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Lui & Lei

Io e Claudia 1° cap.(storia vera)


di Membro VIP di Annunci69.it cazzobonsai69
24.03.2025    |    987    |    4 9.6
" "Cosa sta pensando?" mi chiedevo..."
Come tutto ebbe inizio tra me e Claudia. Storia vera.

Premetto che mi piace fare escursioni in mountain bike nella mia zona. Abitando a ridosso delle Alpi Apuane, ci sono molti sentieri dalle mie parti.

Un pomeriggio di fine aprile, iniziai a pedalare su un sentiero sopra i monti della Versilia. Vestito da ciclista leggero per il primo vero caldo primaverile, casco allacciato e ben stretto, mi lanciai giù per lo sterrato in una discesa impegnativa.

All'improvviso persi il controllo della bici e caddi rovinosamente a terra. Dolorante, cercai di rialzarmi e vidi che i pantaloncini erano strappati sul ventre e avevo escoriazioni in più parti del corpo. Quello che mi preoccupava più di tutto era come tornare a casa mezzo nudo e sanguinante.

Cercai di mettermi la mantella che normalmente uso per proteggermi dal vento a mo' di pareo e mi avviai a casa. Per fortuna avevo una bici a pedalata assistita e riuscii ad arrivare, nonostante i dolori e le varie escoriazioni. Decisi di andare al pronto soccorso, vestito com'ero. Mi portai solo un cambio di vestiti da indossare dopo essere stato medicato.

Arrivato, saltai la fila all'accettazione e mi fecero entrare subito in uno studio medico. Poco dopo, entrò un medico per la prima visita.

"Allora, vediamo che cosa si è fatto, signor Marco. Mi faccia vedere e intanto mi racconti quanti anni ha e come è successo!" Il medico era un giovane tirocinante molto gentile.

Io, con voce dolorante per la botta e le escoriazioni, iniziai a rispondere alle sue domande. "Ho cinquant'anni e sono caduto in bici. Sono scivolato sui ciottoli e mi sono fatto male nel basso ventre, al ginocchio e al braccio destro."

"Bene, devo tagliare tutto il pantaloncino per visitarla e successivamente farla medicare. Qui il tessuto è tutto attaccato. Dovrò tagliare tutta la stoffa. È stata una brutta caduta, ma non ci dovrebbero essere danni rilevanti, a parte le escoriazioni e il sangue che sembra già coagulato." Il tono del medico era molto professionale e non mi fissava. Era intento a tagliare tutto il vestiario.

Io ero molto imbarazzato nonostante il dolore che provavo. Ero nudo, con il mio "cazzettino" che sembrava ancora più piccino dei suoi normali sei centimetri. I peli erano più lunghi del mio "cazzetto".

Togliendosi i guanti di lattice, si rivolse a me dicendomi: "Non sembra esserci nulla di serio, faccio entrare qualcuno per medicarla e disinfettare le ferite". Mi diede un telo verde per coprirmi e uscendo, socchiuse la porta.

Finalmente non mi sentii più nudo e imbarazzato e riuscii a sdraiarmi sul lettino in attesa della medicazione. Poco dopo sentii la porta aprirsi ed entrò l'infermiera... Non potevo crederci, era Claudia.

Claudia è un'amica di famiglia da quando i nostri bambini hanno iniziato ad andare alla scuola materna. Ci vediamo al parco per farli giocare, per le feste di compleanno e molto spesso usciamo insieme con i nostri rispettivi partner. Claudia è molto più giovane di me, ha trentacinque anni, un fisico asciutto ma fianchi larghi. Ha un seno prosperoso e capelli lunghi castani. Occhi profondi marroni. Devo ammettere che mi è sempre piaciuta e l'ho sempre trovata molto sexy.

Non credevo proprio di trovarla di turno al lavoro. Ero sorpreso e pure lei sembrava molto sorpresa a vedermi lì, sul lettino medico con un telo verde che copriva le mie gambe.

“Accidenti!” esclamò Claudia, alzando il lenzuolo verde che mi copriva. I suoi occhi marroni si allargarono per un attimo, e io sentii il calore dell’imbarazzo salirmi alle guance. "Che abbia visto?" pensai, mentre il mio minuscolo "cazzetto", già piccolo di suo, sembrava essersi rannicchiato ancora di più a causa del dolore.

“Cosa ti è successo, Marco?” mi chiese, con un tono di voce che cercava di essere professionale, ma che nascondeva un’ombra di malizia. Claudia… era un’amica di famiglia e mai mi aveva visto senza vestiti, nemmeno in costume.

Le raccontai brevemente della mia caduta in mountain bike sulle colline delle Alpi Apuane, dei pantaloncini quasi rotti e del sangue che mi aveva coperto l’inguine, il ginocchio e il gomito. Lei annuì, concentrata, mentre preparava il necessario per medicarmi.

“Allora, vediamo,” disse, avvicinandosi con un vassoio di strumenti medici. “Iniziamo dal ginocchio.”

Mentre mi medicava il ginocchio, cercavo di distogliere lo sguardo, ma era impossibile non notare il suo viso così vicino al mio corpo. Quei capelli castani lunghi, quei fianchi larghi, quel seno prosperoso… Era tutto troppo vicino, troppo intenso.

“Dai, non è così male,” mi sussurrò, con un sorriso che sembrava dire più di quanto le parole potessero esprimere. Continuò a medicarmi, passando dal ginocchio al ventre, e ogni suo tocco era come una scossa elettrica.

“Devo controllare anche qui,” disse, indicando l’inguine. Il mio cuore iniziò a battere più forte. "Ecco che arriva al cazzettino," pensai.

Con delicatezza, spostò il mio minuscolo "cazzetto" più volte, mentre medicava le escoriazioni intorno. Io ero talmente imbarazzato che non riuscivo a guardarla, ma sentivo il suo sguardo su di me. "Cosa sta pensando?" mi chiedevo.

“Marco, non preoccuparti,” mi disse, mentre continuava a medicarmi. “È tutto normale."

Ero in completo imbarazzo. Io che di solito facevo lo "splendido" con lei ogni volta che ci incontravamo, che facevo il vero macho, l'uomo virile, e ora ero lì, davanti ai suoi occhi, nudo con il mio minuscolo "bonsai". Lei starà sicuramente pensando "ma guarda questo!"

“Marco, ti ho detto di non preoccuparti,” mi disse nuovamente, mentre continuava a medicarmi. “È tutto a posto! Tranquillo!.”

La sua voce era rassicurante, ma c’era qualcosa nel tono che mi faceva sentire ancora più a disagio. Era normale? O stava solo cercando di calmarmi?

Poi, senza volerlo, sentii una lieve erezione iniziarsi a formarsi. "Oh, no. Non ora."

Claudia se ne accorse immediatamente e mi guardò con quegli occhi marroni che sembravano sapere sempre tutto. “Non ti preoccupare, Marco,” mi disse, con un sorriso che mi fece sentire ancora più imbarazzato. “È normale. Vuol dire che tutto funziona come dovrebbe.”

La sua mano continuava a muoversi delicatamente, medicandomi con una precisione che sembrava quasi voluta. Ogni suo tocco era come un’esperienza nuova, e io non sapevo se guardare lontano o continuare a fissarla.

“Claudia,” iniziai a dire, ma lei mi interruppe con un dito sulle labbra.

“Shh, tranquillo. Non c’è bisogno di dire nulla.”

Il suo tono era veramente rassicurante, ma c’era una malizia nei suoi occhi che non riuscivo a decifrare. "Cosa sta succedendo?" mi chiedevo.

“Devo controllare anche qui,” disse, indicando di nuovo l’inguine. Il mio cuore iniziò a battere ancora più forte. "Eccola che arriva al punto," pensai.

Con delicatezza, spostò il mio minuscolo "cazzo" più volte, mentre medicava le escoriazioni intorno. Io ero talmente imbarazzato che non riuscivo a guardarla, ma sentivo il suo sguardo su di me. "Cosa starà pensando?" mi chiedevo.

“Marco, te l'ho già detto, non preoccuparti,” mi disse, mentre continuava a medicarmi. “È tutto normale. Vuol dire che non si è rotto nulla e che funziona. Anzi, devi esser contento.”

La sua voce era rassicurante, ma c’era qualcosa nel tono che mi faceva sentire ancora più a disagio. Era normale? O stava solo cercando di calmarmi?

"Oddio, come sarà rincontrarci, ora che sa che ho un cazzo minuscolo," pensai.

Claudia sorrise mentre terminava la medicazione, il suo sguardo malizioso fisso su di me. “Ecco, fatto,” disse, posando le mani sui fianchi. “Sei un vero guerriero, Marco. Anche se…” La sua voce si fece più bassa, quasi sussurrando, “non mi aspettavo di trovarti in queste condizioni.”

Il mio volto si infuocò. Non sapevo se si riferisse alle ferite o a qualcos’altro. Lei sembrava divertita, come se stesse godendo del mio imbarazzo. “Grazie, Claudia,” mormorai, cercando di distogliere lo sguardo. Ma i suoi occhi marroni mi tenevano incollato, come se volessero leggere ogni mio pensiero.

Mi coprii con il lenzuolo verde, ma lei lo abbassò di nuovo con un gesto deciso. “Non ancora, Marco. Devo fare un’ultima cosa.” La sua voce era calma, ma c’era una sottile sfumatura di presa in giro in lei che non riuscivo a ignorare.

“Cosa devi fare?” chiesi con il cuore che batteva all’impazzata. Mi sentivo completamente esposto, sia fisicamente che emotivamente. Claudia si avvicinò ancora di più, il suo seno prosperoso quasi a sfiorarmi. Prese un batuffolo di cotone, si mise nuovamente i guanti e iniziò a pulire delicatamente l’area intorno al mio "cazzettino". Ogni suo movimento era preciso, ma c’era una lentezza che mi faceva salire il calore in volto.

“Devo assicurarmi che non ci siano infezioni,” disse, con un tono professionale che contrastava con il calore del suo respiro sulla mia pelle. Spostò ancora una volta il mio cazzo e il tocco delle sue dita era leggero tanto da farmi trattenere il respiro. Ero completamente in suo potere, e lo sapeva.

“Claudia, forse… forse posso farlo da solo,” balbettai, cercando di mantenere un barlume di dignità. Ma lei scosse la testa, un sorriso complice sulle labbra.

“Non ti preoccupare, Marco. Sono qui per aiutarti.” La sua mano si fermò per un istante, come se stesse valutando qualcosa. Poi, con una dolcezza che mi fece venire i brividi, mi sfiorò leggermente. “Vedi? Tutto a posto. Non c’è nulla di cui vergognarsi.”

Il mio corpo reagì, un’onda di piacere che mi travolse nonostante il mio imbarazzo. Claudia sorrise piano, con un suono caldo e rassicurante. “È normale, Marco. Non ti preoccupare."

Sorrise guardandomi fisso negli occhi. Ma io non potevo fare a meno di sentirmi umiliato. Lei aveva visto tutto, toccato tutto. E quella sua risata, quel sorriso malizioso, mi facevano sentire ancora più esposto. “Claudia, per favore…” cercai di protestare, ma le parole mi morirono in gola quando i suoi occhi incrociarono i miei.

“Marco, sei un uomo, e io sono un’infermiera. Questo fa parte del mio lavoro.” La sua voce era calma, ma c’era una sfumatura di sfida nel suo sguardo. Sapeva esattamente che effetto mi stava facendo. “Non devi sentirti a disagio con me. Poi ci si conosce da una vita e si è sempre scherzato tra di noi. Stai tranquillo e sereno”.

Mi sentivo come se stesse giocando con me, come se ogni sua parola e ogni suo tocco fossero calcolati per farmi perdere il controllo. Eppure, non potevo fare a meno di desiderare che continuasse. “Claudia, io… io non so cosa dire.”

Lei sorrise ancora, posando il batuffolo di cotone sul vassoio. “Ancora? Non devi dire nulla, Marco. Basta che ti rilassi e ti lasci curare.” Si avvicinò ancora di più, il suo profumo avvolgente che mi faceva girare la testa. “Sai che posso prendermi cura di te, vero?”

Io annuii, incapace di parlare. Il suo sguardo era intenso, come se vedesse oltre le mie paure e le mie insicurezze. Era tremendamente maliziosa e sicuramente stava giocando con le mie paure e il mio imbarazzo. “Bene. Allora lascia fare a me.” Con un ultimo tocco delicato, si allontanò, lasciandomi solo con i miei pensieri confusi.

Claudia aveva finito, ma il mio imbarazzo non era finito. Guardai il soffitto, cercando di calmare il tumulto dentro di me. Lei stava riordinando gli strumenti, il suo movimento fluido e sicuro. “Marco,” disse all’improvviso, voltandosi verso di me. “La prossima volta che vai in montagna, magari fai più attenzione, sì?”

La guardai, cercando di capire se stesse scherzando o se ci fosse qualcosa di più nel suo tono. Lei sorrise, un sorriso che sembrava promettere chissà cosa. “Non voglio ritrovarti in queste condizioni troppo spesso. Anche se…” Una pausa, uno sguardo che mi trapassò. “Non è stato del tutto spiacevole incontrarti. Ma magari la prossima volta si fa come sempre al bar per la colazione?"

Il mio cuore si fermò per un istante. Cosa voleva dire esattamente? Stava giocando con me, o c’era qualcosa di più? “Claudia, io…”

Ma lei alzò una mano, interrompendomi. “Riposati, Marco. Prenditi cura di te e prendi gli analgesici. Riposati un po' e, se hai bisogno di qualcosa, sai dove trovarmi.” Con un ultimo sorriso malizioso, si voltò e uscì dalla stanza, lasciandomi solo con i miei pensieri e con una parziale erezione che non accennava a diminuire.

Che diavolo era appena successo? Mi sentivo come se fossi stato sospeso in un limbo tra l’imbarazzo e l’eccitazione. Claudia aveva toccato ogni parte di me, eppure non era stato solo un atto medico. C’era stato qualcosa di più, qualcosa che non riuscivo a definire.

Chiuse la porta con delicatezza, e il rumore del suo passo si allontanò nel corridoio. Io rimasi lì, il cuore ancora in tumulto, incapace di credere a quanto fosse andata oltre il semplice dovere di un’infermiera. Lei mi aveva visto, toccato, e sapeva esattamente cosa stava facendo.

Ora sapeva benissimo com'ero, le micro dimensioni del mio pene. Claudia mi era sempre piaciuta, ma ora con che coraggio ci avrei provato con lei? Magari per essere deriso? Magari suo marito è super dotato e io con che coraggio ci avrei provato? Mi sentivo umiliato e triste...ma allo stesso tempo eccitato per i suoi tocchi.

E poi ripensavo e ripensavo, "E ora, cosa sarebbe successo? Avrei potuto guardarla negli occhi la prossima volta che ci fossimo incontrati? O il mio imbarazzo sarebbe stato troppo grande?"

Mentre questi pensieri mi giravano nella mente, sentii un’ondata di calore salirmi lungo il corpo. Claudia aveva acceso qualcosa dentro di me, e non sapevo come spegnerlo.

La porta si aprì di nuovo, e mi voltai di scatto, sperando che fosse tornata. Ma era solo un’altra infermiera, con un vassoio di medicinali. “Signor Marco, deve prendere queste pillole,” disse con un sorriso gentile.

Io annuii, cercando di nascondere il mio imbarazzo e cercai di non pensare più a Claudia.

Continua…

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