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Tanya. La mia storia. 07


di Membro VIP di Annunci69.it tanyacd
25.01.2025    |    905    |    6 9.1
"Dietro di lui, quella lurida bastarda di mia zia..."
Tanya. La mia storia. 07

Quando al mattino ti risvegli, tutti i sogni belli o brutti svaniscono lasciandoti solo ricordi.

Maddalena era rimasta sulla porta della nostra camera guardandoci dormire beatamente insieme.
Anche a lei dispiaceva svegliarci. Io e Elisa eravamo rimasta mano nella mano mentre io l’abbracciavo da dietro. Il sogno stava finendo e dovevo tornare con i piedi per terra sulla realtà.
Dopo averci svegliate, io e Elisa facciamo una doccia insieme, ma non volevamo mai smettere.
Dopo la doccia, mettermi della crema sul corpo e poi tornare a casa di mia zia, era troppo evidente per via del profumo. Mi ha rimosso ogni taccia di trucco e smalto controllando a fondo che non ne fosse rimasta alcuna traccia e ho dovuto, purtroppo, rimettere i vestiti da maschietta. Colazione insieme e al momento dei saluti, Elisa mi abbraccia.
“ Tanya, ricordati tutte le promesse. Ora hai tutti i motivi per tenere duro. Ci sentiremo presto e ci vedremo altrettanto presto. Fai la brava mi raccomando. Ti amo e non scordarlo mai.”
“ Eli, per farcela dovremo essere unite. Solo così andremo avanti. So già che mi mancherai e non poco. Ma ce la faremo. Anche io ti amo e anche tu non scordarlo mai.”
Con le lacrime agli occhi e nel cuore, io e Maddalena ci incamminiamo verso casa degli zii. Stavo male dentro ma dovevo farcela e trovare la forza solo per non mollare mai.
Arrivate a casa degli zii, Enzo era in soggiorno ad ascoltare musica.
Quando entrammo, a malapena si girò per salutarci. Maddalena con un gesto mi disse di stare calma e non agitarmi. Me ne andai in camera.
Maddy, andò da Enzo. Li sentivo parlottare ma non distinguevo cosa dicevano. Poco dopo, Maddy viene a chiamarmi e di seguirla. Una volta in soggiorno, si siede tra me e Enzo.
“ Allora. Quello che avete fatto tra voi, ormai è fatto. Enzo, da adesso in poi smettila di tenergli il muso. E’ una cosa che avete fatto in due. Nessuno ti ha costretto, lo hai voluto anche tu e da come lo hai raccontato, ti è piaciuto pure.”
Poi si gira verso di me.
“ E tu da oggi in poi se vuoi vestirti fallo quando potrai farlo in modo che non ti vede nessuno. Capito?”
Le sue parole suonavano come un rimprovero, ma Enzo non si accorse che Maddy mi stava facendo l’occhiolino.
“ Quindi, volete ancora tenervi il broncio così per tutta la vita?”
All’unisono rispondemmo no.
Maddy, alzandosi e lasciando la stanza, riprendeva il suo lavoro.
Stavo per alzarmi anche io e andare in camera, quando Enzo mi chiede di rimanere.
“ Entrambi ci siamo lasciati prendere e io mi sono incazzato con te perché per poco, Mamma non scopriva tutto. Pensa cosa poteva succedere sia a te e a me.”
“ Guarda Enzo, che ho notato che hai portato la zia in cucina per non farmi scoprire che indossavo tutto. Ma mettiti nei miei panni, di punto in bianco che mi tratti con indifferenza e io non ne capivo il motivo. “
“ Ormai è successo ed è meglio evitare che si ripete ancora.”
“ Santa Maddy. Se non fosse per lei… Che poi ho scoperto una cosa. Tu mi hai detto che ha 50 anni.”
“ Si così, so io.”
“ Sbagli caro cugino, ne ha 39. Me lo ha detto Elisa.”
“ Pensavo che ne avesse 50 e che se li portava divinamente, ma Non ne dimostra neanche 39. Però Elisa, sua figlia, è davvero uno sballo. Daniela non è neanche la metà della sua bellezza.”
Sorridevo, pensando che non avrebbe mai e poi mai immaginato ciò che c’è tra me e Elisa.
“ Che avete fatto in questi giorni? “
“ Siamo andati sempre in giro. Addirittura abbiamo passeggiato dentro Villa Borghese.”
Vedevo Maddy che sorrideva sapendo che stavo mentendo spudoratamente. Dovevo per forza mantenere un profilo basso.
“ Peccato che domani partiamo, altrimenti saremmo andati a vedere il foro romano insieme.”
“ Purtroppo si. Ma ci andremo la prossima volta. “
Enzo sembrava tranquillo e io mi sono adeguata. Però sentivo che ancora c’era qualcosa che non tornava.
Per me stava facendo finta che tutto era a posto, ma quei ricordi è impossibile cancellarli.

Arriva il giorno della partenza.
La mattina Maddy, di nascosto da tutti, mi consegna una busta. Era di Elisa. Mi disse di non aprirla fino a che non arrivavo a casa e di non dirlo a nessuno. Mi fece la promessa che forse avrebbero fatto una visita agli zii durante le vacanze e di cadere dalle nuvole se lo avessi saputo. Ovviamente non vedevo l’ora.
Dopo almeno una decina di volte che i miei zii litigavano per chiedersi a vicenda se avevano chiuso acqua e gas, staccato lo scaldabagno, tv, e altre cavolate che non servivano, saliamo in macchina e partiamo.
Durante il viaggio si chiacchierava poco e ogni tanto facevo finta di dormire mentre ripensavo a quei giorni in cui la donna in me non doveva nascondersi da nessuno.
Per tutto il viaggio, Enzo leggeva fumetti e mia cugina le riviste. I miei zii davanti litigavano spesso per la velocità o per la prudenza alla guida.
Non vedevo l’ora di arrivare.
Dopo due ore di viaggio, finalmente arriviamo.
Quella stronza di mia madre, andò prima a salutare gli zii e cugini e a me solo un semplice ciao. Dal balcone mio padre mi salutava con più entusiasmo. Almeno una consolazione.
Entrata a casa, Mi abbraccia e mi chiede se mi ero divertita. Gli racconto tutto tra verità e cazzate chiedendo se l’anno successivo potevo tornarci. Non mi disse di no, ma neanche si.
Mentre mia madre si era fermata a parlare con gli zii io ne ho approfittato per andare in camera mia e nascondere la lettera di Elisa. L’avrei letta la sera quando tutti dormivano.
Dopo tutti i convenevoli, mio padre mi chiama per andare in cucina.
Arrivata li, purtroppo la sua faccia era sera e non più come prima. Sono sbiancata. Che diavolo era successo?
“ Mentre tu eri a Roma, siamo andati a vedere la scuola per te. Purtroppo qui non ci sono scuole superiori dove insegnano elettronica. Non prendertela a male, ma abbiamo pensato di iscriverti al tecnico industriale. Dicono che fanno elettrotecnica dal quarto anno.”
“ Ma avevano detto alle medie che c’era! Possibile che si sono sbagliati?”
Nel frattempo era arrivata mia madre.
“ anche se fai l’elettricista, dove sta il problema?”
“ Il problema è che volevo studiare elettronica e non da elettricista.”
“ Purtroppo quella c’è e farai quella.”
Stavo per alzarmi e andarmene in camera quando lei mi afferrò per un braccio stritolandomelo e mi scaraventò sulla sedia.
“ Dove cazzo credi di andare? Stiamo finendo un discorso.”
Mio padre prese le mie difese e cominciarono a litigare.
Bentornata a casa Tanya.

Una volta da sola in camera e tutti eravamo andati a dormire dopo le classiche serate con tutta la parentela passate insieme nel giardino del palazzo, mia madre ne aveva 5 tra fratelli e sorelle e tutte con prole, aprii la busta di Elisa.

( Anche se sono passati molti anni da quella lettera che purtroppo non ho più. Le parole le ricordo bene anche se non alla perfezione, ma quello che leggerete anche voi lettori sono le cose che mi sono rimaste ancora oggi dentro di me )

“ Cara Tanya. Amore mio. Già mi manchi un casino. Averti conosciuta, mi sei entrata dentro come un uragano. Anche se ti dicono che ancora sei una ragazzina, non credergli mai! Sei una donna. Donna dentro e fuori con più cervello di quanto potrebbero immaginare. Qualsiasi cosa che dicono, lasciali fare. Fatti scivolare tutto di dosso e quando sei sola e senti difficoltà dentro di te, pensa a noi due e starai meglio.
Ci vedremo presto amore, molto presto. Non vedo l’ora di stare ancora con te. Tieni duro e continua ad amarmi come io continuerò ad amare te.
Tua Elisa.”
La volevo qui con me ora, ma dovevo resistere.
Quello che era successo quel giorno era solo una fetta di quello che dovevo sopportare.

Il giorno dopo, sveglia di buon mattino perché come tradizione annuale si preparavano le bottiglie di pomodoro. E il tutto durava una settimana, perché eravamo in tanti.
Io ero l’addetta al riempimento, insieme agli altri cugini e cugine oltre anche nell’andare al forno del paese e prendere pizza bianca e mortadella per tutti.
Era il periodo che aspettavo con ansia perché potevo far sparire qualche spicciolo per andarmelo poi a giocare a flipper.
In tutto il palazzo, solo una sorella di mia madre aveva il telefono. Quando tornai con la spesa, e messo qualche spicciolo da parte, Enzo mi diede una notizia.
Maddy aveva telefonato e disse che la domenica sarebbe venuta al paese con Elisa.
Finalmente una bella notizia. Volevo mettermi a fare la pazza, ma dovevo controllarmi.
Evitando il più possibile mia madre, la giornata passò in fretta.
Durante le riunioni serali in giardino, con Enzo pianificavamo di ritornare a fare squadra per giocare a flipper e scroccare anche in paese ai perdenti. E fu così che anche al paese, vincevamo sempre e battendo anche gli adulti.
Durante l’estate il paese si popolava molto e quindi le serate si passavano tra amici sagre e feste varie.
Il divertimento e le spensieratezze non mancavano.
Arrivò la domenica. Ero tutta elettrizzata perché sarebbe arrivata Elisa e si sarebbe trattenuta qualche giorno con Luana.
Ero sempre con l’orecchio teso se arrivava qualcuno. Però dovevo muovermi e non farmi vedere così agitata o addio sogni di gloria.
Finalmente arrivarono. Cercai di essere indifferente, ma il cuore dentro stava esplodendo.
Anche Elisa cercava di rimanere indifferente. Ma alla fine doveva venire a salutare anche me e così fu.
Mentre mi baciava sulle guance le uscì:
“ Ciao stronza” e mi fece l’occhiolino.
Anche Maddy venne a salutarmi e mi abbracciò con affetto.
Madre e figlia vestite in modo del tutto casual Jeans e maglietta e le famose Superga. Il resto della famiglia conosceva Maddy. Elisa la conoscevano solo un altro paio di cugine oltre Luana.
Tutte le ragazze parlavano tra di loro. E non mancò l’occasione di far lavorare madre e figlia appena arrivate.
Già tra le ragazze si parlava di cosa fare la sera e ovvio che i maschietti erano banditi dal gruppo.
Il pomeriggio, Enzo salì da me per invitare mia madre e mio padre a prendere il caffè giù a casa di mia zia e chiedendomi di scendere anche io. Voleva organizzare l’ennesima sfida a flipper. Entrati in casa, Elisa era sul letto della cameretta insieme a Luana a spettegolare. Ci scambiavamo qualche sguardo indiscreto ma niente più. Mi stava mettendo alla prova?
Maddy appena mi vide, non fece altro che elogiarmi davanti a tutti per la mia educazione e modo di porgermi, mettendomi in imbarazzo. Perché quella brava donna di mia madre cercava sempre di sminuirmi anche pubblicamente. Il babbo non disse nulla per non esplodere come qualche giorno prima. Però feci scivolarmi tutto di dosso.
Pronto il caffè si unirono anche Luana e Elisa.
Io e Enzo eravamo fuori al balcone e Elisa ci raggiunse.
“ Certo che questo bel paesino non ha nulla a che vedere con Roma. Qui si sta davvero bene” Enzo rientrò lasciandoci soli.
“ Tanya, finalmente ti ho qui con me. Ma per come ti sei mossa oggi direi che riesci a mantenere la calma. Ottimo sei perfetta.”
Fortuna che non continuò a parlare perché Luana ci raggiunse.
“ Elisa, stasera noi ragazze abbiamo deciso di iscriverci alla caccia al tesoro qui in paese. Ti va di unirti a noi? Abbiamo il capitano che è uno forte e che ha vinto spesso gli altri anni”
“ Grazie Lu, ma io a correre, non ce la faccio proprio. Se serve un aiuto ve lo do volentieri dall’esterno. Se vincete, steccate anche con me però…”
Scoppiarono a ridere tutte e due e guardandomi:
“ Tu non partecipi? “
Luana non mi dette neanche il tempo di aprire bocca.
“ No, siamo tutte donne e un solo uomo. “
“ Allora vorrà dire che mentre voi giocate e vi assisto dall’esterno, farò due chiacchiere con lui.”
Anche se aveva poco più di 20 anni, non li dimostrava proprio e con jeans e maglietta nessuno avrebbe pensato che li avesse. Meglio così perché in paese la gente mormora e le edizioni straordinarie del gazzettino del paese non andavano mai esaurite.
La sera si uscì e mi sorpresi nel vedere Enzo fare il cascamorto con una ragazza. Ma non aveva Daniela?
Ogni squadra si era creata un punto di ritrovo per pianificare le varie tappe. E fu l’occasione per me e Elisa di starcene da sole mentre gli altri correvano tra i vicoli del paese.
“ Tany, giuro che sto morendo dalla voglia di baciarti, ma non possiamo neanche toccarci. Che palle! Però sto da Dio a essere qui con te.”
“ A chi lo dici. Se ti salto addosso dovrebbero separarci con la forza. Ma facciamo le brave. Avremo tutto il tempo che vogliamo, prima o poi.”
A Elisa raccontai del ritorno a casa e della scuola che purtroppo dovevo prendere.
“ Di certo non ti piacerà ma forse è sempre meglio di fare il liceo scientifico e poi l’università.”
“ No amo, non è fatta proprio per me. Ho chiesto a uno del paese che la fa e mi ha detto che è una palla al piede. Si studia fisica teorica e pratica. Poi ci sono i laboratori dove ti mettono a limare dei pezzi di ferro. Non è per me, credimi. Mi ci troverò male.”
“ Tany, ormai la frittata è fatta. Però devi stare tranquilla che una soluzione si trova sempre.”
All’improvviso tutta la squadra arriva con una busta in mano.
Nella busta si dovevano trovare alcune informazioni storiche del paese e tutti non sapevano dove poterle cercare. Al che me ne uscii dicendo:
“ L’unica persona che può sapere queste cose è Don Marco, il parroco. È anziano e alcune cose della guerra se le ricorda.”
Senza dire un grazie scapparono tutti dal parroco. Feci spallucce e scoppiai a ridere insieme a Elisa.
“ Tany, io mi sono rotta di stare qui a vedere loro correre. Facciamo due passi?”
“ Andiamo.”
“ Si ma per non destare sospetti, raggiungiamo i tuoi con il parentato. Così li avvisiamo che si siamo rotte.”

Dopo avere avvisato i nostri genitori, ci avviamo nei vicoli del paese. Enzo era intento a fare ancora il cascamorto con quella tipa. Camminare con Elisa, attirava l’attenzione di più di qualche persona.
“ Vedi amò, tuti ci guardano. Chissà se pensano che sono la tua ragazza.”
“ Puoi esserne certa che lo pensano. E sono sicura che c’è pure qualcuno che mi invidia per stare al tuo fianco.”
“ Ah poco ma sicuro. Peccato solo che non possiamo darlo a vedere, altrimenti schiattavano.”
Appena passiamo davanti a un vicolo più buio delli altri, Elisa mi trascina dentro.
Ci mettiamo nella zona più buia e cominciamo a baciarci con passione.
“ Tany, ho voglia di te. Della mia Tanya!”
“ Anche io di te, ma non possiamo.”
Riprendiamo a baciarci mentre le nostre mani, accarezzano i nostri corpi.
Ogni tanto tiravamo lo sguardo in su per vedere che dietro le finestre qualcuno non ci stesse guardando.
Baci lunghi e interminabili.
Poco dopo abbiamo ripreso a camminare tra i vicoli fino a che non incontriamo i nostri genitori che avevano avuto la nostra stessa idea. Fortuna che non ci hanno viste.
Ci uniamo e continuiamo a passeggiare con loro. Ci fermiamo sulle panchine in muratura dei giardini.
Maddy parlava ed esaltava il paese con tutti i vicoli dicendo che non le sarebbe dispiaciuto venirci ogni tanto per riposare la mente dalla città.
Mia zia:
“ Scusa Maddalena, ma rimetterti a fare la psicologa? Potresti anche aprire uno studio qui o in zona e venire un paio di volte a settimana. Qui ste cose ci mancano, e poi sei a due passi dalla città.”
“ Oh mio dio, Virna. ( Virna era il nome di mia zia ) rimettermi a fare la psicologa dopo tutto quello che mi è successo? Ci ho pensato qualche volta. Anche perché le entrate non sono molte e ancora ho qualche soldo da parte come investimento. Però a tornare a lavorare così, non ho molto entusiasmo. Però qui sicuramente le persone non sono come a Roma con tutti i loro casini.”
Dicendolo, guardava Elisa. Io facevo finta di non sentire, ma sentivo una forte speranza che tutto questo poteva avverarsi. Mia madre se ne uscì con le sue battute infelici.
“ Ecco potresti già avere il primo” indicando me.
“ Ma Fausta, ( …il nome della carnefice ) lui è perfetto, non gli serve il mio aiuto. Anzi te lo invidio perché un ragazzo così educato e intelligente è difficile trovarlo. Tu pensa che quando è stato da me, è stato ordinatissimo e mi aiutava pure a lavare i piatti insieme a Elisa.”
“ Sarà, ma ti assicuro che per me è una cosa nuova.”
Non sapevo cosa pensare, mi stava sminuendo davanti a tutti, nonostante anche mia zia aveva avallato le parole di Maddalena. Sicuramente l’odio covato nei miei confronti, durante quella mattina non era svanito.

Il giorno dopo, Maddalena approfittò che io stavo nel giardino del palazzo insieme agli altri e salì su in casa mia. Poco dopo mio padre e uno dei miei zii uscirono con la macchina.
Sono riuscita solo a sapere che Maddalena e mia madre parlarono per molto tempo ma non sono mai riuscita a sapere cosa si sono dette. Neanche Maddy si è mai espressa nel dirmelo e altrettanto io a chiederlo. Pensandoci nel tempo ho capito che doveva mantenere il segreto professionale.
L’unica cosa che so è che riuscì in qualche modo a farmi cambiare scuola, facendomi iscrivere a quello che finalmente avevo sempre sognato. La scuola c’era. Solo che né la mia scuola media e né i miei riuscirono a trovarla. La mia scuola media non sapeva che c’era una scuola professionale dedicata all’elettronica. Per loro risultava solo un istituto tecnico industriale. Stranamente, Maddalena riuscì a farsi promettere da mia madre che l’anno successivo, se portavo bei voti a scuola, sarei andata a Roma da lei per una settimana.
Apriti cielo! La mia scuola e il premio per i bei voti. Voleva dire solo una cosa. Fare la secchiona.

Inizia la scuola e i risultati scolastici erano davvero ottimi.
L’unico problema, che a italiano per ogni tema, prendevo sempre voti che andavano dal 3 al 5 e mi rovinavano la media. Motivo? Avevo, e ho tutt’ora, una calligrafia minuscola e il professore di italiano la usava come pretesto per il fatto che doveva usare la lente di ingrandimento per leggere il mio e mi puniva per lo sforzo visivo.
Stanca di tutto questo, mia madre andò dal preside a reclamare per via di questi voti immeritati. Col risultato che anche all’orale, il professore mi abbassò la media. Cominciò una battaglia tra i miei e l’istituto fino a che il preside non mi cambia di sezione e fortunatamente nel secondo quadrimestre recuperai alla grande.
Elisa poche volte mi chiamava a casa della sorella di mia madre ( ancora non avevamo il telefono ). Ma un giorno…
Dopo aver ricevuto la telefonata, il giorno seguente mia zia mi bloccò mentre salivo in casa.
Lo sguardo non era dei migliori e questo mi fece preoccupare.
Dopo essere entrata in casa, chiuse la porta a chiave. Cominciai ad avere paura.
“ Ieri sera, quando hai ricevuto la telefonata, che cosa hai fatto?”
“ Niente, sono venuto a salutarvi e me ne sono andato.”
“ Sei sicuro di quello che dici? Perché stamattina, mi sono accorta che dalla tasca della giacca di tuo zio sono spariti tutti i soldi che aveva. E l’unica persona che può averli presi eri tu.”
“ Ti assicuro zia, che non ho preso niente. Te lo giuro!”
“ Non mentire. Solo tu puoi averli presi.”
“ Davvero zia, non li ho presi!”
“ Adesso ti do tempo fino a domani, e tu me li riporti! Se non lo fai lo dico a tua madre.”
Piangevo a dirotto. Quei soldi non li avevo presi ma non c’era verso di farglielo capire. Ero disperata.
Entrai a casa e mi infilai subito nel bagno per non farmi vedere in quello stato.
Quando sono uscita dal bagno, ho provato a pranzare ma non ci riuscivo.
All’epoca si usava ancora tenere le chiavi fuori dalla porta e in un paese come il mio non c’erano minacce di qualche estraneo potesse entrare.
Quella stronza e troia di mia zia entra e chiama mia madre.
Non stava in cucina, quindi la raggiunge in camera e le sentivo parlare.
Quella lurida bastarda le stava dicendo tutto senza aspettare il giorno dopo come aveva detto a me.

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Adesso voi lettori, credeteci o meno ma quello che sto per raccontarvi, vi giuro che ancora oggi me lo ricordo perfettamente.
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Mia zia esce di casa senza neanche degnarmi di uno sguardo.
Arriva mia madre come una furia e mi tira un ceffone che mi fa cadere con tutta la sedia.
Mi trascina per un braccio e comincia a tirarmi calci a non finire. Cercavo di pararmi il viso con le braccia e urlavo di smettere che non era vero nulla. Più urlavo e più me ne dava. È arrivata perfino ad appoggiarsi al pensile della cucina e saltarmi sopra. Urlo di smettere e non smetteva. Si toglie le ciabatte e giù altre botte colpendomi in ogni dove. Fu la fortuna che mio padre era in cantina e sentendo le urla corre in casa. Strattona mia madre allontanandola da me. Io ripeto a bassa voce, di continuo “non sono stato io, non ho fatto niente.”
Il babbo chiede che cosa era successo, io a terra continuo a dire “non sono stato io, non ho fatto niente” come un mantra. Sento uno sputo arrivarmi addosso da lei. Il babbo la prende e la porta con forza in un’altra stanza.
Mi aiuta a tirarmi su, sono dolorante in ogni parte del corpo e vedo del sangue addosso a me. Un colpo mi aveva spaccato un labbro. Ho dolori dappertutto.
Non riesco a smettere di piangere e a dire che non avevo fatto niente. Il babbo mi porta giù nel garage lontano da quella furia di mia madre. Mi fa sciacquare il viso, cerca di tamponare il labbro con uno strofinaccio. Mi fa sedere su una poltrona che sta li. Mi dice di stare tranquillo e che vuole capire che è successo ma di non tornare su a casa. Dalla porta che da sulle scale, lo sento che discute ad alta voce con mia zia. Gli altri parenti vivono a Roma e in quel palazzo ci siamo solo noi. Poco dopo lo sento discutere con mia madre.
Mio padre una sola volta mi ha tirato una cinghiata in vita sua. Quando per colpa non mia, con un mio cugino litigavamo per un pezzo di ferro e lui si tagliò la mano incolpandomi. Solo quella volta in tutta la sua vita mi mise le mani addosso.
Arriva il babbo e mi aiuta a salire in macchina. Arriviamo al pronto soccorso senza esserci detti una sola parola durate in tragitto. Mi fanno lastre, mi medicano il labbro e fortunatamente non ho niente di rotto, solo qualche livido. Mi chiedono cosa era successo e dico di essere caduto dalla bicicletta. Torniamo in paese. Lui vieta a mia madre di avvicinarsi a me per qualsiasi cosa. Gli chiedo di chiudermi dentro la camera, mentre vedo mamma piangere a dirotto, ma senza dire neanche una parola e senza degnarmi di uno sguardo. Mi chiude in camera togliendo la chiave e poi sento sbattere con violenza la porta di casa.
Ormai fuori è sera. Ho paura. Mi fa male dappertutto. Riesco solo a pensare a Elisa che vorrei qui ora e avere le sue coccole. Mi rimetto a piangere. Sono passate due ore e sento la voce di mio padre incazzato a bestia.
Urla contro mia madre che con tutte quelle botte poteva uccidermi. Io sono steso sul letto rannicchiato e piango ancora. Sento solo la sua voce alta e nuovamente il portone sbattere ancora. Passa mezz’ora e sento che la chiave gira nella toppa della mia camera. Il babbo apre la porta e accende la luce. Dietro di lui, quella lurida bastarda di mia zia. Il babbo gli fa vedere in che condizioni sono e la bastarda appena mi vede se ne va senza dire una sola parola.
Babbo, mi chiede se riesco ad alzarmi e provo dolori ovunque. Mi aiuta ad alzare e mi accompagna in cucina. Dallo specchio della mia camera noto la maglietta sporca di sangue, il labbro gonfio, un livido sulla guancia. Mi porta in cucina e mi fa mangiare un po’ di pasta. Mentre mangio controvoglia, ancora piango. Si siede di fianco a me e mi dice che non ero stato io a far sparire i soldi, ma mio zio che ieri è andato al bar a bere con i suoi amici e offrendo a tutti. Mi alzo senza dire una sola parola e torno sul letto rannicchiandomi. Non ho chiuso occhio per tutta la notte. Voglio solo Elisa qui con me.

**********
Questo è quanto ho subìto in quel giorno che ha segnato la vita per sempre. Ho raccontato tutto questo ai miei figli e gli ho chiesto di non giudicare mia madre e di continuare a rispettarla come sempre hanno fatto.
**********

Non andai a scuola per due settimane. Non volevo farmi vedere in quelle condizioni dai miei compagni.
Da quel giorno, non ho più guardato in faccia quella bastarda di mia zia che neanche si è degnata di chiedermi scusa a me o ai miei. Per me era morta e sepolta. Babbo, dopo 15 giorni fece mettere il telefono in casa. Con mia madre non ci siamo parlate per quasi due mesi, solo il minimo indispensabile. Arrivavo a casa da scuola e dopo aver pranzato, mi chiudevo in camera per studiare.
Non uscivo neanche per andare in giro con gli amici in paese. E come in tutti i paesi piccoli, si era sparsa la voce su quanto era successo quel giorno. Elisa viene a sapere tutto tramite la sorella di Roma.
Gli altri fratelli e sorelle condannarono con fermezza ciò che la loro sorella aveva scatenato.
La domenica successiva Elisa viene insieme a Maddy. Per ore Maddy col Babbo e mia madre parlarono da soli in un’altra stanza, mentre io ero con Elisa piangendo insieme a lei che mi accarezzava il viso. Neanche una parola tra noi. Solo lacrime e carezze. Sentivo, però, la rabbia di Elisa covarle dentro. Quando se ne stavano per andare, Elisa fece quello che mai mi sarei aspettata.
Si girò piangendo verso mia madre urlando:
“ Lui ha sedici anni, io quasi ventuno. Lo amo e non me ne frega un cazzo che ci separano 5 cazzo di anni e neanche di chi può pensarlo. Arriverà a diciotto e potrà fare come cazzo gli pare! Il primo che oserà torcergli un solo capello e lo verrò a sapere. Giuro che lo uccido!” Finì quella frase guardando verso le finestre della bastarda che sicuramente spiava. Chiuse la portiera della macchina e partirono.
Tornati in casa, mia madre si girò verso di me con le lacrime agli occhi e mi disse “ Scusami.”
Il silenzio tra noi durò ancora una settimana.
Qualche giorno dopo, usciti dalla scuola dopo il ricevimento dei genitori e avendo sentito che avevo degli ottimi risultati, con la macchina ci siamo fermati davanti a un negozio di giocattoli. Siamo usciti dal negozio con il mio primo computer in mano. Il famoso Commodore 64.
Arrivati a casa, volevo subito montarlo, ma mia madre mi chiese di aspettare.
“ Scusami per tutto, ma quel giorno ero accecata dalla rabbia. Vorrei chiederti di Elisa se ti va di parlarne.”
“ cosa vuoi sapere?”
“ Sei sicuro di quello che fai?”
“ Si, ne sono più che sicuro.”
“ sai che cinque anni sono tanti e tu sei ancora un ragazzo?”
“ Perché? Tu e papà ne avete otto di differenza anche se lui è più grande di te. E la stessa cosa non può esserlo Elisa per me, anche se è lei ad essere più grande? O no? Elisa per me è tutto e spero per sempre anche se è la mia prima vera storia. Ma ho lei e le altre mi sono indifferenti. Inoltre visto che lei è più grande di me, aveva tutte le possibilità di potersi scegliere una della sua età. Forse sbaglio, ma voglio sbagliare io ed essere responsabile di quello che faccio. ”
Mia madre rimase di stucco. Non immaginava che potevo rispondergli in quel modo. Non si era mai accorta che forse ero matura più di quanto pensava. Ma dentro ero cambiata. Niente e nessuno mi poteva fermare.
“ Non ti rinfaccerò nulla di quello che mi hai sempre fatto. Comprese tutte le botte che ho preso.”
“ Allora ti dico solo una cosa. Se ti piace Elisa ok, ma ti chiedo solo di stare attento e di non soffrire troppo se finisce tutto.”
“ Tu promettimi una cosa. Non ti intromettere mai e in nessun modo tra me e lei e tutto filerà liscio. Elisa non ce l’ha con te. Ma sappi che se le capita zia sotto tiro la farà nera. E un’ultima cosa e che ti sia ben chiara. Insieme abbiamo deciso che non ci sarà niente di particolarmente intimo almeno fino a che sarò maggiorenne.”
“Con mia sorella non ci parliamo più da quel giorno. Non credevo neanche che poteva essere di una cattiveria come quella. Sapere che tra te e Elisa non farete nulla avendolo deciso insieme, mi fa capire la tua maturità.”
“ Per me tua sorella è morta e sepolta. Facesse quel che vuole. Ma davvero deve stare attenta a Elisa e a me.”
Mia madre si alzò e continuai a montare il computer alla tv.
Da quel giorno con Elisa, le telefonate non erano più nascoste, a patto che non arrivassero bollette stratosferiche. Ma spesso brontolavo a mia madre che pure lei usava spesso il telefono parlando con Maddy che diventò la sua migliore amica.
Il clima in casa si era disteso. Ero più libera, ma affrontare il discorso Tanya era prematuro. Era come… io so che tu sai che io so. Tacito consenso? No. Perché mai mi sono convinta che mia madre mi aveva accettata sotto quel profilo.

Il tempo volava e arrivò anche l’ora degli scrutini di ammissione al secondo anno.
Quel giorno fu proprio Elisa ad accompagnarmi a vedere i quadri. Arrivate a scuola, e aver parcheggiato.
Tutt’e due siamo scese dall’auto e quando il gruppo dei miei compagni che era in attesa dei quadri si girarono verso di noi. Tutti a darsi gomitate. Anche se in pubblico Elisa cerva di mantenere un abbigliamento molto casual, la sua bellezza si notava eccome e nonostante eravamo alte uguali, raramente metteva i tacchi quando dovevamo mantenere un profilo discreto. Tutti i miei compagni si davano piccole gomitate a vicenda mentre bisbigliavano tra di loro. Io ovviamente gongolavo.
Fatte le dovute presentazioni, uno di loro con cui dividevo il banco di scuola, si avvicina e mi dice all’orecchio:
“ Ma davvero è la tua ragazza?”
“ Se non lo era, non ve l’avrei presentata come tale”
“ Cazzo, ma è proprio una strafiga. Te la sei scopata?”
Elisa, si gira.
“ No, non mi ha scopata, ma lo faremo.”
Il mio compagno diventò rosso dalla vergogna e mentre gli davo una pacca sulle spalle ci siamo messi a ridere tutti.
Uscirono i quadri e con mia grande soddisfazione avevo solo un sette a storia mentre gli altri erano tutti otto e nove. Solo uno dei miei compagni di scuola fu rimandato in inglese. Elisa si gira e davanti a tutti mi diede un bacio a stampo sulle labbra, poi andammo tutti a festeggiare al bar vicino scuola.
Tornate per pranzo a casa e con i risultati, Mia madre aveva preparato la sua famosa lasagna di cui ne andavo veramente ghiotta e che la fece innamorare immediatamente. Avevo preso da mia madre nel cucinare bene.
Ormai la storia con Eli era di dominio pubblico. E tutti ce ne fregavamo se qualcuno non ne parlava bene alle nostre spalle. Si usciva per il paese o si andava in giro con la macchina a visitarne altri.
Elisa rimase a casa per una settimana e per tutta la settimana lei dormiva in soggiorno mentre io in camera mia, ma niente riferimenti a Tanya. Solo quando eravamo da sole potevamo permetterci le nostre intimità.
Sarei poi partita con lei per stare almeno due settimane insieme a Roma.
Settimane in cui potevo finalmente tornare donna anche fuori e sentirmi davvero me stessa come ho sempre sognato.

A presto con l’ottavo capitolo che arriverà sabato 1 Febbraio

Grazie di seguirmi

Baci a tutti
Tanya Romano





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