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Echi di Carne: Il Richiamo del Vicino - Cap 2


di matteol77
29.09.2024    |    853    |    2 9.3
"Voleva toccare, assaggiare, possedere..."
# Capitolo 2: Muri sottili e Desideri Oscuri

Le settimane passavano nel palazzotto fatiscente di Oak Street, un edificio che gemeva sotto il peso degli anni e dei segreti dei suoi inquilini. Il signor Brown marciva nel suo appartamento, la carne flaccida che odorava di sudore rancido e di desideri inconfessabili.

Le notti nel fatiscente palazzo di Via dei Tigli erano piene di gemiti soffocati e del cigolio ritmico delle molle di un materasso.

Dall'altro lato del muro sottile, Brown ascoltava avidamente ogni suono che filtrava dall'appartamento di Peter e Oliver.

Il suo respiro diventava affannoso mentre immaginava i loro corpi nudi intrecciati, la pelle sudata che scivolava languida nel buio. Chiuse gli occhi e quasi poté vedere le loro forme maschili fondersi in una danza oscena di piacere proibito.

Sotto la stoffa consunta dei pantaloni, il suo membro pulsava dolorosamente. Brown vi premette contro il palmo calloso, un gemito gutturale che gli sfuggiva dalle labbra screpolate. Mosse la mano ritmicamente, al tempo con gli ansiti e i lamenti che trapelava attraverso l'intonaco.

I suoni dall'altro lato erano una sinfonia di lussuria che gli faceva contorcere le viscere: gemiti gutturali, ansiti affannosi, il cigolio ritmico delle molle del materasso che si mescolavano agli schiocchi umidi della carne contro carne.

"Ah...Peter...sì!" La voce di Oliver arrivava ovattata ma inconfondibile.

Brown aumentò il ritmo, il fiato corto, il sudore che gli imperlava la fronte stempiata. Il piacere montava inesorabile, teso e bollente nelle viscere, mentre rubava barlumi della loro intimità come un voyeur nelle tenebre.

"Cazzo, sì... Più forte!" La voce di Oliver trapelava attraverso il muro, facendo contrarre lo scroto rugoso di Brown.

Il corpo dell'uomo robusto sussultava ad ogni affondo, occhi acquosi strizzati nello sforzo. Sentiva il sangue pulsare nelle vene ingrossate del collo e nella carne rigida tra le gambe. Finché con un gemito strozzato, veniva nei pantaloni con un grugnito animalesco.

Nel silenzio che seguì, Brown rimase immobile contro la parete, il respiro che si calmava lentamente. Si asciugò la mano sui pantaloni lerci, il volto paonazzo e contorto in una maschera di vergogna e disprezzo di sé.

Notte dopo notte, quel rituale sordido si ripeteva. Brown si masturbava furiosamente, immaginando i corpi dei due giovani nudi che scopavano. Si cibava della loro passione come un parassita, nutrendo il suo corpo e la sua anima avvizzita con l'estasi rubata da dietro un muro.

Settimana dopo settimana, Brown diventava sempre più ossessionato, il desiderio lo divorava.

Non gli bastava più spiare. Voleva toccare, assaggiare, possedere.

Qualcosa gli cresceva dentro che presto sarebbe esploso.

Continua...
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