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600 frustate 3


di Honeymark
03.06.2019    |    7.740    |    1 8.6
"Lei si svegliò solo quando sentì il profumo del caffè..."
600 frustate
3



- Sono le 22, – dissi guardando l’orologio appena giunti in hotel. – Mangiamo qualcosa prima di andare a letto?
- Sì, – rispose, – ma in camera. Ho bisogno di bere vino o comunque degli alcolici.
- Va bene in camera mia?
- Sì, certo.
Passando dalla reception ordinai dei sandwich al tonno e al pollo con patatine fritte e quattro birre. Non obiettarono sulle birre grazie alle mance e allora salimmo al nostro piano. Io entrai in camera mia, lei andò a rinfrescarsi.
I sandwich e lei arrivarono quasi insieme. Versai da bere e brindai al suo coraggio.
- Impressionata?
- Ho fatto qualcosa di molto rischioso. – Disse, invece che rispondere.
- Ah sì? E cosa?
- Ho ripreso tutta l’esecuzione.
- Hai filmato la fustigazione???
Annuì.
- Sei pazza! – Gridai. – Se ti beccano ti appioppano una sessantina di frustate! Non hai letto le regole che hai firmato per entrare?
- Sì, ma coperta come ero dalla testa ai piedi, non potevano vedermi. La mia telecamera è grande come queste spilla…
- Vuoi un consiglio? – L’avvisai guardando la telecamera. – Cancella tutto e nascondila.
- Certamente, – rispose. – Ma prima ci rivediamo il filmato, poi me lo spedisco via email e solo allora cancello tutto.
Mi fece accendere il portatile, inserì la schedina nella fessura apposita e avviò la ripresa. Guardammo il tutto mangiando i sandwich. La scena era davvero di un erotismo spaventoso. Non dicemmo nulla, ma io mi eccitai nuovamente e provai un forte senso di colpa.
Spedii dal mio portatile il filmato all’indirizzo email che mi dettò. Cancellai la schedina e gliela restituii. Ovviamente il filmato si era automaticamente salvato nella posta inviata del mio account.
- Sei anche tu una grande giornalista, – commentai a quel punto sorridendo. – Mi vorresti esprimere il tuo parere su quello cui abbiamo assistito?
- Terribile, – rispose. – E vergognosamente erotico. Mi sono eccitata come una troia…
- Hai ragione, convenni. – Mi vergogno a dirlo, ma il tutto mi ha eccitato da morire.
- È nella natura delle cose, – ripeté.
- A te cos’è che ha colpito di più?
- Tu che l’hai palpata…
- Dai…
- Non scherzo… La tua eccitazione ha fatto pensare che fosse un gioco…
- Va bene, qualcos’altro?
- L’eccitazione dei due carnefici.
Non commentai.
- I due che la frustavano a piene mani… – Continuò contrita, come se stesse confessandosi. – l rumore delle scudisciate… Le urla della poverina…
Ci guardammo.
- Tu? – Chiese poi alzando il viso.
- Io…? – Ripetei. – Le frustate a piene mani…
- Anche tu?
- Già… E le tette e il culo che traballavano sotto quei colpi micidiali… Io non sono sadomaso, ma confesso che non ho mai provato un’eccitazione simile.
- Sì, – confessò anche lei. – Mi vergogno a dirlo, ma mi sono… bagnata.
- È la natura delle cose, – Le spiegai.
Era quello che lei aveva detto a me.
Restammo zitti per qualche secondo.
- Te la senti di frustare la nostra amica? – Chiesi poi.
- Per forza, – disse guardandomi nuovamente in faccia. – Ne sono costretta.
- Ecco.
Bevemmo un doppio whisky, dopodiché ci abbracciammo e lei lasciò la mia stanza.
Dopo un minuto uscii dalla camera per andare da lei. Sul corridoio incontrai lei che stava tornando da me.
- Fottimi! – Disse. – Ne ho bisogno!
- Ora ti fotto! – Risposi. – Ne ho bisogno anch’io.
Entrammo di corsa in camera mia e ci spogliammo in un lampo.
Lei mi buttò sul letto pancia in su, vi salì sopra, me lo prese in bocca per qualche secondo, poi mi cavalcò e se lo infilò in tutta soddisfazione. Era la classica partenza di una donna che ha bisogno di fottere, il mio uccello era già a regime e per quello dovette lavorarlo poco con la bocca. Avendo un uccello di buone dimensioni, se lo godette tenendoselo dentro da ferma, con gli occhi chiusi e la testa verso il soffitto. Poi, come mi aspettavo, cominciò a cavalcarmi in maniera sempre più frenetica, finché, a forza di saltarmi sulla pancia, venne come una moka.
Io la lasciai sopire, poi la feci mettere di fianco e mi portai sopra. Prima faccia a faccia e poi la girai di culo, tirandola su alla pecorina. La sbattei come un cane e la feci venire nuovamente, ma stavolta venni anch’io. Due sveltine per lei, una scopata superba per me.
Ci addormentammo all’istante.

La mattina ordinai colazione per due. Spremute, datteri, papaia, uova strapazzate, bacon, brioche varie e una pignatta di caffè.
Lei si svegliò solo quando sentì il profumo del caffè.
- ’Ngiorno…! – Disse. – Cos’è questo profumo?
- Bacon, – Risposi, anche se sapevo che parlava del caffè.
- Disgraziato! – Disse ironicamente. – Il maiale è vietato in questo paese!
- Infatti, – dissi. – È tacchino travestito da bacon.
Mangiammo come gorilla, poi lei si rivestì e andò in camera sua. Ne approfittai per rimettermi in piedi con calma, tra barba, bagno e il caffè che era rimasto.
In tarda mattinata mi fece una domanda strana
- So che sei riservato, ma vorrei che non dicessi a nessuno quello che è successo stanotte.
Sorrisi.
- Come fai a dire che sono riservato?
- Non ho mai sentito nulla su di te.
- Peccato… he he
- Dai…
- Hai detto bene. Sono riservato. Nessuno saprà che sei venuta a letto con me.
- Questo invece puoi dirlo… he he – Sorrise anche lei. – Quello che non devi dire sono le circostanze.
- Cioè?
- Mi sono eccitata da morire a veder frustare una donna…
- È nella natura delle cose. – Le ricordai.
- Sì sì, ma io sono una che combatte a viso aperto contro la violenza sulle donne!
- Anch’io, – risposi. – Ma qui non abbiamo alternative.
- Lo so. – Commentò pensierosa. – E temo che alla fine dovrò scopare ancora…
- È stato così brutto?
- Ha ha! No, anzi! Il brutto è il perché ho avuto bisogno di sesso puro.

Passammo la giornata scrivendo e inviando mail alle nostre redazioni. A pranzo andammo a mangiare qualcosa in un centro commerciale, poi tornammo in albergo ad attendere la nostra amica.
Verso le 17 arrivò all’ingresso posteriore dell’Hotel il furgone del penitenziario, dal quale scesero la nostra amica e il capo del carcere. Un agente rimase di guardia al furgone, mentre i due entrarono in hotel. La mia collega accolse la disgraziata, che all’apparenza stava bene. Io accolsi il capo e lo invitai a bere qualcosa.
- Grazie, – disse in inglese. – Ma non al bar. È vietato servire alcolici in pubblico.
- Vuole bere qualcosa di giusto?
- Volentieri! – Disse sorprendendomi. – Ai residenti è vietato e ci tocca andare a bere nello stato vicino.
- Venga, mi faccio dare un salotto riservato. Cosa preferisce bere? Vino o birra?
- Whisky.
Passai l’ordinazione alla reception e ci accompagnarono in un salotto riservato. Una volta arrivata la consumazione chiusi il salotto con la scritta “Occupato”, come se fosse un bagno.
- Immagino che voglia dirmi qualcosa, – dissi dopo aver riempito i bicchieri, il suo di whisky e il mio di vino bianco secco.
- Sì, – rispose . E il fatto che trasgredisse la legge coranica la diceva lunga.– Ho scoperto che siete due giornalisti.
Ahi…
- Sì, – dissi. – Lavoriamo per due testate concorrenti.
- Allora le chiedo una cortesia. – Disse, sicuro di sé. – Voi parlerete bene di me e io vi farò alcune concessioni.
- Per esempio?
- Parlate pure male del nostro sistema, della civiltà, della giustizia, ma scrivete che io sono una garanzia per gli stranieri.
Spudorato! Pensai.
- E in cambio cosa mi offre? – Domandai.
- Un sacco di cose. – Rispose tranquillo. – Risponderò a tutte le domande che vorrete farmi… E magari posso anche trovare il modo per farti divertire…
Dimenticai la seconda parte della risposta e mi concentrai sulla prima.
- Ci sto. – Dissi. – Posso cominciare anche se mia… moglie non c’è?
- Assolutamente sì. È una donna e non dovrebbe parlare con noi.
- Come? Ah, d’accordo. – Risposi. Alla fin dei conti eravamo due giornalisti in concorrenza.
Presi il notes.
- Cominci. – Sollecitò, sorseggiando il secondo whisky.
- Ne avete molte da fare esecuzioni del genere?
- Io sono specializzato nella fustigazione di donne e rispondo solo per me. Più o meno ogni sera abbiamo due condanne del genere da eseguire.
- Lei non frusta mai?
- L’ho fatto per anni e sono stato decorato ogni centesima esecuzione. Ma adesso che ho 50 anni preferisco dirigere il gioco.
-Fate distinzioni di età?
- Sì. Fino ai 18 anni le donne vengono legate ignude sul tavolaccio pancia sotto, così non mettono in mostra i genitali.
- Cioè solo il culo… – Ironizzai. Ma lui non raccolse.
- Sopra i sessant’anni – continuò, – vengono legate ignude a quattro zampe con la pancia appoggiata a uno sgabello.
- Quindi frustate anche donne con più di 60 anni?
- Certo, se è il giudice che lo decide.
- Già, siete civili.
- Esatto-.
- E queste… vecchie signore, chi le frusta?
- Io, personalmente. – Disse, – Sono una garanzia per loro. Ma sono rare.
-E lei se la sente di frustare donne anziane?
- Se sono condannate, certo! So farle gridare senza rovinarle.
- Ma, a quell’età… In che parte del corpo le frusta?
- Il culo. È la parte che meglio sopporta le frustate.
Rimasi un attimo in silenzio.
- E di adolescenti ve ne capitano spesso?
- Certo. Proprio domani dobbiamo frustare un’intera scolaresca femminile.
- O mio dio… Cosa hanno fatto?
- Non posso rispondere.
- E chi le frusterà? Spero non degli omaccioni come quelli di stasera…!
- Anzitutto le ragazzine non possono ricevere più di 20 vergate a testa. – Precisò. – Ma, a frustarle saranno dei maschietti della loro età.
- Ma è inammissibile!
- No, anzi. – Disse, ostentando la propria superiorità morale. – È civilissimo: non vogliamo che degli adulti possano godere seviziando dei minori.
- No, ma ci godono i coetanei! È immorale!
- In alternativa potrei frustarle solo io, unico adulto autorizzato a farlo. – Rispose sereno. – Ma ritengo che sia utile che si divertano dei ragazzini. Imparano a controllare le donne del loro paese.
Rimasi angosciato per un po’.
- Mi ha sconvolto quello che mi ha detto sulle adolescenti… – Dissi alla fine.
- Capisco.
Bevve un altro sorso.
- Senta, – proseguì. – Tra qualche giorno frusterete sua sorella.
- Sì, – ammisi controvoglia.
- Se nel frattempo volete assistere mentre vengono frustate le adolescenti…
- Ah, questo sarebbe quello che lei intende come «il modo per farci divertire»?
- Esatto.
Ci pensai e trovai una risposta. La mia collega avrebbe avuto materiale da scrivere per mesi.
- Potrebbe consentire a… mia moglie di assistere alla frusta delle adolescenti?
- Sì, ovviamente. Ma a lei non va l’idea?
Ero proprio contrario, ma non volevo contrariare lui.
- Io preferisco… – dissi lì per lì – frustare una ultrasessantenne. Ecco.
- Fantastico! – Disse. – Allora facciamo così. Mentre sua moglie assiste all’esecuzione delle condanne alle adolescenti, io e lei ci divertiamo a frustare una sessantenne. D’accordo?
- Non ho detto che voglio frustarla!
- Lo ha detto. – Precisò alzandosi con un altro bicchiere in mano. – Organizzo tutto per domani sera.
- Ma non ha già le ragazzine da frustare?
- Esatto, ma io e lei ci divertiamo un po’ con la signora matura.

(Continua)
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