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Echi di Carne: Il Richiamo del Vicino - Cap 6


di matteol77
01.10.2024    |    1.844    |    2 9.6
"La porta della camera era socchiusa..."
# Capitolo 6: La Bestia in Agguato. L'incarnazione della Lussuria

Brown rimase sul divano ansimante, la pancia che ondeggiava ad ogni respiro affannoso. Il cazzo gli pulsava nei pantaloni, duro come il marmo e frustrato come un cane in calore.

Con un grugnito animalesco, afferrò la bottiglia di vino e la tracannò avidamente come se fosse l'ultima cosa che dovesse fare sulla terra. Il liquido rosso gli colò lungo il doppio mento macchiando la camicia di rosso vivo.

Si alzò barcollando muovendosi goffamente. Si diresse fino al muro, premendo l'orecchio contro l'intonaco scrostato. Una mano scese sul pacco, palpeggiandosi attraverso la stoffa.

"Oliver, piccolo bastardo," mormorò con voce roca, “Ti farò vedere io…”

Non sentendo alcun rumore, si diresse verso la camera da letto, lasciando cadere vestiti lungo il percorso. Nudo, la sua figura grottesca si rifletteva in uno specchio incrinato: la pancia sporgente, i peli grigi che coprivano il petto cadente di uomo, l'erezione che spuntava oscenamente tra le cosce robuste e flaccide. Le palle, grosse e pelose, penzolavano oscenamente.

Si lasciò cadere sul letto con le molle che gemevano in protesta.

Chiuse gli occhi, la mente inondata di immagini di Oliver. Il giovane corpo snello, i gemiti soffocati attraverso le pareti, l'odore della sua pelle... tutto vorticava nella sua mente febbricitante.

Girò la testa di scatto, gli occhi sgranati si posarono sulla copia delle chiavi dell'appartamento di Oliver, poggiate sul comodino. Le fissò come allucinato, il respiro che si faceva sempre più pesante.

Con un grugnito, si alzò dal letto, afferrò una vecchia vestaglia dall’armadio e la indossò senza curarsi che rimanesse aperta sul davanti.

Prese le chiavi, stringendole nel pugno come un talismano. Il metallo freddo contro la mano sudata gli diede un brivido di eccitazione perversa.

Raggiunse il pianerottolo cercando di non fare rumore. Davanti alla porta di Oliver, si fermò, ansimando come un toro in calore.

Il cuore gli martellava nel petto, ma non per l'indecisione: era pura brama. La sua mano grossa e sudata si chiuse sulla maniglia con decisione, il respiro affannato mentre fissava la serratura. Sapeva esattamente cosa voleva, e nulla in quel momento lo avrebbe fermato.

"Questa volta non me lo faccio scappare. È mio!" Il pensiero gli rimbombava in testa, crudo e diretto, senza spazio per esitazioni o ripensamenti.

Il click della serratura fu come un colpo di pistola nel silenzio della notte. Brown spinse la porta, che si aprì con un cigolio.

L'odore di Oliver lo investì, facendogli girare la testa. Entrò nell'appartamento come un predatore, gli occhi che scrutavano avidamente l'oscurità.

"Oliver," sussurrò, la voce roca di desiderio e follia. "Sono qui, ragazzo. Il tuo papà è qui per te."

Si mosse nel buio, guidato dall'ossessione e dal desiderio. La vestaglia si aprì completamente, rivelando il suo corpo nudo e eccitato. Brown non se ne curò, concentrato solo su un pensiero: trovare Oliver.

Ogni passo lo portava più vicino alla camera da letto, più vicino al compimento della sua fantasia malata. Il corridoio sembrava allungarsi all'infinito, ma Brown avanzava inesorabile, guidato da una forza più grande di lui.

La porta della camera era socchiusa. Brown allungò una mano tozza e la aprì.

Brown emerse dall'oscurità come un incubo, un ammasso di carne pelosa e lussuria repressa. Una pellicola di sudore lucido brillava sulla fronte, scivolando giù per il viso segnato dalle rughe.

Ogni espressione del suo viso era una maschera di depravazione, gli occhi che scrutavano avidamente, le narici che si dilatavano come quelle di una bestia che fiuta la preda. Non c'era nulla di umano in quello sguardo, solo fame primordiale e lussuria bestiale.

Oliver giaceva a pancia in giù, il suo corpo giovane e sodo steso sulle lenzuola bianche come un'offerta oscena. Il contrasto tra la sua pelle pallida e il tessuto immacolato era quasi pornografico. Per il vecchio, un invito silenzioso alla depravazione.

I boxer aderenti gli fasciavano il culo sodo, la stoffa tesa che ne esaltava ogni curva come un guanto di latex. La posizione prona esponeva la schiena muscolosa di Oliver, una distesa di carne giovane interrotta solo dall'elastico dei boxer.

Le sue gambe erano leggermente divaricate, un invito inconscio che avrebbe fatto impazzire qualsiasi predatore. La posizione rendeva Oliver completamente vulnerabile, il suo corpo esposto come un banchetto per gli occhi affamati di Brown.

Con la grazia di un orso ubriaco, Brown si avvicinò al letto ansimando come un maiale.

"Finalmente mio," grugnì, la voce roca come ghiaia.

Continua...
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