tradimenti
L'ho inculata (storia vera)


03.04.2025 |
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"La solita routine, la stessa macchina, lo stesso tragitto..."
Il giovedì era sempre lo stesso. La solita routine, la stessa macchina, lo stesso tragitto. Ma quel giorno, qualcosa era diverso. Qualcosa di oscuro, di primordiale, mi aveva preso. Il mio cazzetto, piccolo ma largo, pulsava già nel momento in cui avevo messo in moto. La mente mi correva veloce verso Claudia, verso il suo corpo prosperoso, i suoi fianchi larghi, quel culo sodo che sembrava fatto apposta per essere preso con forza. E il ciuffetto di peli neri, sempre lì, ben curato, come un’invocazione alla lussuria.
Quando suonai il campanello, il cuore mi batteva forte. Ding-dong. La porta si aprì e lì, davanti a me, c’era lei. Claudia. Con un perizoma bianco che sembrava fatto apposta per sottolineare quelle curve che mi facevano impazzire. I suoi capelli castani erano sciolti, gli occhi marroni scintillavano di un misto di desiderio e malizia.
“Marco, porco,” mi disse, accarezzandomi il viso con una mano mentre con l’altra mi trascinava dentro. La porta si chiuse alle mie spalle e già sentivo il sangue correre veloce, concentrandosi tutto nel mio cazzetto, ormai durissimo. Il suo bacio fu vorace, la lingua si intrecciò alla mia in un gioco crudele ma irresistibile.
“Entra,” mi sussurrò, ma io non avevo bisogno di essere invitato due volte. La spinsi contro il muro, le mani sulle sue anche, sentendo il calore del suo corpo attraverso il tessuto sottile del perizoma. Ma non era abbastanza. Non lo era mai.
La butto sul pavimento senza preavviso. Lei emette un gemito di sorpresa, ma io non ho intenzione di lasciarle il tempo di pensare. Afferro il perizoma e lo sposto di lato, esponendo il suo culo perfetto. Non aspetto, non lubrifico, non c’è bisogno. Il mio cazzetto è già pronto, duro come una roccia, e senza esitazione glielo infilo dentro.
“AH! Marco, no! Mi fai male!” urlò, le mani che cercavano di spingermi via, ma io le blocco facilmente. Le mie mani sono forti e la tengono ferma, immobile, mentre inizio a muovermi dentro di lei con una ferocia che non riesco a controllare.
“Sei una troia, Claudia,” le sibilo all’orecchio, sentendo il suo corpo contrarsi sotto di me. “Sai che ti piace, non fare la frignona.”
Lei cerca di divincolarsi, ma io la tengo ferma, continuando a incularla con una violenza che non aveva mai conosciuto prima. Gli schiaffi che le do sui glutei fanno eco nella stanza, mischiandosi ai suoi gemiti di dolore e di qualcos’altro che inizia a emergere.
“Bastardo!” grida, ma io non mi fermo. La sua resistenza mi eccita ancora di più.
“Porca, sei una puttana ” le dico, sentendo il suo culo stringersi intorno al mio cazzetto. “È questo che vuoi, no? Essere scopata come una troia?”
Lei non risponde, ma sento che il suo corpo sta cambiando. Il dolore iniziale si sta mescolando a qualcosa di diverso, di più profondo. Le mie mani le afferrano i fianchi, le dita che si affondano nella sua carne mentre continuo a penetrarla con forza, senza pietà.
“Marco, smettila…” gemette, ma la sua voce era fiacca, quasi supplichevole.
“No,” risposi, sentendo il mio cazzetto pulsare dentro di lei. “Sei una troia e le troie vengono trattate come meritano.”
Lei urla di nuovo quando le do un altro schiaffo, ma questa volta il suono è diverso. C’è piacere in quell’urlo. Mi accorgo che il suo corpo sta reagendo, nonostante il dolore. Il sangue che esce dal suo culo mi eccita ancora di più, e sento che il mio cazzetto è sporco, ma non mi importa.
“Sei tutta mia, Claudia,” le sussurro, aumentando il ritmo. “Sei la mia troia, e io ti romperò il culo.”
Lei geme, un suono misto di dolore e piacere, mentre continuo a scoparla selvaggiamente. Il mio cazzetto è ormai vicino all’orgasmo, e so che non resisterò ancora a lungo.
“Marco, ti prego…” lei urla di dolore. "Fermati,mi fai davvero male".
Io continuo a incularla come una cagna.
"Marco mi fai maleeee,bastaaaa".
Ma io non ho intenzione di fermarmi. Non ancora.
Mi fermo un attimo, osservandola con uno sguardo che non lascia spazio a dubbi. Claudia è distesa sul pavimento, il trucco ormai sciolto dalle lacrime di dolore. Eppure, c’è qualcosa nei suoi occhi che mi sfida, un sorriso appena accennato che mi fa venire voglia di spingermi ancora più oltre. Deve sapere chi comanda qui.
“Ti piace, eh, troia?” le sibilo, afferrandola per i capelli e tirandola su con decisione. “Vuoi ancora di più?”
Claudia non risponde, ma il suo respiro accelerato e il tremolio delle labbra tradiscono la sua eccitazione mista a paura. La trascino verso la porta finestra, dove la luce del sole filtra attraverso le tende, illuminando il suo corpo sudato e tremante. Sarà uno spettacolo degno di essere visto.
“Mettiti a quattro zampe,” le ordino, senza lasciare spazio a obiezioni. “Ora.”
Claudia obbedisce, lentamente, dolorante,ma non c’è resistenza in lei. La posizione mette in risalto il suo culo sodo, ancora segnato dalle mie mani e dal sangue che continua a macchiare la sua pelle. È uno spettacolo troppo bello per resistervi.
Mi inginocchio dietro di lei, afferrando i suoi fianchi con una presa ferrea. Il mio cazzetto è già durissimo, pronto a riprendere ciò che ho iniziato. Questa volta sarà ancora più duro, Claudia.
“Sei pronta, cagna?” le chiedo, mentre poso la punta del mio cazzo sul suo buco stretto. “Vuoi che ti sfondi di nuovo?”
Claudia emette un gemito, un suono che mi fa impazzire. Non un sì, non un no, ma qualcosa che suona come una resa. È quello che voglio sentire.
Con un movimento deciso, mi infilo dentro di lei, senza preavviso, senza pietà. Claudia urla, ma io non le do il tempo di lamentarsi. Afferrando i suoi fianchi con ancora più forza, inizio a scoparla con un ritmo selvaggio, ogni spinta più violenta della precedente. Il suo culo è stretto, così stretto che quasi mi fa male, ma non me ne importa nulla.
“Sei la mia troia,” le ringhio, mentre le mie palle sbattono contro le sue cosce. “Ti piace essere scopata così, eh? Ti piace sentire il mio cazzetto nel tuo culo sporco?”
Claudia non risponde, ma il suo corpo lo fa per lei. Ogni volta che la penetro, un brivido le attraversa la schiena, e un gemito mi sfugge dalle labbra. Sta finalmente godendo, la puttana.
Le mie mani scivolano lungo la sua schiena, afferrandole i capelli e tirandoli con forza. “Dillo, Claudia,” le ordino, mentre continuo a sfondarla. “Dimmi che sei una cagna, che ami essere scopata così.”
“Sì…” riesce a sussurrare, tra un gemito e l’altro. “Sono una cagna… la tua cagna…”
La sua ammissione mi eccita ancora di più. Affondo ancora più a fondo dentro di lei, sentendo il suo corpo contrarsi intorno al mio cazzo. Sta per venire, la troia.
“Vieni, Claudia,” le ordino, aumentando il ritmo. “Vieni per il tuo padrone.”
Claudia obbedisce, il suo corpo si contrae violentemente mentre un orgasmo la travolge. Sento la sua figa bagnarsi ancora di più, il calore che si diffonde attraverso il suo corpo. È una sensazione incredibile.
Ma io non sono ancora finito. Continuo a scoparla, ignorando il suo corpo che si contrae ancora per l’orgasmo. Voglio sentire io il mio, voglio sentire la mia sborra riempirle il culo fino all’orlo.
“Prendi tutta la mia sborra, troia,” le sibilo, mentre sento l’orgasmo avvicinarsi. “Sarai piena di me.”
Con un ultimo colpo violento, esplodo dentro di lei.
La mia sborra riempie il suo culo già sfondato. Un gemito mi sfugge dalle labbra, mentre il mio corpo si scuote per l’intensità dell’orgasmo. È stato fantastico.
Mi tiro fuori lentamente, osservando la sborra che cola dal suo buco. Uno spettacolo degno di un trofeo.
Claudia è ancora a terra, tremante, il respiro affannoso. Ma c’è qualcosa nel suo sguardo che mi dice che non è ancora finita. Vuole di più.
La faccio girare, obbligandola a guardarmi negli occhi. “Ora apri la bocca,” le ordino, mentre mi sistemo di fronte a lei. “È il momento di bere.”
Claudia obbedisce, aprendo la bocca con un’espressione che sembra quasi rassegnata. Le piace, la troia.
Inizio a pisciare, il mio getto che entra direttamente nella sua bocca. Claudia non si tira indietro, anzi, sembra quasi volerlo bere tutto. È una cagna perfetta.
“Bevi tutto,” le dico, mentre continuo a pisciare. “È quello che meriti.”
Claudia obbedisce, ingoiando ogni goccia con un’espressione che non riesco a decifrare. Forse è piacere, forse è rassegnazione. Non importa.
Quando ho finito, la lascio lì, tremante, con il mio liquido che le cola ancora dalle labbra. È stata una sessione incredibile.
“Sei stata brava, cagna,” le dico, accarezzandole i capelli. “Ma non è ancora finita.”
Claudia mi guarda con occhi che chiedono ancora, che vogliono ancora di più. E io glielo darò.
La afferro per i capelli, tirandola su con decisione. “Adesso è il momento di scoparti la figa,” le sibilo, mentre la porto verso il divano. “Sarà ancora più duro di prima.”
Claudia non protesta, anzi, sembra quasi desiderarlo. È una cagna nata, e io sono qui per ricordarglielo.
La getto sul divano, afferrando le sue cosce e aprendole senza tanti complimenti. La sua figa è bagnata, pronta per me. È il momento di riprendere ciò che mi appartiene.
“Sei pronta, troia?” le chiedo, mentre poso la punta del mio cazzo sulla sua figa. “Vuoi che ti sfondi anche qui?”
Claudia annuisce, un movimento lieve ma inequivocabile. È tutto quello che mi serve.
Con un movimento deciso, mi infilo dentro di lei, sentendo il suo corpo accogliermi con un calore che mi fa impazzire. Questa puttana è tutta mia.
“Adesso urla per me, Claudia,” le ordino, mentre inizio a scoparla con un ritmo selvaggio. “Fammi sentire quanto ti piace.”
Claudia obbedisce, i suoi gemiti che riempiono la stanza, mentre io continuo a sfondarla senza pietà. È il suono della mia vittoria.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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