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Sotto le Luci della Sharia - Cap 2


di matteol77
03.10.2024    |    2.136    |    3 7.9
"Il rumore metallico echeggiò come l'ultimo rintocco di una campana a morto per la dignità di Rick..."
# Capitolo 2: Check-in all'Inferno. Quando la Festa Incontra la Feccia

La macchina della polizia si fermò davanti alla questura con una frenata brusca, quasi teatrale, come se gli agenti stessero recitando in uno di quei vecchi film d'azione a basso costo.

Rick fu estratto come un sacchetto della spazzatura particolarmente fastidioso.

"Tu benvenuto Grande Albergo," sghignazzò una guardia con un forte accento arabo, spingendo Rick verso l'entrata. "Cinque stella, tutto incluso. Tu godere soggiorno, inshallah!"

L'interno era un tributo all'architettura carceraria del ventesimo secolo, con un tocco di squallore post-apocalittico. I corridoi, come un labirinto, erano illuminati da luci fluorescenti che sembravano progettate per indurre emicranie istantanee.

"Mi scusi," balbettò Rick, il suo costume da festa ora più adatto a un funerale di clown, "c'è stato un errore. Io…"

"Oh, certo," lo interruppe la guardia, "E io essere la regina d'Inghilterra. Tu cammina, principessa del deserto."

Arrivarono davanti a una porta di metallo che sembrava provenire da un’era dimenticata. Si aprì con un cigolio che avrebbe fatto invidia al più tetro film horror.

Rick fu liberato dalle manette e poi spinto dentro la cella comune della questura con la delicatezza di un camion della spazzatura che scarica il suo carico.

L'odore lo investì come uno schiaffo olfattivo: un bouquet di sudore rancido, urina stagnante e disperazione, con note di piedi puzzolenti e un retrogusto di rimpianti. Era come se tutte le ascelle del mondo avessero deciso di tenere una convention in quello spazio.

"Casa dolce casa," ghignò la guardia, chiudendo la porta. Il rumore metallico echeggiò come l'ultimo rintocco di una campana a morto per la dignità di Rick.

La cella era un vasto spazio rettangolare, illuminato debolmente da luci fluorescenti tremolanti.

Decine di uomini di varie età ed etnie erano ammassati nello spazio angusto, alcuni seduti o sdraiati su sudici materassi sul pavimento, altri appoggiati alle pareti scrostate o raggruppati in piccoli cerchi.

Non appena Rick fece il suo ingresso, ancora vestito con il suo costume scintillante della festa, un silenzio carico di tensione calò sulla cella. Tutti gli occhi si voltarono verso di lui, e Rick sentì il peso di quegli sguardi sulla pelle come se fossero mani che lo toccavano.

Poi, come un'onda che si infrange sulla riva, il silenzio fu rotto da un brusio crescente di voci.

Commenti in arabo, persiano e altre lingue che Rick non riusciva a identificare riempirono l'aria. Non capiva le parole, ma il tono e le risate che le accompagnavano gli fecero gelare il sangue nelle vene.

"Marhaba, ya hilwa!" gridò qualcuno, seguito da una risata roca. Altri fischi e commenti si unirono al coro.

Rick non aveva bisogno di conoscere le loro lingue per capire il significato di quelle parole. Gli sguardi lascivi, i gesti espliciti che alcuni uomini facevano, parlavano un linguaggio universale di minaccia e desiderio perverso.

Un uomo corpulento dalla pelle ambrata, con una cicatrice che gli attraversava il viso, si avvicinò a Rick, circondandogli le spalle con un braccio muscoloso.

"Benvenuto, piccola farfalla," disse in un inglese fortemente accentato, il suo alito fetido che faceva contorcere lo stomaco di Rick. "Tu essere arrivato giusto in tempo intrattenimento serale!"

Le risate e i commenti si intensificarono. Rick sentì le gambe tremare, realizzando con orrore crescente che era diventato l'attrazione del momento in questo inferno sulla terra. Chiuse gli occhi, cercando disperatamente di svegliarsi da quello che sperava fosse solo un terribile incubo.

Quando li riaprì, era ancora lì, circondato da facce ghignanti e occhi affamati. La realtà della sua situazione lo colpì con una forza schiacciante: era solo, vulnerabile, e completamente alla mercé di questi uomini. E la notte era appena cominciata.

Continua...


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