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4. IL TRIO TRA I RUDERI
di Janus
25.01.2023 |
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"Mi rivestii, poi mi avviai di nuovo verso la stanza che ci interessava camminando nel corridoio finché, superata una soglia, i due finti “aggressori” mi..."
Tutti noi componenti del trio di amichetti vivevamo appena fuori città in una zona di aperta campagna, presso cui scorreva un fiumicello il cui greto e le cui rive boscose erano teatro delle nostre scorribande di adolescenti, sia per gioco, escursioni, talvolta pesca, che per bricconate. Vicino alle nostre case passava anche una strada di grande comunicazione, rilevata sul paesaggio circostante; questa attraversava il fiume su un lungo ponte, e su questo noi scapestrati passavamo quando il fiume era in piena o semplicemente non volevamo bagnarci al guado. Al di là del fiume, proseguendo sulla strada rilevata per circa un chilometro, si incontravano i ruderi di alcuni edifici, ancora racchiusi da un muro di cinta, che un tempo avevano composto un impianto di molitura; a ridosso di essi c’era un corso d’acqua con delle saracinesche e dei meccanismi, probabilmente connessi agli ingranaggi di qualche macina. Capitò così che un pomeriggio domenicale (credo di primavera, perché non faceva caldo) tutti e tre, ossia il “grande”, il “piccolo” ed il sottoscritto, decidemmo di fare una escursione ed avventurarci tra quei ruderi, anche se in effetti in parte già li conoscevamo. Giunti sul posto, cominciammo ad esplorare alcuni edifici privi di porte e finestre che non avevamo ancora visitati, fino a trovare al pianterreno di uno di essi, abbastanza lontana dall’ingresso, una stanza col pavimento quasi completamente ricoperto di grossi trucioli di gommapiuma: uno strato spesso, in alcuni punti, fino a mezzo metro e più. Continuammo la nostra esplorazione nelle stanze vicine poi, non so come, ci venne l’idea di giocare al rapimento di uno di noi a turno… il prescelto avrebbe dovuto camminare da solo per i corridoi abbandonati, mentre gli altri due avrebbero atteso nascosti sino al suo passaggio; avrebbero quindi fatto finta di stordirlo con una botta in testa per poi trascinarlo nella stanza della gommapiuma e violentarlo! L’idea non mi dispiacque affatto e mi offrii di recitare per primo la parte del “rapito”; dentro di me tuttavia ero un pochino titubante, perché questo gioco avrebbe significato farmi inculare per la prima volta alla presenza del “piccolo”, col quale invece avevo sempre negato di aver dato il culo al “grande”. Superata in breve quella preoccupazione iniziai il gioco come concordato, lasciando i due amici nei meandri dell’edificio e tornando da solo all’esterno per dar loro tempo di nascondersi. Prima di rientrare, mi portai al riparo di alcuni cespugli, dove mi calai a metà coscia pantaloni e slip; estrassi quindi il mio solito ovetto di plastica gialla col burro, ne presi un po’ e mi lubrificai bene il buchino, spingendone una parte dentro prima con uno, poi due ed infine tre dita per dilatarlo. Mi rivestii, poi mi avviai di nuovo verso la stanza che ci interessava camminando nel corridoio finché, superata una soglia, i due finti “aggressori” mi spuntarono alle spalle dandomi con qualche oggetto un leggero colpo sulla testa; finsi di svenire ed i due, prendendomi uno per lato sotto braccio, mi trascinarono nella stanza della gommapiuma e mi buttarono a faccia in giù su quel morbido materiale, prendendo a palpeggiarmi il culo. Mantenni gli occhi chiusi e compresi che, mentre uno di loro mi teneva il bacino appena sollevato, l’altro mi slacciava la cintura per poi calarmi pantaloni e mutande a metà cosce… istintivamente, pur continuando a fare lo svenuto, sollevai un po’ il fondoschiena per facilitare la loro azione, pregustando ciò che sapevo sarebbe accaduto… non solo, fingendo di star riprendendo pian piano i sensi, agitai il culo lentamente sotto i loro occhi, in pratica sculettando. Il “piccolo”, che riconobbi dalla voce, mi infilò nell’ano un dito insalivato, poi due… mi sditalinò per un po’, facilitato dalla presenza del burro ormai sciolto nel mio retto, mentre con l’altra mano credo si masturbasse lentamente il cazzetto: potevo intravedere solo in parte, ad occhi socchiusi, i suoi movimenti. Dopo qualche istante sentii il “grande” che mi arrivava dietro, si metteva a cavalcioni delle mie cosce e, mentre il “piccolo” mi allargava le chiappe con le mani, l’altro mi appoggiò la cappella sul buchino ormai dilatato… spinse con calma, come ormai sapeva che pretendevo, facendo superare il mio sfintere prima dalla cappella poi dall’asta, sino a mettermelo tutto dentro, sino allo scroto, abbastanza facilmente grazie al burro che mi ero spalmato. Cambiò poi posizione, in pratica sdraiandosi sopra di me, e cominciò ad incularmi con vigore sbattendo ritmicamente le sue grosse palle sulle mie chiappe… spat, spat, spat!!! Sbirciando di lato potei intravedere che, mentre il “grande” mi montava, il “piccolo” continuava a masturbarsi; di tanto in tanto, quando il “grande” affondava il cazzo nel mio culo, l’altro gli appoggiava una mano sulle chiappe e, ghignando, spingeva con forza verso il basso perché mi penetrasse più a fondo!! Il vizioso malefico!!! …Naturalmente la cosa non mi dispiacque affatto… non solo: stavo scoprendo che essere guardato mentre lo prendevo nel culo mi piaceva enormemente… ulteriore dimostrazione, credo, della mia innata indole esibizionista. Il nostro “gioco” andò avanti parecchi minuti, finché avvertii che la frequenza degli affondi di cazzo stava aumentando… immaginai che il “grande” stesse per venire, e così fu poco dopo: mi sentii invadere il culo da getti di sperma caldo ed il mio amico, in estasi, premette con forza il bacino tra le mie chiappe quasi a volermi entrare nel culo con tutto il corpo, mentre il “piccolo” osservava e sogghignava sempre con il cazzetto in mano. Il “grande” estrasse quindi il cazzo dal mio sfintere, colandomi sborra tra le chiappe, e si rialzò soddisfatto per ricomporsi; allora mi rialzai anche io dalla gommapiuma e, senza ripulirmi (mi piaceva molto, la sensazione del liquido appiccicoso e caldo, nel buchino e tra le chiappe), mi tirai su le mutande, poi i pantaloni e riallacciai la cintura. Era ormai passato quasi tutto il pomeriggio, perciò tutti e tre riprendemmo la strada rilevata in senso inverso, avviandoci verso casa… mentre camminavamo, sentendomi ancora bagnato di sperma, nella mia mente si impressero indelebilmente i momenti di quel mio primo trio…
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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