Le ombre dell'Ammiraglio - Cap. 5

Capitolo 5: La Merda d’Oro


Nel suo appartamento squallido Ted si strappò i vestiti di dosso e si ficcò sotto la doccia, strofinandosi la pelle fino a farla arrossare. Le mani gli tremavano come un fottuto tossico in astinenza. Ma la sensazione di sporco non se ne andava.

"Vaffanculo," ringhiò al suo riflesso nello specchio incrostato. "Adesso mando tutti a fare in culo e quel bastardo non mi vedrà più!”

Il campanello della porta suonò improvvisamente, interrompendo la sua furia purificatrice. Imprecando, Ted si avvolse in un asciugamano e ancora bagnato e gocciolante, andò ad aprire.

"Pacchetto per lei," disse un corriere annoiato, porgendogli una scatola e un tablet per la firma.

Ted firmò distrattamente e chiuse la porta.

"Cosa diavolo è?" borbottò tra sé.

Non aveva ordinato nulla. La sua vita era troppo incasinata per permettersi di acquistare qualsiasi cosa in quel periodo.

Appoggiò il pacchetto leggero sul tavolo e iniziò a strappare il nastro adesivo con dita nervose. Il cartone si aprì con un fruscio sordo, rivelando qualcosa di lucido e perfetto: un iPhone. Un luccicante come un cazzo di dio di iPhone ultimo modello ancora sigillato nella sua confezione immacolata.

Un biglietto cadde per terra.

"Per Ted. Grazie per avermi lavato le palle. L'Ammiraglio."

Ted guardò il telefono, poi di nuovo il biglietto, poi ancora l'iPhone, lo fissò per un lungo momento, incredulo. Per quell’iPhone si era quasi segato guardandolo nelle vetrine, ma che non avrebbe mai potuto permettersi pulendo cessi.

Si lasciò cadere sul divano quasi sfondato. Tra le mani quel gingillo per ricconi come una reliquia sacra. Il contrasto tra il lussuoso iPhone e il suo squallido appartamento era dolorosamente evidente. Lo aveva desiderato per anni, ma non aveva mai potuto permetterselo. E ora eccolo lì, in un regalo inaspettato dal suo aguzzino.

"Figlio di puttana," sussurrò, un sorriso amaro che gli increspava le labbra. La rabbia di prima si era dissolta, sostituita da una strana miscela di gratitudine e disgusto di sé.

Accarezzò la superficie liscia dell'iPhone, sentendo la sua risoluzione vacillare.

"Forse... forse posso resistere ancora un po'," mormorò, accarezzando lo schermo lucido. "Solo qualche giorno in più."

Mentre si perdeva tra le funzionalità del telefono e la sua configurazione, la voce nella sua testa che gridava di scappare da quel bordello di situazione degradante diventava sempre più flebile, soffocata dal ronzio seducente della tecnologia e dalla promessa di altri possibili regali.

Ted si addormentò sul divano, l'iPhone stretto al petto come un fottuto feticcio, sognando un futuro migliore, mentre il suo presente sprofondava sempre più in basso nell'abisso della sua stessa avidità.