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Cuori Agresti e Desideri Selvaggi: Il Richiamo Oscuro di Don Giosuè - Capitolo 7 – Lo Scontro di Emozioni: Tra Ribellione e Desiderio
di matteol77
07.09.2023 |
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"Un senso di abbandono si mescolava con la curiosità e l'attrazione che crescevano in lui, creando un'esperienza intensa e ambivalente..."
I rumori della notte si facevano udire attraverso la finestra socchiusa. Il fruscio del vento tra le foglie degli alberi, il canto dei grilli e il lontano ululato di un cane randagio creavano un sottofondo sonoro che contrastava con l'intimità cruda e selvaggia che si stava svolgendo tra Don Giosuè e Giuseppe. L’anziano contadino si asciugò sommariamente sul lenzuolo le mani imbrattate dello sperma di Giuseppe borbottando tra le labbra qualcosa di incomprensibile. Poi, si distese completamente sul letto.
Con un movimento rapido sollevò il bacino e si abbassò i mutandoni fino alle ginocchia esponendo il suo membro semi eretto.
“Adesso tocca a te darti da fare, ragazzo!”, disse con un ghigno ed un’aria impaziente.
Quindi, afferrò la mano di Giuseppe e la condusse verso il suo inguine, indicando chiaramente quale fosse il compito che si aspettava che il giovane svolgesse.
"Ti ho fatto godere prima a te, ora tocca al nonno riceverlo!”.
Il suo sguardo era intenso, e lasciava poco spazio a discussioni.
“Quei filmati m'hanno acceso troppo! Non posso tenere ancora tutto il latte dentro! Il nonno sta per scoppiare! Non fare il timido e mettiti all’opera!”
La situazione imprevista colse Giuseppe di sorpresa, lasciandolo confuso ed imbarazzato.
Un calore diffuso colorò le sue guance e fece battere il suo cuore molto più velocemente del solito. Farlo non era come riceverlo.
Con la mano sul membro caldo dell’anziano sentì un nodo allo stomaco mentre questi parlava con un tono che non ammetteva repliche. Era la prima volta che toccava un altro uomo in quel modo.
Il membro di Don Giosuè era circondato alla base da una peluria grigia e bianca diffusa, e uno scroto dalla pelle rugosa che trasudava testosterone da tutti i pori. Si ergeva con una maestosità che lo rendeva un testimone eloquente di una vita vissuta duramente. Le sue dimensioni erano più che rispettabili, con una circonferenza ampia e una lunghezza che faceva intendere a chiunque che quell'uomo non scherzava in materia di cazzo.
Con una leggera curvatura verso sinistra, era come un pezzo di carne viva che gridava virilità, portando con sé le sue imperfezioni e la storia incisa sulla sua superficie.
Il glande violaceo semi coperto, spiccava all'estremità umido e pulsante, testimone della tensione accumulata. Era come se tutto il cazzo fosse in attesa di scattare, pronto a esplodere in un'azione di potenza primitiva. Era una vista cruda e potente, un simbolo della mascolinità e dell'autorità di Don Giosuè che non poteva passare inosservato. Quel membro rappresentava una parte dell’anziano contadino che si allineava alla sua autorità dominante e allo sguardo penetrante e lascivo che aveva su Giuseppe in quel momento.
Nonostante Giuseppe fosse abituato a guardare video per adulti nei quali la nudità maschile non mancava di certo, la vista del membro dell'anziano contadino dal vivo era un'esperienza che superava di gran lunga la passività dello schermo. La realtà di fronte a lui, il contatto visivo e tattile diretto con quella parte dell'anziano, trasmetteva una sensazione di immediatezza e tangibilità che nessun video avrebbe mai potuto riprodurre.
L'imbarazzo del primo momento si intrecciò con una sorta di ammirazione per l'autenticità di ciò che stava vivendo. Questa esperienza mise in discussione le sue convinzioni e lo spingeva a riflettere su come le proprie percezioni e emozioni potessero evolversi in base a un'esperienza dal vivo, portandolo a vedere la nudità maschile in una luce nuova e inattesa.
L’anziano contadino intanto teneva stretta la sua mano. Era un segno chiaro di dominio che trascinava Giuseppe in un territorio sconosciuto e carico di tensione. La sensazione della pelle rugosa e calda di Don Giosuè contro la sua, insieme alla sua presenza autoritaria, lo faceva sentire vulnerabile e al contempo attratto da una forza irresistibile.
Giuseppe sedotto come magneticamente dalla verga dell'anziano lasciò che accadesse e cominciò a far scorrere la sua mano lungo tutta la lunghezza.
"Bravo, continua così... non ti fermare... ragazzo... dai un po' di piacere al nonno..." incoraggiò l'anziano con un tono che richiamava la sua autorità contadina, emettendo un misto di suoni tra gemiti, ringhi e sospiri.
Don Giosuè mollò la presa sulla mano di Giuseppe, dando al giovane il controllo totale sulla situazione e lasciandolo proseguire da solo. Era come se il giovane fosse stato completamente assorbito dall'energia primitiva che circondava l'anziano contadino. In quel momento, le regole sociali e i limiti convenzionali sembravano dissolversi, lasciando spazio a un'intimità cruda e potente che li legava in un modo unico e incontenibile.
Giuseppe obbediva istintivamente, come se fosse soggiogato da una forza incontenibile che lo spingeva a comportarsi in modo contrario alle sue normali inclinazioni. La sua mente sembrava quasi ipnotizzata, e lui procedeva con le sue azioni senza alcuna esitazione.
“Più lento… adesso più veloce… stringi, stringi…mmm fermati, non farmi venire subito, cazzo!… fermati! Rallenta!”
Inaspettatamente, Giuseppe sentì la mano decisa dell'anziano contadino dietro la nuca, spingerlo con fermezza verso il proprio inguine. In un attimo, si ritrovò con il viso a pochi centimetri dal membro che stava segando, in un contatto intimo che lo fece sobbalzare.
“Adesso apri la boccuccia al nonno, ragazzo! Dai bello! Prenditi cura del mio pezzo!” disse l’anziano in modo rozzo e diretto spingendo Giuseppe a compiere un passo ulteriore nell'esperienza.
Giuseppe, con occhi sgranati dall'incredulità, cercò disperatamente di incrociare lo sguardo dell'anziano come se volesse trovare in quegli occhi rugosi una spiegazione a quella richiesta che sembrava decisamente folle.
“Ma che fai il santerellino? Ammettilo che te ne ho dato un assaggio e ora hai l’acquolina in bocca! Nun fa la cagnetta impaurita con me che si vede benissimo che ti prude il culo!”
Giuseppe non credette alle proprie orecchie di fronte a quelle parole dirette e sguaiate di Don Giosuè.
"Riconosco subito uno di quelli della città, con il faccino liscio e quei piccoli occhietti da cerbiatto come te, che sanno solo fare il chiasso per il rispetto. Ma quando un vero maschio vi mette a pecorina, sbavate come cani affamati e grugnite di piacere come delle scrofe in calore!" sbraitò con un tono da sfasciafamiglie, dando aria alla sua sboccataggine e mettendo in risalto le dinamiche di potere che stavano prendendo piede.
Quelle parole colpirono Giuseppe come un pugno nello stomaco. Mai nessuno prima d’ora gli aveva parlato in quel modo così diretto e senza freni.
Istintivamente mollò la presa sul cazzo e fece resistenza alla spinta sulla nuca come per liberarsi da quella posizione diventata improvvisamente scomoda.
"Ma... ma cosa stai dicendo? Non posso credere a quello che sento! Ma per chi mi ha preso?" balbettò cercando di esprimere la sua incredulità di fronte alle parole crude e umilianti dell'anziano.
Ma Don Giosuè non fu minimamente scalfito dalla sua reazione. Anzi, il suo sorriso sornione si allargò ulteriormente, come se apprezzasse la sfida implicita nel gesto del giovane. Con un ulteriore movimento energico, gli afferrò i capelli dietro la nuca con forza costringendolo a stare con la faccia sul cazzo.
"Non farmi girare i coglioni, accidenti! Ho subito fiutato il tuo profumo da fighetto che ha bisogno di essere educato e addestrato come si deve! Mettiti 'sto fatto in testa e sottomettiti a chi comanda, porcodemoni! Sei pure in debito di piacere da saldare, maledizione! Apri quella bocca e fai al nonno il tuo di dovere! Adesso! Se pensi di fare il furbo con me, te ne pentirai di brutto! Dai, spalanca 'sta cazzo di bocca e succhiamelo!" gridò con voce rabbiosa e imprecando, comunicando un messaggio diretto e senza compromessi.
Il viso rugoso dell'anziano, privo di compassione, era contorto in una maschera di autorità implacabile. Gli occhi penetranti, dalle sopracciglia folte, fissavano Giuseppe con una sfida brutale, mentre le narici larghe si dilatavano dalla foga.
Non c'era posto per esitazioni o dubbi, solo l'obbedienza alle sue richieste senza compromessi. Era un istinto primordiale, un richiamo ancestrale che ora si manifestava in modo inconfondibile e irrefrenabile.
Giuseppe si sentiva come un tappeto sotto i piedi dell'anziano, schiacciato dalla sua presenza dominante. Era un confronto impietoso, un duello di volontà in cui Giuseppe era inerme e vulnerabile di fronte alla maestà del contadino.
Contestualmente si sentiva intrappolato in una spirale di emozioni contrastanti. Era come se una parte di lui volesse scappare da quella situazione, mentre un'altra parte ne era stranamente affascinata. L'ansia e l'incertezza si mescolavano con una strana forma di attrazione che lo confondeva ancora di più. Era un mix di sentimenti che lo teneva incerto e indeciso su come reagire. Cercò di prendere un po’ di tempo.
"Non cagar fuori dal vaso e pensare di sfidar l'autorità del nonno, che tanto perdi sempre! Vedrai quanto ti piacerà essere guidato da un vero maschio che sa come si fa a tenere le redini in mano. E sappi che quando parlo, non è farina del mio sacco, ma legge di mondo!” disse con sottile sfumatura di sfottò, mettendo in risalto la sua autorità e lasciando poco spazio per l'insubordinazione.
Le parole dell'anziano riecheggiarono nelle orecchie di Giuseppe come un avvertimento diretto. Sentiva la sua presa ferma e autoritaria sui suoi capelli, e il suo cuore batteva veloce mentre cercava di elaborare tutto ciò che stava accadendo. La sua mente era in tumulto, divisa tra la voglia di resistere e il bisogno di cedere alla forza dominante di Don Giosuè.
Con il suo viso così vicino alla verga del contadino, Giuseppe percepiva ogni dettaglio, ogni sensazione. Il suo respiro si mescolava con il calore emanato dai coglioni sudati dell'anziano. L'intenso odore maschile inconfondibile misto a sudore riempiva l'aria tutta intorno e si insinuava nelle sue narici creando un’atmosfera lasciva e primitiva da storcere il naso.
Eppure invece di respingere quel momento surreale e contorcersi per liberarsene, cominciò a sentirsi stranamente attratto da esso. Un'energia erotica cominciò a percorrere il suo corpo, sfidando la sua moralità e facendogli percepire che stesse perdendo il controllo. Si trovava di fronte a una lotta interna tra la sua mente razionale e i desideri istintivi del suo corpo.
Il contadino, sempre più esasperato, prese il suo cazzo con la mano libera e iniziò a sfregarlo sul muso del giovane, ignorando ogni formalità.
"Su, cazzo! Basta con questa timidezza da ragazzino! Il nonno non può più aspettare! Se non ti muovi adesso, ti darò una lezione che ricorderai per tutta la vita, dannazione! Spalanca la bocca e datti da fare. Basta con le cazzate!", sbottò con un gesto risoluto, accompagnando le sue parole con due schiaffi sonori sul culo di Giuseppe.
“Ahia, basta mi fa male!”, si lamentò il giovane.
Con un sospiro di rassegnata accettazione, più rivolto a se stesso che all'anziano, Giuseppe decise di arrendersi e sottomettersi al suo controllo. Consentì alle mani dell'anziano di guidarlo e, aprendo la bocca, fece scivolare il membro umido e pulsante all'interno.
Don Giosuè lasciò uscire un grugnito di approvazione, facendo trapelare la sua soddisfazione. Si rilassò e si allungò sul letto come un re, spalancando le grosse cosce in maniera oscena. Era come se volesse dire "Vieni, fatti sotto, ragazzo!" con la stessa subdola convinzione di chi sa cosa vuole e come ottenerlo.
In quella postura, le sue gambe spalancate erano come una strada a senso unico verso il suo godimento, un invito indecente a passare all'azione. E tutto questo, accompagnato da un ghigno lascivo, faceva capire chiaramente che l'anziano non aveva intenzione di farsi pregare.
"Mmmm, bravo ragazzo. Finalmente… Era ora… Il nonno lo vuole, ne ha bisogno…", disse con un tono trionfante.
La sensazione fu nuova ed intensa per Giuseppe. La consistenza e il calore lo colpirono mentre l'amarognolo sapore salato lo investì. Era come se stesse assaporando la stessa essenza dell'anziano contadino rozzo, burbero e vizioso.
Un senso di abbandono si mescolava con la curiosità e l'attrazione che crescevano in lui, creando un'esperienza intensa e ambivalente.
"Adesso ciuccia.. Ciuccia il cazzo del nonno come un agnellino… Vedrai che ti piacerà…”
“Attento a non mordere!" esortò grugnendo con un tono autoritario. "Fai vedere al nonno quanto sei bravo a prenderti cura di lui… Con tutti i filmetti che hai visto dovresti saper bene come si fa…”
Giuseppe in un atto di completa sottomissione e la volontà di esplorare un piacere nuovo si abbandonò completamente all’azione.
"Vedi che ci avevo ragione? Ci avevo visto giusto con te fin dall'inizio, ragazzo”, disse con un tono vincente l’anziano contadino. " Da sempre ho capito come sei messo tu… Vai avanti... svuotami come si deve, accidenti.”
Don Giosuè teneva con forza la testa di Giuseppe tra le sue cosce. Ogni movimento su e giù era guidato dall'impulso e dalla forza dell’anziano con fare autoritario e rozzo, che dettava il ritmo con fermezza. La pressione esercitata dalla presa rendeva difficile per Giuseppe mantenere il controllo dei movimenti della testa. E allora con le mani afferrava le cosce robuste dalla pelle ruvida di Don Giosuè, cercando un punto di ancoraggio in mezzo a quelle azioni travolgenti.
La pancia dell'anziano era solida e robusta, e stargli sotto aumentava la sensazione di essere completamente avvolto dalla sua presenza.
Giuseppe si lasciava trasportare dalle mani e dalle parole del contadino. La sua bocca seguiva il ritmo imposto in un mix di passione e inesperienza, affascinata dalla sensazione della virilità dell'anziano tra le sue labbra. Il suo viso era umido e lucido, come testimonianza delle tracce del loro intimo incontro.
La saliva di Giuseppe si mescolava agli umori dell'anziano, creando una sinfonia umida e lasciva. Il suono era un borbottio viscido e sgraziato. Ogni movimento su e giù era una serie di suoni grezzi e rozzi.
" Non sembrerebbe la prima volta che lo fai… Ora lavoramelo di lingua... mmmm! Leccami la punta... così... ora intorno... su e giù per tutto il cazzo... le palle... ora sotto le palle... mmmm... bravo... proprio lì... Sì, continua così… Mostrami quanto ami accontentare il nonno!"
Il sudore colava abbondante lungo il corpo dell'anziano, il suo respiro era ansimante e gli sbuffi riempivano l'aria come un'eco animalesca. Il suo grugnire richiamava un istinto primordiale, una pulsione selvaggia che lo spingeva a esplorare ogni angolo del piacere.
Nel riflesso dei due bicchieri vuoti del vino che avevano bevuto, appoggiati sul comodino, si poteva scorgere l'immagine distorta dei loro corpi uniti in un'ardente danza erotica.
"Sei proprio tagliato per questo, ragazzo! La tua bocca è morbida e calda come una fregna... Esattamente come piace al nonno….", ruggì l'anziano con voce ruvida, sottolineando la sua approvazione con un tono rozzo e osceno. La sua espressione trasudava lussuria mentre si abbandonava alla sensazione di piacere che Giuseppe gli stava procurando. Era come se il giovane fosse un oggetto del suo desiderio, da possedere e dominare senza remore.
Passò poco tempo prima che l'anziano non potesse più trattenersi, e il suo corpo fu attraversato da un momento di piacere incontrollato.
Con una presa salda sulla testa di Giuseppe, le sue spinte di bacino divennero sempre più intense e frenetiche. La sua respirazione si fece profonda e affannata, e dimenandosi come un bufalo, e con una serie di grugniti, esplose liberando la sua sborra calda e viscosa nella bocca di Giuseppe.
“mmmm… siiii…. vengo!!.. benedetta terra!!! Siii….!! Mmmm … non fermarti dannazione…. Mmm.. continua a succhiare…mannaggia a demonio! ”
Gemiti di soddisfazione uscivano dalla bocca dell’anziano mentre il giovane accoglieva il suo seme con una mescolanza di eccitazione e sottomissione. Era come se avesse raggiunto un punto di piacere estremo, guidato dalla sua dominanza su Giuseppe.
I suoi gemiti gutturali e grugniti si fondevano con il ritmo umido e frenetico dei movimenti.
"Ohhhh… siii…. Cazzo! Siiii ….. Maledizione! Ingoia tutto! Mmm si così…. !! Siii…. Ingoia, ingoia!!" ripeteva con voce roca e insistente con parole cariche di comando.
Era un'esortazione diretta, un modo per imporre la sua volontà anche nell'atto finale. L'anziano voleva vedere Giuseppe accettare il suo ruolo di subordinato fino alla fine, accogliendo completamente il suo piacere.
Il sudore che gli scivolava addosso lungo la sua peluria grigia e bianca rendeva il suo aspetto ancora più selvaggio. Le mani callose si aggrappavano ai capelli di Giuseppe con una fermezza brutale, mentre il suo respiro affannato riempiva l'aria con suoni grezzi e rozzi.
Giuseppe così bloccato sentì riempirsi la bocca del sapore salato e amaro della sborra calda del contadino e cominciò ad inghiottire istintivamente nonostante qualche conato di vomito. Fu un atto di accettazione totale, un modo per mostrare che si piegava alla volontà dell'anziano anche in questo momento intimo e personale.
"Ingoia anche questo!", disse l'anziano in tono diretto, mentre il suo dito medio guidava il percorso dello sbavo di sperma e saliva lungo i bordi della bocca del giovane, indirizzandolo nella cavità orale per garantire che ogni traccia fosse assorbita senza sprechi.
“Non si spreca niente qui!”, disse accennando ad un sorriso sarcastico.
La campagna, avvolta nell'oscurità della notte, offrì un palcoscenico suggestivo all'episodio. Gli ululati di cani randagi in lontananza e il fruscio dei passi degli animali predatori notturni contribuirono a creare un'atmosfera avvolgente e misteriosa intorno ai due uomini. Mentre si svolgeva quella scena intensa, la natura notturna sembrava partecipare come spettatrice silenziosa, aggiungendo un elemento di segretezza e intimità all'interazione. I suoni della notte si fusero con le emozioni palpabili dei protagonisti, creando un'esperienza carica di tensione e desiderio, al riparo dagli occhi curiosi del giorno.
I corpi lucidi di sudore, si staccarono lentamente dal contatto intimo, rivelando un misto di stanchezza e appagamento impresso nei loro sguardi. Un silenzio palpabile scese tra di loro, un silenzio che parlava più delle parole mentre i loro respiri affannati si andavano calmando.
Oltre la finestra socchiusa il richiamo di un gufo interrompeva il silenzio della stanza con il suo verso profondo e misterioso.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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