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33. IL REGISTA E IL MAROCCHINO


di Janus
25.05.2024    |    147    |    6 7.1
"Data l’ora, decisi di tornare a casa… ma strada facendo continuai ad immaginare come sarebbe stata piacevole una gang-bang gestita dal regista, con me vorace..."
Per qualche tempo soddisfai le mie segrete voglie da femmina accettando gli inviti del “dongiovanni”. Lo incontrai più o meno ogni due settimane, di massima con la stessa prassi: lui il venerdì mattina o primo pomeriggio mi chiedeva convenzionalmente per messaggio se “gradissi andare a vedere il panorama”, io gli rispondevo a seconda della mia possibilità di raggiungerlo. Se potevo, in serata raggiungevo il parcheggio del supermercato che avevamo concordato, portavo a termine la mia trasformazione al femminile e lo aspettavo. Lui arrivava, mi faceva salire nella sua auto e mi portava nella sua casetta in collina dove, per un’oretta o più, davamo sfogo alle reciproche voglie di sesso… come la prima volta, dopo avermi fatto succhiare e leccare il suo cazzone ben bene, me lo dava prepotentemente nel culo montandomi a lungo in varie posizioni, ora sul letto ora sul divano o anche, se non faceva freddo, fuori sul balcone mentre ammiravo le luci nella vallata sottostante! Infine, chiacchierando amabilmente, mi riaccompagnava al parcheggio del supermercato dove mi ricomponevo per riprendere la strada di casa.

Poi un giorno mi venne voglia di tornare a fare la puttanella nel mio luogo di incontri gay/bisex preferito, dove non ero andata per diverso tempo, e mi tornò in mente l’anziano libidinoso ribattezzato il “regista” che mi aveva dato il numero di telefono. Aspettai il venerdì successivo e, visto che il dongiovanni non si faceva vivo, decisi di contattare il suddetto regista con dei messaggi per sapere se quella sera avesse intenzione di andare in quel posto; lui mi rispose chiedendomi chi fossi: normale, visto che ci eravamo incontrati parecchio tempo prima e nel frattempo io non l’avevo mai cercato. Risposi senza mezzi termini “Sono la trav che una sera di due o tre mesi fa hai fatto inculare da un muratore algerino e da diversi altri…”; lui mi fece diverse altre domande, del tipo che macchina avessi, ecc. e come avrebbe potuto riconoscermi. Io gli risposi, lui si disse interessato, quindi concordammo di vederci la sera al noto parcheggio presso il ristorante in riva al mare.

Terminato il lavoro, tornai in fretta a casa con la voglia di esibizionismo e di cazzo che già mi faceva fremere tutta. Mangiai un boccone, tanto per non avere lo stomaco vuoto, poi iniziai a sistemarmi a dovere con tutte quelle operazioncine necessarie per presentarmi pulita, profumata e di aspetto più femminile possibile. Nonostante fosse già primavera inoltrata il maltempo dei giorni precedenti aveva fatto scendere la temperatura, quindi credetti opportuno non andare all’aperto vestita troppo leggera. Preparai quindi uno dei miei abitini da donna in maglia a collo alto, in particolare uno nero fino in vita e di colore più chiaro dai fianchi in giù, come se fosse una combinazione maglioncino - gonna. Indossai un perizoma in pizzo e le mie amate autoreggenti a rete, infine sopra queste infilai anche le calze nere pesanti tenendole basse, appena sopra il ginocchio, perché al buio sembrassero degli stivaloni alla coscia. Controllai quindi la mia borsa col necessaire, nella quale infilai anche la parrucca lunga che amavo usare negli ultimi tempi e un vistoso braccialetto.

Devo ammettere che per un attimo fui tentata, fortemente tentata, di uscire direttamente en-femme visto che era quasi buio… ma poi valutai che avrei potuto incontrare qualche conoscente e mi rassegnai ad indossare sopra l’intimo del vestiario maschile. Appena pronta mi misi in macchina; essendo ancora presto, colsi l’occasione per passare ad un vicino Amazon Locker per ritirare un abitino femminile estivo che avevo ordinato nei giorni precedenti. Recuperato il pacchetto, presi l’autostrada al casello più vicino e via, verso la mia destinazione serale/notturna! C’era poco traffico, e in qualche decina di minuti arrivai nei pressi della zona di incontri. Mi fermai un po’ prima, in un prato buio e tranquillo, dove in pochi istanti mi tolsi il vestiario maschile e indossai la parrucca e gli occhiali da donna per diventare, finalmente, “Gianna”; poi tornai sulla strada e raggiunsi la destinazione.

C’erano già diverse auto che andavano e venivano; entrai nel parcheggio, mi portai con calma verso il punto in cui avevo parcheggiato le ultime volte… e qui una sorpresa: proprio dove volevo posteggiare c’era una bella famigliola di cinghiali con numerosi cuccioli, intenti a cercare avanzi di cibo!! Preferendo evitare il contatto con quegli animali che, come noto, possono anche diventare aggressivi, preferii allora uscire dal parcheggio del ristorante per andare a fermarmi in fondo alla strada che lo affianca. Fermata l’auto, presi la borsa e scesi per mettermi tra la strada e i cespugli ad attendere uomini; dovetti rendermi conto però che le auto in quel punto non si fermavano, perciò dopo un po’ decisi di rientrare nel parcheggio del ristorante.

Superato di nuovo l’ingresso mi diressi verso il fondo, posteggiando lontano dai cinghiali ma in compenso a pochi metri dal tavolato che porta alla spiaggia. Spensi fari e motore, presi di nuovo la borsa del necessaire, scesi e passeggiai nei pressi mentre i fari delle numerose auto che andavano e venivano mi illuminavano parzialmente… il mio vestito a maglia era molto attillato, e potevo apprezzare con piacere la silhouette molto femminile della mia ombra prodotta dai fari sullo sfondo dei cespugli. Infine una delle auto parcheggiò poco distante; dalla penombra sbucò un uomo, alto più o meno come me, che si avvicinò accennando un saluto a bassa voce… capii subito che doveva essere uno straniero, dato l’accento.

Quel tipo scambiò con me qualche chiacchiera con tono cordiale, poi mi invitò ad andare tra i cespugli verso la spiaggia e io, vogliosa, non me lo feci ripetere. Ci avviammo quindi sulla passerella di tavole e ci fermammo dopo una trentina di metri. Io mi appoggiai al corrimano dandogli le spalle e lui mi mise subito le mani sul culo, mi alzò il vestito e prese a palpeggiarmi facendo apprezzamenti con tono dolce. “Di dove sei?” gli chiesi; “Marocco” fece lui in risposta, continuando a palpeggiarmi per poi infilarmi un dito nel buchino scostando il perizoma. Visto che gli piaceva sditalinarmi, io pensai di facilitargli l’opera calandomi le mutandine sulle cosce, poi presi dalla mia borsa il gel lubrificante e me ne misi un po’ nello sfintere. Lui mi lasciò fare, poi riprese a penetrarmi con le dita e a sussurrarmi parole dolci.

Eravamo intenti a quel gioco alla luce della luna quando, sulla passerella di legno, arrivò nei nostri pressi una coppia di mezza età che, sorridendo e salutandoci con un sommesso “Buonasera…” proseguì il cammino verso la spiaggia. All’arrivo di quei due io mi ero abbassata istintivamente il vestito, ma appena si furono allontanati me lo tirai su di nuovo per farmi rimettere le dita dentro dal marocchino… pensai anche, tra me e me, che non mi sarebbe affatto dispiaciuto avere quell’uomo e quella donna come spettatori mentre venivo usata come femmina! E magari avrei potuto essere inculata dal marito, mentre leccavo la fica e il culo alla moglie… ah, la mia perversa fantasia!! Il marocchino mi disse di conoscerli, perché li aveva visti altre volte andare verso il mare… implicitamente, anche lui doveva essere un abituale frequentatore del posto!!

Lui però sembrò non gradire la possibilità di essere di nuovo interrotti da qualcuno, per cui mi chiese di spostarci al di fuori del camminamento per non essere più visibili. Pur a malincuore, io concordai e lo seguii fuori del tavolato in un punto tra i cespugli dove eravamo in ombra e nascosti alla vista. Dopo avermi dilatato a dovere il buchetto, il marocchino mi chiese di prendergli il cazzo in bocca; io dissi che senza protezione non me la sentivo, al che lui mi chiese un preservativo e se lo infilò con pochi gesti. “Ora puoi fare bocchino!” mi fece sorridente, al che io acconsentii; mi accosciai perciò davanti a lui e gli presi l’uccello ancora mezzo moscio in bocca, cercando di succhiarglielo e smaneggiarglielo perché gli diventasse duro, mentre con l’altra mano mi reggevo alle sue cosce per non perdere l’equilibrio.

Dopo qualche minuto di pompino il suo cazzo fu duro a sufficienza: purtroppo era di dimensioni normalissime, nulla a che vedere con l’idea del nordafricano superdotato che piace tanto a noi femminucce… ma pazienza, meglio che niente! Mi passai altro lubrificante nello sfintere spingendone un po’ dentro, poi mi girai con le spalle a lui e alla luna, per offrirgli lo spettacolo del mio culetto; lui mi appoggiò il cazzo sul solco di pesca, io glielo afferrai e lo aiutai a ficcarmelo dentro… wowww, niente male comunque! Con il suo uccello tutto nel culo, appoggiai le mani sulle ginocchia per reggere i suoi urti sul mio corpo e cominciai a gustarmi l’inculata; il marocchino mi montò a lungo, ora penetrandomi dolcemente ora sbattendomi con gran forza… io di tanto in tanto sculettai, strusciando le chiappe sul suo inguine da vera troietta!

Ad un certo punto lui si fermò e tirò fuori il cazzo dal mio culetto, si tolse il profilattico e si ripulì, poi mi fece “Ora devo andare, ma torno più tardi per incularti ancora”; tornati sulla passerella, si allontanò verso il parcheggio; io rimasi sola per qualche istante per vedere se qualche altro uomo fosse nei pressi, poi tornai all’auto a mia volta. Passò una decina di minuti e, finalmente, ecco sbucare tra le auto ferme l’anziano “regista” cui avevo dato appuntamento! Qualche convenevole di saluto, qualche palpatina al mio culo da parte sua, poi mi propose anche lui di andare tra i cespugli lungo il camminamento aggiungendo “…Là si sta tranquilli, e comunque chi vuole fare qualcosa segue la passerella e va verso la spiaggia”.

Camminammo entrambi lungo il tavolato fin quasi al mare sperando di trovare qualcuno, ma niente; allora tornammo indietro fin dove l’avevo già preso nel culo dal marocchino, e ci fermammo. Alzai libidinosa il dietro del vestito e calai le mutandine, lasciando che il “regista” giocasse col mio buchino come sapevo amasse fare. Lui mi palpeggiò per poi infilarmi un dito nell’ano, ancora umidiccio di gel… “Ma allora ti sei già fatta sbattere da qualcuno!!” esclamò; io risposi con un muto sorriso e mi applicai altro lubrificante, lui continuò a penetrarmi con le dita. Dopo qualche minuto vedemmo arrivare qualcuno: era il marocchino, che come aveva promesso era tornato per godere ancora delle mie grazie; sembrò quasi infastidito della presenza del “regista”, per cui lo tranquillizzai dicendogli “Lui è un mio amico, ama guardare…”.

Così continuammo a giocare tutti e tre; il regista, come aveva dimostrato quando l’avevo conosciuto, amava succhiare il cazzo per cui si diede a spompinare il marocchino mentre quest’ultimo mi sditalinava il culo. Andammo avanti per un po’, poi un altro uomo arrivò dal parcheggio; si avvicinò e si mise alle mie spalle, prendendo ad accarezzarmi il culo al posto del marocchino. Questo tizio aveva il cazzo piuttosto grosso ma moscio e, credo per eccitarsi, oltre a palparmi il culo prese anche a giocare col mio cazzetto e con le mie palline; però gli rimase moscio, al che il regista lasciò l’uccello del nordafricano e prese a succhiare il cazzo all’altro. Il marocchino rimasto libero mi chiese allora un altro preservativo, poi che gli facessi di nuovo un pompino col guanto indossato; io lo accontentai e, dopo un po’, appena ebbe il cazzo abbastanza duro gli offrii di nuovo il culo aiutandolo con la mano a mettermelo dentro.

Mentre il marocchino si deliziava (e mi deliziava) inculandomi, il regista finalmente riuscì a far indurire il cazzo dell’ultimo arrivato; allora gli diede un profilattico e, col consenso dello straniero, aiutò l’altro ad mettermelo nel culo a sua volta. Inutile dire quanto mi sentissi porca, in quella situazione, con due maschioni che si alternavano nel mio buchino ormai slabbrato!! L’ultimo arrivato riuscì a sbattermi per alcuni minuti, poi forse perse la concentrazione e si ammosciò, per cui lasciò a sua volta il posto al marocchino; questi, ancora voglioso, me lo infilò nel retto di nuovo e riprese imperterrito a sodomizzarmi. L’altro uomo si accontentò di guardare mentre il regista glielo prendeva ancora in bocca; il marocchino invece mi montò per parecchi altri minuti al chiaro di luna, alternando affondi dolci ad altri più energici, sbattendo sonoramente l’inguine sulle mie chiappe accompagnato dai miei gemiti di troietta in calore.

I nostri rumori, dopo qualche minuto, richiamarono anche un ulteriore spettatore che, unitosi al gruppetto, osservò compiaciuto tutto lo spettacolo che stavamo offrendo masturbandosi lentamente. Il mio torello dal Nord Africa infine aumentò il ritmo della monta e la foga degli affondi, finché si fermò restando incollato al mio culetto tenendomi saldamente per i fianchi, credo nell’orgasmo. Forse l’altro mio inculatore si era soddisfatto con la bocca del regista, non saprei… fatto sta che più o meno contemporaneamente, ci ricomponemmo tutti e ripercorremmo la passerella per tornare alle auto. Chiacchierando col regista, feci “…Dai, organizzami una cosa in gruppo, quando riesci… il posto potrei anche trovarlo io…”; lui ribatté “…Non è facile, cara, ma ci proverò… magari più avanti, in estate.” e così ci salutammo. Data l’ora, decisi di tornare a casa… ma strada facendo continuai ad immaginare come sarebbe stata piacevole una gang-bang gestita dal regista, con me vorace “principessa dei piselli” e lui che magari avrebbe fatto foto e filmati!
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