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Le ombre dell'Ammiraglio - Cap. 4


di matteol77
23.09.2024    |    2.145    |    3 8.0
"La stanza si strinse intorno a lui..."
Capitolo 4: L’inferno in vasca: mani nel buio

Era appena finita l’ispezione.

"Ragazzo, è ora del mio bagno," annunciò, la voce grossa che non ammetteva repliche.

Ted deglutì a vuoto. "Certo, signore.”

"E voglio un bagno come si deve. Dovrai lavarmi tu", sbottò l'ammiraglio.

Il sangue di Ted si gelò nelle vene. "Io, signore?"

"Sei sordo oltre che stupido?" L'ammiraglio si alzò dalla poltrona con fatica. "Sì, tu. Voglio essere pulito per bene, in ogni piega."

Ted accompagnò l'ammiraglio al bagno principale, un ambiente vasto e antiquato dominato da una vasca di porcellana dalle dimensioni molto generose. Mentre l'acqua scorreva, riempiendo la stanza di vapore, l'ammiraglio iniziò a spogliarsi senza pudore.

"Aiutami, imbranato," ordinò, lottando con i bottoni dei pantaloni del pigiama.

L'ammiraglio si svestì senza ritegno, rivelando ogni centimetro del suo corpo segnato dal tempo. Il suo ventre prominente pendeva sopra un folto cespuglio di peli pubici ingrigiti. Il membro flaccido giaceva su uno scroto rugoso e cadente, oscillando ad ogni movimento dell'uomo.

"Che cazzo guardi?" ringhiò l'ammiraglio. "Non hai mai visto un uomo nudo?"

"Scusi, signore," mormorò Ted, distogliendo lo sguardo.

"Aiutami a entrare, imbecille," ordinò l'ammiraglio, agitando una mano verso la vasca.

Ted lo sostenne mentre entrava. L'odore stantio di sudore gli pungeva le narici.

Una volta immerso, l'ammiraglio si grattò pigramente lo scroto e allargò le gambe senza alcuna vergogna. Poi si sistemò con le braccia distese sui bordi della vasca sospirando beatamente. "Ah, così va meglio," disse poggiando la testa indietro. "Ora lavami, e fai un lavoro decente."

Ted prese la spugna con mani tremanti, la impregnò di sapone liquido e iniziò ad insaponare la testa e poi giù fino al torace.

"Più a fondo, ragazzo," esigeva l'ammiraglio, afferrandogli il polso per guidarlo. "Non fare il timido. Devi pulire ogni piega."

Ted obbedì meccanicamente, le guance in fiamme. Le sue mani si muovevano sul corpo dell'ammiraglio, pulendo sotto le ascelle, tra le pieghe della pancia, le spalle, lungo le cosce pelose.

"Ora la parte importante," grugnì l'ammiraglio, allargando le gambe. "Pulisci bene le palle, ragazzo."

Ted deglutì a vuoto. "Sì, signore", mormorò, immergendo la spugna nell'acqua saponata. L’ammiraglio gli afferrò il polso della mano fermandolo.

"Usa le mani, ragazzo. La spugna è troppo ruvida per la mia pelle delicata."

"Le mani, signore?" chiese Ted, sperando di aver capito male.

"Hai le orecchie tappate o sei solo imbecille?" sbottò l'ammiraglio. "Sì, le tue fottute mani. E usa molto sapone, " ripetè come se fosse una banale richiesta.

Con un sussulto, Ted si irrigidì, incapace di muoversi. La stanza si strinse intorno a lui. Le parole dell’ammiraglio lo colpirono come un pugno sullo stomaco. Ogni suo muscolo gridava ribellione, ma la mente lo tratteneva. Le parole dell’agenzia lo trattenevano.

"Sì, signore... " mormorò, riempiendo una mano di sapone liquido.

Ted fissò l'acqua fumante, il cuore che martellava nel petto. Lentamente, come al rallentatore, avvicinò la mano alla superficie dell'acqua. Il vapore gli accarezzò la pelle, un presagio del calore che lo attendeva. Esitò per un istante, le dita che tremavano impercettibilmente. Poi, con un respiro profondo, immerse la mano.

L'acqua saponata lo avvolse, calda e minacciosa. Per un momento, il tempo sembrò fermarsi. Ted trattenne il fiato, aspettando...

Le sue dita trovarono lo scroto rugoso dell'ammiraglio, sorprendendosi per le dimensioni inaspettate. I testicoli e il sacco erano molto più grossi di quanto sembrasse alla vista, riempiendo il palmo della sua mano in modo inquietante. Poi le dita scivolarono sul membro floscio, una lumaca di carne grinzosa.

Ted represse a stento un conato di vomito. La pelle vecchia e raggrinzita si muoveva sotto le sue mani insaponate in un'esperienza aliena e ripugnante.

"Muoviti, dannazione," sibilò l'ammiraglio, la voce roca di un piacere malsano. "Non ti pago per fare la vergine pudica."

Ted chiuse gli occhi, cercando di estraniarsi, mentre la sua mano continuavano meccanicamente il suo compito umiliante sul corpo nudo e grasso davanti a lui.

"Così," sospirò l'ammiraglio sollevando leggermente il bacino. "Pulisci bene anche sotto."

Ted obbedì, sollevando lo scroto per pulire ogni piega e infilare la mano sotto lungo tutto il perineo. Il suo stomaco si rivoltava, ma continuò automaticamente.

"Ora il cazzo," ordinò l'ammiraglio. "E fai attenzione."

Con riluttanza, Ted spostò le mani sul pene flaccido dell'ammiraglio.

"Tira indietro la pelle," istruì l'ammiraglio. "Devi pulire bene la testa."

Ted eseguì, ritraendo delicatamente il prepuzio. L'odore lo colpì come uno schiaffo.

"Insapona bene lì sotto," disse l'ammiraglio. "C'è sempre dello smegma da pulire."

Reprimendo un altro conato di vomito, Ted pulì accuratamente il glande esposto.

"Ah, così va meglio," sospirò l'ammiraglio. "Senti come diventa pulito?"

Ted sentì il membro dell'ammiraglio reagire leggermente al tocco. Accelerò il ritmo, desideroso di finire.

"Ehi, piano," rise l'ammiraglio. "Non siamo di fretta."

Finalmente, dopo quello che sembrò un'eternità, Ted completò il lavaggio.

L'ammiraglio gli diede una pacca sul sedere prima di uscire dal bagno. "Bravo ragazzo. Stai imparando velocemente."

Ted annuì silenziosamente, le mani che prudevano per essere lavate.

"Che c'è, ragazzo?" ghignò l'ammiraglio. "Il gatto ti ha mangiato la lingua?"

"No, signore," mormorò Ted.

L'ammiraglio rise. " Aiutami a rivestirmi e vai in cucina a preparare qualcosa da mangiare. Vai.”

Ted uscì dal bagno, sentendosi sporco in un modo che nessuna doccia avrebbe potuto lavare via.

In cucina, mentre preparava il pranzo con mani tremanti, Ted si chiese se ci fosse un livello dell'inferno peggiore di questo, tanto che pensò di non tornare mai più.

Ted preparò il pranzo dell’ammiraglio con mani ancora tremanti. L'odore dell'ammiraglio sembrava esserglisi incollato addosso come una seconda pelle fetida. Mentre preparava meccanicamente il suo pranzo, lo stomaco si contorceva, non per la fame, ma per il disgusto.

L'odore dell'anziano che sembrava impregnargli la pelle nonostante si fosse lavato le mani più volte. Ogni tanto gli saliva un forte senso di nausea al ricordo di ciò che aveva dovuto fare.

"Mai più, argomento chiuso! " mormorò tra sé e sé, mentre disponeva il cibo sul piatto con cura meccanica.

Portò il pranzo all'ammiraglio, evitando accuratamente di guardarlo negli occhi. L'anziano grugnì qualcosa che poteva essere un ringraziamento o un insulto, Ted non volle sapere quale delle due.

Mentre riordinava il soggiorno, raccogliendo vestiti sudici in giro che puzzavano come un cadavere riesumato, l'ammiraglio parlò con la bocca piena: "Domattina alle 9 viene il mio amico urologo. La prostata, sai."

Ted si bloccò, una calza dell'ammiraglio tra le dita. "Urologo?" chiese, la voce strozzata.

"Sì, ho la prostata. ingrossata," rispose l'ammiraglio, masticando rumorosamente. "Dovrai assisterlo."

Ted sentì il sangue gelarglisi nelle vene. Assistere a una visita urologica? Dopo il bagno di oggi? No, era troppo.

"Io... devo andare," balbettò, ammucchiando i vestiti in un angolo. Raccolse le sue cose e andò via.

Sulla strada di casa, Ted era una tempesta di emozioni contrastanti. Rabbia, disgusto, umiliazione si mescolavano in un cocktail tossico che gli bruciava lo stomaco. "Più tardi chiamo l'agenzia, mi sentiranno", si ripeteva come un mantra. "Fanculo i soldi, fanculo tutto."

Segue...
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