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Rosalia


di benves
11.03.2019    |    2.691    |    0 9.8
"Tonino mi inculava sempre più velocemente, segno che stava per venire..."
Rosalia alla Favorita di Palermo
Mi chiamo Rosalia e sono di Palermo
Ieri stavo tornando a casa dal mare a Mondello, faceva un gran caldo.
Mi sentivo tutta appiccicata dal sudore, volevo solo arrivare presto a casa per fare una bella doccia fresca ma, improvvisamente cominciai a sentire uno strana sensazione allo stomaco che ben presto si tramutò in una dolorosa fitta.
Dovevo subito andare al bagno!
Cercai di resistere, ma ottenni solo un peggioramento della situazione, così cercai uno spiazzo dove fermarmi.
La strada che faccio ogni giorno per tornare a casa da Mondello (chi è palermitano lo sa) è la Favorita, così alla prima radura rallentai.
Cavolo! C'era già ferma una macchina!
Nei paraggi però non si vedeva nessuno, pensavo che era di qualcuno che si era appartato con qualche prostituta (li ce ne sono parecchie) così, non potendo più resistere, mi fermai.
Chiusi la macchina e con un pacco di fazzolettini in mano corsi tra gli alberi.
Mi inoltrai fino a che non si vedeva più la strada, ed entrai in una piccola radura nascosta dai cespugli.
Appena rassicurata che non vi fosse nessuno nei paraggi, mi alzai la gonna e scaricai il mio intestino.
Finito iniziai a pulirmi, quando sentì alle mie spalle un rumore, come di rami schiacciati.
Mi bloccai un istante, niente. Mi girai intorno e niente.
Pensai fosse stato qualche animale e un po mi spaventai, così rinunciai a pulirmi, tirai su le mutandine e, presa dalla paura, cercai di uscire dai cespugli per andarmene ma inciampai e caddi sull'erba con un tonfo, graffiandomi un po le gambe.
Mi alzai imprecando, ma una voce mi interruppe: “Va tutto bene, signora?”
Mi girai di scatto spaventata e vidi due signori all'incirca della mia stessa età venire verso di me. Indossavano una salopette in gomma verde collegata agli stivali, erano sicuramente dei pescatori.
Si avvicinarono mentre io cercavo di ricompormi.
Mi dissero di non aver paura, che erano dei pescatori e si presentarono: uno si chiamava Gianni e l’altro Tonino.
Tutti e due come ho detto potevano avere qualche anno più di me (penso una sessantina).
Mi rassicurai e mi presentai anch’io.
Mi dissero che erano andati a pescare la mattina presto a Mondello e che stavano per tornare a casa per il pranzo, quando avevano sentito dei rumori e si erano avvicinati.
“E se mi hanno vista, prima?” fu il mio primo pensiero, ripensando a quel rumore che avevo sentito poco prima.
Ma invece di provare vergogna cominciai a sentire una strana eccitazione, pensando ai due vecchietti che magari si tiravano una sega guardandomi da dietro mentre facevo i miei bisogni.
Si avvicinarono e, guardando le mie gambe graffiate, mi dissero che avevano una capanna che usavano per conservare gli attrezzi della pesca e che, se volevo, potevo andarci per disinfettarle con dell’alcool.
Stavo per rifiutare, ma la mia natura di esibizionista venne subito fuori, ed il pensiero di poter stuzzicare quei due arzilli vecchietti mi fece bagnare la passera, così acconsentì.
Loro passarono avanti, mentre io li seguì per un sentierino nel bosco che portava ad una piccola capanna di legno proprio sotto Monte Pellegrino.
Mi aprirono la porta e mi fecero entrare.
All’interno vi era un tavolo con due sedie, una panca ed una piccola cucina da campo, ai lati un armadietto con degli attrezzi.
Era il loro rifugio quando pioveva.
Mi porsero dell’alcool ed un pacchetto di cotone e dissero di fare con comodo che mi avrebbero aspettato fuori.
La mia vena da troia esibizionista prese il sopravvento, ed ormai in preda all’eccitazione gli dissi che stavo più tranquilla se rimanevano.
Così mi sedetti su una sedia ed iniziai a passarmi il cotone imbevuto sulle gambe, partendo dalle ginocchia e poi salendo verso il sedere.
L’alcool bruciava ma la mia eccitazione lo rendeva quasi piacevole.
Mi strofinavo sempre più su, allargando ogni tanto le gambe, mentre i due vecchietti si erano seduti su una panchetta proprio di fonte a me, e facendo gli indifferenti, cercavano di sbirciare le mie gambe.
Andai avanti così per qualche minuto, allargando sempre più le gambe e mettendo in mostra le mutandine ormai inzuppate dei miei umori.
I due vecchietti sembravano sempre più attenti ai miei movimenti e smisero di parlare.
Era evidente che fossero eccitati pure loro dalla situazione.
Ero al culmine dell’eccitazione, decisi di agire.
Mi alzai chiedendogli se potevano aiutarmi a disinfettarmi dietro, perché non vedevo dove fossero i graffi.
Saltarono subito in piedi e si avvicinarono un po imbarazzati.
Mi appoggiai al tavolo e dando loro la schiena mi alzai la gonna, offrendogli il panorama del mio culo.
Indossavo un tanga bianco che lasciava bene in vista il mio bellissimo culo.
A quella vista divennero rossi in viso e confusamente presero entrambi un batuffolo di cotone e cominciarono a massaggiare le mie chiappe, uno da una parte e uno dall’altra.
Sentivo le loro mani ruvide accarezzarmi dolcemente le natiche, spingendosi sempre più verso l’interno.
Divaricai ancora un po le gambe, uno dei due iniziò a strofinare l’interno delle cosce, sfiorandomi la figa.
Dovevo sicuramente avergli bagnato la mano, perché sentivo le mutandine fradicie.
A quel movimento lento e costante non mi trattenni più, e cominciai ad ansimare di piacere. Capirono al volo la mia voglia, e senza dir niente afferrarono i lembi del tanga e me lo tirarono giù, avevo brividi ovunque
Iniziarono a toccarmi tra le chiappe.
Tonino iniziò a toccarmi la fica, mentre Gianni mi tolse gonna e maglietta e con un rapido gesto slacciò il reggiseno, cominciando a stringere tra le sue mani callose i miei seni.
Ansimavo come una cagna in calore.
Sentii Tonino da dietro che aveva iniziato a leccarmi il culo, facendo roteare la lingua sul buchetto, con estrema precisione e maestria. Poi mi penetrò con due dita, sditalinandomi.
Ero eccitatissima tant'é che venni subito in un fantastico orgasmo, riempiendogli la mano di umori, mentre Gianni mi leccava i capezzoli.
Adesso volevo scopare!
Mi voltai e ordinai di spogliarsi, subito obbedirono, rimanendo solo con i calzini,
Tonino aveva il cazzo già duro, mentre Gianni l’aveva ancora floscio.
Mi accosciai a lui cominciando a succhiarglielo.
Era molle, lo scappellai per leccare quella grossa cappella.
Lo risucchiai completamente in bocca sentendolo a poco a poco gonfiarsi
Continuai fino a farlo diventare duro, e devo dire che era di notevoli dimensioni, non tanto lungo ma grosso, con una cappella enorme, sembrava un fungo!
Nel frattempo Tonino si masturbava cercando la mia bocca.
Continuando a segare GIANNI presi in bocca il suo che era già durissimo, lo succhiai avidamente e quando sentì che stava per venire mi fermai.
Volevo essere presa e scopata.
Feci stendere Gianni per terra, il suo cazzo era dritto, mi misi a cavalcioni e pian piano mi impalai
Scesi piano per godermi il momento, lui rimase immobile
Il suo enorme cazzo mi scivolò dentro, riempiendomi
Sentivo la sua cappella dilatarmi la vagina.
Godevo !
Lo facevo andare su e giù lentamente per prolungare il piacere.
All'improvviso Gianni mi strinse a se sul suo petto, credevo fosse un movimento derivante dal momento di eccitazione invece... dietro di me sentì Tonino emettere un rumoroso sputo, che centrò in pieno il mio buco del culo
Lo spalmò per bene e vi appoggiò la cappella, spingendo con decisione.
Tonino entrò a fatica, mi faceva un po male ma, iniziò a farlo andare avanti e indietro, ed il dolore si trasformò in piacere.
Cavalcavo sul cazzone di Gianni che mi leccava le tette, mentre Tonino mi inculava con ritmo sempre più veloce.
Ero in paradiso, ero farcita da due cazzi che mi stavano dando scariche di piacere.
Improvvisamente sentii Gianni irrigidirsi e la mia fica inondata da un caldo fiume di sborra, ed anche io venni gridando, facendo colare i miei umori sulle grosse palle del mio amante.
Tonino mi inculava sempre più velocemente, segno che stava per venire.
Volevo gustarmela, desideravo che mi venisse in bocca.
Lo fermai, mi girai e con una mossa agile glielo presi in bocca.
Uno due tre fiotti mi riempirono la bocca
Era fantastico, sapeva del mio culo, di sudore e di cazzo.
Lo succhiai avidamente, massaggiandogli le palle con le unghie fino a che non finì di scaricare tutto il carico della sua calda sborra nella mia bocca.
La ingoiai quasi tutta venendo ancora in un improvviso orgasmo che mi sconquassò tutta!
Eravamo sfiniti ma felici: loro di essersi fatta una signora anche se ho 50 anni sono ancora una gran fica, ed io di essere stata sbattuta come una troia da due uomini maturi ma col cazzo ancora in tiro. Così ci rivestimmo e ringraziandomi ancora mi accompagnarono alla mia auto, dicendomi che se avessi voluto rivederli bastava che tornassi ogni lunedì a quella capanna.
Cosa che di sicuro farò.
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