Prime Esperienze
Chef a domicilio - parte 2
di 21046
18.12.2024 |
2.141 |
7
"Ma poi, quando ha capito che non c’erano i tuoi occhi a sorvegliarlo, si è rilassato..."
L’atmosfera era elettrica, il mio cuore batteva all’impazzata mentre la guardavo camminare a pochi passi da me. Il suo corpo era perfetto, ogni movimento sembrava studiato per sedurre. Il suo lato B ondeggiava in maniera ipnotica, richiamando ogni mia attenzione. Ogni passo che faceva era un invito, un accenno sensuale che lasciava intravedere tutte le sue doti. Era completamente nuda, il suo corpo illuminato da una luce morbida che lo rendeva quasi irreale.Si fermò davanti alla porta del bagno e si voltò leggermente, lanciandomi uno sguardo che parlava più di mille parole.
Non aspettai oltre. Entrai in bagno e la trovai lì, con le mani immerse sotto il getto d’acqua. Stava lavandosele con movimenti lenti e ipnotici. Mi avvicinai, il mio respiro accelerato, e lei si girò verso di me. Con calma, prese un asciugamano e si asciugò le mani, lasciando che i suoi occhi si posassero sui miei. Il suo sguardo era intenso, magnetico.
Non resistetti. La baciai delicatamente, le mie mani si mossero quasi da sole. La toccai prima sul viso, accarezzando i contorni morbidi della sua pelle, poi scesi al petto, fino a posarmi sui suoi seni. Lei rispose al mio bacio con una sensualità aggressiva, intrecciando il suo desiderio al mio. Ogni gesto, ogni respiro sembrava parte di una danza che ci univa, senza bisogno di parole.
Fede, con un sorriso malizioso, si inginocchiò davanti a me, le sue mani già intente a sbottonarmi i pantaloni. La osservavo con un misto di eccitazione e impazienza, e senza pensarci troppo, la aiutai a liberarmi di quei vestiti che ormai sembravano un intralcio.
I pantaloni caddero a terra, seguiti subito dalle mutande. Finalmente sentii le sue mani avvolgere il mio pene, il calore e la morbidezza del suo tocco che mi fecero fremere. Con una lentezza quasi studiata, iniziò a leccarlo, le sue labbra scivolavano delicate, ma decise. La scena era ipnotica. Per un attimo distolsi lo sguardo solo per sbottonarmi la camicia, desiderando anche io liberarmi di tutto e raggiungerla in quella nudità senza filtri.
Dall’alto la osservavo: la sua testa che si muoveva con ritmo costante, i capelli che ondeggiavano leggeri, e quegli occhi chiusi, persi in una concentrazione che sembrava trasportarla in un altro mondo. Era completamente immersa in ciò che faceva, ed io, in silenzio, mi godevo ogni secondo di quel momento unico, quasi senza fiato.
Una volta tolti gli ultimi vestiti, la sollevai dolcemente e la attirai a me. Le nostre labbra si incontrarono di nuovo in un bacio intenso, carico di passione. Lei mi strinse forte, il suo corpo nudo aderente al mio, un contatto che mi fece vibrare. Camminammo insieme, pochi passi, quasi senza accorgercene, finché non ci ritrovammo contro il muro.
Le labbra si posavano sul suo collo, lente e affamate, mentre assaporavo la sua pelle calda. Ogni bacio sembrava accendere qualcosa di più profondo. "Ti è piaciuta la cena?" le sussurrai con un sorriso malizioso, la mia bocca ancora vicina al suo orecchio.
Lei rise piano, un suono che mi fece vibrare. Mi strinse ancora di più, il suo corpo premuto contro il mio in una risposta silenziosa che diceva tutto. Ma fu lei a rompere quel momento di quiete con una frase inaspettata, pronunciata con tono complice: "Beh, oltre che alla cena, anche il nostro amico Luis mi è piaciuto, dai era troppo carino!!!"
La guardai, cercando di capire se stesse provocandomi o giocando. Lei sorrise con quel modo che sapeva essere irresistibile, ma c’era una scintilla di malizia nei suoi occhi.
"Si è notato molto?" rispose Fede, inclinando leggermente la testa. Poi aggiunse con una risata leggera: "Non sarai mica geloso."
Io scossi la testa, lasciando che il mio sorriso si allargasse. "Io? Geloso?" le risposi, cercando di mantenere il tono leggero. Poi, con una voce più profonda e rotta dall’eccitazione, aggiunsi: "Lo sai come la penso... mi piacerebbe sapere come la pensi tu, invece."
Il silenzio che seguì non era vuoto, ma carico di tensione. Lei mi guardò con un misto di sfida e desiderio, le sue mani che si stringevano attorno alla mia schiena come per trattenermi ancora più vicino. Quello che sarebbe accaduto dopo, lo sapevamo entrambi, ma il gioco delle parole, degli sguardi, era appena iniziato.
"Beh, c’è molto da pensare," disse Fede, con un sorriso enigmatico e uno sguardo lontano, quasi perso nei ricordi. "Da quando Luis è entrato nella stanza, ho sentito una forte energia che mi trainava verso di lui. Era qualcosa di potente, non solo fisico, ma soprattutto mentale. Mi sentivo desiderata."
Le sue parole mi colpirono, ma la lasciai parlare. La sua voce era sicura, ma con una nota di vulnerabilità che rendeva il momento ancora più intenso.
"Un giovane che mi vuole," continuò, "mi ha fatto vedere il nostro rapporto sotto una luce diversa. Era come rivedere te, tanti anni fa, quando eravamo ragazzi e prima di sposarci. Quegli occhi pieni di voglia, di eros… Per questo ho cercato un contatto con lui, anche se leggero. Mi eccitava stuzzicarlo."
La guardai con un misto di curiosità e desiderio, cercando di immaginare quella scena dalla sua prospettiva. "Beh," risposi con un sorriso appena accennato, "non hai eccitato solo lui."
Lei rise piano, il suono morbido e carico di complicità. "Con te vado sul sicuro," disse, accarezzandomi il viso. "Poi, dopo Davide, mi sento più libera di osare."
"Fai bene, amore," mormorai, e mentre lo dicevo mi inginocchiai davanti a lei, le mie mani che sfioravano le sue gambe nude, il mio sguardo che cercava il suo. "Ma dimmi," aggiunsi con voce bassa e rotta dall’eccitazione, "cosa provavi esattamente?"
Lei sorrise, inclinando la testa leggermente di lato. "Beh, una forte eccitazione tra le gambe," confessò, la sua voce calda e senza esitazioni. "E non avendo l’intimo, sentivo un bel brivido che mi saliva su ogni volta che lui mi passava accanto."
"Si è accorto di tutto questo?" le chiesi, curioso e sempre più coinvolto.
Lei rise di nuovo, questa volta più apertamente. "Lui? Beh, certo che gliel’ho fatto capire," disse, mordendosi leggermente il labbro. "Ogni volta che ci passavamo qualcosa, lo sfioravo, e non hai notato che mi stava sempre vicino? Chissà come mai…"
Le sue parole mi riportarono alla serata. Mentre le accarezzavo e baciavo le gambe, iniziai a rivivere nella mente quelle immagini che lei stava dipingendo con i suoi racconti. Ricordavo quei momenti che avevo notato distrattamente, ma a cui non avevo dato peso: i suoi movimenti, gli sguardi, quella sottile complicità che ora mi appariva in tutta la sua chiarezza.
"Vuoi sapere di più?" mi chiese, con un tono provocante e divertito.
Alzai lo sguardo su di lei, completamente rapito. "Sì," risposi senza esitazione. "Voglio sapere tutto."
Fede mi fissava con intensità, tenendomi la testa tra le mani. “Secondo te è successo qualcosa?” mi chiese, gli occhi nei miei come se cercassero di scavare a fondo. In quel momento rimasi spiazzato. Non sapevo cosa dire. Una parte di me voleva risponderle di sì, mentre l'altra, più razionale, si opponeva con forza. Ma, come spesso accade, la ragione perde sempre.
Con un nodo alla gola, causato dall’eccitazione e dalla tensione del momento, le risposi: “Mi auguro proprio di sì.” A quella risposta, il viso di Fede si illuminò di un sorriso malizioso. Inarcò leggermente la testa all’indietro, poggiandola contro il muro, e con uno sguardo complice mi invitò a continuare. I suoi gesti erano inequivocabili, e il suo corpo parlava più di mille parole. Qualcosa in lei si era smosso, e lo sentivo chiaramente.
Dopo un po', presi coraggio e le chiesi: “E quindi? Non mi dici niente?” Il silenzio calò per un attimo. Lei sembrava assorta, forse persa nei suoi pensieri o nel ricordo di qualcosa accaduto di recente. Poi, con un tono tranquillo, mi rispose: “Beh, come ti ho detto prima, non è stata una cosa voluta. Ho solo voluto giocare con lui, vedere fino a che punto potevo spingermi. Ma alla fine ho trovato una resistenza estrema.” Fece una pausa e sorrise leggermente prima di proseguire: “Poi, però, ho sfoderato il mio asso.”
“E sarebbe?” le chiesi con curiosità, mentre un’aria ironica si dipingeva sul mio volto.
Lei riprese a raccontare: “Eravamo sul divano, e fortunatamente mi trovavo in una posizione in cui potevo osservarlo senza che occhi indiscreti si accorgessero di nulla. Lui era in cucina, stava pulendo qualcosa, e io lo avevo proprio di fronte. Allora, innocentemente, ho aperto le gambe proprio mentre lui alzava lo sguardo. Gli ho fatto capire che non era un caso.”
“E lui?” chiesi, cercando di immaginare la scena.
Fede sorrise, quasi divertita dal ricordo. “Era imbarazzatissimo. All’inizio non sapeva dove guardare, sembrava impaurito. Ma poi, quando ha capito che non c’erano i tuoi occhi a sorvegliarlo, si è rilassato. Ha cominciato a godersi lo spettacolo. Era tutto rosso in faccia, così timido. Mi divertiva tantissimo vederlo così, e, lo ammetto, mi eccitava anche.”
Mentre parlava, il suo tono era un misto di complicità e soddisfazione, come chi racconta una piccola vittoria personale. Io la guardavo, cercando di capire cosa provassi in quel momento. Era una strana combinazione di gelosia, curiosità e un pizzico di eccitazione.
“E poi?” chiesi, spinto da una curiosità quasi morbosa.
Lei sorrise ancora, ma non aggiunse altro. Lasciò che il silenzio riempisse lo spazio tra di noi, mentre i suoi occhi brillavano di quel misto di malizia e mistero che ormai conoscevo fin troppo bene.
Poi, rompendo il silenzio, mi disse: “E poi nulla, ci hai pensato tu.” Mentre parlava, mi prese per un braccio e mi attirò verso di lei, iniziando a baciarmi con impeto. Le posizioni si invertirono in un attimo: ora ero io quello con la schiena contro il muro. Le sue mani mi sfioravano, ma sentivo un vuoto. Nella mia testa qualcosa non quadrava: non ero io quello che lei stava davvero toccando con il pensiero. La sua mente era ancora concentrata su di lui.
Un’ondata di confusione mi travolse. Curiosità e morbosa eccitazione si mescolavano in un cocktail che mi spingeva sempre più in là. Dovevo sapere. Volevo tutto, ogni singolo dettaglio. “Ti è piaciuto quindi?” le chiesi, incapace di trattenermi.
Lei mi guardò, senza rispondere. Fece finta di nulla, con un’aria divertita e misteriosa, come se le mie parole fossero un gioco. Mi fissava con quello sguardo che sembrava dire: “Ma che stai dicendo?” Mi stava provocando, giocava con me, voleva farmi impazzire. Poi, d’un tratto, con il suo solito sorriso malizioso, aggiunse: “Sei stato bravo ad aiutarlo con le borse.”
Quelle parole mi mandarono fuori di testa. Ormai pendevo dalle sue labbra, incapace di resisterle. Lei, consapevole della mia dipendenza, si divertiva a tenermi sulle spine, interrompendo le frasi con lunghe pause. Ogni parola era una tortura.
“Certo che sono stato bravo con le borse, era voluto,” le risposi, cercando di invogliarla a dire di più. “L’unica cosa che non mi torna è che non vi ho visti dal giardino. Non vi sarete mica nascosti…” le sussurrai, avvicinandomi.
A quel punto, con un gesto fluido e deciso, si inginocchiò, rimanendo sui piedi proprio davanti a me. Il suo sguardo, rivolto verso l’alto, era carico di intenzioni che non avevano bisogno di essere spiegate. Ed io, ormai, non capivo più nulla.
Iniziò a giocare con le mie parti intime con le mani con la bocca ma quello che volevo era sapere era la mia curiosità che mi portava all’eccitazione. Poi lei riprende a parlarmi…non avevo molto tempo e lui lo ha capito subito, guardandolo gli ho fatto capire che era l’unica occasione che aveva ora o mai più. Lui non aspettava altro neanche il tempo di finire la frase ‘’ora vuoi toccare quello che hai visto’’ mi ha spinta contro la porta emi ha messo le mani sotto il vestito. Era deciso forte non il ragazzino che sembrava. Ci sapeva fare. Giocava con la mia patatina che era bagnata dagli umori covati per tutta la sera. Lui si è accorto subito di questo e in un attimo ha iniziato a infilarmi tre quattro dita dentro di me. Non capivo nulla. Nella testa avevo solo lui e la paura del tuo rientro. Mentre mi toccava l’ho avvicinato a me non ho resistito e ho iniziato a toccarlo andando subito sulle sue parti intime. Finalmente l’ho trovato. Duro grosso dai pantaloni lo sentivo pulsare... o come desideravo averlo tra le mani e dentro di me.
Mentre Fede mi raccontava ciò che aveva appena vissuto, continuava a succhiarmelo. Io non resistevo più ora anche la mia parte mentale era in pieno godimento. Continua le dissi. Lei sempre assorta nei suoi pensieri riprese a raccontarmi…Luis non se lo fece ripetere due volte e in un attimo slacciò i pantaloni e lo tirò fuori. Davanti a me si presentò un pene di notevoli dimensioni bello scuro liscio curato senza neanche un pelo. A guardarlo ti invogliava a prenderlo in bocca. Luis mi sussurra all’orecchio ‘’ fai in fretta’’. Io non ho capito più nulla mi sono inginocchiata e ho iniziato a baciarlo e segarlo. Era bello tenerlo tra le mani. Le mie orecchie erano sensibili a ogni rumore per paura di farmi vedere da te in queste condizioni. Allora iniziai a gustarlo il più velocemente possibile neanche il tempo di rendermene conto mi ritrovavo in piedi con le mani contro la porta e lui dietro di me che mi diceva a bassa voce, ‘’lo vuoi vero? Dai metti le mani qui così se arriva tuo marito trova la porta chiusa’’.
Voleva prendermi da dietro io ero bloccata dall’eccitazione mi sentivo il suo oggetto. Sentivo la gonna che si alzava e il suo pene che si faceva strada tra le mie chiappe.
In quel momento alzai Fede e la misi fede in posizione come nel racconto che mi stava descrivendo e le dissi..’’eri così giusto?’’. Fede girò il capo e mi guardò e fece cenno con il capo. ‘’Continua amore ‘’ le dissi.
Fede riprese il discorso sempre con un tono leggero quasi soffocato e mi disse…’’ mi sentivo desiderata usata ero totalmente in balia dei suoi desideri’’. Le sue mani mi tenevano stretta non avevo modo di muovermi. Finalmente lo sento dentro, mi fa male ma stringo i denti non ho tempo. La sua cappella si fa strada tra le mie grandi labbra. Mi sento piena, mi manca il fiato.’’ Io nel frattempo penetro Fede in maniera lenta dolce e cerco di farla godere cerco di farle rivivere il momento. M-i piace sentirla così, mi piace vederla desiderata ma soprattutto scopata da un altro uomo. ‘’Ti piaceva vero? Era bello grosso?’’ le dissi. Ormai i toni erano diversi l’eccitazione saliva per entrambi anche Fede era più disinibita nei termini nei modi. Fede riprende il discorso’’ mi scopa da dio, mi sta facendo godere mentre mi scopa all’orecchio mi sussurra parola come ‘’troia ti piace il cazzo grosso’’ io sono vittima dei suoi desideri. A un tratto si ferma, per un secondo rimane il silenzio più totale in sala, rumori di passi si sentono in avvicinamento. Sei tu che Sali e stai rientrando. Luis subito si stacca da me e si ricompone io neanche il tempo di tornare in me che tu apri la porta e mi trovi li appena abusata che ti sorrido e ti accolgo in casa. Beh il resto lo sai concluse Fede.
Raggiungo l’orgasmo, intenso pieno. Poi, lentamente, torno in me stesso. Mi accascio su di lei, il corpo ancora scosso da ciò che avevamo vissuto insieme. Il suo profumo mi riempie i sensi, e il suo respiro, sincronizzato con il mio, sembra creare un legame profondo tra noi.
Era stata una serata potente, un'esperienza unica, ricca di emozioni che avrebbero continuato a riecheggiare nella mia mente ancora a lungo.
L’atmosfera era ancora carica di eccitazione, ma nel silenzio che seguì, qualcosa di più pesante si insinuò tra le parole non dette. Un senso di colpa aleggiava, sottile, ma presente. Fede mi guardò, gli occhi incerti, e con un respiro trattenuto disse: "Scusa".
La sua voce mi colpì, come se cercasse di liberarsi di un peso. La guardai, confuso, cercando di capire. "Scusa? Scusa di che?" risposi, ancora intento a comprendere il motivo di quelle parole.
Fede abbassò lo sguardo, le sue mani tremavano leggermente mentre parlava. "Ho esagerato... non dovevo. Mi sono fatta prendere dalle emozioni e ti ho tenuto all’oscuro di tutto. Non dovevo", ammise, il rimorso evidente nel suo tono.
Rimasi in silenzio per un attimo, osservandola, poi le sorrisi con calma. "Sei libera di fare quello che vuoi, non ti do limiti. L'importante è condividere, che non ci siano segreti". Le parole uscivano spontanee, come un modo per sciogliere l'imbarazzo che ci aveva colpiti.
Sorrisi ancora, cercando di infondere tranquillità, poi mi alzai e mi allontanai, lasciando che quel momento di incertezza si dissolvesse lentamente nell'aria.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.