Lui & Lei
Alice l'estetista (Storia vera)


04.04.2025 |
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"“Marco, è meglio che tu ti sciacqui quei residui di olio, ” disse, con un tono che non ammetteva repliche..."
Prefazione: questo racconto è una continuazione dei racconti "io e Claudia."Ero in piedi davanti a Claudia, le mani già appoggiate sull’orlo del tavolo della cucina, mentre cercavo di formulare la mia richiesta senza sembrare troppo imbarazzato. Avevamo passato mesi a parlare di tutto, ma chiederle di depilarmi era una cosa totalmente nuova. Mi sentivo un po’ stupido, ma non potevo continuare a fare mountain bike con il sedere pieno di peli. Era fastidioso, scomodo, e ormai avevo deciso: dovevo liberarmene. Del tutto.
“Claudia…” iniziai, tirandomi su i pantaloncini da ciclismo come se mi dessero ancora prurito. “Mi faresti un favore? Sai, con la depilazione…?”
Claudia alzò un sopracciglio, un sorrisetto già stampato sulle labbra. “Marco, ma che cazzo dici? Io non so depilare, sono un’infermiera non un'estetista....figurati!” Rispose, facendo un gesto con la mano come a scacciare via l’idea. Poi, però, si mise a pensare, e vidi quell’espressione maliziosa che conoscevo fin troppo bene. Quella che significa: “Stai per cadere in una trappola, ma sarà divertente.”
“Ma aspetta” continuò lei, “conosco Alice. Lei sì che sa fare. È un’estetista. Però, sai… depila solo donne. Non so se vorrà fare un’eccezione per te.”
Claudia estrasse il telefono, iniziando a digitare un messaggio a certa Alice. Io rimasi lì, con un misto di ansia e desiderio di sapere come sarebbe andata a finire. Non avevo mai incontrato Alice prima, ma se Claudia la conosceva, sapevo che sarebbe stato interessante. Molto interessante.
Dopo pochi minuti, Claudia mi guardò con un ghigno. “Bene, Marco, hai avuto fortuna. Alice ha accettato. Hai un appuntamento per questo pomeriggio. Preparati….”
Questo pomeriggio. Il cuore iniziò a battermi più forte. Non avevo idea di cosa mi aspettava, ma il solo pensiero di spogliarmi davanti a una perfetta sconosciuta mi metteva già in uno stato di agitazione. Eccitazione.
Arrivò il momento. Claudia mi accompagnò al centro estetico di Alice, un posticino accogliente con un’atmosfera intimace accogliente. La porta si aprì, ed ecco lei: Alice. Alta, mora, con un fisico asciutto che faceva invidia a una modella. Indossava una divisa bianca troppo trasparente, lasciando intravedere un micro perizoma nero che accarezzava un culo da sogno. Notai anche un piccolo riflesso metallico, un piercing, che faceva capolino tra le sue gambe. Era lei, quella che avrebbe toccato ogni parte del mio corpo.
“Eccoti, Marco” disse Claudia, presentandomi con un tono quasi divertito. “Alice, questo è l’amico di cui ti avevo parlato. Lui ha bisogno di… un trattamento completo.”
Alice mi squadrò per un momento, gli occhi che scendevano lentamente lungo il mio corpo come se stesse già decidendo come approcciarmi. “Bene, Marco, segui me.” Disse, indicandomi un lettino al centro della stanza. “Spogliati e sdraiati a pancia in giù. Usa l’asciugamano per coprirti il sedere. Avvertimi quando sei pronto.”
Claudia e Alice uscirono dalla stanza, lasciandomi solo con i miei pensieri e il battito sempre più accelerato. Mi spogliai velocemente, sentendo il freddo dell’aria condizionata sulla pelle nuda. Mi sdraiai, posizionando l’asciugamano sui glutei, e chiamai: “Pronto.”
Alice rientrò, con Claudia dietro di lei. La prima si avvicinò al lettino, mentre Claudia decise di sedersi di fronte a me, su una sedia. Era senza slip. Allargò lentamente le gambe, il movimento così naturale ma allo stesso tempo così malizioso. Non potevo fare a meno di guardarla, di notare la sua figa rasata, con quel ciuffetto nero che sembrava quasi un invito. Stava giocando con me, e lo sapevo.
Alice iniziò a depilarmi la schiena, le sue mani si muovevano con una precisione incredibile. Ogni passaggio della ceretta sulla pelle mi faceva rabbrividire, non solo per il freddo, ma anche per la sensazione di essere totalmente sotto il suo controllo. Poi, arrivò la domanda: “Devo depilarti anche il sedere? E… il buco?”
Non ebbi il tempo di rispondere. “Sì, fallo!” esclamò Claudia, quasi rideva. “Spaccagli il culo, Alice!”
Alice mi allargò le natiche con le dita, e io sentii l’aria fresca su una zona che non era mai stata esposta in quel modo. Era già rosso, notò Alice, e rise. “Claudia, che cosa gli hai fatto fare?” chiese, continuando a ridere.
“Oh, sai, Marco è sempre alla ricerca di nuove… esperienze” rispose Claudia, con un tono così volgare che quasi mi fece arrossire ancora di più. “Forse ha già fatto un po’ di pratica.”
Io rimasi in silenzio, ma il mio corpo parlava per me. La sola vista del culo di Alice, così perfetto e vicino, e la figa di Claudia, così aperta e invitante, mi stava facendo impazzire. Sentivo l’eccitazione crescere, mentre Alice continuava il suo lavoro, passando la ceretta ancora più vicino alle zone più intime.
Quando terminò, Alice mi disse di girarmi, questa volta coprendomi il l’inguine con l’asciugamano. “Sei pronto per la parte davanti?” chiese, con un sorriso che sapeva già la risposta.
Alice mi fece girare sul lettino, il suo tono professionale mescolato a una sfumatura di malizia che non lasciava spazio a dubbi. “Tieni l’asciugamano sul pisello, Marco. Non voglio che ti faccia male,” disse, mentre mi sistemava con un gesto che sembrava più un’invocazione che una richiesta. Io obbedii, sentendo già il calore della situazione salirmi alle guance. Lei iniziò a depilarmi il petto, le mani sicure e delicate, ma l’espressione sul suo volto era tutt’altro che innocente.
Claudia, seduta di fronte a me, si mise a ridere, le gambe allargate in modo che non potessi evitare di vedere la sua figa rasata, con quel ciuffetto nero che sembrava quasi una firma. “Che ridere, Marco! Sei tutto rosso. Che hai fatto, ti sei sfregato al muretto come un cane?” La sua voce era piena di quella volgarità che sapeva rendere tutto ancora più eccitante.
Alice si fermò un attimo, guardandomi con quegli occhi scuri che sembravano sapere già tutto. “Allora, Marco, posso depilarti anche le palle e il pisello o è troppo per te?” chiese, con un tono che era quasi una sfida.
Non ebbi il tempo di rispondere che Claudia si intromise, come sempre. “Ma certo che sì! Fallo, Alice! Vediamo se il suo bonsai regge il colpo!” Rideva, ma c’era qualcosa di più nella sua voce, qualcosa che mi faceva sentire allo stesso tempo umiliato e eccitatissimo.
Alice sorrise, poi, con un gesto rapido, sfiorò l’asciugamano e lo tirò via. “Piccino ma carino,” commentò, guardandomi il cazzo moscio tra le gambe.
Claudia scoppiò a ridere, le mani sulle cosce. “Un bonsai, Alice! Un piccolo alberello che non crescerà mai!” La sua voce era così volgare che quasi mi fece arrossire ancora di più, ma allo stesso tempo, sentivo il desiderio di dimostrarle il contrario.
Alice si avvicinò di più, il suo respiro caldo che mi sfiorava la pelle. “Allora, Claudia, perché non mi aiuti? Tienimi su il cazzetto con le dita mentre lo depilo. Non voglio fargli male.”
Claudia non si fece pregare. Si alzò, si avvicinò e, con due dita soltanto, prese il mio cazzo moscio, sollevandolo come fosse un giocattolo. “Ecco qua, il bonsai. Vedi, Alice? È così piccolo che quasi mi vergogno per lui.”
Io cercai di non guardarla, ma era impossibile. La figa di Claudia era lì, così vicina, e il modo in cui mi toccava, anche se con scherno, mi stava già facendo venire una voglia pazzesca.
Alice iniziò a depilarmi, strappando la cera con movimenti rapidi. Ogni volta che Claudia spostava il mio cazzo, sentivo un fremito di piacere misto a dolore.
“Hai due palle enormi,” commentò Alice, con un tono divertito, mentre continuava il suo lavoro. Claudia rise, guardandomi con un’espressione maliziosa.
“Sì, sono sproporzionate rispetto al suo cazzetto,” disse ridendo. Le due donne incrociarono i loro sguardi, e per un momento sembrò che ci fosse un’intesa tra loro, un segreto che solo loro conoscevano. Poi, entrambe mi guardarono, e i loro sorrisi divennero ancora più maliziosi.
“Hai un cazzetto carino,” disse Alice, facendomi i complimenti in un modo che mi lasciò perplesso. Era sincera? O stava solo prendendomi in giro?
“Un cazzo bonsai,” aggiunse Claudia, ridendo ancora. “Ma funziona benissimo.” Le due scoppiarono a ridere, e io non potevo fare a meno di sentirmi un po’ umiliato, ma anche eccitato. Nonostante tutto, il loro comportamento mi stava facendo perdere il controllo.
Alice continuò a depilarmi, finché non terminò il lavoro. Il mio corpo era ora completamente liscio, ma la tensione tra noi era palpabile. Claudia rilasciava il mio cazzo, che era rimasto molle nonostante tutto, e Alice mi coprì di nuovo con l’asciugamano.
“Puoi girarti,” disse Alice, con un tono neutro. Io obbedii, sentendo l’asciugamano scivolare leggermente mentre mi muovevo. Le due donne si scambiarono un altro sguardo, e io non potevo fare a meno di chiedermi cosa stesse succedendo tra loro.
“Bene, sembra che abbiamo finito,” disse Alice, con un tono che sembrava quasi di dispiacere. Claudia si alzò, avvicinandosi a me con un’espressione che non riuscivo a decifrare.
Alice mi indicò con un gesto elegante la doccia accanto alla stanza. “Marco, è meglio che tu ti sciacqui quei residui di olio,” disse, con un tono che non ammetteva repliche. La sua professionalità era intatta, ma il sorriso che le sfiorava le labbra mi fece sentire un brivido lungo la schiena. Claudia, seduta sul divano con le gambe incrociate, annuì con un’espressione divertita.
Mi alzai dal lettino, ancora un po’ instabile, e mi diressi verso la doccia. La stanza era ampia, con pareti di specchio che riflettevano ogni dettaglio. Io potevo vederle entrambe, sedute lì, mentre loro potevano osservare la mia schiena e, inevitabilmente, il mio piccolo cazzo ancora mezzo molle. Non potevo nascondermi, e forse non volevo.
Appena entrai nella doccia, sentii il rumore dell’acqua che scorreva. Mi lavai con cura, cercando di concentrarmi sul compito, ma i miei occhi continuavano a cercare le loro figure riflesse negli specchi. Alice e Claudia stavano parlando, ridendo tra loro, e io non riuscivo a cogliere le parole. Di cosa stavano parlando?
Claudia fece un gesto con le dita, il pollice e l’indice che indicavano una piccola misura, e scoppiarono entrambe in una risata. “Stanno sicuramente parlando di me,” pensai, sentendo un calore salirmi al viso. “Del mio cazzettino."
Alice, con un movimento quasi casuale, si abbassò i pantaloni e lo slip, mostrando a Claudia il piercing metallico che aveva sulla figa. Claudia si chinò in avanti, allargando le labbra della figa di Alice per vederlo meglio. Io rimasi lì, immobile, con l’acqua che mi scorreva addosso, osservando quella scena che mi faceva eccitare in modo incontrollabile.
“Cazzo,” mormorai, sentendo il mio piccolo cazzo riprendere vita. Ero nudo, esposto, e loro lo sapevano. Alice e Claudia notarono la mia reazione e scoppiarono in una risata. “Stavano ridendo di me?* O semplicemente si divertivano a giocare con la situazione?
Non potevo fare a meno di insaponarmi, sfiorando il mio cazzo duro con la mano. Non potevo resistere. Claudia, seduta sul divano, allargò le gambe, mostrando la sua figa rasata come un’offerta silenziosa. Era un invito? O semplicemente una provocazione.
Io continuavo a masturbarmi, incapace di fermarmi, mentre loro continuavano a parlare e ridere. Claudia mostrava ad Alice il ciuffetto nero della figa e sorridevano. Non mi guardavano direttamente, ma sapevano. Sapevano che ero lì, nudo, eccitato, e ignaro di quello che stava realmente accadendo.
“Marco, tutto bene lì dentro?” chiese Alice, con un tono che sembrava innocente, ma che nascondeva un velo di malizia. Io non risposi. Non potevo. Ero troppo concentrato sulla sensazione che stava crescendo dentro di me.
“Sì,” riuscii a dire, con voce roca, mentre continuavo a strofinare il mio cazzo. Ero vicino. Gli occhi di Alice e Claudia erano su di me, attraverso gli specchi, e io non potevo fare a meno di guardarle. Claudia, con un movimento lento e provocatorio, si passò una mano tra le gambe, mentre Alice continuava a parlare, come se nulla stesse accadendo.
“Sto per sborrare,” gemetti, sentendo l’orgasmo avvicinarsi in modo inevitabile. Non potevo fermarmi. Non volevo. E poi, finalmente, esplosi, con un gemito strozzato che risuonò nella doccia. Sborrai forte, con un’intensità che mi lasciò senza fiato. Ero là, esposto, mentre loro continuavano a ridere.
Claudia si alzò dal divano e si avvicinò alla doccia con un asciugamano in mano. Non c’era nessuna proposta di sesso, nessun invito. Solo il suo sorriso divertito e il modo in cui mi guardava, come se sapesse esattamente quello che avevo provato.
“Ecco, asciugati,” disse, porgendomi l’asciugamano. Io lo presi, ancora tremante, incapace di parlare. Alice, dal divano, continuava a sistemare le sue cose, come se tutto fosse normale. Ma io sapevo che non lo era.
Claudia mi guardò per un momento, con un’espressione che non riuscivo a decifrare. Poi si voltò e tornò da Alice, sedendosi accanto a lei. E io rimasi lì, nudo, con l’asciugamano in mano, incapace di muovermi. Alice nel salutarmi mi diede un bigliettino da visita con il suo numero di cellulare, un bacio sulle guance e salutò Claudia con un bacio passionale in bocca.
Il viaggio di ritorno verso l’appartamento di Claudia fu un silenzio carico di tensione, rotto solo dal rumore del motore e dai miei pensieri che correvano senza sosta. Alice. Il suo nome rimbalzava nella mia mente insieme a quell’immagine di lei e Claudia che si baciavano, maliziosamente, come se fossero complici di un segreto che ora, forse, mi riguardava da vicino. Claudia guidava, le sue mani salde sul volante, ma ogni tanto, con la coda dell’occhio, notavo il suo sguardo scivolare su di me. Quel sorrisetto che sembrava suggerire che sapesse esattamente cosa stavo pensando.
Quando arrivammo, non ci scambiammo una parola. Salimmo le scale in silenzio, ma l’aria tra noi era elettrica, come se entrambi sapessimo che qualcosa stava per succedere. Appena varcata la soglia, non resistetti più. La presi per i larghi fianchi, sentendo la morbidezza della sua pelle sotto le mie dita. Claudia non oppose resistenza, anzi, si lasciò andare contro di me, il suo respiro che si faceva più affannoso.
“Marco…” sussurrò, ma la sua voce era già distante, soffocata dalla mia urgenza.
La spinsi contro la parete, il mio corpo che le premeva addosso mentre le mie mani scivolavano lungo i suoi fianchi, verso il suo fondoschiena. La sollevai leggermente, facendo in modo che si piegasse in avanti, in posizione di pecorina, mentre le sue mani si aggrappavano al muro per sostenersi. Il mio cazzo, già duro e pulsante, le premeva contro il sedere, e sentivo il calore del suo corpo che mi chiamava.
“Che stai facendo, stronzo?” disse Claudia, ma la sua voce era mezza risata, mezza provocazione.
“Te lo faccio vedere,” risposi, senza perdere tempo. Infilai il mio cazzetto nel suo culo,dentro di lei con un colpo secco e profondo, sentendola gemere, un misto di dolore e piacere che si mescolavano nel suo respiro. Claudia urlò, le sue dita che si stringevano contro il muro, mentre io iniziavo a incularla con un ritmo duro, selvaggio, come se volessi cancellare ogni altro pensiero dalla mia mente.
“Che cazzo, Marco! Smettila!” urlò lei, ma io non potevo fermarmi. La stavo prendendo, sentendo il suo culo stretto intorno al mio cazzo, e ogni colpo era come un’onda di piacere che mi travolgeva. Le sculacciate che le davo sul sedere risuonavano nella stanza, e ogni volta che lo facevo, lei gemeva, un suono che mi spingeva a spingere ancora più forte.
“Riesci a sentirlo, Claudia? Riesci a sentire quanto ti sto prendendo?” sussurrai, il mio respiro affannoso, mentre le mie mani si stringevano sui suoi fianchi.
“Smettila, cazzo! Fa male!” urlò lei, ma il modo in cui si muoveva, il modo in cui si piegava ancora di più sotto di me, mi diceva che forse, in qualche modo, lo stava anche godendo.
E mentre la inculavo, la mia mente vagava di nuovo verso Alice. Quell’immagine di lei e Claudia che si baciavano, le loro lingue che si intrecciavano, le loro mani che si esploravano a vicenda. Era come se stessero giocando con me, come se sapessero che, alla fine, sarei finito così, tra le gambe di Claudia, a cercare di sfogare la mia frustrazione.
“Riesci a sentirlo, Claudia? Riesci a sentire quanto mi fai uscire di testa?” dissi, il mio cazzo che continuava a entrare e uscire da lei con un ritmo sempre più frenetico.
“Marco, ti prego, smettila!” urlò di nuovo, ma io sapevo che non potevo fermarmi, non ancora.
Le mie mani si spostarono sui suoi seni, stringendoli, sentendo il loro peso mentre continuavo a incularla. Claudia gemeva, un suono misto di dolore e piacere, e ogni volta che lo faceva, io spingevo ancora di più, come se volessi raggiungere qualcosa che andava oltre il semplice sesso.
“E se Alice fosse qui adesso? Se ti toccasse mentre io ti scopo?” sussurrai, il mio respiro caldo contro il suo orecchio.
“Che cazzo stai dicendo?” rispose Claudia, ma il suo tono non era più di rabbia, era quasi come se stesse giocando, come se stesse cedendo a quello che però era inevitabile.
“Te lo immagini? Alice che ti tocca, che ti bacia, mentre io ti scopo così forte che non riesci neanche a pensare?” dissi, il mio cazzo che continuava a muoversi dentro di lei, sentendo il suo corpo che si stringeva sempre di più intorno a me.
Claudia non rispose, ma il suo gemito fu sufficiente per farmi capire che anche lei si stava lasciando trasportare, che anche lei stava immaginando quella scena, quella fantasia che ora ci univa più di quanto avremmo mai potuto ammettere.
“Che ne dici, Claudia? Vuoi che Alice ti tocchi? Vuoi che ti baci mentre io ti scopo?” ripetei, il mio ritmo che diventava sempre più veloce, sempre più incontrollabile.
“Marco… ti prego…” sussurrò lei, ma le sue parole erano già distanti, soffocate dal suo stesso piacere.
E mentre la inculavo, mentre sentivo il mio cazzo che pulsava dentro di lei, sapevo che non potevo resistere ancora a lungo. L’orgasmo stava arrivando, un’onda di piacere che sembrava volermi travolgere completamente.
“Sborro dentro di te, Claudia,” dissi, il mio respiro affannoso, mentre il mio cazzo pulsava dentro di lei, sentendo il calore del mio seme che si riversava nel suo culo.
Claudia gemette, un suono lungo e profondo, mentre il suo corpo si contraeva intorno a me. La tirai verso di me, girandola e prendendola in un bacio intenso, mentre il mio cazzo ancora pulsava dentro di lei.
Il suo sapore era dolce, intenso, e mentre le nostre lingue si intrecciavano, sapevo che anche lei aveva vissuto quello stesso momento di pura, incontrollabile passione.
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