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Io, Bruno e Alessandra - Capitolo 3.


di Honeymark
20.12.2014    |    10.223    |    1 8.7
"Io li abbracciai stando in ginocchio, con la testa in mezzo ai due e le mani sui loro sederi..."
La mattina dopo, sul tardi, andai dal direttore del giornale, che aveva già ricevuto il materiale e mandato in tipografia.
- Un bel lavoro, Marco. Come sempre.
- Per la settimana prossima hai previsto qualcosa?
- Sì, ti ho prenotato un volo per Mogadiscio.
- Somalia?
- Sì, l’Italia ha inviato un contingente di parà e voglio che vai a vedere cosa fanno e come vivono. Ti ho già accreditato.
- Che volo è?
- Passi da Abu Dhabi.

Lo salutai e andai a fare shopping. Comperai del pinot bianco e dello spumante millesimato, quindi due bottiglie del mio porto preferito. La sera prima ce lo eravamo scolato e probabilmente ci saremmo scolati una bottiglia anche quella sera. Una l’avrei tenuta di riserva per me.
Non vedevo l’ora che arrivassero le 20. Tornai a casa per mezzogiorno. Mangiai qualcosa e feci un altro giro di telefonate alle mia amiche, che erano rigorosamente tutte impegnate.
Tutte pretendevano che le avvisassi almeno il giorno prima. Chissà se era vero… Certo non mi aspettavo che dicessero di sì, era solo per coltivare i rapporti. Inutilmente, a quanto pareva.
Alle 19 feci la doccia e alle 20 bussai alla loro porta.
Mi venne ad aprire lui, con in grembiule.
- Ehilà! – Esclamai. – Sei tu il cuoco?
- No, lo siamo tutti due.
- Che bello! Beh, io faccio il cantiniere.
Mostrai il secchiello di ghiaccio con dentro due bottiglie e il porto sotto il braccio.
Mi fece entrare e appoggiare il secchiello sulla tavola.
- Sono venuto in bermuda e T-shirt, - dissi. – Mi accettate così o devo andare a cambiarmi?
- Adesso ci mettiamo in libertà anche noi.
- Cos’è questo profumino di crostacei?
- Spaghetti e astice. Ça va?
- Ça va, ça va très bien…!
- Allora stappiamo subito lo spumante, pasteggiamo con quello.
- Bravo!
Bruno tornò in cucina e quando venne a salutarmi sua moglie mi scusai anche con lei di essere venuto in bermuda.
- Hai fatto benissimo, con questo caldo. Anzi, adesso ci mettiamo anche noi in libertà.
Andarono in camera da letto e tornarono con una T-shirt.
Lui aveva anche i bermuda, lei no.
- Ma… sei nuda? Le chiesi.
- No, ho le coulotte… Ho pensato che vi sarebbe piaciuto di più vedermi con la sola maglietta. Così lunga sembra un vestito corto, no?
- Puoi dirlo forte! – esclamai.
Quando ci mettemmo a tavola, tutte le nostre attenzioni si rivolsero all’astice.
Verso la fine però cominciammo a parlare.
- Ieri sera è stata la più bella serata della mia vita. – Commentai.
- Anche per noi! – Esclamò Alessandra. Lui annuì con convinzione.
- Avete scelto le foto?
- Sì, poi ti do la chiavetta con l’intero servizio.
Cristo, allora non era per sfiducia che me l’aveva chiesta…
- Come sono venute? – Chiesi, come se non le avessi viste.
- Ce n’è qualcuna davvero emozionante e altre di un erotismo unico…
- Merito vostro.
- No, sei tu che ci hai detto cosa fare.
- E voi l’avete fatto con la massima spontaneità.
- Ti sei imbarazzato nell’insieme?
- All’inizio, forse, ma poi… è l’ho trovato fantastico. E voi?
- Beh, - rispose Bruno, - Quando non mi funzionava era proprio l’imbarazzo a inibirmi. Ma poi tu sei riuscito a sbloccarci.
- E’ stato piacevole farlo.
- Per tutti tre. Non c’è paragone tra le prime foro e quelle dopo.
Mi portarono in salotto, mi fecero sedere sul divano e si misero ai miei fianchi.
- Non è meglio che stia in mezzo Alessandra? – Dissi.
- Sei tu l’ospite di riguardo.
- Ma lei è l’unica donna – osservai - e se magari vuoi accarezzarla…
- Puoi farlo anche tu se vuoi, come ieri…
- Bruno… Non svegliare il can che dorme…
Lei si alzò agilissima e si mise tra noi, lasciandomi il tempo di dare una sbirciata al suo culetto stupendo.
Avviarono il programma di foto.
Avevano deciso di cominciare con la foto dei loro culi esposti a me. Di per sé poteva essere volgare, perché mostrare le pudenda così sfacciatamente non è mai erotico. Ma in quel caso avevano voluto mettere in evidenza che senza il mio intervento il servizio sarebbe stato insipido. Certo che l’idea che i due modelli fossero lì con me, era certamente intrigante. Si stavano mostrando così come li avevo fotografati. Ma non provai imbarazzo, così come non lo stavano provando loro.
Le foto che seguirono erano una bella selezione tra le migliori pose, ma anche per loro il pompino giocava un ruolo fondamentale. Lo avevano montato in tutte le pose possibile. Visto che lei ubbidiva a me, era come se fossi stato io a fare il pompino a lui…
Distolsi il pensiero e continuai a guardare. La scelta delle foto era proprio azzeccata e ne veniva fuori davvero un servizio piacevole da guardare. Non dico che fosse per educande, ma certamente era erotico e non porno.
Il programmino finì con lei che aveva una goccia che pendeva dal labbro inferiore. Era sperma. Lei aveva gli occhi socchiusi, come in estasi. La goccia era vezzosa. Quando gli avevo detto di venire come volevano, entrambi avevano optato per il pompino. In una foto è difficile riprendere lo sperma che si getta in bocca, ma quella gocciolina che avevo immortalato era ampiamente rivelatrice.
- Sono stato indiscreto? – Chiesi quando la presentazione finì.
- Assolutamente no, - rispose lui. – E’ stato tutto così eccitante che siamo ancora frastornati…
Alessandra aveva annuito sorridendo.
- A te le foto che sono piaciute di più quali sono?
- Quella iniziale. I vostri culi sono davvero invitanti…!
- Ah-Ah! Non avevo dubbi, - fece lei. – E cosa ci trovi di tanto erotico nel culo?
- Beh, il mio desiderio è di farci di tutto. Palpare, sculacciare, pizzicare, accarezzare, sodomizzare, violare, mordere, frustare, penetrare… E chi più ha idee, più ne metta.
- E il pompino? – Chiese lei.
- Senti, è meglio non parlarne. E’ da un po’ che non faccio sesso e…
- Valà? – Sorrise maliziosamente. - Vuoi accarezzare ancora il mio culetto?
Si alzò in piedi, in modo da invitarmi a guardare senza mostrare nulla.
- Alessandra, certo che sì, ma è meglio di no. Bruno, dille tu qualcosa. E’ la tua donna…
- Senti, - rispose invece lui. - Che ne diresti di posare tu al posto mio?
Rimasi in silenzio, sperando che si spiegasse meglio da solo. Ma rimase zitto e quando lo guardai mi sorrideva malizioso anche lui.
- Mi stai proponendo di andare a letto con tua moglie? – Chiesi allora.
Guardai anche lei. Ci guardammo a tre. Un momento topico, in cui chiunque poteva rovinare tutto.
- Sentite, - dissi. – Io mi trovo molto bene con voi ed è da tanto tempo che non ho nuovi amici. Ieri mi avete cambiato la vita in un momento di difficoltà psicologica causata dal mio lavoro e mi sento onorato della vostra fiducia.
Continuavano a guardarmi in silenzio.
- Mi avete concesso delle intimità che non ho mai avuto da una coppia e la cosa mi lusinga. Per farla in breve, io diventerei matto a scopare Alessandra, ma non voglio assolutamente incrinare questa preziosa amicizia che è nata tra noi da 24 ore…
- Sei una brava persona. - Disse finalmente Bruno. – Chiunque avrebbe provato a scopare mia moglie ieri e l’avrebbe fatto senza remore. Oggi te l’ho proposto io.
Adesso rimasi io a guardarlo, senza osare a guardare lei.
- La mia proposta è seria. Ne abbiamo parlato io e Alessandra. Abbiamo scopato tutta la notte grazie a te. A lei piaci da morire e, per quanto ti possa sembrare strano, piaci molto anche a me. Non vorrei che mi giudicassi male, ma mi emoziona l’idea di vederla tra le tue braccia… In altre parole, vorremmo che venissi a letto con noi.
- Ragazzi, - dissi, forse perché la mia educazione affiorava in maniera prepotente. – Faccio una proposta. Io domani sera parto per un’altra missione giornalistica pericolosa. Vado nel Corno d’Africa. Torno venerdì prossimo. Se la pensate ancora come adesso, vorrei diventare il vostro amante. L’amante di tutti due, di coppia.
- Più parli e più ti desideriamo, - disse lui, mentre la moglie annuiva, quasi commossa.
- Parti domani sera? – Chiese preoccupata Alessandra.
- No, parto all’alba del giorno dopo, ma la sera devo andare a letto presto.
- Ti prego, stai attento… Ti abbiamo appena conosciuto…
- Ci tengo molto anch’io, - dissi ironicamente. - Se me lo consentite, in viaggio mi guarderò il montaggio delle foto che mi avete dato.
- Certo! Le guarderemo anche noi. Scopando alla tua salute!
- Posso salutarvi in modo più caloroso del solito?
Alessandra si sfilò le mutandine e si mise a portata di mano. Io la infilai sotto la maglietta e le accarezzai il culo con un piacere che non avevo mai provato prima.
- Togliti i bermuda anche tu. – Dissi ad Bruno.
Ubbidì e si tolse anche lui le mutande. Io li abbracciai stando in ginocchio, con la testa in mezzo ai due e le mani sui loro sederi. Il pene di lui era forte e coraggioso, non avevo mai appoggiato il viso al pene di un uomo. Desideravo tutti due.
- Passa la notte con noi, - dissero.
Non fui capace di impedirmelo. Ci alzammo e andammo in camera.

- Vieni qui, - dissi ad Alessandra, sicuro di me. – Stai in piedi.
Le sfilai la T-shirt in un attimo e le ordinai di tenere la mani sopra la testa. Poi le palpai le tette, mi inginocchiai e in un attimo le sfilai anche il tanghino. Poi le allargai le gambe, le presi la figa in mano e passai le dita nel solco del culo, fino a toccarle il buco. Gemette come il giorno prima, mentre suo marito continuava a scattare foto.
Mi spogliai in un baleno, ostentando la mia erezione. La presi in braccio e la misi sul letto. Anche la scena vuole la sua parte.
Sdraiata pancia un su, la abbracciai e la baciai come al solito quando faccio sesso con una donna, indifferente alla presenza di suo marito fotografo. Con le mani mi portai nuovamente al buco del culo, come se volessi tenermi lì. Quando le poggiai il cazzo alla figa, si schiuse e mi mise le gambe attorno alla schiena. La penetrai con facilità, nonostante il mio pene sia di dimensioni piuttosto notevoli. Dopo alcune battute, cominciai a svoltolarla come avevo fatto fare a suo marito per ragioni di scena. La misi su un fianco, le feci raccogliere una gamba, mi sedetti sull’interno della coscia rimasta diritta e la penetrai così. Poi le raddrizzai la gamba per girarla del tutto senza sfilare l’uccello. Lei obbediva docilmente, consapevole che sapevo fare quello che volevo. Quando la trovai pancia sotto, la sollevai per metterla alla pecorina, le allargai le gambe per metterla all’altezza giusta e la penetrai di nuovo così. Dopo qualche botta istituzionale però la sdraiai, le strinsi le gambe portando le mie all’esterno delle sue, le presi i polsi e glieli tenni fermi dietro la schiena con una mano. Con l’altra le presi i capelli della nuca e, bloccata così, cominciai a montarla per venire. Lei l’aveva capito e aveva cominciato a venire per godersela insieme a me.
E difatti venimmo insieme, mentre suo marito eternava le nostre performance con la macchina fotografica.
La riempii di sperma.
Mi girai di lato e mi lasciai andare a pancia in su.
Suo marito pose la macchina fotografica e restò a guardarci.
- Dai, - gli dissi. – Vieni qui con noi.
Si denudò in un attimo come se non avesse aspettato altro e si buttò al mio lato. Alessandra si girò anche lei, per mettersi dall’altro lato. A quel punto avevo lei a sinistra e lui a destra. Tutti due avevano il viso nelle mie ascelle. Fui contento di essermi fatto la doccia, anche se so che qualcuno ama il sudore perché dà il senso della realtà.
Lei aveva accavallato una gamba sulla mia, facendomi sentire l’increspatura della figa. Lui, dall’altra mi aveva appoggiato il cazzo sulla coscia. Ero felice che piacesse anche a Bruno.
Respiravo col fiatone, mentre i due cominciarono a baciarmi l’interno delle ascelle. La presenza del suo cazzo duro mi faceva stranamente sembrare di averlo ancora in erezione.
Mi sentivo nel paradiso. Mi avevano fatto dimenticare l’inferno da dove ero venuto.
- Ragazzi - dissi in tutta serenità, - vi amo…
-Anche noi, - dissero uno alla volta.
Era come se avessi dato il via a una seconda fase, per quanto troppo ravvicinata.
Lei alzò il viso e venne a baciarmi il collo, fino a portarsi alla bocca. Sistemò le tette sul mio petto e cominciò a farmi sentire la sua presenza liscia e femminile.
Lui invece abbassò la testa fino a portarsi al mio uccello che, stremato, era in posizione di riposo. Sentii il suo fiato sul cazzo e la cosa mi diede un inaspettato vigore che proprio non immaginavo. Quando senti l’alito di una donna, capsici che sta per prenderlo in bocca. Ma lui?
Lui pian piano fece lo stesso.
Cominciò baciandomi l’inguine, poi il pene, per poi leccarlo come per farlo rinvenire. Alessandra si dava da fare par aiutarlo e io le misi una mano sul culo, proprio per aiutarmi anch’io. Ma quando mi sentii scoprire il glande abbassando il prepuzio, l’uccello non volle sentire ragioni e si rizzò resuscitando da morte apparente.
Vedendo risultati, Bruno partì dalle palle e le leccò come poche donne sanno fare, mordicchiò e leccò fino a prendere in bocca il glande. Quindi lo prese del tutto in bocca fino a portarselo alla gola.
Sua moglie, come se avesse capito dove era arrivato il marito, cominciò a baciarmi con la lingua in bocca.
Proseguimmo così, finché d’un tratto non cominciai a gemere di piacere e, dopo una serie di contrazioni premonitrici, cominciai a espellere sperma a fiotti nella bocca di Bruno. Lui continuò anche dopo che gli chiesi di smettere, ma lo fece solo per raccogliere il seme che era sfuggito alle sue fauci.

Avevo fatto sesso abbastanza, ma Bruno no. Lui non era venuto e giustamente voleva la sua parte di polluzione. Dovevo ricordarmi che eravamo due maschi, ognuno dei quali con esigenze da maschio.
Scattai qualche foto, poi decisi di aiutare Bruno, che la stava montando come piace a me quando voglio venire. Lei sotto, sdraiata pancia in giù con le gambe unite e lui sopra, con le gambe di lato a quelle di lei. Il cazzo le stava entrando nel più naturale dei modi.
Decisi di aiutarlo e gli feci prendere sua moglie per i polsi dietro la schiena e per i capelli della nuca. Quando Alessandra gemette nuovamente, accarezzai il solco del culo di Bruno. Fu estremamente piacevole sentire i suoi glutei che lavoravano per chiavarla.
E, quando sentii che stava per venire, gli feci pressione col dito sul buco del culo.
Venne anche lui alla grande.

(Continua)
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