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A04. L’INIZIAZIONE


di Janus
01.03.2025    |    61    |    7 9.5
"“Bravissima, sei uno spettacolo per gli occhi… vedrai che ogni volta migliorerai… e ti farò indossare tacchi via via più stretti e alti…” concluse l’uomo, ..."
Dopo il ritorno a casa, Antonello fu preso di nuovo dai dubbi: questi però sparirono presto, grazie alla voglia di iniziare il “programma” propostogli dal giornalaio. Il tempo passò veloce e la domenica arrivò quasi senza che se ne rendesse conto. Dopo il rituale pranzo in famiglia salutò i genitori, dicendo che sarebbe uscito con amici di scuola e, afferrato un giacchino, si incamminò verso la parte della città in cui abitava l’uomo che lo aspettava. Camminò a passo svelto, accompagnato dal sole di primavera inoltrata… dopo circa un quarto d’ora giunse, puntuale, in vista della sua destinazione.

Un pensiero improvviso lo assalì: come sarebbe entrato? Non sapeva neppure come il giornalaio si chiamasse!! Ma la sua preoccupazione si rivelò ingiustificata: quello che ormai, forse inconsciamente, cominciava a considerare il suo mentore era su una panchina, nel giardinetto fuori del caseggiato, ad attenderlo. “Buon pomeriggio signore…” fece il ragazzo; “Buon pomeriggio a te, Antonella, ben arrivata… sei proprio puntuale, brava!”, gli rispose l’uomo a bassa voce, accentuando di proposito quelle “a” finali che volevano evidenziare la femminilità ormai attribuitale dall’omone.

Il giornalaio fece strada al ragazzo sino al suo appartamento, lo fece entrare e richiuse la porta alle loro spalle. “Accomodati… oggi comincerai il tuo percorso, come abbiamo stabilito la volta scorsa… vieni…” disse l’uomo, dirigendosi verso la parte notte dell’appartamento. Condusse “Antonella” alla camera di destra, quella degli ospiti e le disse “Prima di tutto, voglio che tu faccia una doccetta veloce, poi che ti passi su tutto il corpo la crema brillante, e infine che metta il deodorante da donna: troverai tutto pronto nel bagno qui accanto, asciugamano e ciabatte per ospiti comprese”.

Il ragazzo, ormai succube dell’uomo e comunque intimamente felice di esserlo, annuì chiedendo dove potesse appoggiare gli abiti, poi obbedì senza aggiungere altro. Terminata la doccia, durante la quale si era furtivamente accarezzati i capezzoli e sditalinato il buchino per qualche istante, Antonello si asciugò. Quindi si cosparse tutto con la crema ottenendo così una pelle splendente, e completò l’opera col deodorante da donna come gli era stato prescritto.

Uscì quindi dal bagno e, completamente nudo, raggiunse il giornalaio che lo aspettava in salotto sorseggiando un drink. “Brava, fanciulla… vedi quanto sei carina, con quella crema sulla pelle…? E che profumo sexy…” gli fece sorridente l’uomo; “Grazie signore, se sono bella è solo per merito suo…” rispose il ragazzo con fare vagamente civettuolo: Antonello, dicendosi “bella”, aveva finalmente resa protagonista la ragazza che aveva dentro… e da quel momento fu Antonella!

“Vieni…” le fece l’uomo, alzandosi e ritornando con lei alla camera degli ospiti; sul comò aveva disposta della bigiotteria: collane di vario tipo e lunghezza, braccialetti, cavigliere, orecchini col fermaglio a molla… a terra, in alcune scatole aperte, delle scarpe da donna con vari tipi di tacchi: più bassi e più alti, più larghi e più stretti sino allo spillo. Quelle calzature erano tutte del tipo a sandalo… Antonella intuì subito il motivo: così, ovviamente, non avrebbe avuto problemi di taglia!

“Prima di tutto, vediamo come ti sta addosso qualche oggettino… ecco, questa collana intanto… e questa più lunga…”; lei mise al collo le due collane, senza dire nulla; “Questi braccialetti… uno per polso…” continuò l’uomo; la giovane eseguì e attese in silenzio. “Non hai i buchi alle orecchie, ma questi orecchini puoi usarli: hanno il fermaglio… ti staranno bene, con quei capelli lunghi che li lasciano intravedere… usa pure lo specchio!” e Antonella fece quanto le era stato detto, ammirando estasiata allo specchio come la bigiotteria spiccasse sul suo corpo nudo.

“Ora, provati quei sandali… comincia con quelli dal tacco più basso e largo. Siediti pure su quella poltrona e allacciali bene dietro le caviglie…”. La “ragazza” obbedì, calzò il paio di sandali che le erano stati indicati e, appena allacciati, si alzò dalla poltrona reggendosi ai braccioli. Una sensazione nuova e intensamente gradevole la pervase… nulla a che vedere con le scarpe da signora della mamma, che pure aveva spesso indossato di nascosto! Quei sandali dal colore vivo avevano il tacco ben più alto e “lei” impiegò qualche istante per trovare il giusto equilibrio.

Il suo mentore era rimasto a guardarla e, appena lei fu in piedi, le porse la mano per sorreggerla nei primi passi… Antonella appoggiò la propria mano su quella dell’uomo, che la invitò a camminare per qualche metro. L’allieva si sentì del tutto a proprio agio, di fronte a lui completamente nuda e con quei sandali ai piedi… era una disinibita esibizionista, ed entrambi l’avevano capito! Iniziò a muoversi, dapprima incerta reggendosi alla mano del giornalaio, poi più sicura fino a lasciarla. “Non hai messo gli occhiali, dopo la doccia… non ne hai bisogno?” le chiese l’uomo; “Posso farne a meno, è una correzione per la presbiopia molto leggera…” rispose lei.

“Ecco, bravissima… muoviti lentamente… una ragazza non deve avere fretta, ma incedere con grazia, nel suo camminare… bene… ora, con la schiena dritta, prova a camminare mettendo i piedi su un’unica linea… sì, così, brava…”. L’aspirante “femminuccia” camminò avanti ed indietro come le era stato ordinato fino a sentirsi tranquilla; poi d’istinto, cominciò anche ad accennare un movimento di anca… “Ecco, bravissima, lasciati andare… sculetta, sì… sculetta ancor di più, ma fluida e con grazia…” riprese l’uomo.

“Spalle aperte e tette in fuori, Antonella… ora, ad ogni passo, prova a portare il piede sul lato opposto della linea su cui cammini… quasi come se dovessi incrociare le gambe… così sculetterai in modo ancor più femminile…” la istruì ancora il mentore. Lei, ubbidiente e fiduciosa, provò il nuovo esercizio dapprima un po’ goffamente, poi sempre più fluidamente e sicura: ormai il movimento delle anche a destra e sinistra le veniva del tutto naturale, conferendole l’andatura molto femminile desiderata sia dal giornalaio che da lei stessa.

“Bravissima, sei uno spettacolo per gli occhi… vedrai che ogni volta migliorerai… e ti farò indossare tacchi via via più stretti e alti…” concluse l’uomo, rendendo la femminuccia orgogliosa dei suoi progressi. “Per oggi hai fatto abbastanza, per quanto riguarda la femminilizzazione… ora andiamo in salotto e facciamo qualcosa per cominciare a renderti capace di dare piacere agli uomini”. Antonella si sentì fremere e avvampare di calore… era giunto il momento che più temeva: sarebbe stata all’altezza… o avrebbe deluso il suo mentore?

L’uomo la prese per mano e, senza fretta per via dei sandali ai suoi piedi, la condusse verso il divano. Lui vi si sedette più o meno al centro, e mise sul pavimento uno dei cuscini; poi fece ad Antonella “Ecco, inginocchiati qui davanti a me, tra le mie gambe”. Lei obbedì docile, ponendo le ginocchia unite sul cuscino e appoggiando le mani adorne di braccialetti sulle cosce. In quella posizione le palline le sparivano sotto le cosce, e il suo cazzetto spuntava appena, in mezzo al ciuffetto di peli pubici... i suoi capezzoli turgidi, ai lati delle collane, tradivano invece la sua intima eccitazione.

“Ora iniziamo… imparerai a conoscere quello che diventerà lo strumento del tuo piacere… il cazzo!” fece il suo mentore “Si, signore… impegnerò tutta me stessa…” rispose l’aspirante femminuccia con un filo di voce. “Come prima cosa, devi saperlo tirare fuori… avvicinati e appoggia le braccia sulle mie cosce, poi slacciami prima la cintura, poi la patta dei pantaloni…”. Antonella obbedì con calma, assaporando ogni istante… aprì la fibbia, spostò le due estremità della cinghia verso l’esterno, poi slacciò il bottone in alto quindi aprì la zip dei pantaloni del giornalaio, aprendone i lembi.

Per qualche istante lei fissò vogliosa il gran gonfiore nelle mutande dell’uomo: sapeva bene che grosso cazzo vi si nascondesse! Poi alzò fugacemente gli occhi su di lui e, credendo di averne il consenso, portò le mani sull’orlo delle mutande per abbassarlo… “Ferma…! Non essere impaziente…!!” si sentì dire, e subito si bloccò timorosa. “Non bruciare i tempi…” proseguì lui “…Prima di mettere un cazzo a nudo, devi dimostrare all’uomo che ne hai una voglia matta… che lo adori… che lo brami… ed il modo migliore, per dimostrarlo, è strusciare per un po’ il tuo faccino sulle mutande, annusando profondamente l’odore del maschio e sospirando di desiderio…”.

Antonella capì e, diligentemente, fece quanto le era stato detto; nel giro di poco, l’odore di cazzo inalato attraverso il tessuto delle mutande rese i suoi sensi incontrollabili, facendola respirare forte e sospirare esattamente come il giornalaio le aveva descritto. Soddisfatto del progresso della sua allieva, l’uomo fece “Ora sì, che puoi scoprire l’oggetto del tuo desiderio…”. Lei riportò le mani sull’orlo delle mutande e, pian piano, cominciò ad abbassarlo… “Strusciaci ancora il viso… annusalo ancora, mentre lo scopri… dimostra la tua voglia e la tua gratitudine…” la istruì ancora il giornalaio.

Giudiziosa, lei obbedì: strusciò ancora le labbra e le guance sulla parte di cazzo scoperta e ne aspirò ancora l’odore di maschio, continuando centimetro dopo centimetro con le sue esili dita a mettere a nudo quella meraviglia della natura. Infine, le mutande del suo mentore furono completamente abbassate; il suo grosso uccello, evidentemente stimolato dall’opera di Antonella, cominciava ad indurirsi; lo scroto che pendeva sotto lasciava vedere due palle grosse come uova…

Il giornalaio la fermò un istante, si alzò dal divano e si tolse sia i pantaloni che le mutande rimanendo nudo dalla vita in giù, con la camicia aperta; “Così staremo più comodi…” le fece rimettendosi seduto, mentre gli occhi di lei rimanevano fissi sul suo sesso. “Ti sarai pure masturbata, qualche volta…” continuò lui; “Sì… è successo…” rispose l’allieva con tono quasi di scusa. “Bene, allora prova con le tue manine a masturbare me…” le disse ancora l’uomo.

La femminuccia non se lo fece ripetere: afferrò con la mano destra quel possente membro, ormai quasi in completa erezione, e cominciò delicatamente a segarlo… su e giù, su e giù, ritmicamente. Presto l’erezione fu completa, e Antonella pose anche l’altra mano su quella lunga asta: pur con tutte e due mani su quel cazzone, parte dell’asta e la cappella lucida rimanevano scoperte, tanto era lungo!! “Brava cara… continua così…” le fece l’uomo e lei proseguì, felice, con quella lenta masturbazione.

Il giornalaio era visibilmente compiaciuto, ma non dava segno di essere prossimo al godimento. Ad un certo punto fermò con dolcezza le mani di Antonella, dicendole “Tranquilla, fanciulla… la masturbazione è una cosa molto molto personale, e ogni uomo ha il proprio modo… tu sei stata bravissima, ma ora lascia che termini io...”. Lei si sentì per un istante delusa, ma subito si riprese e tornò serena; lui proseguì “Ecco, mettiti con la faccia di fronte al mio cazzo…”.

L’allieva rimise composta le mani sulle proprie ginocchia e portò il viso a pochi centimetri dal cazzo durissimo dell’uomo che, intanto, aveva preso a masturbarsi. Antonella concentrò lo sguardo su quella stupenda cappella che aveva di fronte a sé; attese paziente finché, qualche istante più tardi, sentì il respiro del giornalaio farsi corto e affannoso. Lei capì che l’uomo doveva essere sul punto di sborrare… ed ebbe ragione: all’improvviso si sentì sferzata dagli schizzi di sperma caldissimo di lui, ritrovandosi il viso tutto imbrattato di liquido appiccicoso… ma restò lieta in posizione!

Lui fu scosso da brividi di piacere poi, tenendosi il cazzo con la mano, lo strusciò sulle guance della femminuccia dicendole “Dai, leccalo bene... non sprecare neppure una goccia di sborra…”. Lei, fedele a sé stessa, gli obbedì ripulendo il suo magnifico uccello con lente, volenterose leccate… poi, con le dita, raccolse lo sperma che aveva sul viso e se lo mise in bocca. “Brava, Antonella… per oggi può bastare” le fece il giornalaio “Martedì, verso le 14.00, ti aspetto qua fuori come oggi… non mancare!”. L’allieva, ormai tale era divenuta, rimise in ordine bigiotteria e sandali, si lavò il viso, si rivestì, salutò con un “Grazie infinite, signore… a martedì allora” e tornò a casa, felice.
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