Racconti Erotici > trio > Vacanza di coppia in camera tripla
trio

Vacanza di coppia in camera tripla


di pato3
03.07.2015    |    41.004    |    6 8.5
"  "Mi piacerebbe baciarti, ma forse non volete che mi comporti così davanti ai miei amici" "Baciala, Edi", gli dissi..."
Edi è un caro amico di famiglia. È senegalese e un po' più giovane di me e mia moglie. Lui non è ancora trentenne mentre io e lei ne abbiamo 35. I dettagli della nostra conoscenza e amicizia forse è meglio lasciarli ad un altro racconto, ai fini di questa storia vi basti sapere che mentre io e Silvia siamo sposati da 7 anni e senza figli purtroppo, lui è un ragazzo single, arrivato in Italia da 4 anni e praticamente da subito è entrato nella nostra vita. 

Ci è entrato per diversi motivi, uno su tutti la sua bellezza. Quando vedi un ragazzo così bello e così in difficoltà, a fare la carità fuori da un supermercato non puoi che aiutarlo. E noi lo aiutammo, gli insegnammo un minimo di italiano in modo da poter cercare qualche lavoretto. Oggi Edi ha un regolare permesso e vive da solo, ma è spessissimo a casa nostra. 

Da tanto tempo Edi ci parlava del suo desiderio di tornare a casa per vedere la sua terra. Prima di partire gli era rimasta solo la madre, da due anni nemmeno lei. Purtroppo non poteva permettersi il viaggio andata e ritorno. Venne spontaneo per noi offrirgli il nostro aiuto. Era da un po' che volevamo visitare l'Africa. Perché non il Senegal allora? Fu difficile fargli accettare il nostro aiuto, ma il suo desiderio di rivedere casa ebbe la meglio. 

Prenotammo una camera tripla in un villaggio turistico sul mare, era meraviglioso. A circa venti chilometri dal villaggio di Edi. Saremmo stati in Senegal per 10 giorni. Edi era eccitatissimo di rivedere la sua terra e gli amici, ma aveva il dolore nel cuore perché per la prima volta avrebbe visto la sua casa vuota. Appena arrivammo non ce la sentimmo di andare subito al villaggio turistico. Via immediatamente verso casa di Edi. Era in totale abbandono. Andammo al cimitero. Quella sera Edi non dormì con noi, passò la nottata in quella casa abbandonata.

La mattina dopo stava bene, ci presentò alcuni amici. Su tre, due erano magnifici come lui. Muscolosi, alti, forti, neri. Non potevano venire tutti al villaggio turistico, allora ci portarono a vedere posti incantevoli, in particolare una spiaggia, deserta e stupenda. Io e mia moglie avevamo il costume, ci avevano sconsigliato di non usarlo, non in tutte le spiagge erano ben visti i bianchi nudisti, non che noi avessimo intenzione di farci una reputazione impeccabile, ma ci avevano fatto capire che poteva essere pericoloso. I ragazzi non l'avevano, ma essendo del luogo potevano comportarsi un po' come volevano. 

Tutti e quattro fecero il bagno con le mutande bianche che diventarono subito trasparenti. Come se non bastasse, finito il bagno, si liberarono delle mutande, tranquillamente davanti a noi e le misero ad asciugare. Finché non furono asciutte restarono nudi correndo sul bagnasciuga e schizzandosi l'acqua. Purtroppo quelle mutande si asciugarono fin troppo velocemente. 

Io e Silvia eravamo già eccitati. Ma, diversamente da quello che si può pensare di una coppia con un uomo cornuto e contento, in realtà non eravamo così sfacciati e disinibiti nell'abbordare ragazzi. In effetti la lunga esperienza di scopate extraconiugali si esauriva nelle innumerevoli volte con Edi, e in una volta con un ragazzo conosciuto in viaggio a Londra (racconterò anche questa se è il caso). Basta. Così quel nostro essere eccitati, quel desiderare che tutti e quattro mi prendessero la moglie, si incanalava nell'attesa di restare soli con Edi e fargli fare di tutto su mia moglie. 

Per fortuna nostra Edi era di un'intelligenza sconfinata, e questo di lui ci attirò sempre. Gli bastava uno sguardo per capire cosa provavamo. Sdraiati su quella spiaggia deserta, avremmo voluto non chiedere nulla e avere tutto. Avremmo voluto che i ragazzi ci provassero insistentemente. Edi chiamò i suoi amici e venne vicino a noi. Si sdraiarono, indossavano tutti le mutande bianche asciutte. 

"Ti trovano una bella donna sai?" disse Edi a mia moglie. 
"Anche loro sono molto belli", disse lei. "Diglielo", aggiunsi io. 

Lui glielo disse, poi ricominciò a parlare da vicino con mia moglie. 

"Mi piacerebbe baciarti, ma forse non volete che mi comporti così davanti ai miei amici"
"Baciala, Edi", gli dissi. 

Edi si sdraiò accanto a lei e, mettendole una mano dietro la nuca, la baciò sulle labbra. Uno dei tre si avvicinò a me, tutto sorridente e amichevole, mi mise una mano sulla spalla e mi parlò in inglese: 
"Edi è molto bravo con le donne! Si usa baciare le donne di altri in Italia?"
"No, ma io non sono geloso. Edi è come uno di famiglia"
"Me l'ha detto. Sei un buon uomo. I fratelli di Edi sono fratelli nostri", mi disse solennemente. 

Mentre quello stava vicino a me a guardare Edi e mia moglie che si scambiavano innocenti tenerezze con la lingua, gli altri due scherzavano tra di loro e l'oggetto delle loro risate sembrava Edi. Anche se non era difficile visto quello che stava succedendo, intuì con precisione di cosa stavano parlando quando entrambi presero le mutande di Edi e le sfilarono, indicando il suo cazzo, che effettivamente era già duro. Edi si alzò di scatto e, tenendosi il grosso martello con una mano, rincorse l'amico con in mano le sue mutande. Quando lo agguantò, si aggrappò alle mutande e così facendo riuscì a fermarlo e a denudarlo. Scherzando, fece finta di sodomizzare l'amico. Fu una scena divertente ed insieme eccitante. La corsa aveva messo in risalto i muscoli delle gambe, delle braccia e delle spalle. I due entrambi nudi, uno sopra l'altro, con i loro glutei scultorei non persero un millesimo della loro virilità, tutt'altro. 

La spiaggia iniziò pian piano ad affollarsi, e non potemmo più giocare. Ci facemmo accompagnare da uno dei ragazzi al nostro villaggio di lusso. Mi salutò abbracciandomi e chiamandomi fratello, allo stesso modo salutò Edi, e baciò sulle labbra Silvia. Mostrammo a Edi la stanza. Essendo una tripla c'era un letto matrimoniale, nella stanza grande, e poi un piccolo stanzino con un letto singolo. Lì posò solo le sue valigie. Il letto era molto largo, ci si dormiva comodi in tre. 

Di africano nel villaggio rimaneva soltanto parte dello staff, il mare e il nostro amico. Tutto il resto era occidentale. Non era un resort per adulti, purtroppo. Tuttavia c'erano molte donne mature bianche in cerca di carne fresca, si rilassavano durante il giorno e uscivano a caccia la sera. C'erano alcune coppie, inglesi, tedesche, francesi, chiuse al gioco, altre forse aperte. Si distinguevano dal tipo di costume da bagno che usavano le donne. In perizoma forse sì, quelle più pudiche forse no. 

Mia moglie mise un bellissimo perizoma rosso e un reggiseno sottilissimo che copriva i capezzoli, ma bastava un piccolo spostamento e facevano capolino. Io avevo un costume a pantaloncino corto. Edi uno slip striminzito che causava forti batticuori alle donne, mogli e non, aperte e chiuse. Da quello slip si poteva perfettamente misurare il nostro amico. 

Lo spirito della vacanza molto lontana da casa è l'assoluta libertà. Io, Edi e mia moglie eravamo sempre insieme. Io abbracciavo lei e lui poteva fare lo stesso. Sotto il sole lui la baciava. E non ci voleva molta fantasia, così nessuno ci guardava stupito, tutt'al più curioso. Alcuni sorridevano. Un uomo mi chiese se quello era il nostro amante, al mio sì si congratulò e mi confidò che sperava di convincere la moglie a lasciarsi andare, ringraziandomi perché il nostro esempio poteva fornirgli un grosso assist per convincere la moglie. Giravo a testa alta e le mie corna così pubbliche e così leggere non pesavano affatto. 

A cena, al nostro tavolo, avevamo qualche occhio addosso, io e Edi avevamo una camicia, lui bianca, io verde. Mia moglie una camicetta da spiaggia nera trasparente, senza più il reggiseno. Offriva un vedo non vedo da urlo. Un francese ci pagò da bere, sperando di potersi unire a noi tre con sua moglie. Non era la sua serata fortunata, ma ci avrebbe riprovato nelle sere successive. 

Tornammo di fretta in camera. Subito Edi si avventò su Silvia, con la sua voce nera le diceva quello che lei amava sentire: "Puttana, puttana, tutti hanno visto che sei una puttana. Non c'era un uomo che non avrebbe voluto venirti in faccia". 

"Adesso le vengo io in faccia", dissi io sapendo che talmente ero eccitato sarei resistito molto poco. 
"Baciatemi, baciatemi veloci", ci implorò ansimando lei. 

Entrambi mettemmo le nostre lingue sulla sua, si toccarono le nostre ma non era certo un problema. Poi Silvia mi allontanò con la mano perché voleva limonare per bene il suo ragazzo, e lui con mano mi fece segno di levargli i pantaloni e le mutande. Obbedii, amavo vedere quel culo perfetto da vicino. Lui con le sue mani aveva già levato le mutande di Silvia, che era talmente bagnata da non necessitare di altri preliminari. Io mi dedicai al mio piacere a pochi centimetri dalla faccia di Silvia. Lei era ancora travolta dalla passione del bacio. Finalmente ebbe tempo per assaggiare il mio cazzo, ma di tanto in tanto tornava a baciare chi le stava sbattendo 25 centimetri dentro. 

"Quando hai finito vieni a leccarmi il culo", mi disse Edi. 
Io dopo pochi minuti avevo inondato la fronte e una guancia di mia moglie. Un po' era andata anche sulle labbra, ma l'aveva leccata via e mi aveva baciato subito dopo. Poi continuò a baciare lui. Io andai a leccargli il culo. Era bello farlo perché non c'erano peli. Era perfetto, e mi sentivo così vicino e in sintonia col godimento di mia moglie. Era il culo di Silvia che preferivo però, e finalmente dopo le mie richieste cambiarono posizione. Ora lei stava sopra, ancora lo baciava e a me "toccava" leccarle l'ano e ogni tanto le palle nere e gonfie dell'amico mi sbattevano sul mento. Con la lingua a volte sconfinavo nella figa e sentivo la sua umidità e il sapore del nero. 

Ad un certo punto sentii bussare la porta. Pensai al francese o a qualche altro esaltato che credeva di poter venire a bussare per un po' di sesso. Portai con me solo un asciugamano per coprirmi sotto la cintura. Aprii e una timida cameriera, bassina e di colore, con lo sguardo basso mi chiese:
"Di cosa ha bisogno, signore?"
"Di niente, forse ha bussato alla camera sbagliata"
Lei, desolata, mi mostrò il cartello attaccato alla porta. Io credevo di averlo messo sul lato del "Do not disturb", e invece era dal lato del servizio in camera. Tra l'altro i due animali non avevano accennato a smettere e nemmeno ad abbassare il volume, così la cameriera imbarazzata, abbassava ancora più lo sguardo e non mi guardava in faccia. Era pronta a congedarsi, però ebbi l'idea giusta e perversa. Le chiesi di portarci dello champagne. Lei scappò di sotto e dopo qualche minuto entrò, dopo aver bussato e aver ricevuto il mio "Come in". Stavolta avevo preparato i due amanti, sperando non si scomponessero per l'invasione della loro privacy. Rallentarono e quando la poveretta fu dentro con il carrellino si fermarono. Erano sopra le lenzuola e non poterono coprirsi. Io ero in piedi ad accogliere la cameriera. Prolungai il suo imbarazzo poiché chiesi aiuto per aprire la bottiglia. Chiesi anche se voleva favorire, ma lei voleva solo uscire al più presto. Tuttavia dovette attendere che io recuperassi i miei pantaloni e le donassi un'importante mancia. A quel punto mi regalò finalmente un sorriso sincero. Chiesi di nuovo se voleva fermarsi con noi, ma nulla di fatto,

Dopo quell'intermezzo i due ripresero più eccitati di prima. Mia moglie era già venuta almeno due volte. Il cavallo di razza ancora no. Io mi ero eccitato di nuovo. Tornai a leccare il culo di mia moglie e, lubrificatomi il cazzo, entrai nel suo culo. Da sopra le baciavo la nuca mentre Edi la baciava in bocca e sul collo. Dopo qualche minuto ci scambiammo. Io sotto, ma sempre da dietro, lui sopra. Lei era completamente sdraiata su di me. Avevo le sue tette in mano e gliele porgevo generosamente in bocca a Edi. Nei momenti in cui il ritmo rallentava per dar spazio a forza e profondità, per dare ancora più spinta, per arrivare fin in fondo, io e Edi ci stringevamo, davvero come un sandwich. Ora che ero sotto, ero io a tirare il ragazzone verso di me, sentendo sia il piacere di Silvia, che sentiva i suoi grossi e sodi seni premuti dai pettorali di Edi, sia il mio piacere, il piacere di sentire le sue spalle e le sue braccia possenti e le vene dei muscoli gonfie. 

Stanchi e pronti a venire la mettemmo a pecora. Io davanti le sborrai ancora in bocca. Lui venne nella fica. Veniva sempre nella fica perché lei prendeva la pillola. Poi quando tutti e due eravamo stanchi e sdraiati, lei venne sopra di me e mettendomi la fica in faccia mi chiese di bere. Bevvi e leccai tutto. Non andò nemmeno a lavarsi. La Troia ripulita dallo sperma si addormentò tra le mie braccia e quelle del suo amato Edi. 
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 8.5
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Vacanza di coppia in camera tripla:

Altri Racconti Erotici in trio:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni