divano, il gatto subito ci raggiunse reclamando coccole.
Le fusa del gatto riempivano i nostri silenzi quando lei, improvvisamente si avvicinò a me, stampandomi un bacio in bocca.
Rimasi basita, attonita, non me lo aspettavo.
Risposi involontariamente al suo bacio, la sua lingua chiedeva di incontrare la mia.
Ero titubante ma, mi fidavo di lei, e risposi al suo bacio.
Un bacio, un altro ed un altro ancora, non ci staccavamo più.
Aveva un buonissimo sapore e, cavolo come sapeva baciare !
Le sue carezze sul mio corpo mi mandavano brividi di piacere, ero impreparata, non capivo, subivo passivamente le sue carezze, ma mi piaceva.
Era dolcissima, le sue carezze si spostarono sui miei seni.
Li carezzava da sopra il maglioncino, con maestria, tant'è che da lì a poco i miei capezzoli si indurirono.
Li stuzzicava, ci giocava, mentre continuavamo a baciarci.
Avevo gli occhi chiusi, lasciavo che solo le sensazioni mi guidassero, non avevo mai baciato una donna prima di allora né avuto simili attenzioni ma, mi piaceva !
Le sue mani si fecero più audaci, si spostarono sotto il maglioncino, sbottonarono la camicetta e si intrufolarono nel reggiseno, andando a toccare a pelle il mio seno.
Il mio corpo era pervaso da brividi.
Il capezzolo stuzzicato mi mandava sensazioni uniche, tant'è che mi accorsi di bagnarmi anche sotto, la mia intimità mi stava mandando segnali di piacere.
Era brava bella e dolce, mi fidavo di lei, e la lasciai fare.
Si interruppe, mi prese per mano e sorridendomi mi fece alzare.
Senza dire una parola mi invitò a seguirla ed io lo feci.
Andammo in camera sua.
Mi spogliò completamente, con dolcezza, conosceva bene il mio corpo ma questa volta era differente.
Si spogliò anche lei, era bellissima.
Notai subito il suo pube rasato e glielo invidiai, io non avevo mai avuto il coraggio di rasarmi.
Ci adagiammo sul letto, si mise a cavalcioni su di me, le nostre mani si strinsero e lentamente abbassandosi sul mio corpo cominciò a coprirmi di baci ovunque.
Partendo dalla bocca, passò per il collo, poi i seni, mi succhiò i capezzoli, mi leccò il monte di venere dandomi brividi mai provati prima, ed infine arrivò al mio sesso.
Li si fermò, dedicando particolare attenzione.
Lecco inizialmente le grandi labbra, le mie mani si staccarono dalle sue posandosi sulla sua folta chioma. Non volevo si spostasse di lì.
La sua lingua era abile, sapeva dove andare a stuzzicare.
Il clito si ingrandì immediatamente, lei lo prese tra le sue labbra e lo lecco, mandandomi in extasi.
Sentivo la mia intimità emettere umori come una fontana, lei mi leccava suggendo quel nettare.
Da quando avevo perso la verginità avevo avuto rapporti sessuali con tre ragazzi ma, nessuno dei tre era riuscito a darmi ciò che stava dandomi lei, e senza penetrarmi !
La sua lingua arrivò fino alle piccole labbra e, quando sentii un suo dito farsi capolino penetrandomi fino alla falange, ebbi un sussulto, dal piacere stavo quasi per svenire.
Mi stuzzicò, facendolo entrare lentamente, toccandomi le pareti interne con abilità e maestria, ero in suo completo potere.
Mi masturbò con calma, non so quanto tempo passò, colavo umori senza ormai accorgermene ma, quando sentii un altro dito stuzzicarmi il culetto, questa volta senza farmi male, fu l'apoteosi.
Venni, venni e venni ancora, non so quante volte venni ma bagnai le lenzuola.
Volevo ricambiare a quel piacere ma non sapevo come fare, ero inesperta.
Mi guidò lei.
Ci baciammo nuovamente, sentii nella sua bocca il mio sapore poi, provai ad imitarla.
La feci stendere e mi misi nella posizione che aveva precedentemente avuto lei con me.
Baciai il suo corpo nudo, le palpai i seni baciando i capezzoli irti come chiodi.
Lei socchiuse gli occhi per farmi capire che le piaceva.
Pian piano scesi al monte di venere
Davanti al suo sesso mi fermai, ero bloccata non sapevo come fare. Aveva una pelle liscia come la seta.
Fu lei a darmi le istruzioni, ad insegnarmi, a dirmi come quando e dove usare la lingua.
Da brava allieva seguivo tutti i suoi consigli, riuscendo finalmente a farla finalmente venire.
Leccai il suo piacere, aveva un buon sapore.
Pensavo e temevo fosse finita invece, cambiammo posizione.
Ci mettemmo a 69 e questa volta fui più brava.
Venni nuovamente prima di lei, quando mi penetrò contemporaneamente fica e culo masturbandomi dolcemente. Era una sensazione unica, dolce ed appagante che mi scosse dal profondo.
Riuscii a ricambiare a fatica da quanto ero spossata dal piacere.
Di quella sera ricordo la dolcezza, l'emozione ed il piacere provato.
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