Gay & Bisex
Sotto le Luci della Sharia - Cap 6
di matteol77
11.10.2024 |
2.915 |
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"Fu in quel momento che il caos decise di prendere il sopravvento..."
# Capitolo 6: Il Giorno in cui le Bestie Ruppero le CateneRick scattò come una lepre impazzita, zigzagando tra cuscini di seta e tappeti persiani. Il suo cuore martellava come un tamburo tribale impazzito.
"Prendete quella puttanella!" ululò Ahmed dal trono, la sua voce un mix di rabbia e eccitazione morbosa.
Le guardie si lanciarono all'inseguimento, i loro corpi massicci che si muovevano con la grazia di rinoceronti ubriachi. Vasi preziosi si schiantavano al suolo, esplodendo in mille pezzi.
Rick saltò oltre un divano basso, atterrando su un vassoio di frutta esotica. Banane e fichi schizzarono ovunque, trasformando il pavimento in una pista da bowling per gorilla.
Una guardia scivolò su una banana, le gambe che si aprivano in uno split involontario. Il suo urlo di dolore risuonò come il canto stonato di un'opera comica.
"Fare mangiare tue palle!" grugnì l'altra guardia, la faccia rossa come il culo di un babbuino.
"Aiuto! Aiuto! " gridò Rick, ma le sue parole si dispersero nell’aria come un brindisi a un funerale.
Ahmed rideva dal suo trono, la sua pancia che ondeggiava come gelatina andata a male. "Corri, corri, mio piccolo topo!" gracchiò. "Più corri, più sarà dolce la cattura!"
La stanza girava come una giostra impazzita. Odori di incenso, sudore e paura si mescolavano in un cocktail nauseante.
I ragazzi si sparpagliarono come uno stormo di piccioni spaventati, alcuni inciampando nei loro stessi pantaloni a sbuffo.
Rick sentì mani che lo afferravano. Si divincolò come un'anguilla insaponata, lasciando brandelli della sua camicia nelle grinfie dei suoi inseguitori.
Con la disperazione che gli dava la forza di un ratto in trappola, allungò la mano e afferrò la prima cosa a portata: un enorme dildo rosa shocking, grande quanto un avambraccio e, incredibilmente, incastonato con un diamante sfaccettato grande quanto un occhio sulla punta.
"Indietro, bestioni!" urlò, brandendo il suo improbabile scettro regale. La pietra scintillò minacciosamente sotto le luci, lanciando arcobaleni killer sulle pareti.
"Ti ho preso, piccolo bastardo!" grugnì un bestione che riuscì a placcarlo.
Ahmed si alzò pesantemente dal suo trono.
"Finalmente!" tuonò, gli occhi che brillavano di una luce malsana. "Ora ti faccio vedere io, moccioso!"
"Lasciami andare, pezzo di merda!" urlò Rick, agitando il dildo come una clava preistorica.
Fu in quel momento che il caos decise di prendere il sopravvento. Un'altra guardia, ansiosa di metterci le mani, si lanciò verso Rick. L'impatto fece perdere l'equilibrio a tutti.
Rick sentì la presa allentarsi e, in un istante di pura adrenalina, si liberò. Si girò di scatto, il dildo descrisse un arco dorato nell'aria e ....
THWACK!
Il suono fu quello di un melone maturo che si schianta al suolo. Il dildo colpì Ahmed dritto in fronte con la precisione di un missile guidato dal karma.
Gli occhi di Ahmed si incrociarono comicamente. Per un istante, sembrò un Buddha obeso e scioccato. Poi, come un albero abbattuto, stramazzò al suolo con un tonfo che fece tremare le pareti.
Il silenzio calò sulla stanza come una cappa di piombo.
Rick, ancora in posizione da battaglia con il dildo in mano, fissava incredulo la scena.
Ahmed giaceva immobile, il segno del dildo chiaramente visibile sulla sua fronte come un terzo occhio dorato.
Una delle guardie gli si avvicinò cautamente, gli controllò il polso e poi guardò gli altri, pallido come un lenzuolo. "È... è morto."
Per un istante, il silenzio. Poi l'inferno si scatenò.
"Ahmed è morto!" L'urlo squarciò l'aria come una lama.
La cella-palazzo esplose in un caos primordiale. I membri dell'harem, per anni sottomessi, si trasformarono in belve. Unghie curate diventarono artigli, denti bianchi si macchiarono di sangue.
Le guardie, senza più un padrone da servire, si dispersero come scarafaggi alla luce. Alcuni provarono a mantenere l'ordine, solo per essere travolti da un'onda di carne e rabbia repressa.
Il contagio si sparse nel carcere come un virus. Celle si aprirono, sbarre si piegarono sotto la forza bruta della disperazione.
"Libertà!" Il grido rimbalzava sulle pareti, mescolandosi a urla di dolore e al suono di ossa che si spezzavano.
Gang rivali emersero dall'ombra, pronte a riempire il vuoto di potere. Coltelli rudimentali brillarono alla luce fioca, presto macchiati di rosso.
L'aria si impregnò di odori: sudore, sangue, merda. La paura aveva un sapore metallico.
In un angolo, due detenuti si contendevano un cadavere, strappandogli i vestiti alla ricerca di qualcosa di valore.
Le gang si scontravano nei corridoi, trasformandoli in fiumi di sangue e denti. Teste sbattevano contro i muri con suoni umidi, corpi cadevano dalle balconate come pioggia di carne.
Era il caos primordiale, l'umanità ridotta al suo stato più bestiale. Anni di rabbia repressa, umiliazioni e violenze esplodevano in un'orgia di violenza cieca.
In pochi istanti, Rick si ritrovò con un coltello rudimentale premuto contro la gola.
Un branco di detenuti lo circondò. Puzzavano di sudore rancido e violenza. Il capo, un bastardo con più cicatrici che pelle, ringhiò qualcosa in arabo. Rick colse solo "Ahmed" e "morte". Non capiva un cazzo, ma il messaggio era chiaro: era fottuto.
Guardie in tenuta antisommossa irruppero, manganelli che fischiavano nell'aria. Gas lacrimogeni riempirono i corridoi, mescolandosi al fumo degli incendi appiccati nelle celle.
Poi, come un maiale in un campo minato, arrivò Hassad. La sua voce rimbombò, facendo vibrare le pareti. Rick sentì il suo nome, sputato come una bestemmia.
Seguì un acceso negoziato. Rick, col cuore impazzito, cercava di capire qualcosa dalle facce, dai gesti. Niente. Era come guardare un film porno giapponese. Potevi intuire cosa stava succedendo, ma i dettagli ti sfuggivano.
Dopo un'eternità di terrore, la presa su Rick si allentò. Fu spinto verso Hassad come un sacco di merda. Il capo della polizia lo afferrò, le sue dita grasse che affondavano nella carne come artigli.
Hassad gli ringhiò qualcosa all'orecchio. Rick capì solo "Amerikiy", pronunciato come se fosse una malattia venerea.
Mentre veniva trascinato via da, Rick realizzò una verità amara: non importava un cazzo se non capiva la lingua. Il dolore, la paura, la merda in cui era finito... quelli erano universali.
Continua...
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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