trio
Cuck per caso.
di Honeymark
06.03.2015 |
25.616 |
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"- Avete pensato anche dove, come, quando…?
- Se a te andasse bene, vorrei che si facesse qui a casa nostra, nella camera degli ospiti..."
FECONDAZIONE ASSISTITA.1.
Avevo pubblicato un romanzo di successo, ambientato nell’800, dove il personaggio principale era il gentiluomo aristocratico di una cittadina veneta, chiamato a fecondare la moglie di un marchese sterile di Torino.
La storia era per metà erotica e per metà romantica come si fa in un romanzo vero e proprio, per cui il racconto era piaciuto proprio perché non era né di sesso scontato né di amore noioso.
Presentai il romanzo in tutti i circoli dove venivo invitato, scoprendo che il mio pubblico più entusiasta era quello femminile. Le donne lo trovavano intrigante, gli uomini non lo trovavano eccitante perché non era porno.
Un giorno una coppia di amici mi telefonò per invitarmi a cena, così avremmo parlato del mio successo letterario con lei e suo marito. Accettai, tutto sommato trovavo anch’io intrigante parlare del mio libro. E poi si trattava di amici di lunga data.
Ne parlammo a lungo per tutta la cena, scendendo nei dettagli più realistici del libro, come se volessero verificare se avevo inventato tutto o se fosse stato una specie di diario vero e proprio ambientato un secolo prima. Io avevo risposto con dovizia di particolari, perché eravamo abbastanza amici da poterlo fare. E, francamente, mi piace parlare di sesso. Più virtuale di così…
Ma quando andammo in salotto per prendere il caffè e un cognac, lui mi annunciò che avevano una proposta da farmi. Attese che si sedesse anche sua moglie, quindi cominciarono a esporre la questione, sostenendosi l’uno con l’altro, vincendo un certo imbarazzo, ma comunque determinati a dirmi quello che c’era da dire.
Io ero sereno e sicuro di me, finché non capii cosa volessero.
- Mi state chiedendo di montare Elena fino a metterla incinta? – Chiesi con voluta durezza. Era inutile girarci intorno, gli aspetti della questione erano questi.
- Esatto. – Rispose lui con una certa severità. E lei annuì seriamente.
Li guardai ponendomi un sacco di domande che cercavano velocemente delle risposte.
- Carlo, – dissi. – Io ti ringrazio per la proposta, ma mi pare di non essere la persona giusta per…
- Semmai devi ringraziare entrambi, – mi interruppe. – Lo abbiamo deciso insieme. E non per farti un regalo, ma perché abbiamo un problema.
- Sì, hai ragione, scusate.
- Io ho messo incinta mia moglie tre volte, ma i miei spermatozoi si sono dimostrati incompatibili con i suoi ovuli. – Mi disse con disarmante franchezza. – Non so spiegarti di più, ma salterebbe anche la prossima fecondazione. E questo complicherebbe il suo quadro riproduttivo.
- E l’inseminazione artificiale?
- Certo, ma non ti fanno scegliere. – Rispose. – Sarà anche giusto, per carità, ma io devo sapere se si tratta di uomini perbene o banditi. Se si tratta di un indoeuropeo o di asiatico… Sarò pur sempre il padre del bimbo che nascerà.
- E io ti sembro la persona a posto?
- Ha ha! Non l’ho mai pensato, ma sei della nostra razza e non sei un bandito.
- Quindi vorreste una donazione di sperma da parte mia?
Sua moglie scosse la testa.
- No,- aggiunse lui. – Deve essere fecondata col fresco.
Per me erano concetti nuovi, ma capii lo stesso.
Restammo assorti un attimo, poi feci una domanda.
- Perché avete pensato a me?
- Perché non ci hai mai provato.
- Cioè?
- Non hai mai provato a portarti a letto Elena.
- Vero, ma è una mia amica e moglie di un amico.
- Ti ringrazio per questo, non ce ne sono molti così.
Restammo ancora un attimo in silenzio.
- Forse non ti piaccio? – Domandò lei.
- No, al contrario! Sei una delle donne che più ho desiderato…
- Allora, che ne pensi? – Domandò lui.
- Carlo, ti rendi conto di cosa mi stai chiedendo?
- Di fare un figlio con mia moglie.
- Non sei geloso? Non ti dà fastidio l’idea?
- No, perché non dà fastidio a lei. – Aggiunse. – Abbiamo filtrato l’intera cerchia di amicizie e l’unico che si salva sei tu. Sei riservato, sei un uomo intelligente e di cultura, un gentiluomo… come nel tuo libro. Devo ammettere che l’idea è nata lì… Insomma, non mi dispiacerebbe che fossi il padre di mio figlio.
Parole che sconvolsero la mia sensibilità. Che effetto mi avrebbe fatto avere un figlio che non avrei potuto trattare come tale?
- A te dispiacerebbe che noi diventassimo i genitori di tuo figlio? – Mi domandò lei, come se mi avesse letto nel pensiero.
- No, cosa dici, ne sarei fiero. Siete una bella famiglia.
- E ricca…
- Sono ricco anch’io.
- Lo so, ma lui sarebbe della nostra famiglia, non della tua.
- Vedo che avete pensato un po’ a tutto. - Osservai. - Com’è che funzionerebbe?
Era preparato e si alzò per parlarmi mentre versava dell’altro cognac.
- Se accetti, cosa che non hai ancora fatto, andrai dalla nostra dottoressa, che ti dirà tutto. Un prelievo di sperma e, se è a posto, ti dirà come fare.
- Oggi ci sono dei sistemi termici che riescono a stabilire con grande precisione la fecondità del periodo. – Aggiunse Elena. – Si farebbe sesso in quei 5-6 giorni particolari.
- Avete pensato anche dove, come, quando…?
- Se a te andasse bene, vorrei che si facesse qui a casa nostra, nella camera degli ospiti.
- E tu, ci sarai? Vuoi assistere? Vuoi che lo facciamo a tre? Ditemi voi.
- Non sei qui per nostro divertimento. Non vorrei presenziare mentre la metterai incinta, ma sarò in casa. Se mi vuoi vengo a guardarvi, se non mi vorrai in casa non ci sarò.
- Non mi inibisce la tua presenza, dato che sei della partita…
- Bene allora. Quanto vuoi come ricompensa?
- Carlo, stai scherzando vero? – Scattai in piedi come offeso. - Non vorrai mica che mi faccia pagare per… per montare tua moglie!
- A dir la verità mi sentirei più tranquillo…
- Scordatelo!
- Beh, c’è qualcosa che possiamo fare? Voglio comunque sdebitarmi.
- Certo, - dissi provocatoriamente. – Una volta accertata la gravidanza, mi lascerai fare sesso ancora qualche volta. Per divertirmi.
- Perché, pensi che non ti piaccia Elena?
- Le piaccio. – intervenne lei sorridendo, che aveva capito. – Vuole fare qualcosa che non serve strettamente per mettere incinta una donna.
Allora capì anche lui.
-Va bene, - rispose Carlo, rattristato. - Se sta bene a mia moglie, ovviamente.
Lei annuì.
Due giorni dopo telefonai loro per dire che accettavo. Tutto sommato non mi dispiaceva avere un figlio da loro. E montare Elena. E la situazione in genere.
- Bene rispose Carlo. Ti prendo un appuntamento con lo studio medico.
Qualche giorno dopo andai al laboratorio che mi era stato indicato. Una signorina vestita da infermiera ma con la minigonna compilò le pratiche che poi mi fece firmare e infine mi diede un bicchierino di carta bianco e mi accompagnò in uno degli stanzini dei donatori.
- Ecco, - disse indicando il bicchierino. – Quando lo avrà riempito mi chiami.
Bel modo per dirmi di farmi una sega…
Una settimana dopo la dottoressa convocò me ed Elena nel suo studio.
- Dunque, - cominciò, leggendo le carte. – Lei è perfettamente sano e il suo sperma è di ottima qualità. E’ bianco come uno yogurt e contiene una grande quantità di spermatozoi per cc.
Ci guardò.
- Vi sentite pronti? – Ci domandò.
Annuimmo tutti due.
- Animo ragazzi, prendetela come un momento di svago, un divertimento estemporaneo…
Annuimmo ancora imbarazzati. Non insistette.
-Vi conoscete bene?
- Siamo amici di lunga data.
- Avete mai avuto rapporti prima?
- No, mai.
- Tanto meglio, così lui impiegherà meno a venire.
- Cosa intende dire? – Chiesi.
-Per avere più probabilità di riuscita è meglio che il maschio venga nel più breve tempo possibile.
- Una botta e via?
- Una botta secca. Nulla di grave se volete anche divertirvi, ma il mio consiglio è di giocare nei preliminari solo fin quando il pene sarà pronto. Poi è meglio farlo entrare in azione e giungere alla polluzione nel più breve tempo possibile.
- Suggerimenti? – Chiese Elena, che sembrava una scolaretta al primo giorno di scuola.
- Sì, uno per tutti. – Le rispose la dottoressa. – Ti piaccia o no, lui deve essere eccitato al massimo. Quindi assecondalo in tutto e per tutto. Tanto meglio se ti ecciti pure tu, ma qui è lui che deve avere l’erezione. Non durerà molto ogni coito, per cui se ti vuole trattare come un oggetto comportati da schiava. Se prima ti vuole dominare, lasciati sculacciare. Se vuole fare sesso orale, attivo o passivo, fatelo. Basta che una volta pronto lui venga in fretta.
- Altro?
- Sì. La signora ha due glutei perfetti, sodi e, come dite voi maschi, da mordoni. E, sempre dal punto di vista maschile, due mammelle da manate piene. Il mio consiglio è che lei dica prima alla signora come dovrà mettersi per essere presa, così quando lei dirà ora!, scatterà e si metterà come concordato.
Elena si sentiva morire dalla vergogna e io la strinsi alle spalle.
- Non preoccuparti, - le dissi. – Sono un gentiluomo.
- Lieto che lei sia un gentiluomo, - commentò la dottoressa. - Ma quando la monterà dovrà essere grossolano e prenderla di brutto.
Quest’ultima frase intrigò entrambi
- Ancora una cosa, - aggiunse. – Sse non ve la sentite, pazienza, ma il mio suggerimento è di farvi socializzare un po’ prima del momento.
- Cioè?
- Per evitare che l’emozione le distolga l’erezione, sarebbe bene che lei facesse i preliminari un paio di volte.
- Se il marito è d’accordo. - dissi.
Lei annuì.
2.
Alcune sere dopo andai a cena da loro.
- Ci hanno detto di socializzare, - dissi alla fine della cena.
- Lo so, me lo ha detto Elena.
- Io non credo di avere problemi inibitori, ma vorrei verificare la tua reazione.
- Capisco.
Elena si alzò e venne vicino a me. Io le infilai una mano sotto la gonna e andai ad accarezzarle il culo. Lei reagì in modo da facilitarmi, lui sorrise. Fantastico.
- Se andate in salotto, - disse alzandosi, - vi porto il caffè.
Quando ci raggiunse, Elena era sdraiata sulle mie ginocchia. Le avevo sfilato le mutandine e, quando versò il caffè, le stavo accarezzando il culo.
Io ero davvero eccitato, ma lo erano anche loro.
- Vieni su, - le dissi, - a cavalcioni.
Obbedì e si mise a ginocchia allargate attorno a me. Io la tenni così, portando il dito al suo buco del culo. Lui cercò di fare qualche battuta imbarazzata, ma poi trovò la scusa del cognac. Mentre andava a prenderlo, feci rimettere a posto Elena, la quale mi infilò la lingua in un orecchio e poi si ricompose.
Esperimento riuscito fantasticamente.
- Allora, avete socializzato? – Disse tornando.
Era tra l’ironico e il divertito, il che mi fece venire un dubbio. Non è che fosse un trucco pere nascondere il suo essere cuck? Il che non sarebbe nulla di male, ma nascondermelo mi sembrava puerile.
- Posso parlarti da solo? – Chiesi allora a Carlo.
- Certo. Vuoi che andiamo di là?
- Vi lascio io, - disse invece Elena, che andò a sistemarsi.
Lo guardai e decisi di parlargli chiaramente.
- Carlo, - cominciai. – Tu non hai solo problemi di compatibilità genetica, vero?
Lui mi guardò con un profondo senso di imbarazzo. Poi rispose, senza guardarmi in faccia.
- No. Un anno fa mi ero sottoposto a un doppio intervento alle ernie inguinali che avevo e… hanno commesso un errore. Da allora sono sterile.
Ricordavo il caso, perché ho un’agenzia di assicurazioni e il problema era stato dibattuto il lungo e in largo. Di certo non sapevo che si trattasse di lui, del mio amico.
E a quel punto mi sentii io profondamente in imbarazzo e addolorato. E in colpa per aver pensato che avesse avuto problemi a confessare una sua debolezza.
- Carlo…
Aveva gli occhi lucidi. Gli strinsi il braccio.
- Hai dimostrato un grande coraggio a volermi introdurre nella tua vita privata.
- E’ stata una soluzione condivisa con Elena. Lei non voleva, ma l’ho convinta. Ho preparato un conto fiduciario che intesterò a mio figlio, se nascerà, costituito dal risarcimento che mi ha devoluto l’ospedale.
-E… Non ti dà fastidio la mia presenza indebita in casa tua?
- No, anzi. Eri l’unico che non ci aveva mai provato e sei riservato. Non hai mai raccontato in giro le tue avventure. Che sono state tante.
Sorrisi.
- Come fai a saperlo, dato che non lo dico a nessuno?
- Hanno parlato le tue donne, - disse Elena tornando in salotto.
- Mi spiace…
- Sei una brava persona, - ripeté Carlo. - Se vorrai stare con Elena ogni tanto anche dopo, ci renderesti felice.
- Vuoi partecipare anche tu? Vuoi che stiamo a letto insieme a tre?
- Con calma. Per ora mi basta vederti seduto sul divano che accarezzi Elena… - Aveva di nuovo gli occhi lucidi. – E credo che sarei felice vederti mentre ti fa un… - Si schiarì la gola. – Ma procediamo un po’ alla volta. E sempre che a te non dia fastidio. Voglio dire, sarà sempre mia moglie e ama me. Magari ti sentirai sfruttato e...
Elena che mi fa un pompino davanti a suo marito? No, non mi sembrava proprio di sentirmi sfruttato…
3.
Elena mi telefonò il mezzogiorno di una settimana dopo per dirmi che con ogni probabilità stava entrando nel periodo fecondo. Era meglio quindi cominciare già quella sera.
Mi sentii prendere dalle emozioni come un adolescente che non aveva mai scopato. Cercai di allontanare il pensiero, ma restai sulle mie finché non arrivai da lei. Temetti addirittura di fare davvero cilecca. Quando si è troppo agitati…
Mi accolsero con calore, come se fossi la visita più gradita. Carlo, poi, sembrava un bonaccione come il solito, anche se stavo per scopargli la moglie.
- Rilassati, - disse. - Andrà tutto berne.
Lui che consolava me…
- Vi ho fatto preparare la camera degli ospiti. Se vieni te la mostro, intanto che Elena si prepara.
Lo seguii come un automa al piano di sopra.
- Se a te va bene, io sto al piano di sotto, - disse lasciandomi solo. – Se la mia presenza in casa ti imbarazza, dimmelo che vado a fare un giro.
- Carlo, - gli dissi. - Sei sicuro di volere che io…
- Non preoccuparti, - rispose sereno. - Ne abbiamo parlato a lungo io e mia moglie. Credimi se ti dico che non abbiamo aspettato altro.
Mi sorrise e mi strizzò l’occhiolino. – Divertitevi.
Scese le scale e incrociò sua moglie in accappatoio. Si baciarono sulla guancia. Mi sentivo come un ladro e decisi di reagire non appena solo con lei.
- Mi sono messa in accappatoio, senza niente sotto, - mi disse lei chiudendo la porta. – Ma se la prossima volta mi vuoi vestita, per spogliarmi tu, dimmelo.
Annuii.
- Adesso fai quello che ti dico senza parlare. – Le dissi.
Annuì.
- Ho messo il cuscino di traverso sul letto - spiegai, - perché quando ti dirò ora!, dovrai andare a metterti con la pancia sul cuscino. Così sarai leggermente sollevata e pronta per me. Le gambe le terrai strette. Non sarà una pecorina.
Annuì ancora, ma non sapevo se avesse capito.
- Ora sfilati piano l’accappatoio fino a lasciarlo cadere per terra.
Lei attese un attimo, poi sciolse la cintura. Non era molto sicura di sé, anche per lei era come se fosse la prima volta che si faceva sesso. Aprì piano l’accappatoio e intravidi una tetta e il basso ventre. Iniziò a balenarmi un certo interesse sessuale.
Lei rimase nuda, con l’accappatoio in terra, attendendo istruzioni, tesa come la corda di un violino.
- Metti le mani sulla testa e divarica leggermente le gambe.
Come ipnotizzata obbedì, probabilmente senza pensare a nulla. La guardai attentamente, perché nuda non l’avevo mai vista. Il sentirsi osservata così da vicino, dovette generarle un primo stimolo erotico.
Le girai intorno. Aveva un culo e un paio di tette che da vestita non l’avrei mai pensato. Era una brava ragazza, cercava di non apparire. Lei e suo marito si amavano.
Misi da parte la tenerezza perché avevo un compito preciso da fare. Mi portai davanti a lei e le presi in mano le tette, palpandogliele volgarmente. A me piace così e infatti il pene diede un primo movimento. Lei fece fatica a stare ferma, ma vinse la sua voglia istintiva di impedirmelo. Poi le misi una mano sulla figa, avvolgendola bene. Stavolta si piegò leggermente in avanti, ma tenne le mani sulla testa.
- Brava così. – Le dissi amichevole. – Mi sto eccitando.
Si rilassò e sentii che la vulva si era bagnata. Meno male. L’avvolsi con le braccia e le palpai il culo. Era sodo e ovale come piace a me. Qui accettò in modo più naturale, come se fosse nella natura delle cose. Poi infilai la mano nella fessura del culo fino a portare il medio all’ano. Glielo avevo già fatto davanti al marito, ma adesso non c’era ed era tutt’altra cosa. Le avevo fatto venire la pelle d’oca. Mi portai dietro, mi inginocchiai e le diedi un mordone al culo.
- Forza, mettiti sul cuscino, - le ordinai. – Ora! Ci sono.
Obbedì e io mi spogliai in una frazione di secondo. Andai da lei, le strinsi le gambe, le presi in mano la figa, sentii che era bagnata e mi inginocchiai attorno alle sue cosce in modo da sistemare l’uccello, che adesso era in piena erezione. Lo abbassai e lo puntai alla vulva. Lei si mosse quanto bastava per aiutarmi al primo accesso, quindi scivolai dentro in due colpi.
Giunto in fondo la sbattei di brutto facendola sobbalzare ai miei colpi di reni. Quindi le presi i polsi e glieli portai dietro la schiena, in modo da tenerli così bloccati con una mano. Poi con la mano destra le presi i capelli alla nuca e, così immobilizzata, la sbattei fino a venirle dentro in un attimo. Prima la prostata pompò all’interno e poi fece uscire una grande quantità di sperma. La riempii a fiotti.
Era la prima volta che venivo per ingravidare una donna e provai una strana sensazione. Non l’avevo fatto per e, ma per lei. Per loro.
Quando lo sfilai, notai che lei lo avrebbe gradito ancora, ma purtroppo non era nei patti.
- Ti farò godere comunque alla fine. – Le assicurai, baciandola.
Mi sfilai e mi buttai di schiena al suo fianco.
Restammo così per qualche minuto, poi con calma ci rivestimmo.
Prima di uscire la ringraziai. Lei mi strinse forte.
Giunti al piano terra, suo marito ci accolse in apprensione.
- Come è andata? – Le chiese.
- Bene, grazie. – Rispose. – Mi ha riempito di sperma all’inverosimile.
- Dio sia lodato…! – Esclamò.
Io mi sentivo un pezzo di merda, ma lui venne ad abbracciarmi.
- Grazie per tutto quello che stai facendo per noi. – Mi disse. Spero che ti sia piaciuto.
Non sapevo proprio cosa dire.
- Te la senti di venire qui domattina per le nove? – Aggiunse. – Io non ci sarò, ma potrete fare tutto con calma e con la mia benedizione.
- Certo Carlo, - risposi, quasi disarmato. - Siete due persone eccezionali. Mi impegnerò al massimo.
Forse non era la frase giusta, ma lui era quasi emozionato per essere riuscito ad avviare qualcosa che all’inizio doveva sembrargli impossibile. Mi domandai quanto avessero cercato la persona giusta e per quanto tempo avessero discusso sulla mia candidatura. Un giorno avrei chiesto qualcosa di più, per il momento mi bastava che mi considerassero una brava persona.
La mattina dopo arrivai puntuale alle 9. Elena mi accolse con amicizia.
- Carlo è andato via all’alba, - mi disse. – Ma ha aggiunto che sa di lasciarmi in buone mani.
Mi domandai se ci fosse dell’ironia, ma mi limitai a sorridere, come se fossi venuto a prendere il caffè.
- Come mi vuoi - domandò, - vestita o in accappatoio?
- Resta così e vieni di sopra.
Chiuse la porta di casa e mi seguì di sopra, nella stanza degli ospiti. Si rilassò e attese disposizioni.
- Ora ti sfilo le mutandine.
Forse voleva dire faccio da me, ma si ricordò che il rapporto potevo guidarlo come piace a me e mi lasciò fare, domandandosi come volessi procedere. Ma era abbastanza semplice.
Mi inginocchiai ai suoi piedi, salii con le mani sotto le gonne fino ad arrivare al culo. Cercai le mutandine, le presi e le abbassai fino ai piedi. Collaborò, sollevando prima un piede e poi l’altro. Quindi tornai su con le mani a godermi le sue nudità di sotto le gonne. Lei mi accarezzò i capelli e a quel punto mi alzai, mi sedetti sul letto, sistemai il cuscino al posto giusto e infine le ordinai di girarmi la schiena e alzarsi le gonne fino a mostrarmi il culo.
Obbedì, adoperandosi in modo da eccitarmi con piccole studiate mosse da burlesque. Quando era giunta a scoprire metà del culo, io ero già pronto. Quando lo vidi nella sua completa e stupenda rotondità, le ordinai di sdraiarsi.
- Ora, vai!
Corse sul cuscino, lasciando scoperto il culo. Mi spogliai in un battibaleno e le zompai addosso. La penetrai con estrema facilità, a dimostrazione che era molto eccitata anche lei. Meglio così. Dopo poche botte ebbi l’eiaculazione, che lei dimostrò di apprezzare particolarmente. Aveva un sorriso di soddisfazione.
Quando mi sfilai, lei sbatteva ancora. Restai a pancia in su, ma dopo un poco le chiesi di venire ad abbracciarmi. Lei si tolse tutto e si portò a me, mettendo una gamba sulle mie. Poggiò le tette al mio petto e infine il viso vicino al mio.
La baciai.
- Se non possiamo giocare prima – le sussurrai, - possiamo farlo dopo.
Ci accarezzammo fino a socializzare.
- Ti piace lo sperma?
Annuì.
- Anche in bocca?
Annuì di nuovo. - Anche in faccia. – Aggiunse sorridendo.
Trovai questa confessione di un’intimità mai provata prima da una donna. L’accarezzai e lei si portò all’uccello. Non lo prese in bocca, ma ci giocò e lo baciò come un orsacchiotto.
Quando tornò eretto, lo baciò e mi ordinò di alzarmi.
- Non possiamo fare nulla prima di stasera.
- Neanche in bocca? – Dissi con malizia. - In… faccia?
- Alla fine tutto, te lo prometto. Ora teniamoci alle prescrizioni.
Mi baciò, sì alzò a rivestirsi.
La sera venne ad aprirmi Carlo, che mi salutò felice di vedermi. Io continuavo a sentirmi un intruso, mentre lui mi considerava parte dalla sua famiglia. Chi dei due fosse fuori strada non riuscivo a capirlo.
- Elena è in camera che aspetta.
Salii le scale, entrai in camera e la trovai in accappatoio. Lo lasciò cadere e rimase nuda. La trovavo ogni volta più bella. Ben fatta, solida e armoniosa.
- Spogliati, - mi disse.
Mi spogliai e rimasi nudo. Lei si avvicinò, si inginocchiò, con la sinistra accarezzò i coglioni e con la destra prese il pene e lo baciò. In un attimo si era eretto e le ordinai di buttarsi sul cuscino. La penetrai da dietro d’un botto, poi la bloccai con le caviglie sulle caviglie e le braccia passanti sotto le ascelle fin dietro la nuca.
- Ti sto possedendo, - le sussurrai. - Muoviti tu. Sei bloccata, ma se provi a divincolarti mi fai venire.
Cominciò a dimenarsi gemendo e sbattendo come una cagna difficile da tener ferma. Sentire lei che si stava frullando sul cazzo, con le natiche che mi accarezzavano la base dei coglioni mi fece sentire il suo padrone. Era una sensazione effimera, ma che mi consentì di venire a fiotti.
Chissà se ne avrebbe parlato con Carlo…
Magari glielo aveva suggerito lui di prendermelo in bocca…
Nei giorni successivi la montai in tutti i modi che conosco, ma sempre venendo in breve tempo, non appena ero a pieno regime.
Ero diventato di famiglia e l’idea che sarebbe finita cominciava a spiacermi. Carlo lo capì.
- Domani è l’ultimo giorno, - mi disse. – La temperatura è tornata normale, ma mi hanno detto di proseguire un po’ per sicurezza. Ti sono immensamente grato per quello che hai fatto. Se l’hai messa incinta ci hai resi felici. In tutti i casi, la dottoressa consiglia che abbiate ancora rapporti per qualche mese.
Io non sapevo cosa rispondere. Però dopo il parto mi sarebbe mancata e avrei voluto farglielo sapere.
- Io e Elena - continuò, - abbiamo pensato che se dopo lo vorrai, potrai venirci a trovare. Magari una volta al mese, che ne dici?
- Carlo, mi stai proponendo di continuare a montare Elena anche dopo la gravidanza?
Ero elettrizzato.
- Se ci frequenti durante la gravidanza, penso che saremmo felici tutti tre. Se poi vuoi mantenere una relazione fisica con Elena, abbiamo pensato che non turberesti il nostro equilibrio. Insomma, saresti di casa.
3.
Finii di montare Elena secondo le prescrizioni, e il nostro rapporto divenne normale e completo come si deve. Niente più fretta, niente più prescrizioni. Ora il rapporto era diventato a due. A lei piaceva scopare stando sopra; a me piacevano tante posizioni e la assecondavo adesso che mi confidava i suoi desideri e che potevo esaudirli.
Un giorno mi telefonò Carlo per darmi la bella notizia: Elena era rimasta incinta. Era felice come una pasqua e continuava a ringraziarmi.
Francamente ero felice anch’io, ma non sapevo come dovevo comportarmi. Dovevo smettere di montare Elena?
- Se vieni a cena da noi, quando puoi, vediamo di fare un discorso quadro. Che ne dici?
Aveva intuito la mia incertezza.
- Sì, vengo volentieri, - risposi sereno.
Cominciai a frequentare la famiglia di Carlo e di Elena fossero in qualche modo la mia famiglia. Averla montata per metterla incinta con l’approvazione del marito mi aveva fatto sentire di casa, anche se molte remore erano ancora forti. Cioè mi sentivo un certo imbarazzo anche se Carlo faceva il possibile per mettermi a mio agio.
A cena bevemmo alcolici solo io e Carlo perché Elena, in dolce attesa, aveva deciso di non fare niente di pericoloso per la creatura. Però, se le faceva bene fare sesso…. Non quello sfrenato e rapido che mi era stato prescritto, ma qualcosa di più di quello che poteva darle il marito impotente dovevo darglielo.
La prassi che gradivo di più era Elena in gonna e senza mutandine. Veniva da me a farsi accarezzare le intimità (cosa che faceva felice anche suo marito anche se questo lo faceva anche lui), per poi prendermelo in bocca (cosa che a suo marito non poteva fare).
Carlo impazziva di gioia a vedere che io e sua moglie avevamo superato l’imbarazzo della sua presenza, perché sembrava presagire un futuro sereno a tre.
Verso la fine della gravidanza non l’ho montata per rispetto alla gravidanza, anche se la dottoressa diceva che non c’erano pericoli di sorta. E non l’ho sodomizzata per rispetto a lei che era in dolce attesa.
Ma tutti tre dicevamo che, una volta partorito e tornata come prima, avrei potuto fare sesso completo almeno una volta al mese. E Carlo aveva accettato l’idea di venire, eventualmente, a letto con noi. Non temeva più il confronto. Stava per divenire un padre felice. Intanto, vedere sua moglie che mi sbocchinava lo rendeva ebbro. E la sua felicità si infondeva in me.
Eravamo una bella famiglia a tre. Presto a quattro.
FINE
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