Gay & Bisex
Costumino rosso
di archer81
18.09.2023 |
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"A metà mattina mi svegliai sentendo ripetere più volte il mio nome, o meglio il soprannome che mi era stato affibbiato in adolescenza e col quale tutti mi..."
Ero dovuto tornare a settembre al paesino della riviera dove i miei nonni avevano acquistato anni ed anni fa un piccolo appartamento e dove da bambino avevo trascorso tutti i mesi estivi.
Nel complesso residenziale si sarebbero svolti dei lavori straordinari di manutenzione e, visto che i miei genitori non avrebbero potuto essere presenti, toccò a me andare per una settimana ad aprire e chiudere l’appartamento per consentire agli operai i lavori interni.
Non mi dispiaceva dopo quasi dieci anni tornare dove ero cresciuto e dove si era creata una compagnia di amici con cui ero cresciuto e con cui avevo compiuto le più disparate imprese e quelle esperienze che mi avevano fatto crescere.
Ma soprattutto non mi dispiaceva lasciare una settimana mia moglie a casa con la bimba per poter avere un po’ di tempo per me di pace e tranquillità.
Arrivai in paese sabato pomeriggio e sistemai le mie cose ordinando poi una pizza che mi mangiai a casa guardando la partita.
Domenica mattina mi svegliai di buon ora deciso a passare la giornata in spiaggia e a prendere gli ultimi raggi di sole della stagione.
Scelsi il lido dove da sempre ero andato e mi spaparanzai sulla sdraio dove entro breve mi assopii.
A metà mattina mi svegliai sentendo ripetere più volte il mio nome, o meglio il soprannome che mi era stato affibbiato in adolescenza e col quale tutti mi conoscevano.
Ancora un po’ stordito dal sonnellino appena fatto mi tirai su sui gomiti cercando di scrutare attraverso gli occhiali da sole chi fosse che cercava insistentemente di attirare la mia attenzione.
Un ragazzo dal fisico minuto ma definito mi guardava e faceva cenni a poche file di distanza dal mio lettino ma proprio non riuscivo a capire chi potesse essere.
Capito che mi ero svegliato si avvicinò a lunghe falcate a me sedendosi poi ai piedi del mio lettino e intavolando un discorso di ovvie banalità.
“Quanto tempo, sono anni che non ti si vede su queste spiagge… che fine hai fatto?”
Pur non riuscendo ancora a ricordare chi fosse, risposi con cordialità raccontando gli ultimi anni di studi universitari, di fidanzamento sino al matrimonio e alla paternità.
Ma proprio non riuscivo a mettere insieme i tasselli dei ricordi e capire chi potesse essere questo ragazzo che avrà avuto pochi anni meno di me.
Lui a sua volta mi raccontò di essere rimasto al paese e di non aver più avuto notizie di nessuno del gruppo, forse perché mai aveva davvero fatto parte del gruppo.
E lì mi si accese una luce; era Luca, da tutti conosciuto come costumino rosso visto che non indossava altro che uno slip aderentissimo e rosso, un ragazzo di 3/4 anni più giovane di noi che aveva sempre cercato di entrare a far parte della nostra comitiva di grandi.
Su di lui si diceva che gli piacessero i ragazzi perché, con cattiveria ed ignoranza adolescenziale, associavamo al suo fisico minuto ed alla sua voce esile una scarsa femminilità.
Passati così tanti anni anche lui si era fatto uomo con una voce profonda ed un fisico frutto degli anni passati a lavorare col padre idraulico.
Quanto eravamo stupidi in gioventù a raccontare che se gli si dava appuntamento per parlare da soli la sera si poteva provare la sua boccuccia.
E stupidamente con gli amici di allora avevo scommesso che gli avrei dato un appuntamento salvo poi tirarmi indietro intimorito per la situazione insolita ed assurda.
Ci salutammo dopo aver parlato per quasi un’ora certi che nella settimana a venire ci saremmo rivisti in paese.
Lunedì iniziarono i lavori nell’appartamento e non riuscii ad uscire di casa per seguire gli operai che stavano sostituendo gli infissi.
Martedì invece era il turno del bagno che andava totalmente rifatto.
Arrivata la squadra di operai, rimasi sorpreso nel trovarmi di fronte Luca ed il padre che, come mi spiegarono in seguito, avevano avuto in subappalto i lavori di alcuni appartamenti al fine di velocizzare il tutto.
Fu una giornata intensa in cui Luca ed il padre dovettero assentarsi per un paio di ore causa un’emergenza in un altro cantiere e ormai a sera dovettero smettere i lavori senza aver terminato l’intervento.
Sarei rimasto senza acqua per la notte ma soprattutto senza sanitari.
Il padre di Luca, costernato, si scusò mille volte per l’accaduto cercando una soluzione al disagio arrecato.
Decise che il figlio del dottor Ferrari -ovvero mio padre direttore di banca che lo aveva aiutato anni addietro ad aprire la propria azienda- avrebbe usato la casa di suo figlio Luca che gliela avrebbe lasciata per tutto il tempo necessario.
A nulla valsero i miei tentativi di cercare un albergo e così mi trovai prima a cena dalla famiglia di Luca e poi con lui nel suo appartamento per sistemare le mie cose.
Ci fermammo a chiacchierare sul divano bevendo una birra e godendo della frescura serale.
Spinto da un senso di colpa di anni addietro e dalla riconoscenza per l’ospitalità, presi il coraggio a due mani e decisi di chiedere scusa:
“Sai Luca, da ragazzini eravamo proprio stupidi e tu eri il bersaglio preferito dei nostri sfottò…so che sono passati tanti anni e che forse vale poco ma vorrei chiederti scusa”
“Ahah ma scherzi?! -rispose Luca- eravamo giovani e ai tempi andava così…e poi i tuoi amici sapevano come farsi perdonare”
“In che senso scusa? Non capisco”
“In effetti -proseguì Luca- tu eri l’unico che non si è mai fatto perdonare… i tuoi amici spesso cercavano di restare soli con me la sera tardi per fare due chiacchiere”
Rimasi interdetto e forse la mia faccia doveva esprimere questo mio stupore tanto che Luca proruppe in una risata fragorosa.
“E sì mio caro -continuò poi- ai tuoi amici piaceva ficcarmelo in gola ogni tanto quando erano stufi di segarsi. Tutti quanti tranne te ad essere sincero. Ed alle volte litigavano anche su chi avesse la precedenza”.
Non potevo crederci, quelle voci erano vere ed io ero l’unico estraneo a tutto questo.
Luca nel frattempo si era seduto accanto a me e, avvicinatosi alle mie orecchie, mi sussurró: “se vuoi scusarti questa può essere la sera giusta”.
Rimasi immobile mentre le sue mani erano scese ad accarezzarmi il pacco da sopra i leggeri pantaloni estivi che indossavo.
Il mio cazzo non rimase indifferente a quel trattamento vista anche l’astinenza degli ultimi giorni.
Luca cominció a baciarmi sul collo mentre con abilità aveva fatto uscire il mio pene che, duro come poche volte ultimamente, scovolava dentro le sue mani capaci.
“Mmm complimenti -mi disse Luca- peccato essermi perso questo ben di Dio per tanti anni”.
Scese lentamente tra le mie gambe prendendo in bocca il mio cazzo che sentii subito avvolto dalla sua lingua che massaggiava la mia cappella mentre le mani scivolavano sull’asta.
Gemevo per quel trattamento che stavo ricevendo e quasi senza rendermene conto cominciai a dare il ritmo con una mano alla sua testa per poi tenerla ferma mentre con il bacino davo dei colpi decisi e profondi che facevano sprofondare il mio cazzo nella sua gola.
Luca dimostrava di essere davvero abile a fare pompini non lamentandosi per la decisione con cui gli scopavo la gola.
Si fermò per prendere fiato e mi guardò dritto negli occhi esclamando: “sei un gran porco”.
Mi sfiló pantaloni e mutande rimanendo a sua volta nudo e sedendosi sul mio pube.
Sentivo il mio cazzo pieno di saliva scivolare tra i suoi glutei facendomi impazzire di piacere.
Lo afferrai per i fianchi fermandolo: “smettila o non rispondo più di me”.
La sua risposta fu un sorriso e la sua mano afferró il mio cazzo puntandoselo sul buco del culo che si schiuse accogliendolo fino alle palle.
Stavo scopando Luca, mi sembrava quasi impossibile, ma le sensazioni che provavo erano intense ed emozionanti.
Lo scopavo con foga mentre lui ondeggiava su di me assecondando le mie spinte decise e profonde.
Si abbassò tornando a baciarmi e leccarmi il collo mentre continuavo ad aprirgli il culo in due.
Poi mi prese il volto tra le mani, mi guardò fisso negli occhi e mi baciò infilandomi la lingua in gola.
Non opposi resistenza, mi lasciai andare a quel bacio e senza quasi accorgermene cominciai a sborrare nel suo culo con getti intensi e potenti mentre urlavo tutto il mio piacere.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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