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16. LA SPIAGGIA
di Janus
07.05.2023 |
276 |
8
"Inutile dire che la voglia di provare dei grossi e duri cazzi di colore mi è rimasta, purtroppo insoddisfatta, ancor oggi!!..."
Oltre alla nota pineta, col passare del tempo, provai a cercare anche altre zone ove soddisfare la mia insaziabile voglia di cazzo. Ebbi modo, ad esempio, di esplorare occasionalmente alcune spiaggette dell’alto Lazio note per essere teatro di incontri gay/bisex; ma per quanto mi aggirassi in esse più o meno nuda, non feci alcun incontro concreto nel senso di attivi e vogliosi: al contrario, destai l’interesse di un unico passivo, interesse naturalmente non ricambiato da parte mia. Volli anche togliermi la curiosità che mi ispiravano i cinema a luci rosse, per cui una volta mi recai in treno in una città vicina ove ne risultava aperto uno presso la stazione. Giunta nella sala piena di speranza, dovetti rendermi conto che c’era invece da attendersi ben poco: la platea era tutta illuminata da tenui luci che impedivano qualsiasi atto esplicito ed i bagni, che immaginai fossero l’unica alternativa, non erano davvero invitanti. Fui tra l’altro avvicinata da un ragazzotto straniero con capelli lunghi e ricciuti, che si disse travesta e mi mostrò lo slippino femminile indossato sotto i jeans; ci scambiai qualche inutile chiacchiera, poi ripresi il treno delusa. Cominciai poi a familiarizzare anche con zone un po’ distanti, ma non troppo, da dove vivevo. Una in particolare cominciai a frequentarla abbastanza assiduamente, specie d’estate o comunque in giornate calde: si trattava di una lunga ed ampia spiaggia, il cui limite interno era punteggiato da numerosi grossi cespugli che, con l’aumentare della distanza dal mare, cedevano il posto ad una vera e propria pineta. Essendo la fascia sabbiosa molto ampia, i bagnanti utilizzavano unicamente la parte adiacente al mare, perciò non vi erano particolari interferenze con i frequentatori a scopo di sesso che invece si mantenevano all’interno, tra i cespugli e gli alberi. Qui vi si potevano trovare più che altro uomini in cerca di compagnia maschile, ma talvolta anche qualche transessuale ed occasionalmente qualche coppia in cerca di svago. Più o meno tutti quelli in cerca di sesso arrivavano in zona con qualche mezzo di locomozione, parcheggiavano, si dirigevano per qualche decina di metri verso il mare per poi svoltare a destra e percorrere il limite interno della spiaggia per qualche centinaio di metri. Cercavano quindi tra i cespugli un punto non troppo visibile (correva voce che le forze dell’ordine occasionalmente controllassero l’area), si spogliavano completamente poi alternavano brevi passeggiate nei pressi per mostrare la propria disponibilità a momenti di abbronzatura su qualche telo da mare, in attesa di occasioni di sesso. Ogni volta che andavo, non appena fuori della vista dei normali bagnanti che andavano e venivano dal mare mi denudavo completamente dietro un cespuglio, mettevo le mie cose in uno zainetto e camminavo così sino alla zona degli incontri; indossavo comunque sempre degli occhiali da sole ed un cappellino tipo baseball in testa oppure, se non era troppo caldo, la mia parrucca corta unisex che poteva passare indifferentemente sia per femminile che maschile. Pur volendo dare sfogo alla femmina che avevo dentro mi accontentavo di propormi in sembianze maschili, sia perché il caldo non permetteva un vero e proprio travestimento sexy, sia perché per quanto avevo capito gli attivi in quel posto cercavano passivi dall’aspetto maschile: al massimo indossavo un minuscolo perizoma nero che mettesse in risalto il culo. In genere, già per arrivare sul posto incontravo vari uomini nudi o seminudi, quasi tutti con l’uccello in mano mezzo duro, che mi guardavano desiderosi mostrandosi tra i cespugli. Una volta trovato un punto che mi ispirava, di solito all’ombra (non gradisco troppo sole sulla mia pelle chiara) di qualche gruppetto di alberi circondati di opportuni cespugli, mi fermavo e come tutti mi stendevo su un asciugamano, in attesa di sviluppi; ovviamente, per far capire i miei gusti, me ne stavo col culo all’aria fingendo di leggere qualcosa, mettendomi ogni tanto a pecorina per mostrare meglio il buchetto! Se nessuno si avvicinava, allora mi alzavo e facevo a mia volte brevi passeggiate nei pressi per farmi vedere. Normalmente nel corso della giornata riuscivo ad attirare l’interesse di diversi uomini; quando uno si avvicinava, lo invitavo a seguirmi sotto gli alberelli con i cespugli intorno a garantire un minimo di privacy, gli passavo il doveroso profilattico mentre mi lubrificavo l’ano, poi se mi sembrava in condizioni igieniche accettabili lo spompinavo un po’, altrimenti passavo direttamente a farmi inculare… una volta raggiunto l’orgasmo, l’occasionale partner se ne andava così come era arrivato, ed io mi ripulivo dal lubrificante che mi colava dal buchino in attesa del prossimo! Nel tempo vissi anche gradevolissime variazioni sul tema: ad esempio, una volta mi ritrovai con tre o quattro uomini tutti intorno a qualche metro di distanza, ciascuno a smanettarsi lentamente il cazzo con la mano per indurirlo in attesa del proprio turno di incularmi, mentre altri in disparte si gustavano la scena. Fu una esperienza indimenticabile, l’alternarsi di tutti quei cazzi di varie dimensione nel mio culetto; credo di essere stata continuamente inculata per almeno un’ora ed in ogni posizione, quando in piedi appoggiata agli alberi, quando mezza piegata con le mani sulle ginocchia, quando inginocchiata a pecorina e, credo di ricordare, anche completamente distesa sul mio asciugamano, sempre con un bel numero di spettatori intorno a soddisfare con i loro sguardi la mia anima esibizionista… alla fine ebbi lo sfintere così aperto e dolorante che preferii chiudere la giornata tornandomene a casa, naturalmente più che soddisfatta!! Magari tutti i giorni così!!! In un’altra occasione, poco dopo il mio arrivo si avvicinò un tipo panciuto di mezza età, con barbetta grigia ed occhiali; prese a farmi complimenti, dicendo che abitava in un paese lì vicino e che sarebbe stato un sogno potersi rivedere in altre circostanze. Gli presi in mano l’uccello che intanto aveva estratto dalla patta dei pantaloni e cominciai a segarlo con una mano mentre con l’altra gli accarezzai i grossi testicoli; appena duro, gli offrii un profilattico che lui indossò mentre io mi ungevo bene l’ano, quindi mi girai per regalargli il mio bramoso culetto. Lui ne approfittò senza perder tempo, mi puntò la cappella sul buchino e mi scivolò dentro sino alle palle senza troppa fatica nonostante le ragguardevoli dimensioni, poi prese ad incularmi molto lentamente. Mentre eravamo così affaccendati, si avvicinò un altro uomo; quello che mi stava fottendo continuò imperterrito, forse lo conosceva… poi il secondo si piazzò di fianco a me rivolto verso il mio occasionale torello da monta, mi afferrò le chiappe e me le tenne divaricate con le mani per ammirare il cazzone dell’altro che entrava ed usciva dal mio buco slabbrato. Il nuovo venuto continuò a tenermi aperto il culo finché il primo non venne, poi se ne andò insieme a lui senza una parola… e dimenticammo di scambiarci il numero di telefono, purtroppo! Nel tempo non mancò, naturalmente, nemmeno qualche episodio spiacevole… ricordo ad esempio uno straniero di imprecisata provenienza che, dopo avermi inculata sgarbatamente per qualche minuto, pretese che gli regalassi dei profilattici e se ne andò. Una volta ebbi persino occasione di sperimentare un gigolò di colore, ossia un ragazzone nero che si aggirava nella zona in pantaloncini e maglietta per “dare” l’uccello a pagamento: quel giorno non avevo avuto troppa fortuna, per cui quando l’africano, vedendomi tutta nuda, mi si avvicinò facendomi in un italiano un pochino stentato “Tu volere cazzo?” accettai subito la proposta; mi disse che il suo compenso era di cinquanta Euro, ma io ribattei che ne avevo solo trenta con me e lui si accontentò di quella cifra. Si calò pantaloncini e mutande, facendo letteralmente penzolare all’aria un lungo cazzo floscio, e mi chiese “Bocca o culo?”; “Culo!” risposi io: sì, ero eccitatissima all’idea di gustare nel culo un cazzone nero, sarebbe stata la prima volta… lui prese a segarsi lentamente ma, per quanto si smanettasse, non riuscì ad raggiungere la completa erezione: forse aveva appena inculato qualcun altro?? Comunque gli passai un preservativo, in cui lui infilò il suo biscione, e mi lubrificai bene l’ano; lui si afferrò il cazzo alla base, lo strinse per far diventare abbastanza dure asta e cappella, e riuscì a mettermelo dentro. Continuando a stringersi la base dell’uccello con una mano per non perdere l’erezione, il ragazzone di colore mi montò per parecchi minuti ma, come si può immaginare, senza che ne rimanessi completamente soddisfatta perché non lo sentii duro come avrei desiderato; non so neppure se venne: dopo alcuni minuti si sfilò, si tolse il preservativo e se ne andò. Inutile dire che la voglia di provare dei grossi e duri cazzi di colore mi è rimasta, purtroppo insoddisfatta, ancor oggi!!
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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