Prime Esperienze
L'ufficio
di Passioneterna
15.08.2024 |
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"Appoggio la borsa, la cartella del lavoro ed inizio a spogliarmi dei miei vestiti..."
Passavo di lì ogni giorno. Passo lungo, sempre in ritardo per arrivare in ufficio. Quella mattina avevo dovuto accompagnare mia figlia a fare una visita, arrivavo ancora più tardi nell'ora in cui i negozi alzano le saracinesche per l'apertura. Lo studio era al primo piano, sotto una piccola bottega di sartoria artigianale. Non mi ero mai soffermata a guardare la vetrina, aveva un gusto troppo vintage per me. Adoro si il classico ma con modernità e new style. Non amo le cose vecchie che sanno di muffa. Noto una figura chinata ad aprire la serratura del lucchetto a terra. Due spalle importanti, gambe e sedere da atleta nei calzoni leggermente abbassati dalla posizione, una capigliatura selvaggia trattenuta in una coda sulla nuca. L'uomo si gira, sentendo il mio passo svelto sui tacchi dietro di lui, rimango impietrita dal viso di un giovane uomo, naso leggermente storto, bocca carnosa, occhi da lupo selvatico . I nostri sguardi si incrociano non so per quale motivo si riconoscono. Vado oltre, con la testa sono già in call conference fissata per le 9.15. La giornata trascorre tra appuntamenti virtuali, controlli, calcoli e telefonate. Scende il buio e nemmeno me ne accorgo, la mia assistente spegne le luci, è l'ora del silenzio, è l'ora di tornare a casa. Uscendo dal portone mi ricordo dell'immagine del mattino. Mi sembra che qualcosa mi trattenga e mi faccia fermare a guardare la vetrina della sartoria. Un abitino senza maniche di un leggero crepe con piccolissimi pois bianchi, rouches ad incorniciare lo scollo. Sono già innamorata. Il giorno seguente decido di fare un salto al negozio prima di andare a casa, finito il lavoro. Entro, un campanellino annuncia il mio ingresso, mi accoglie una signora piccola e curva con una crocchia di capelli bianchi, un grembiule a fiori e un ditale da sarta tra le labbra. Le chiedo di mostrarmi l'abitino a pois e di volerlo provare. Mi dice di accomodarmi nel camerino dietro una pesante tenda scura, mentre toglie il capo dalla vetrina. Un po' angosciata da ciò che potrei trovare, in realtà sollevando la tenda, trovo un ampio ma non troppo illuminato salottino prova. Appoggio la borsa, la cartella del lavoro ed inizio a spogliarmi dei miei vestiti. Un chiacchierio attira la mia attenzione, una voce maschile saluta la signora anziana che dice di andare a casa a preparare la cena, un rapido saluto che contraccambio. La voce di uomo giovane mi dice se posso sporgermi un attimo dalla tenda per prendere il vestito da provare. La scosto e rimango di nuovo impietrita. Il ragazzo della mattina prima era lì, davanti a me. Abbozza un sorriso, quasi malizioso, non mi accorgo di avere aperto troppo la tenda e sono mezza nuda. Il suo sguardo si volge sopra di me, verso lo specchio alle mie spalle, sta guardando le mie spalle, la mia schiena, i miei glutei, fino a scendere le gambe. È come se mi stesse toccando, sento i suoi occhi addosso. Il vestito gli cade mentre me lo allunga, ci chiniamo nello stesso istante a raccoglierlo ed abbiamo già le labbra incollate. Le bocche ingorde sembrano fondersi, le lingue si annodano, saliva che si mescola. Sa di tabacco leggero e menta. Nemmeno me ne accorgo e mi trovo rivolta con la faccia verso lo specchio, lui dietro mi prende i capelli. Sento la sua urgenza spingere sui miei glutei. Ora la sua bocca sul collo, le sue mani dappertutto poi con forza mi strappa il perizoma. Lo vedo nello specchio, è ancora più bello e selvaggio di come lo ricordassi. Amo la bellezza e quell'aria di libertà negli occhi di certe persone. Mi ricordano il mare. Come un mare in tempesta e impetuoso lo sento dietro di me che si slaccia i pantaloni e li abbassa. Sento la punta del suo cazzo contro di me, la mia schiena si inarca, ho voglia di riceverlo, ovunque. Mi prende I seni, tortura i capezzoli, li strizza tra due dita, impazzisco, gemo. Ad un tratto vedo che si porta i palmi di quattro dita alla bocca, li lecca, poi porta la mano in mezzo alle mie natiche, spalma la sua saliva, prende il cazzo e lo infila nel piccolo orifizio che lo accoglie voglioso. Una scossa mi percorre il corpo, mi inchioda. Colpi secchi e profondi. Ora rallenta, mi prende una gamba da sotto il ginocchio mi fa appoggiare il piede sul piccolo pouf. Vedo il mio sesso aperto, vorrebbe anche lui la sua parte. Come se avesse sentito i miei pensieri lui comincia a toccarmi il clitoride, mentre ancora ricomincia dietro, con ritmo sempre più incalzante. È tutto un immenso godere, non ho più freni, sento che stiamo per raggiungere l'orgasmo insieme, mi sussurra cose che nemmeno capisco, ora sento che gli sto bagnando le palle e le gambe del mio umore come lui sta riempiendo il mio culo dei suoi. Le braccia sullo specchio non sorreggono più il corpo che vorrebbe cedere sfinito. Lui capisce e mi prende e finiamo a terra sfiancati. La dolcezza che segue è infinita mentre cerchiamo di capire cosa sia successo. Cominciamo a scherzare e ridere, lui che dice che di clienti così ne vorrebbe tutti i giorni ed io che di commessi così non ne avevo mai trovati. Ci rivestiamo, anzi l'uno veste l'altro, ci domandiamo perché non ci eravamo mai visti, perché ci dovremmo perdere. Poi mi accorgo che l'abitino che volevo comprare non l'ho nemmeno provato alla fine. Lo saluto con un bacio tra i capelli che sanno di vento, mi fa notare anche lui del vestito.... "Non importa, tanto domani mi sa che torno!" mentre gli strizzo un occhio e chiudo la porta con il campanellino..
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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