Lui & Lei
Baby sitter
di benves
08.11.2019 |
20.118 |
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"Posso entrare a prenderli?”
Il rumore dell’acqua come al solito copriva la voce..."
Mi chiamo Alessandra, ho ventidue anni e sono universitariaIl mio sogno è quello di laurearmi presto in giurisprudenza ma il costo per l’istruzione è diventato oggi quasi proibitivo e quindi, per mantenermi agli studi, oltre che sull’aiuto della mia famiglia, devo necessariamente fare affidamento su qualche piccolo e saltuario lavoro che ogni tanto trovo e che mi lascia il tempo di preparare gli esami senza rimanere troppo indietro.
Le varie esperienze avute mi hanno fatto però rendere conto che il rapporto tra il tempo sacrificato allo studio e il guadagno realizzato, non è mai stato positivo e conveniente.
Devo invece ringraziare mia zia se, circa un anno fa, mi ha dato una grossa opportunità: una sua amica, madre di due bambini di sei e otto anni, cercava disperatamente una ragazza come babysitter.
In verità dissi subito a mia zia che non mi sentivo capace, non avendo avuto alcuna esperienza.
Lei insistette perché, conoscendomi, era convinta che il mio aspetto solare, il carattere allegro e gioioso, la mia semplicità mi avrebbero molto aiutato.
Mi feci convincere a tentare, e fu lei stessa che mi accompagnò la prima volta presso l’abitazione di questa famiglia.
Ebbi subito un’ottima impressione delle persone e dell’ambiente e fui subito entusiasta della prospettiva che si andava delineando.
Altrettanto accadde dall’altra parte: anch’io in qualche modo ero riuscita a dare un’immagine di simpatia sia alla mamma sia, soprattutto, ai due bambini.
Non ebbi bisogno di fare ulteriori calcoli: la mattina avrei potuto tranquillamente frequentare l’università poiché il mio lavoro si sarebbe limitato dal tardo pomeriggio fino la sera.
Il compenso orario era come non avrei mai sperato e quindi avevo subito deciso: il lunedì successivo sarebbe stato il mio primo giorno di lavoro come babysitter.
Ero soddisfatta di questa nuova organizzazione della mia vita e mi sentivo anche più tranquilla.
Il pomeriggio alle 16,30 andavo a prendere i bambini a scuola, aiutavo il più grande a svolgere i compiti, giocavamo insieme tutti e tre, poi gli preparavo e davo la cena in attesa che tornasse a casa uno dei due genitori.
In effetti, sia il papà, sia la mamma, erano molto impegnati dal lavoro e, come mi ero resa conto, difficilmente i loro tempi coincidevano.
Mi trovavo perfettamente a mio agio: la signora Chiara, simpaticissima, aveva circa trentacinque anni e il marito, Fabrizio, forse qualcuno in più, ma non ne ero completamente sicura perché lo avevo solo intravisto da lontano.
In seguito quando capitò l’occasione rimasi sorpresa nell’apprendere che invece aveva quasi quarantasei anni: caspita! Se li portava molto bene.
Fisico sportivo, sguardo tenebroso ma intrigante.
Devo ammettere che era un bell’uomo e più ci parlavo più lo trovavo interessante.
Frenavo e limitavo il sorgere di ogni mio ulteriore pensiero ricordandomi che Fabrizio aveva l’età di mio padre.
Ma tra il dire e il fare…. !
Spero solo che i miei genitori non leggano mai la cronaca di questa mia storia.
Per quello che mi riguarda sono consapevole di non essere una ragazza dall’aspetto mozzafiato.
Alta un metro e sessantanove, ho infatti ben poco da vantare: un bel viso con dei lineamenti che, nel bene e nel male, accentuano la mia aria da ingenua, i capelli sono castano chiari e ricci, gli occhi verdi; un bel sorriso fa da cornice. Altro non ho.
Certamente avrei voluto un seno un po più sodo e meno molliccio: indossando il reggiseno sono quasi uno schianto, ma senza, le mie tette si allargano un po troppo sul mio corpo.
Sono molto critica degli antiestetici cuscinetti che ho sulle cosce, anche se non sono molto evidenti: fortunatamente i jeans, che praticamente indosso sempre, li contengono dando ulteriore forma sostanziosa al mio fondo schiena.
Di necessità ho dovuto sempre far virtù e quindi, crescendo, ho creato un micidiale cocktail miscelando l’apparente aria ingenua con la reale sfrontatezza, necessaria certe volte per farmi notare.
E’ proprio questa sfrontatezza che non riesco a mitigare e che mi caccia nei guai; e poi, quando mi metto in testa una cosa….
Intanto era già un mese che facevo la babysitter e in questo frattempo, oltre ad aver raggiunto una notevole confidenza, avevo assimilato le abitudini di tutti.
Fabrizio, per esempio, era solito che, appena tornato a casa dal lavoro, come prima cosa facesse una doccia.
Poi, uscito dal bagno indossando l’accappatoio, se ne andava nella sua camera da letto tenendo sotto il braccio gli abiti tolti per riapparire dopo dieci minuti vestito con una delle sue innumerevoli tute da ginnastica, quasi una mania.
Ogni volta, poi, non mancava di giustificarsi dicendo che dopo un’intera giornata in giacca e cravatta, non vedeva l’ora di mettersi finalmente in libertà.
Quel giorno, nonostante l’abitudine fatta, notai invece qualcosa di diverso: un nuovo accappatoio celeste che gli aveva regalato la moglie.
Seguii con la coda dell’occhio l’abituale passaggio di Fabrizio dal bagno alla sua camera.
Ma non notai solo l’accappatoio.
Forse perché era di una taglia più piccolo degli altri ma, seppur chiuso in vita dalla cinta, lasciava un generosa apertura sul davanti.
Attraverso quello spiraglio faceva capolino quello che la mia curiosità da tempo avrebbe già voluto aver visto.
Seppur in uno stato di rilassatezza l’aspetto di quella cosa era di quelli invitanti.
Non ne riuscii a percepirne la forma, ma le dimensioni quelle si.
A casa, prima di addormentarmi, ripensando a quella scena e mi resi conto che inconsciamente stavo accarezzando la mia cosina.
Cacciai via il pensiero ricordandomi e ripetendomi come un mantra che, purtroppo, data l’età, Fabrizio poteva essere mio padre.
La situazione si ripropose anche nei giorni successivi e man mano sembrava stesse diventando come un appuntamento: ogni volta che Fabrizio usciva dalla doccia facevo in modo di trovarmi sul suo cammino con il mio occhio pronto a cogliere l’attimo fuggente della gradevole mostra.
Sicuramente alla lunga Fabrizio si era accorto delle mie manovre ma, nonostante questo, non faceva trasparire nulla di diverso dal suo impeccabile comportamento nei miei confronti
Cominciarono invece a mutare le sue abitudini.
Ad esempio notai che la porta del bagno, mentre faceva la doccia, adesso rimaneva socchiusa.
Per me era un modo per spiarlo mentre, ancora bagnato, indossava l’accappatoio: l’assenza della pancetta metteva ancor più in risalto il suo sesso.
Mi piaceva vedere soprattutto quando se lo asciugava.
A letto, la sera, prima di addormentarmi, quel pensiero era diventato un’ossessione.
La mia sfrontatezza già stava lavorando per superare il tormentoso momento.
Avevo provato e riprovato più volte nella mia testa il piano che un giorno, decisa, attuai.
Fabrizio era in doccia già da cinque minuti e la porta del bagno era, come al solito, socchiusa.
Mi assicurai che i bambini erano nella loro stanza assorti nel guardare un cartone animato.
Presi quasi la rincorsa per sembrare più veritiera possibile.
Entrai nel bagno!
La doccia era alle mie spalle e quindi non dovetti simulare l’imbarazzo di vederlo nudo.
Avevo calcolato tutto.
“Oh! Scusami Fabrizio! Ero con la testa fra le nuvole e non ho neanche fatto caso che c’era la luce accesa nel bagno!”
Tra lo scrosciare dell’acqua sentii la sua voce: “Nulla! Non ti preoccupare, Alessandra! Succede! Anzi… se non ti dispiace, approfitto, visto che sei qui puoi porgermi la bottiglietta dello shampoo che ho lasciato sul lavabo? Ti puoi anche girare, tanto sono chiuso nella doccia!”.
Ormai ero in gioco e mi piaceva giocare, senza regole!
Presi la bottiglietta e allungai il braccio verso il box doccia, che si aprì quel tanto necessario.
“Per favore avvicinati di più, Alessandra; se tiro fuori il braccio, bagno tutto per terra, e chi la sente poi Chiara!”.
Attraverso il vetro lavorato del box, intuivo la figura di Fabrizio.
Solo l’apparenza di una macchia più scura mi faceva supporre l’altezza del suo pube.
Infilai il braccio nello spiraglio cominciando a sentire l’acqua che mi bagnava la mano.
Mi piaceva immaginare l’effetto avuto su Fabrizio in quel momento nel vedere la mia mano poco distante dal suo corpo nudo e dal suo membro.
Ero riuscita, come avrei voluto, con questo semplice gesto a provocargli un’erezione?
Lasciai passare qualche giorno.
Poi riprovai il gioco.
Sarebbe stato banale se fossi entrata come la prima volta, così decisi di bussare alla porta del bagno.
“Fabrizio! Uno dei bambini ha bisogno dei fazzolettini di carta. Posso entrare a prenderli?”
Il rumore dell’acqua come al solito copriva la voce.
“Entra pure Alessandra! Nessun problema!”.
Questa volta il box doccia era aperto per quasi la metà, ne vedevo l’immagine allo specchio.
Tergiversai un poco trafficando nel cassetto dove erano riposti solitamente i fazzolettini.
“Accidenti non li trovo, forse sono terminati, bisognerà ricomprarli”
E mentre le mani frugavano alla cieca, i miei occhi puntavano allo specchio dove vedevo riflesso Fabrizio afferrare con una mano il suo membro mentre con l’altra lo insaponava.
Un improvviso calore si impadronì delle mie guance.
Adesso però dovevo voltarmi per uscire, e quindi inevitabilmente avrei dovuto guardare.
Come mi sarei dovuta comportare?
Fabrizio questa volta mi venne in aiuto togliendomi dall’imbarazzo.
”Alessandra, ti dispiace porgermi l’accappatoio?”.
“Certo, Fabrizio!”.
Mi avvicinai alla doccia e glielo passai.
Ma per quanto ancora avrebbe retto quel sottile e complice gioco?
Le mie notti erano diventate sempre più roventi: mi masturbavo immaginando di fare l’amore con lui, di soddisfare la mia voglia di sesso.
La mia mente costruiva situazioni differenti, ma l’epilogo era sempre quello: provare dentro di me il suo pene.
Ormai al colmo della sfacciataggine ero arrivata al punto di entrare in quel bagno inventandomi le scuse più banali.
“Fabrizio, posso entrare? Devo solo pettinarmi!”.
Non aspettavo più neanche la risposta. Entravo comunque!
Così davanti allo specchio, con la spazzola in mano passavo dieci minuti a sistemare i mie ricci capelli.
I nostri sguardi riflessi sullo specchio si incontravano continuamente senza alcun reciproco imbarazzo.
I miei sorrisi dovevano essere un messaggio rassicurante per lui; però non accadeva nulla.
Cominciavo a pensare che non saremmo andati mai più in là più di quello che si faceva.
Forse il vero motivo era che non lo attraevo abbastanza, non gli piacevo.
Questo mi preoccupava.
Così, un po delusa, cominciai a diradare le mie incursioni in bagno.
Ormai era primavera inoltrata ed il caldo si faceva sentire ogni giorno di più.
Quel giorno ero vestita con i soliti jeans e solo una camicetta bianca sopra.
Fabrizio rientra presto a casa ed i bambini stanno ancora facendo il loro riposino pomeridiano.
Solita doccia.
Sento chiamarmi “Alessandra, puoi venire qui un attimo, per favore?”.
“Che è successo Fabrizio?”.
“Devi scusare al mia sbadataggine; ho comprato il sapone da barba e devo averlo lasciato poggiato sul tavolo della cucina! Ti dispiace portarmelo qui?”.
“Figurati!” – rispondo.
Vado a prenderlo. La porta del box è quasi completamente chiusa, imperlata dall’acqua della doccia che continua a scendere calda, creando grosse nuvole di vapore.
Allungo la mano e sento prendere il flacone.
Sto per mollare la presa quando Fabrizio afferra il mio polso, cerco istintivamente di ritrarre la mano ma la stretta, anche se non forte, è decisa e ferma.
“Fabrizio che fai? Vuoi farmi bagnare tutta?”
L’altra sua mano apre il palmo della mia.
Con un lento e deciso movimento viene spinta verso il basso.
Sento il contatto con qualcosa di caldo e duro.
Serro la mano.
E’ il membro di Fabrizio!!!
Non ci posso credere!
Tengo in mano il suo sesso: si sta realizzando quello ho sognato tante volte.
Supero l’attimo di imbarazzo dovuto alla sorpresa: “Fabrizio, ti prego, che stai facendo?”
Per tutta risposta lui comincia a spingere la mia mano lungo l’asta. Si sta facendo masturbare
“Fabrizio, ti prego, i bambini potrebbero accorgersi.” riesco a dire senza nemmeno troppa convinzione
Lui molla la presa ma sono io, da sola, che senza nessuna forzatura o costrizione continuo quel movimento di su e giù.
Avverto il pulsare di quella carne che tengo stretta; senza ancora vederla, ne colgo la forma in ogni particolare.
La posizione è scomoda ed il braccio comincia ad indolenzirsi.
Ma più che il dolore è la voglia di fare sesso; non riesco più a contenermi e sfacciatamente sbotto: “Fabrizio, ho voglia di fare la doccia con te!”.
“E cosa aspetti allora, credi che non mi sia accorto che sono mesi che attendi questo momento“.
La porta del box si apre tutta e vengo tirata dentro vestita.
L’acqua calda mi bagna tutta e la mia camicetta, aderendo al mio seno, diventa trasparente: si vedono chiaramente i miei capezzoli irti e induriti.
Fabrizio afferra con vigore i miei capelli dietro la nuca e mi avvicina al suo viso.
E’ il preludio di un bacio lungo ed appassionato.
Continuo a tenere ben saldo in mano quel bastone vivo dal quale non riesco a staccarmi.
Presto la mia camicetta è sbottonata e tolta.
Le mani di Fabrizio afferrano le mie tette palpandole selvaggiamente quasi fino a procurarmi dolore.
Avrei voluto gemere di piacere, ma avevo paura che i bambini si svegliassero ed interrompessero quel momento.
Le mani di Fabrizio mi afferrano per la testa spingendomela giù verso il suo sesso; mi inginocchio e me lo trovo davanti agli occhi.
La punta del glande strofina impaziente le mie labbra che non tardano a dischiudersi ed aprirsi vogliose ad assaporare quel membro.
Mi stringo al suo corpo fino a sentirmelo spinto in gola.
Inizio un pompino come mai avevo fatto prima.
Mi sorprendo della mia avidità e perversione.
Sotto la doccia, poi, non mi era mai capitato.
Con la lingua scorro tutta l’asta, prima sopra poi sotto fino ad arrivare a leccargli i testicoli, poi torno su e mi soffermo a roteare velocemente la lingua sulla punta del glande.
Questo gioco gli piace e lo eccita molto
Lo sento ansimare forte.
Mi tiro su, mi slaccio i pantaloni che riesco a togliere a fatica, appiccicati alle mie gambe a causa dell’acqua.
Una volta liberata degli indumenti Fabrizio mi gira con forza sbattendomi contro la parete della doccia.
Mi strappa lo slip
L’attesa mi sembra lunga un’eternità.
Ecco finalmente l’oggetto del mio folle desiderio farsi strada fino a raggiungere la mia cosina ormai colante di umori.
Mi inarco sentendo quei tanti centimetri di carne che sembrano non finire mai di entrarmi tutti dentro.
Un pensiero giunge improvviso: mi sto facendo possedere da Fabrizio, un uomo della stessa età di mio padre.
Un po di vergogna mi pervade, ma molto più forte è l’eccitazione della trasgressione.
“Fottimi, …fottimi… …più forte, ti prego… Fabrizio.. fottimi, fammelo sentire bene! Sbattimi come ti pare, sono la tua giovane puttanella!” e poi ancora..”
“Quanto tempo era che desideravi farti una ragazza come me? Ti piace il mio sesso ancora stretto?”
Più lo incito e più i suoi colpi sono forti e violenti.
Intanto mi bacia e mi mordicchia sul collo, mi lecca i lobi delle orecchie, mi strapazza le tette
Fabrizio mi sta fottendo come ho sempre sognato.
Il mio viso è schiacciato contro il rivestimento della doccia.
L’acqua calda continua a cadere sopra di noi rendendo tutto più eccitante.
Un forte tremito del corpo ed un prolungato gemito prontamente soffocato dalla sua mano sulla mia bocca, sono il segnale che ho raggiunto l’orgasmo.
Fabrizio lentamente si sfila da me dicendo: “Adesso Alessandra devi farmi un favore! Raccogli la saponetta che sto facendo cadere!”.
Odo il rumore.
Obbedisco.
Senza potermi girare, scivolo lungo la parete di fronte a me fino a chinarmi.
Nel fare così sto porgendo su un vassoio d’argento il mio fondo schiena al suo bastone sempre in tiro.
Ho un certo timore perché non ho mai avuto rapporti anali, ma non mi importa di nulla: c’è sempre una prima volta! Questa era la mia !!!
Sento strusciare il suo membro sul mio buchetto posteriore.
Una volta puntato e poggiato è un attimo: il dolore è straziante e gli chiedo di fermarsi.
“Piano Fabrizio, è la prima volta e lo sto facendo con te!”
Passato quel momento di dolore sono poi io stessa a comandare la penetrazione.
Finalmente il mio sfintere si è abituata a quell’ingombro: dilatato a sufficienza non provo più alcun dolore: sono io a spingere con decisione e forza.
Fabrizio entra tutto dentro di me anche nel sederino: adesso anche lì ho perso la verginità.
Mi afferra per le cosce e comincia a sodomizzarmi con movimenti sempre più veloci.
E’ tutta una sensazione nuova per me e sono sorpresa che anche in quel nuovo modo il mio piacere che provo è tanto, aumenta, e non riesco a nasconderlo.
“Così mi piace da morire, Fabrizio! Lo sai che il tuo arnese è proprio grosso? Aprimi di più è tutto tuo! Continua e non fermarti. Vienimi dentro! Vienimi nel culo ! Riempimi! Voglio sentirti schizzare dentro. Ho aspettato tanto questo momento!”.
Il piacere mi porta al delirio, mai e poi mai avrei immaginato di pronunciare quelle frasi.
E Fabrizio con voce roca per l’amplesso: “Anch’io non vedevo l’ora di fare l’amore con te e di riempirti di sperma, ma non avrei immaginato di farlo dentro il tuo sedere, così è ancora più fantastico! Lo so che ti piace anche così !”
Le mie tette ballonzolano di qua e di là.
Sento il rantolo finale di Fabrizio e l’ondata di liquido caldo.
Percepisco chiaramente le pulsazioni dell’eiaculazione dentro di me; il suo membro si sgonfia fino a sfilarsi.
Mi tiro su, mi giro e abbraccio Fabrizio baciandolo appassionatamente, frugando con la lingua ogni punto della sua bocca.
Qualcosa di denso e caldo esce dal mio sederino e scivola giù all’interno delle mie cosce.
Raccolgo il liquido con un dito che lecco avida davanti al suo sguardo esterrefatto.
“Fabrizio non sai quanto mi hai fatto felice oggi! Se fosse possibile vorrei continuare a fare la babysitter a te e al tuo grosso arnese!”
Fabrizio sorride.
Mi inginocchio e per ringraziarlo di quel momento che mi ha regalato riprendo in bocca il sesso ancora sgocciolante di saporoso bianco nettare.
Succhio tutto quello che è possibile succhiare.
Mi tiro su e gli mostro la lingua con sopra lo sperma residuo: ingoio il tutto e spalanco la bocca per fargli vedere che adesso è vuota; gli sorrido nuovamente.
E’ passata almeno mezzora.
Per fortuna i bambini dormono e non si sono accorti di nulla.
Esco dalla doccia
I miei vestiti sono in terra completamente inzuppati.
Per fortuna ho un cambio di riserva.
Aiuto Fabrizio ad indossare il suo accappatoio e allungo la mano in mezzo alle sue gambe ancora vogliosa.
“Si avvicina l’estate e il caldo, quando facciamo la prossima doccia insieme?“.
Fabrizio asciugandosi i capelli: “Presto, Alessandra molto presto. Più presto e più frequentemente di quanto tu possa immaginare!!”
Quel giorno avevo scoperto che è molto bello fare la babysitter… !!!
Pensateci ragazze, siate sempre intraprendenti e mai timorose!!
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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