Perché ti desidero

Non so come avviene che desidero lei, ma so il momento esatto in cui accade. Un fitto intreccio di emozioni e questa volta succede in un secondo. Stanza in penombra, porta accostata. Sono nudo sopra di lei, la mia pancia combacia con la sua. Mi puntello con i gomiti, il mio viso a pochi centimetri dal suo. Le sue braccia circondano il mio collo. Mi tiene così vicino che se i miei gomiti dovessero cedere entrerei dentro di lei. Qualcosa si agita, tutto deriva dal contatto con lei. E poi i suoi occhi, a tenermi inchiodato li dove sono, esattamente al mio posto, a intimarmi di non muovere un muscolo. Sono sopra di lei ma mi sento come fosse il contrario. Nei nostri sguardi il possesso. Mi desidera e vuole essere sedotta.
Le mie mani incominciano a scivolare su tutto il suo corpo ormai sparso in ogni singola parte di un'olio ricco di fraganza di sapore di erotismo, i suoi sibili non si fanno attendere, non riesco a smettere di massaggiare il suo corpo così perfetto, nonostante sono passate ormai due ore, ormai è stata scosparsa in ogni singola parte, il suo sesso, il suo sedere il suo seno così celestiali, mi sento come un artista dopo aver composto un'opera e adesso non fa che contemplarla associandole il nome Daniela.
Qualunque parola potrebbe infrangersi contro le banalità di qualcosa di già vissuto. Vorrei dormire tra le sue tette. Smette di ridere. Lo voglio, lo voglio, non importa dove siamo, se sul letto o sul pavimento. Il mio corpo è vivo come non lo è mai stato. Ora c'è solo lei nella sua immediatezza, nella sua primitività, con il cuore in gola. Il mio corpo appena nato, la mia pelle mai toccata da anima viva, le mie dita la toccano come fosse la prima volta. Siamo senza fiato, la pelle vibra, il mio sesso entra dentro di lei e fa male e bene nello stesso tempo. Io desidero solo che tutto continui. Spero di perdere il fiato, di fare di lei ciò che voglio. Sono dentro di lei. Le sue gambe sono allacciate sopra ai miei fianchi. Voglio scoparla. Voglio penetrarla. Voglio il mio seme incollato al cotone del suo intimo. Sono protagonista. La bacio morbosamente, voglio che lei infetti la mia anima. Fuori piove. Troppo tardi per tornare indietro. Fotto e godo. La tocco e godo. Godo. Urlo. E' bastato quell'attimo, senza dirci una parola...lo sapevamo già. La mia testa scivola tra le sue gambe. Siamo ingranaggi di un meccanismo superiore, parti dello stesso corpo. Rimango. Saliva e sperma. Io e lei senza dire una parola. Le mani frugano. Ci osserviamo compiaciuti. Respiriamo. Nessuno mai. Ho incontrato una creatura venuta da un altro pianeta. Pensieri sottili. Lei si aggrappa a me così forte che mi fa sussultare. Solo una pausa prima di un altro incontro. Questo pensiero mi fa sorridere. Lei ride e si lascia cadere a terra. Lei ci sta. Ne ha voglia. Lei vuole me. Lei viene. La sollevo serio e lei smette di ridere. E' bastato quell'attimo, senza dirci una parola. La vedo. E' una stella caduta. E' un miracolo e lo ripeto mentre entro ancora dentro di lei. Lei si appoggia. Lei mi spinge. Lei mi trattiene. Vuole essere scopata. La pioggia contro ai vetri, Odore di lenzuola bagnate. Come si fa ad avere paura di queste cose ? Siamo due persone che si divorano. Due primitivi senza cibo. Non siamo spettatori ma corpi che vivono. Lei mi bacia e la sua lingua scivola dentro alle mie labbra. Determinata. Sospetto che mi possa mordere da un momento all'altro. Voglio il suo fluido. Voglio la mia puttana. E' bastato quell'attimo, senza dirci una parola. Mi stacco da lei. Occhi di bestia selvatica stanata all'improvviso. Muta, scassata, docile, accattivante, indifesa. Ama senza una ragione. Senza dire una parola. Un soffio di vento ci rinfresca, l'imposta semiaperta, sul davanzale si intravede una rosa baciata dai raggi del sole..