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Coppia sposata vuole un figlio


di pato3
30.11.2013    |    30.217    |    1 8.3
"  Io appoggiai la cosa perché entrambi mi sembravano davvero convinti, mi sembravano decisi..."
Patrizia e Franco sono sposati da cinque anni e sono stati fidanzati per dieci. Oggi lei ha trentasei anni e lui trentacinque, non hanno figli e purtroppo non possono averne. La loro relazione funzionava come tutte le altre, da fidanzati si amavano molto, viaggiavano, erano sempre solari. Quando finalmente si sposarono (ero testimone di nozze) iniziarono da subito a cercare di realizzare il sogno di formare una bella e grande famiglia. Il figlio tanto desiderato però non arrivava. I due novelli sposini allora fecero degli accertamenti che certificarono la pressoché totale sterilità di lui. Da quel momento qualcosa si ruppe all'interno della coppia felice, e in particolare di lui. Non è il luogo dove spiegare tutte le sofferenze patite da lui nel dover accettare questa realtà. Lei cercò di stargli sempre vicino ma doveva convivere col desiderio di diventare madre che con lui non si sarebbe realizzato. 

Un giorno a cena da loro mi chiesero con molto tatto e serietà se potevo essere io il padre biologico di loro figlio. Volevano che fossi io perché gli ero amico, e se non poteva essere di Franco almeno doveva essere di una persona a loro vicina e amica. Io forse egoisticamente gli dissi che non me la sentivo, non potevo e non volevo non crescere mio figlio. 

Pian piano i rapporti tra loro cambiavano, siccome io li avevo "abbandonati" (solo dal punto di vista dell'assistenza sessuale), cominciarono a maturare l'idea di trovare un donatore casuale, questo però doveva avvenire anche in modo eccitante. Franco non era geloso, forse si stava autoflagellando (per espiare una colpa che tale non era), tuttavia provava anche piacere nell'immaginare la sua donna con un altro. Parlandone con sua moglie, ed accennando qualcosa agli amici più stretti tra cui io, decisero che loro figlio doveva essere generato da un padre casuale, e per trovarlo bisognava che il destino scegliesse a sorte tra vari candidati, naturalmente in numero più alto possibile.  
Organizzare una gangbang era la loro soluzione, per averne godimento e per ottenere il tanto sospirato figlio. Senza che il padre biologico potesse sentirne la responsabilità. 

Io appoggiai la cosa perché entrambi mi sembravano davvero convinti, mi sembravano decisi. Pubblicarono allora un annuncio, erano richieste determinate analisi e certificati (necessari in questi casi), in più richiedevano una foto di chi si sarebbe prenotato (non volevano un figlio troppo brutto e doveva almeno poter sembrare figlio di Franco). Sembrava un po' troppo selettivo, invece erano molte le richieste e non avevano nemmeno visto la signora. 

Patrizia è bellissima, bionda, viso severo con il naso importante (ma non grosso), occhi verdi, labbra rosse non particolarmente carnose. Un bel fisico per una ragazza di più di trent'anni, vestita sembra avere un grosso seno, ma è una bella seconda abbondante. Veste elegante, anche per il lavoro che fa, e il giorno della gangbang, tenutasi a casa mia per tutelare la privacy della coppia, arrivò tutta in tiro col suo tailleur grigio, quando io e Franco avevamo già accolto i 25 soggetti e ci accertavamo che avessero i requisiti minimi necessari. Molti di loro avevano maschere o occhiali da sole e parrucche. Non tutti. Comunque chiunque di loro sarebbe stato il padre (inconsapevole) non avrebbe potuto dare ai miei amici un figlio di cui si direbbe subito che non poteva essere figlio di Franco, certo non poteva assomigliargli, ma si sarebbe detto che ne prendeva dalla mamma.

Appena arrivata io andai dai ragazzi per dirgli di tenersi pronti, mentre lasciavo gli sposini da soli a dirsi quanto si amavano. Franco non aveva deciso se avrebbe partecipato, osservato passivamente o se sarebbe rimasto in un altra stanza. 
Entrarono insieme nell'ampio soggiorno, dove al centro c'era un tavolino attorno al quale si sarebbero posizionati i ragazzi, ad attenderli c'erano tutti quei ragazzi dai 19 ai 35 anni (non volevano un padre troppo vecchio) e di tutte le taglie sia per i cazzi che per il peso dei signori. Lei aveva la camicia bianca sbottonata fino all'inizio della scollatura. 
Si sedette e si guardò intorno, alcuni di loro erano a torso nudo, non tutti bellissimi, altri erano coperti sopra e in mutande, altri ancora solo in mutande e un paio erano tutti nudi e si masturbavano, senza averlo ancora in erezione. 
Io ero vestito accanto al marito, la mia partecipazione era stata necessaria affinché i due si decidessero a fare quel passo, si sentivano sicuri pensando che ci potesse essere una possibilità su venticinque che il figlio fosse stato mio, io dal canto mio ritenevo abbastanza accettabile quella percentuale di rischio e accettai. Tuttavia prima che si aprissero le danze sussurrai a Franco che se voleva mi sarei tirato indietro, se se ne voleva andare sarei andato via con lui.
Lui mi disse: "Per adesso vado di là, tu resta qui, perché devi fare il tuo dovere, e devi anche controllare che non esagerino".

Andò in camera mia e prima di uscire ci fece segno con la mano di iniziare. Patrizia sorridente cercava il mio sguardo rassicurante mentre si avvicinavano affamati tutti quei maiali.
Nello spazio di uno o due secondi la bella si trovò una giungla di mani addosso, non c'erano file né numeri per l'attesa. Tutti si avventarono, senza violenza ma con disordine, su Patrizia. Un paio di mani erano sui capelli, tre o quattro erano sulla camicia, non riuscivano a sbottonarla a causa della confusione ma cercavano di insinuarsi nella scollatura. Altre quattro o cinque mani cercavano di alzarle la gonna, ma risultava tutto molto difficile in quel groviglio di mani. 

Le mani addosso si moltiplicavano, perché ognuno ne metteva due, finalmente uno riuscì a sbottonarle un bottone, altre due mani sbottonavano quello successivo, e rapidamente la camicia si aprì. Altri decisero che era impossibile togliere il reggiseno in modo civile così lo sollevarono e finalmente il seno fuoriuscì dal suo contenitore. A questo punto naturalmente le mani impazzivano e si facevano spazio per palpare il seno, chi fugacemente e chi con maggiore insistenza. I più fortunati erano vicini e potevano leccarle le tette, intanto gli addetti alla gonna riuscivano a sollevarla e subito spostarono il perizoma, che non era di certo un ostacolo insormontabile, a quel punto un paio di quelli che erano vicini si avventarono con la faccia tra le gambe della signora per bene. Solo uno la spuntò ma presto con grande sportività cedette il posto al vicino, forse anche perché non amava troppo leccarla mentre spuntavano tutte quelle mani che cercavano di infilarsi nella vagina tutta depilata.

Nel soggiorno eravamo in 25 e quelli che avevano avuto un primo assaggio erano solo una decina, e avevano anche già iniziato a masturbarsi, mentre lei ancora non aveva toccato alcun cazzo, si distese sul tavolino, un paio si masturbavano dietro la sua testa, e glie lo appoggiavano sui capelli, altri erano a destra e sinistra e lei li poteva prendere con le mani, iniziò a prenderne in bocca qualcuno a casaccio, intanto il primo la stava già penetrando, altri le leccavano i capezzoli mentre quelli che non erano così vicini alla faccia o alle mani di lei si masturbavano toccandole le gambe o la fica e attendevano che il primo avesse ceduto il turno.

Il primo venne, gli altri seguirono a ruota, e man mano lasciavano con grande senso di correttezza il posto ad altri e così chi era in zona bocca poteva scendere verso la fica e lasciare i posti meno privilegiati a chi come me ancora non aveva toccato e quasi neanche visto nulla.
Molti fecero i loro porci comodi senza nemmeno lasciare segno, se non il loro liquido, era degno di nota uno che indossava una maschera di Shrek, il noto orco dei cartoni. Questo avrà avuto al massimo 13 o 14 centimetri di pene, e la durata complessiva della penetrazione non raggiunse il minuto. Un altro invece aveva una parrucca rosa e venne sui capelli di Patrizia dopo aver ricevuto appena un paio di succhiate, non riuscì a raggiungere la vagina, in quanto ogni tentativo di risollevarglielo fu vano. Non fu l'unico, tanti venivano in bocca, sul seno, alcuni di questi riuscirono comunque a ritrovare la forma ideale (sicuramente qualcuno si era munito di pillola blu). 
Il più giovane aveva una maglietta della Juventus e una maschera di Zorro, aveva un gran pene ma era decisamente inesperto. Mentre si masturbava focosamente teneva una mano sulla testa di lei, un altro, amico suo mirava alla fronte di Patrizia perché era pronto a venire, ma la mancò e riempì la mano del ragazzo. Non era sicuramente entusiasta di questo, allora la donna si offrì con gran senso di maternità di ripulire la mano del ragazzo, leccandola tutta. Si accorse della gran mazza e la prese in bocca, poi appena quello che la stava penetrando nella fica venne, Patrizia autorevolmente gli fece saltare la fila perché voleva farsi scopare da lui. 

Il più ridicolo probabilmente era il classico palestrato, spaccone, tatuato, occhiali da sole e cappellino, la prendeva a buffetti sulle guance, e le prometteva grandi cose. Peccato che appena tolte le mutande non gli si rizzava, provava a giustificarsi dicendo che era colpa di tutto quello sperma, a Patrizia però piaceva e voleva tenerlo buono per dopo, ma non riuscì ad avere il suo momento.
Fino a quel punto io e pochi altri non avevamo ancora avuto modo di fare il nostro, ci toccava una donna sfinita, piena di sborra sul reggiseno, sui capezzoli, in fronte, sui capelli, sulle labbra, sulla pancia e dentro la fica. 

Io avevo cominciato a masturbarmi, mi avvicinai a Patrizia a fianco avevo uno che sapevo essere bisex, non voleva darlo a vedere, io però gli chiesi di leccare via la sborra almeno dal viso di lei. Lo fece senza disturbare nessuno, io allora le misi una mano sulla guancia e parlai un po' con lei. Mi chiedeva quando me la sarei scopata, le risposi che al mio turno l'avrei fatto. Entrò in sala Franco. Sorridente chiese come andava, venne vicino a me e accarezzava la moglie. Lei voleva baciarlo, lui senza alcun disgusto verso tutto quello sperma la baciò dolcemente in bocca.

Se non fosse arrivato Franco glielo avrei messo in bocca, ma non mi sembrava corretto, dovevo solo dare il mio contributo. Allora quando si liberò la fica entrai, con una mano le stringevo il seno, incurante di tutte le mani e i cazzi che sembravano non finire mai. La scopai forte, era sfinita, guardarle gli occhi stanchi e sporchi di sborra mi eccitava, venni anche io dentro. Nove mesi dopo nacque un bellissimo bimbo. Oggi mi chiama zio. Suo padre Franco lo ama, come si ama un bambino così a lungo atteso.
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