orge
Angelica (bbw) ed io in vacanza a Maiorca
di pato3
06.02.2017 |
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"Lo succhiava con una forza unica..."
La mia fidanzata è fantastica. È una vera forza della natura. Si chiama Angelica. È bionda, occhi azzurri, lentiggini, labbra carnose, una bella quinta misura di seno, alta un metro e settanta per 90 kg di sensualità e porcellaggine. Sono follemente innamorato di lei. L’amore ci lega e il sesso ci rende inseparabili. Per mia enorme fortuna è anche una consumatrice abituale di porno. Grazie a questa sua caratteristica, è anche una conoscitrice dell’inglese sessuale. Per cui le viene facile chiedere ad uno straniero di sborrarle in faccia, oppure di spaccarle il culo e così via.
A dispetto di quel che potete pensare, la mia bella che si fa scopare in casa è quasi pudica se la paragoniamo all’Angelica che va in vacanza, quella che lontano da casa sente davvero di potersi scatenare. Due estati fa era stata in vacanza in Salento con alcune amiche. Litigò con le sue amiche bigotte ed ipocrite, incazzate perché aveva portato due ragazzi nell’appartamento, ovviamente non per giocare a briscola.
L’estate scorsa l’ho portata in vacanza con me. Siamo andati a Maiorca. Non potevamo non andare in un posto così. Già dalla prima sera ci siamo divertiti come pazzi.
Eravamo in una discoteca, bevevamo come animali. Non quanto gli inglesi, ma quasi. Ballavamo appiccicati, le gambe intrecciate (le mie la metà delle sue), la mia faccia tra i suoi seni, le mie mani stringevano saldamente il suo culo. La pista era affollatissima, mentre ballavamo era impossibile non toccare tutti quelli intorno a noi. Per un po’, l’attenzione del pubblico fu rivolta verso il palco, dove una ragazza si stava spogliando tra due cubisti. La vista di quei due ragazzoni perfetti fece eccitare – più di quanto non sia eccitata di normale – Angelica. Quando sul palco non ci fu più nessuno, iniziò a mettermi la lingua ovunque, in bocca, sul collo, sulle orecchie. Con la mano dentro le mutande mi masturbava allegramente. Quelli accanto a noi iniziarono a trovare interessante la situazione. Vedendo che c’era una ragazza “birichina” che stava pomiciando un po’ con tutti quelli attorno a lei, il vocalist ci individuò.
“C’è abbastanza carne per tutti!”, disse il vocalist, ironico.
L’attenzione era su di noi. Per accontentare il suo grande pubblico, Angelica alzò il top nero, naturalmente senza reggiseno (lasciati tutti a casa, compresi quelli del costume) e qualcuno iniziò a toccarle le tette. A quel punto il vocalist impazzì e le luci puntarono su di noi. Vedendo che la cosa non le dava fastidio, ma anzi aumentava il suo piacere, chiunque fosse a portata di mano, ne approfittò. In tre provarono anche ad alzarla per farle fare “crowdsurfing”, ma senza riuscirci – purtroppo. Non posso affatto escludere che più di qualcuno abbia ripreso la scena con il telefonino, ma ad essere sinceri, non ce ne fregava niente.
Considerando, che a parte mostrare le tette e farsi toccare, con tutta quell’attenzione addosso non potevamo fare altro, Angelica chiuse il sipario e ricominciò a ballare con me. Mentre due o tre ragazzi continuavano a toccare e le strisciavano il cazzo (ancora dentro i pantaloni) addosso. Un gruppo di ragazze, soffrendo la mancanza di attenzione, decise di alzare la temperatura improvvisando uno spettacolo lesbico che vidi solo di sfuggita. Il grande pubblico si rivolse a loro e noi potemmo continuare a giocare con i nostri fedelissimi amici.
Eravamo sempre più stretti, non c’era nemmeno spazio per guardare in basso, solo per sentire. Dopo un po’ Angelica mi urlò felice nell’orecchio: “Mi stanno toccando in tanti!”, “Dove?”, “La figa!”, “Ti piace?”, “Da morire!”. Attorno a noi invece sentimmo gridare, in inglese: “Questa è proprio puttana!”, “Puttana cicciona”, “Schifosa”. Qualcuno, privo di gusto, si allontanò, perché preferiva andare a cercare fortuna con qualcuna un po’ più magra. Quelli che restarono, buongustai, ebbero tutti la loro parte di show. Le mani si moltiplicavano. Quando anche io entravo sotto il perizoma con la mia, sentivo parecchia compagnia. Gli shorts ormai erano abbassati a metà gambe, uno dietro di lei si piegò per mettere la faccia tra le chiappe.
“Non ce la faccio più!”, mi disse a un certo punto.
“Che succede?”
“Devo scopare!”.
Ci allontanammo, seguiti da cinque ragazzi. Non avevo preservativi per tutti. Lo dissi alla mia ninfomane, ridendo inebetito dall’alcool. Lei rispose: “Non mi interessa! Voglio tutti i cazzi!”. Io lanciai i preservativi a tre ragazzi. Si misero attorno a lei che intanto si era abbassata gli shorts e il perizoma e si era chinata tenendo le mani contro un muro. Mentre veniva scopata invocava gli insulti come acqua nel deserto. E così si prese offese pesanti (come piacciono a lei) e sputi sul culo e in bocca ogni volta che si girava per vedere chi la stava scopando. Sfilarono uno alla volta, senza nemmeno lasciare il segno, tranne i due senza preservativo che vennero dentro (prende la pillola). Più che scoparmi la ragazza, pensarono solo a svuotarsi le palle. Furono molto veloci e non la fecero godere, anzi, le aumentarono la voglia.
Tornammo sulla pista, lei era sporca di sborra, dappertutto meno che in faccia. La sborra sul top si mescolava con le macchie di alcool e si confondeva. La figa di Angelica era una specie di stagno. Andammo in una parte della pista dove non eravamo stati, per cercare nuovi amici. Anche qui non passammo inosservati. Angelica ballava in modo scomposto e ubriaco. Si chinò in avanti e per strofinarmi il culo sul cazzo. Guardava i ragazzi e si toccava le tette. La gente era divertita ed eccitata. Ancora sentivamo commenti offensivi come “la balena puttana”. Per fortuna, più sente queste cose più si bagna.
Misi una mano dentro gli shorts. La tirai fuori inzuppata. Dato che lei era ancora china, uno prese il cazzo e glielo sbatté in faccia mentre il suo amico riprendeva la scena col cellulare. Di tutta risposta lei glielo prese in bocca. Provocando ulteriormente urla e commenti. “Te lo mangia, la puttana te lo mangia”.
Avrei aspettato che si stancasse di succhiarlo, ma probabilmente sarei ancora lì, così la interruppi e le chiesi di non dare troppo nell’occhio. Le dissi che quel tipo la stava riprendendo. “Non me ne frega un cazzo, amore”. Fu la sua risposta. Mi baciò con la lingua, leccandomi mezza faccia. Tutti si eccitarono ancor di più e come prima fu una calca per palpeggiare e (nelle loro intenzioni) umiliare la mia Angelica.
In quel gruppetto c’erano anche due ragazzi di colore. “Amore, non mi sono mai fatta dei negri! Li voglio”. “Anche io, amore”. Mentre sulla sua figa si susseguivano mani di perfetti sconosciuti (io ne ho contate almeno quattro, in quel breve lasso di tempo), lei cercava di parlare con uno dei due ragazzi di colore. Si toccò un seno e chiese ad uno di avvicinarsi con la mano. Questo si fece avanti e lei le disse: “Voglio scopare con te e con il tuo amico”. “Lo prendi in culo?”. “Lo prendo dappertutto!”, rispose lei urlando eccitata.
Mise una mano nei pantaloni al nero. Ancora “guarda questa puttana” qui, e “guarda questa cicciona” là. Intanto il cazzo del nero si fece duro e si vedeva benissimo. Anche perché dopo aver fatto rigonfiare bene i pantaloncini, lo tirò fuori per segarlo meglio. Mentre lo segava, si girò verso di me, mi baciò e mi disse: “Andiamo, vengono con noi”.
Ci allontanammo, lei non lasciò un attimo il cazzo del nero. Tenerlo fra le mani era la sua assicurazione sul fatto che ci avrebbero seguiti a casa. Andammo al bar. Ordinammo ancora shottini. Angelica era diventata fradicia. E prima era ubriaca ma capace di camminare in modo normale. Finiti gli shottini barcollava vistosamente.
Ci incamminammo verso l’appartamento. Tre ragazzi ed una ragazza completamente ubriaca e mezza nuda. Con il culo che straripava dagli shorts e una tetta di fuori (“Lasciala fuori!”, mi disse quando provai a coprirla, “lascia che vedano!”), ci aggiravamo in mezzo alla gente, per lo più giovani, che ci guardava divertita. Arrivammo a casa. Erano le 4 meno qualche minuto.
Facendo le scale, io ero davanti, lei dietro di me e dietro di lei gli altri due. Naturalmente non potevano resistere e così, vedendosi il culo in faccia, uno dei due le abbassò gli shorts, complimentandosi a voce alta per il perizoma invisibile della mia Angelica. Ci fermammo, visto che doveva sfilare gli shorts. E poi una volta lì Angelica si era fatta prendere dai bollori e si era sdraiata sulle scale pronta a farsi scopare. Ma i ragazzi la spogliarono e basta e la incoraggiarono a fare le ultime rampe di scale “per fare un po’ di ginnastica, che non ti fa male”.
Entrammo dentro casa. Il tempo di andare ad accendere la luce in camera da letto e lei stava già scopando sul pavimento di fronte all’entrata. Stava avendo il suo primo negro. Mi precipitai accanto a lei. Misi il mio cazzo nella sua meravigliosa bocca.
“Dimmi che mi ami”, mi disse.
“Ti amo!”
“Come sono?”
“Troia!”
“Come?”
“T-R-O-I-A”
“Troia come?”
“Una troia obesa!”
“Ahhh, digli di insultarmi”
“Ragazzi vuole che la insultiate”, dissi in inglese ai ragazzi. Loro non aspettavano di certo il mio permesso. È inutile che io riporti altri insulti, ve li potete immaginare, non vorrei mai che qualcuno potesse essere eccessivamente sensibile. Ad Angelica piace, a qualcun altro magari no.
“Dio amore quanto è grosso!”, mi disse lei riferendosi al palo nero che aveva dentro.
“Più del mio?”, chiesi sapendo già la risposta scontata.
“Molto di più!”
“Succhialo puttana”. E mentre dicevo puttana le sue labbra arrivavano alle palle e avevano tutto il cazzo in bocca.
Portai Angelica in camera da letto, per stare più comodi, dopo averla sottratta a fatica dal cazzo di quel nero. “Let me fuck! Let me fuck!” ripeteva. Appena arrivammo in camera glielo piazzò dentro mentre lei si stava per buttare sul letto. A pecorina. Le sue chiappe ballavano con una grazia che non riesco (e non voglio) cancellare dalla memoria. L’altro ragazzo si sedette sul letto e gli stampò quei 25 centimetri di cazzo in faccia. Lo leccò come lecca i gelati con tre gusti! Dalle palle alla cappella, poi tutto intorno. L’aveva inondato di saliva era un’assatanata.
“Voglio succhiare anche il tuo”, mi disse poi. Allora mi misi vicino al collega di colore e nella bocca della mia Angelica si formava un bellissimo ringo. Certo, la vicinanza era un po’ beffarda. Il suo grosso e duro, il mio ancora mollo.
Il ragazzo che se la stava scopando sembrava una macchina. Quanto più lei godeva, tanto più lui spingeva. Fino al punto che i suoi colpi erano rapidissimi e lei venne, urlandolo ai quattro venti. Lui invece ancora ne aveva. Ma il suo amico chiese il cambio e glielo diede.
“Lo voglio nel culo, anche nel culo!”, disse ancora Angelica, mettendosi le dita impregnate di umori nel culo. Allora mi piazzai di sotto, mi feci cavalcare dal mio amore e sopra di me avevo il nero a gambe aperte che se lo faceva succhiare. L’altro invece tenendola saldamente dai fianchi la prese con forza e glielo sbatté nel culo! Urlava come non aveva mai urlato prima! Il culo era stato lubrificato dai suoi liquidi vaginali. Ormai poteva entrare anche un camion.
Lo succhiava con voracità. Poi mi guardò e dopo avermi detto ancora una volta “ti amo”, mi infilò la lingua fino alle tonsille. Con quel meraviglioso sapore di cazzo. Mi prese la testa con entrambe le mani, mi guardò dritto negli occhi e con la voce rotta dagli orgasmi multipli mi gridò: “Mi piace il cazzo! mi piace il cazzo!”.
Il ragazzo sopra di me reclamava ancora il pompino, le diede un leggero schiaffetto sulla testa e le disse: “Devi succhiarmelo”. Poi col cazzo di nuovo al caldo mi chiese cosa mi avesse urlato prima in italiano. Glielo tradussi. E mi disse: “Sei proprio fortunato ad avere una puttana così!”. Le prese una tetta in mano e le ripeté il concetto: “Sei la miglior puttana bianca che mi sia mai scopato!”. Lei non poté esprimere la propria gratitudine in altra maniera se non prendendogli in bocca le palle e facendogli gli occhi dolci.
“Ti piacciono le mie tette?”, gli chiese poi.
“Puoi scommetterci”
“Amore, leccami!”, e mi mise le tette in faccia. Leccai per bene specialmente in mezzo a le tette. Lei ci sputò in mezzo e prese il cazzo del nero tra le tette. “Voglio che mi vieni sulle tette”, disse al nero.
“Prima ti scopo ancora un po’!”, rispose lui.
Intanto quello che le stava aprendo il culo non poteva lasciare le maniglie dell’amore. Amava stringerle e amava aggrapparsi per spingere con tutta la potenza.
“Amore, spostati. Fammi scopare da lui”, mi disse. Eseguii. Lei fece sdraiare quello che la stava scopando nel culo. Si sedette sopra per continuare a prenderlo dietro. Si tenne sulle braccia per non schiacciarlo e accolse nella figa l’altro ragazzone. Questo scopava con la testa immersa tra le tette.
“Dammelo in bocca”, mi disse. Lo succhiava con una forza unica. Le venni dentro e ingoiò tutto. Dato che avevo finito ed ero ko, fui incaricato da Angelica di fare qualche foto ricordo e feci anche da assistente alla scopata. Strinsi le tette in faccia al ragazzo, dato che lei aveva le mani impegnata a tenersi. Poi quando entrambi si sentirono pronti a venire, lei chiese di farsi sborrare sulle tette, sempre per le foto. Per il resto della vacanza ebbe come sfondo del telefono le sue tette sborrate, con accanto gli idranti neri che le avevano inondate.
Finimmo alle 7. Dormimmo fino alle 3 di pomeriggio. Quando ci svegliammo fecero ancora sesso in tre. Io invece non stavo troppo bene e mentre loro scopavano ero in bagno. Verso le 8 uscimmo tutti e quattro per andare a mangiare e poi tornammo ancora a scopare. Per la prima volta avevo visto Angelica sazia, alla fine.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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